venerdì 12 novembre 2010
Impazienza
Non sono il commentatore politico più idoneo, in quanto sono un "non votante" convinto da qualche anno. Ma qualcosa mi pare doveroso dire al riguardo dell'andazzo dell'amministrazione del bene pubblico in Italia. E la considerazione che mi giunge dal distacco dalla passine politica è la seguente: esiste una specie di frenesia nella politica italiana che mi lascia alquanto perplesso. I nostri governanti devono dare tutto e subito, altrimenti tra i partiti serpeggia una sorta di impazienza, la necessità sulla scorta di un sondaggio o di un sentimento comune di sostituire velocemente il capo del governo.
Mi spiego meglio: il nostro parlamento con il suo esecutivo dovrebbe durare in carica almeno cinque anni, ma immancabilmente al secondo anno (con l'ultimo Prodi già al primo anno...) il governo è ritenuto inadeguato e quindi, anche se il parlamento non è detto che decada, l'esecutivo invece deve cambiare. E' successo con il primo Berlusconi (il ribaltone della Lega Nord), E' successo con il primo Prodi (il ribaltone di D'Alema...), E' sucesso di nuovo con il successivo governo Berlusconi che a metà legislatura dovette dare le dimissioni per essere poi riconfermato; Dell'ultimo fragile governo Prodi non c'è molto da dire, se non che l'epilogo era prevedibile già all'inizio.
Ora succede ancora con l'attuale governo Berlusconi. Al di là dei meriti e demeriti dei vari personaggi coinvolti (e dei personalismi da corte Neroniana...) mi pare che quest'ansia di recidere tutte le legislature (governo e a volte anche parlamento) sia un vizio tutto italiano. Un segno di immaturità politica e mancanza di rispetto istituzionale.
Per esempio nelle democrazie anglosassoni, a mio parere, ciò non avviene. Nessuno ha chiesto, che io sappia, le dimissioni del detestato primo ministro inglese Brown malgrado avesse i sondaggi sotto le scarpe. Nessuno chiederà le dimissioni a Obama anche se ha perso la fiducia degli americani e le elezioni.
Ma se guardiamo ai popoli latini più simili a noi, anche lì le cose vanno diversamente. Per esempio in Spagna il primo ministro Zapatero oggi non è più molto amato, eppure nessun Fini socialista iberico gli stacca la spina. Anche Sarkozy in Francia ha le sue gatte da pelare, la si fanno scioperi che qui sarebbero considerati guerra civile, ma porterà a termine sicuramente il suo mandato.
E non mi si dica che con Berlusconi è diverso, perchè ha una condotta morale non consona alla sua posizione. Posso essere daccordo, però allora perchè con Prodi è avvenuto lo stesso? Perchè quando capitò qualcosa di simile a Clinton, poi continuò il suo mandato fino alla fine?
No, non credo che il motivo della modesta durata degli esecutivi italiani debba essere imputata a motivi contingenti. Credo che l'unico motivo sia di tipo culturale: non si può lasciare governare per troppo tempo, l'intera legislatura, lo stesso gruppo di persone. Se un presidente del consiglio si presenta troppo forte c'è il rischio che oscuri definitivamente gli altri gruppi di potere (partiti, lobby, oligarchie...), c'è il rischio che i votanti si affezionino a quel modello. Pertanto è necessario che chi governi non arrivi mai a concludere il proprio progetto, condivisibile o meno, meglio ancora se poi questo leader viene mostrato come debole ed inconcludente.
Io penso invece, che come avviene all'estero, sarebbe miglio lasciare lavorare un esecutivo per il tempo che gli è stato assegnato per legge. Del resto, se i progettisti della Costituzione hanno stabilito che una legislatura e quindi un esecutivo debbano durare cinque anni, un motivo ci deve pur essere. Io credo che il motivo essenziale è che un esecutivo dopo due anni non è in grado, per motivi fisiologici, di incidere sul governo del Paese, sul suo cambiamento. Il bilancio delle cose fatte o non fatte si fa dopo cinque anni.
Oggi tutto questo avviene anche nell'ambito di una pericolosa crisi internazionale. Bisogna sperare che l'imminente crisi di governo, o le eventuali elezioni anticipate, non ci danneggino ancora di più, visto che dopo Portogallo, Irlanda e Spagna siamo i più sospettati di incapacità di uscita dalla crisi. Vedremo come andrà a finire, ma già una cosa mi pare di capire: se ci sarà un governo tecnico, non produrrà grandi risultati, in quanto sostenuto da una risicata e poco omogenea maggioranza (mi chiedo se è proprio necessario cacciare questo non brillante governo); Se ci saranno elezioni non è detto che prevalga una delle due parti, c'è un rischio ingovernabilità. Allora è proprio necessario perdere tutto questo tempo in litigi infantili, bizantinismi tituzionali, campagne elettorali permanenti ecc.? Non sarebbe stato meglio fare i conti nel 2013 quando tanto comunque si dovrà rinnovare il parlamento?
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