sabato 31 gennaio 2015
Gli austerici sotto ricatto
Il falco Dijsselbloem ci è rimasto male. I ministri greci del nuovo governo Tsipras non si sono per niente intimoriti, il nuovo ministro delle finanze Varoufakis tira dritto:
"ha mandato un messaggio chiaro ai partigiani del rigore di bilancio, dicendo che la Grecia non ha "alcuna intenzione di collaborare con la missione della troika" e che coopererà con le autorità europee e non con i creditori internazionali.
Sui mercati la tensione sale. Le divergenze tra la Grecia e l'UE sul piano di aiuti - al no alla troika della Grecia si uniscono le critiche dell'Eurogruppo alle iniziative unilaterali - innervosiscono gli investitori. I bond greci estendono i cali e il tasso a tre anni sale sopra il 19%.
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L'economista di stampo marxista dice di essere sicuro che "troveremo un accordo produttivo e efficace per gli interessi della Grecia e dell'Eurozona".
Il governo anti austerity ha assicurato che andrà avanti con le riforme. "Gli ho fatto capire la nostra determinazione nel portare avanti le riforme che sono necessarie da anni".
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"Tutto ciò che chiediamo - ha dichiarato Varoufakis - è un'opportunità per mettere in piedi una proposta che minimizzerà i costi degli accordi presi con i creditori, per dare al nostro paese una chance di tornare a respirare dopo politiche che hanno creato una povertà sociale enorme".
In passato il docente di economia aveva definito le misure di rigore imposte dalle autorità europee un "waterboarding fiscale" e aveva chiamato il piano di aiuti internazionali un "errore tossico"."
(www.wallstreetitalia.com)
I tedeschi sono molto preoccupati, perché sembra proprio che i greci vogliano fare opposizione totale alle politiche di austerità. In Germania continuano con il vecchio e ripetuto mantra che senza il rispetto degli accordi non ci saranno aiuti. Ma intanto il neo ministro delle finanze ha risposto che non li vuole...
"Varoufakis ha messo in chiaro che, come promesso da Tsipras in campagna elettorale, non intende chiedere l’estensione del programma di salvataggio concordato con il Fondo monetario internazionale, la Ue e la Bce. “Questa piattaforma – ha ricordato l’economista greco-australiano – ci ha permesso di ottenere la fiducia del popolo greco."
(www.ilfattoquotidiano.it)
Come finirà per la Grecia? Al momento la situazione mi pare del tutto incoerente, lunare. La Grecia non ha i soldi per portare a termine gli impegni del precedente premier Samaras, figuriamoci per quelli promessi da Tsipras ai greci. Inoltre la borsa greca precipita per quattro giorni su cinque, lo spread greco esplode, ed il governo pare fregarsene allegramente. O i greci sono superiori a certi eventi ed hanno l'asso nella manica, o stanno andando verso una sciagura nazionale con un'incredibile incoscienza.
Probabilmente è in corso una gigantesca partita a poker dove i contendenti fanno finta di avere le carte migliori, e bleffano ostentando una sicurezza che non hanno. Anche la Germania sta giocando a questo poker, e pur avendo le carte migliori, il suo governo sembra molto più preoccupato di quello greco. Del resto i greci non hanno più molto da perdere, e se l'Europa o la Bce non intervenissero per sostenere l'euro e la Grecia, potrebbero provocare un disastro con la moneta unica, mettendone a repentaglio la sopravvivenza.
I propugnatori dell'austerità sono sotto ricatto: se ignorano Atene, devono in pratica capitolare e riconoscere al governo greco la possibilità di fare più deficit negando i parametri degli accordi europei; Se cercano lo scontro, rischiano di mettere in pericoo l'esistenza della moneta unica che finora ha dato grandi vantaggi alla Germania.
Questo il governo tedesco lo sa, e vorrebbe che l'eventuale colpa del disastro della dissoluzione della zona euro ricadesse sulla Grecia, ma vorrebbe innanzi tutto se possibile evitare una cosa del genere. Alla Germania non conviene lasciare l'euro, almeno fino ad ora. Ma come fare se i greci si dimostreranno più cocciuti di loro?
venerdì 30 gennaio 2015
Tragedia semiseria attorno all'elezione del Presidente
L'elezione del capo dello stato ha fatto riemergere gli antichi istinti politici: sinistra da una parte e destra sulle barriccate opposte.
Di solito si cerca una maggioranza parlamentare allargata per eleggere il capo dello Stato è una maggioranza politica per governare il paese. Invece Renzi ha fatto esattamente il contrario. Ha cercato di fare le riforme con l'avversario parlamentare diventato col tempo l'alleato fidato del "Nazareno", rischiando di perdere parte del suo partito.
Ora per eleggere l'arbitro supremo della Repubblica ha deciso di ricompattare la sua naturale maggioranza politica a sinistra. Avrebbe dovuto invece proprio in questa occasione mediare fra tutti i partiti in Parlamento, non solo quelli a sinistra. Però così facendo rischierà di non avere una maggioranza poi dopo per fare le riforme per cui è stato nominato premier da Napolitano ed i suoi sponsor fuori Italia. A questo punto potrebbe ritrovarsi con la riforma del Senato bloccata a causa dei veti all'interno del centro sinistra e del mancato appoggio di Berlusconi. E quindi vedere anche la nuova legge elettorale Italicum diventare solamente un esercizio di stile.
Una legge che già oggi è destinata ad entrare in vigore solo a riforma costituzionale ultima. Ma se la riforma non va in porto? Che fine fa l'Italicum?
Ma se Renzi a causa delle elezioni del Capo dello Stato dovesse vedersi la maggioranza andare in frantumi (quella ufficiale con Ncd e quella non palesata con Berlusconi) probabilmente il primo atto del Presidente Mattarella sarebbe quello di indire nuove elezioni. Le quali si dovrebbero svolgere con il cosiddetto consultellum, cioè una legge elettorale quasi proporzionale che impedire il informarsi di maggioranze forti in grado di fare le riforme che vorrebbe l'Europa. Dopo la Grecia sarebbe un altro dispiacere per la Merkel (che tutto sommato non mi dispiacerebbe...).
Ma è anche vero che tutto potrebbe rientrare e Berlusconi dimenticarsi a breve dello screzio, Alfano fare finta di niente e non curarsi dell'occhiolino di Renzi verso SEL. Anzi probabilmente non esiste nessun vero avvicinamento di Renzi aVendola. Ma solo un piano furbesco del premier per togliersi velocemente l'impaccio dell'elezione del Presidente sfruttando le emozioni identitarie del vecchio centro sinistra.
Anche se poi Mattarella è abbastanza confacente al modo di fare politica di Renzo, più che essere un'icona della sinistra. Mattarella è in realtà un vecchio democristiano dell'ala sinistra e sociale.
Alla fine, comunque, fra tanti democristiani e tecnici vari e variopinti, va dato atto a Renzi di aver scelto bene. Mattarella da un po di tempo era diventato un politico di secondo piano, e tutto sommato ha un curriculum decente. Anche al Fatto Quotidiano hanno tentato di trovare qualche grave pecca, ma hanno riscontrato solo peccati veniali. Come l'uso di buoni benzina di dubbia provenienza durante una campagna elettorale, che però pare Mattarella abbia restituito quando ha capito da chi provenivano.
E bisogna anche considerare che abbiamo scampato il pericolo Amato o Casini... Quindi direi che non è il caso di lamentarsi con Renzi in questo caso.
Il quale ha deciso probabilmente questa mossa per ammansire per un po' i suoi avversari alla sua sinistra e nel suo partito. Ha ridato vigore all'antiberlusconismo, ma credo sia solo una mossa propagandistica. Non penso abbia intenzione di cambiare la maggioranza per seguire i sogni greci dentro SEL. Renzi non ci pensa proprio a seguire Tsipras. Il suo obiettivo è portare a termine il compitino che gli ha dato l'Europa, facendo finta di essere in rotta con i suoi tecnocrati e contrario all'austerità.
Così come in questi giorni ha gabbato Berlusconi, nei prossimi, dopo l'elezione del Presidente, Renzi fregherà nuovamente la sinistra PD e i vendoliani. Ed intanto avrà fatto di nuovo i suoi comodi.
Certo comunque non potrà continuare così abusando della fiducia di vecchi e nuovi alleati. Prima o poi chi tradisce viene tradito...
mercoledì 28 gennaio 2015
Il ragazzo fa sul serio
Le prime mosse di Tsipras stordiscono noi italiani abituati ai nostri personaggi politici di destra o sinistra (non fa differenza) che dopo averci riempito le orecchie di promesse ambigue, perseguono le politiche comandate da Bruxelles. Non c'è una grande differenza, per quanto dicano gli attuali piddini e azzurri, fra quanto faceva Tremonti, poi Monti, ed ora Padoan passando per Saccomanni.
Che il governo Renzi sia di sinistra è più che altro un'etichetta giornalistica. In realtà si tratta di un prolungamento del regime berlusconiano. Una versione ancora più liberista di quella di centro destra. Che i renziani (Serracchiani) abbiano esultato per la vittoria di Tsipras è un controsenso, alla luce di quanto sta avvenendo in Grecia. Qui Renzi spinge per le privatizzazioni, la il greco le blocca.
"Appena insediatosi, il nuovo governo greco anti austerity dimostra di voler fare sul serio.
Alcune parti cruciali degli accordi presi con la troika dei creditori internazionali (Fmi, Bce, Commissione Ue) per avere aiuti finanziari stanno per essere smantellate da Syriza.
La prima colonna a cadere sono le privatizzazioni.
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Sono passate solo una manciata di ore dal suo insediamento, ma il governo si è già messo all'opera. Il ministro dell'Energia ha annunciato che congelerà i piani che prevedono la privatizzazione della utility numero uno del paese, PPC.
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Una delle prime decisioni annunciate è stata infatti lo stop alla vendita - già prevista - della quota del 67% nell'autorità portuale del Pireo. Non la deve aver presa bene la società cinese Cosco Group, che era stata preselezionata insieme ad altri 4 gruppi più piccoli.
"L'accordo preso con Cosco verrà rivisto nell'interesse della gente greca", ha annunciato a Reuters Thodoris Dritsas, il vice ministro in carica del portafoglio degli Affari Commerciali e Marittimi."
(www.wallstreetitalia.com)
Potrebbe essere tutta una manfrina per ottenere condizioni migliori di vendita, o per vendere ad altri compratori della parte politica giusta. Oppure un mezzo per ricattare la troika: se volete che proceda con le privatizzazion, dovrete farmi concessioni sul debito, potrebbe essere lo scambio. Ad ogni modo Tsipras per ora non sta facendo il finto esponenete di sinistra, come certi personaggi nostrani frequentatori più di salotti che barricate.
E non finisce qui. Il sospetto della politica dei ricatti si fa ancora più forte considerando l'atteggiamento di Tsipras sulla vicenda russa.
"Oltre a essere il primo paese europeo ad avere il coraggio di sfidare apertamente le politiche di austerity di Bruxelles, la Grecia potrebbe aggiudicarsi anche un altro primato: quello di essere il primo paese europeo a dire no all'imposizione di nuove sanzioni contro la Russia.
Grecia e Russia nuove alleate contro l'Europa, seppur per motivi diversi?
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Il neo premier Alexis Tsipras del partito anti austerity Syriza è stato chiaro dicendo di opporre il comunicato con cui Bruxelles rende pubblica l'intenzione di imporre altre sanzioni su Mosca. E si lamenta del fatto di non essere stato consultato. "La Grecia non acconsente - ha detto il governo greco in un comunicato, aggiungendo che l'annuncio dell'Ue ha violato la "giusta procedura" nel non cercare un accordo con Atene". Di fatto, l'applicazione delle sanzioni richiede l'unanimità tra i 28 governi europei. La Grecia potrebbe dunque usufruire del diritto di veto e complicare notevolmente la posizione europea verso Mosca. Oltre, ovviamente, a incrinare i già fragili rapporti con la cancelliera tedesca Angela Merkel. "
(www.wallstreetitalia.com)
E anche qui il ricatto sembra abbastanza evidente. E' rivolto alla Germania ed al resto d'Europa e suona più o meno così: volte che la Grecia non ponga il veto su ogni questione europea rilevante? Veniamo a patti sul debito e sulla politica economica...
Che poi a dirla tutta questo ricatto, fa il gioco della Germania (e nostro) in quanto i tedeschi non hanno mai avuto tutta questa voglia di imporre sanzioni alla Russia. Probabilmente il fatto che queste decisioni rimangano impantanate per mesi in un gioco di veti incrociati, potrebbe anche non dispiacere alla Merkel.
Il problema è che Tsipras così si mette di traverso rispetto ai desiderata della potenza americana. Ma potrebbe essere un doppio gioco, da un lato mettere sotto pressione la Germania con un no pesante e pericoloso, dall'altra fare in modo che un intervento americano possa ammorbidire la politica economica tedesca che non è ben vista nemmeno dale parti di Washington.
Mi pare che Tsipras stia cominciando a giocarsi bene le sue carte, ed a usare il debito greco come un'arma di ricatto. Cosa che avrebbe potuto fare con maggior incisività anche l'Italia. Ma evidentemente da noi mancano politici con gli attributi. Sono invece abbondanti i servi della Nato e dei poteri finanziari.
Ora la palla passa in campo tedesco. Per la Germania e la Merkel si attendono tempi difficili. Non sarà facile far quadrare le istanze tedesche che consistono nel mantenere i vantaggi acquisiti con l'euro (per loro moneta debole e svalutata) e nel non far deflagrare la zona euro. Infatti la Grecia la si potrà minacciare fino ad un certo punto. Ma se il popolo greco riuscirà a resistere e Tsipras a mantenere le promesse, allora l'Europa dovrà decidere se concedere molto più del previsto o lasciare che la Grecia esca dall'euro. Ma una volta cacciata una nazione potrebbe avverarsi la paventata reazione a catena: spread dei periferici che esplodono e un paese dopo l'altro costretto a riprendersi la propria moneta.
Un terremoto finanziario che non farebbe sconti nemmeno alla Germania. Che forse facendo bene i conti, potrebbe trovare ancora conveniente condonare il debito alla Grecia, utilizzando la Bce per limitare i danni ai vari paesi europei (in pratica solidarizzando le perdite, solo per l'Italia 40 mld). Ma anche in questo caso c'è il rischio di una reazione a catena: perché condonare il debito alla Grecia e non al Portogallo, alla Spagna o all'Italia?
Insomma le decisioni non sono facili. E purtroppo l'errore sta a monte. Nel 2010 la crisi greca si sarebbe potuta risolvere a costi molto più bassi, ma di rimando in rimando delle decisioni, e per paura di spendere e mettere in comune il debito, oggi la situazione è andata pegguiorando. E come affermano i mistri greci, nessuno può pensare che oggi la Grecia sia in grado di pagare il suo debito alle condizione attuali.
martedì 27 gennaio 2015
E adesso che si fa?
Ieri Mentana al Tg commentava la giornata, dicendo che tutto sommato i barometri delle borse indicavano bel tempo, malgrado l'esito delle elezioni in Grecia. In realtà i mercati avevano indicato incertezza per metà giornata, poi un ritorno al sereno. Oggi ci hanno ripensato. Ma è probabile che non sappiano esattamente che direzione prendere e come interpretare il nuovo governo Tsipras. In effetti il fatto che il neo premier greco abbia fatto un accordo con un partito populista di destra mi ha spiazzato. Oggi Syriza appare ancora un animale più misterioso di prima, qualcosa di molto diverso dalla scialba lista Tsipras italiana che ha fatto miseri numeri alle europee.
"Magari ho capito male io, però mi è parso di capire che la Grecia si appresta a non pagare i suoi debiti e a fare deficit. Mi sono letto per punti, grazie a questo post di Paolo Cardenà il programma di Syriza
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La Germania è incazzatissima, e dal suo punto di vista ha ragione, non tanto perchè la Grecia non pagherà più un centesimo di interessi (moratoria, cosi dice Tsipras) fino all’eventuale ristrutturazione del debito, ma perchè ora Berlino dovrà vedersela lei con la “mollezza” europea e dovrà convincere gli euro-molluschi alla linea dura. E poi perchè il fuoco dell’euro scetticismo messo alla prima prova elettorale utile ha dimostrato che non igienico per le carriere politiche seguire Frau Merkel, non oggi diciamo. Sono finiti i bei tempi di Mario Monti.
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Ma il punto è un altro: parrebbe che Tsipras abbia mentito a tutti compresi i Greci su un punto, ovvero sulla supposta volontà di rimanere nell’Euro, visto e considerata l’alleanza flash con la destra euroscettica greca. Una alleanza troppo veloce per non essere stata costruita a tavolino a priori.
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leggo un chiarissimo Merkel Vaffanculo su almeno due punti:
1) Non paghiamo i debiti
2) Tagliamo abbestia il budget militare, ovvero i tuoi sommergibili Tyssen cara Germania te li infili su per….
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Per quello che riguarda il mercato io credo che non ci stia ancora credendo, cioè magari gli operatori sono li s chiedersi “ehi ma davvero costui vuole fare questa roba”, “ehi ma non stava solo scherzando in campagna elettorale”. "
(www.rischiocalcolato.it)
O forse si. Il mercato finanziario comincia a sentire puzza di bruciato in Europa.
"Il nuovo Governo Tsipras non piace proprio al mercato greco. Si ampliano infatti le vendite sulla Borsa di Atene: l'indice generale è arrivato a cedere il 6% per poi “risalire” a -3,6%,"
(www.ilsole24ore.com)
"Tornano le vendite sui listini azionari europei, dopo diverse giornate consecutive di rialzi. A condizionarne l’andamento, in un contesto comunque ancora teso per gli esiti delle elezioni greche, è soprattutto il passo indietro di Wall Street (segui gli indici in diretta) condizionata dalle deludenti trimestrali. "
(www.ilsole24ore.com)
O forse no. E' una ben strana crisi quella europea di questi giorni. Si intrecciano pulsioni negative derivanti dalla situazione greca, con pulsioni positive provenienti dal Qe di Draghi.
"... i CTz in asta hanno registrato nuovi minimi storici (0,28%), lo spread BTp-Bund si è attestato a 115 punti base, con il rendimento del decennale italiano in risalita all’1,53% (1,58% per i terminali Reuters, che utilizzano un benchmark diverso rispetto a Mts)."
(www.ilsole24ore.com)
Ma forse ci penseranno gli Usa a risolvere il dilemma: dobbiamo essere ottimisti o pessimisti? Direi che a Wall Street si sono accorti che c'è grande crisi, malgrado Obama e le statistiche governative americane non se ne siano ancora accorti.
"Nell’attesa, Wall Street scivola in avvio di seduta condizionata dalle trimestrali delle principali società quotate: il Dow Jones è arrivato a perdere oltre il 2% e il Nasdaq oltre il 2,5%. Microsoft e Caterpillar, che hanno pubblicato i dati di bilancio ieri sera, accusano pesanti perdite, mancano le previsioni anche Pfizer e Procter & Gamble mentre stasera (ma a mercati ormai chiusi) sarà la volta di Apple. Al di sotto delle attese inoltre gli ordini di beni durevoli (-3,4% a dicembre), mentre la fiducia dei consumatori Usa calcolata dal Conference Board è invece salita oltre le aspettative a gennaio 102,9 punti da 93,1 punti in dicembre."
(www.ilsole24ore.com)
L'importante, si dice quando si sta con la merda fino al collo e non provocae onde...
E qui in Europa siamo ad un livello preoccupante. Speriamo non arrivi l'onda di tsunami dall'altra parte dell'Atlantico.
Che comunque a provocare onde anomale siamo già bravi anche noi europei. Oggi l'onda anomala arriva (tanto per cambiare) dalla Grecia e di rimando dalla Germania. La Grecia è in una situazione economica insostenibile: dai conti dello Stato alle banche, passando per i redditi dei greci stessi.
"E quindi, direte voi, la Ue ha in pugno la Grecia o meglio sue preziose parti anatomiche? No, è l’opposto, risponderà qualcuno, perché la Grecia ha in mano 245 miliardi di euro di debito della Ue, della Banca centrale europea e del Fondo monetario internazionale. A noi italiani la Grecia deve, direttamente ed indirettamente, circa 43 miliardi di euro. Alla Germania deve ben di più, viste le quote di partecipazione al capitale della Bce, che sono quelle in base a cui si calcolano i prestiti. Beh, si, obietteranno altri, però non dimenticate che, se la Grecia non paga la Ue, è possibile aggredire i suoi beni nei paesi creditori (ed altrove), come i fondi avvoltoio fanno da anni contro l’Argentina.
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Tutto questo per dire che il negoziato non sarà facile e che il rischio che a qualcuno sfugga il piede dalla frizione non è trascurabile. Sapendo che Atene vuole la riduzione del valore nominale del debito e che la Ue offre invece la riduzione del valore attuale netto, cioè la riduzione del tasso d’interesse e l’allungamento nel rimborso di un importo di debito che resta nominalmente invariato. A Tsipras servono subito almeno due miliardi di “aiuti umanitari” per le situazioni di povertà conclamata, e questi pensiamo saranno facilmente ottenibili e reperibili. Ma i restanti nove miliardi per l’aumento del salario minimo ed altre voci di welfare non ci sono o sono solo una frazione di quell’importo. Riuscirà Syriza, che è una federazione, a non subire scissioni a sinistra in caso di accordo tra Tsipras e Bruxelles per la riduzione del valore attuale netto dei debiti ma non del loro valore nominale, sapendo che ogni taglio di quest’ultimo rischia un effetto-domino europeo e di fare campagna elettorale a favore dei partiti “esterni” al sistema?
Se pensate che i partiti “esterni al sistema” siano la soluzione al deficit di democrazia in cui viviamo, pensate che potreste finire col perdere le vostre pensioni, oltre che i vostri risparmi, a seguito di iniziative tagliadebito."
(phastidio.net)
Insomma il mondo non è per niente un posto facile. E l'Europa sembra essere fra i posti più complicati del mondo in questo periodo. Dato che non ci sono pasti gratis, qualsiasi cosa accadrà, in qualche modo dovremo pagarla.
Se la Grecia non paga il debito, una quota di esso graverà su tutti gli altri europei. E potrebbe poi generarsi una reazione a catena dove tutte le nazioni del sud Europa, e forse alla fine anche la Francia, farebbero default non pagando parte del proprio debito. Come sostiene Phastidio, quanti fondi pensione e non salterebbero?
Se la Grecia lascia l'euro forse andrebbe un po' meglio. Il default sarebbe dimezzato o più, ma un minimo di interessi sul debito in una moneta ipersvalutata la Grecia potrebbe continuare a pagarlo. Perdite rilenvanti lo stesso, e uguale pericolo di reazione a catena.
Se la Grecia fosse obbligata a seguire tutti i diktat di Berlino e Syriza fallisse, la prossima volta ci sarà Alba Dorata al 37%. E il default rimandato e gestito dai neonazisti sarebbe ancora più devastante e carico di strascichi sociali e pericoli per la democrazia.
Bisogna solo sciegliere il male minore. E non è facile. Ma forse nemmeno poi così difficile. Basterebbe ammetere i propri errori signora Angela. Anzi no, ma sarebbe già un bel passo avanti.
"... la dimensione della catastrofica politica anticrisi di Angela Merkel è diventata chiara come mai prima. La politica di risparmio, la lei forzata, ha portato alla deflazione nella zona euro e alla recessione duratura nel sud Europa. Reazioni contrarie a questa politica sono arrivate negli ultimi giorni da Francoforte e da Atene.
La Banca Centrale Europea adesso compra titoli di stato. E in Grecia d’ora in poi governa una coalizione di destra e sinistra, unificate dalla rabbia nei confronti della Merkel.
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Un’inevitabile conseguenza di questa realtà è un cambiamento di mentalità della politica anticrisi tedesca. Dopo decenni di indottrinazione ordoliberale, non sono sicuro che il governo federale risolva politicamente questo cambiamento di rotta.
Noi [tedeschi] dovremmo cancellare i debiti, cioè presentarli come perdite nel bilancio federale. Dovremmo cambiare la politica di risparmio in politica espansiva. Prima di tutto dovremmo accettare che la Grecia introduca indirettamente una valuta parallela all’euro. Perché, con l’inflazione a zero, non c’è nessuna alternativa per migliorare la competitività della Grecia e per finanziare il programma di Syriza. Si può poi accettare che anche il Portogallo, la Spagna e l’Italia adottino una soluzione simile.
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Per la Cancelliera questo adesso rappresenta l’occasione per una delle sue famose inversioni di marcia, come ha fatto sul nucleare. Il proseguimento della politica attuale sarebbe l’alternativa più azzardata. Se qualcuno dice che l’eurozona può sopravvivere senza subire danni da un’uscita della Grecia, magari ha ragione. Ma può anche essere che si arrivi a una reazione a catena politica ed economica, che magari include anche l’Italia.
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Siamo arrivati a un bivio in cui dobbiamo decidere tra la nostra ideologia e il futuro dell’euro."
(vocidallestero.it)
lunedì 26 gennaio 2015
Mario, dacci un altro Qe
Sembra che l'ottimismo del quatitative easing all'europea si sia assopito all'indomani della vittoria di Syriza in Grecia. Le borse sono incerte. Vittoria un po' mutilata, perché non consente un governo monocolore, ma gli alleati di Syriza saranno probabilmete i "Greci indipendenti" i quali hanno un'idea ben precisa della troika e della Germania:
"«Il grande problema del governo Samaras - ha dichiarato di recente il leader di Anek, Panos Kammenos - è che prende ordini dalla signora Merkel e non si comporta come se fosse uno Stato sovrano. Non è possibile che il Paese dove è nata la democrazia venga governato dalle e-mail di Berlino»."
(www.ilsole24ore.com)
Il governo Tsipras si presenta quindi come un governo di guerra. Il problema però è vincerla la guerra contro l'Europa.
E' stata vinta la prima battaglia contro le oligarchie finanziarie europee. I greci non si sono spaventati di fronte alle minacce di Draghi o Schauble o qualche altro nazistello in erba. Probabilmente è stato superato il limite per cui non c'è più minaccia che tenga, tanto non hai più molto da perdere. Quindi non hanno ascoltato Draghi che minacciava di non estendere il Qe alla Grecia se non rispetta i patti. Cosa che avverrà quasi sicuramente comunque, e qui si dovrà capire come intenderà agire Tsipras, visto che la nazione è in un vicolo cieco.
"Probabilmente assisteremo all’ennesima partita di poker, con bluff e controbluff, intressante sarebbe che qualcuno mandi il tavolo gambe all’aria…
L’attuale programma di aiuti termina alla fine di febbraio, quando la Troika sarà chiamata a versare una ultima tranche di aiuti finanziari. Da un lato, Syriza minaccia di non rimborsare gli interessi sui prestiti e di ristrutturare il debito. Al tempo stesso, ha bisogno di denaro per applicare il suo programma economico, mentre il paese è già oggi a corto di liquidità. Le casse pubbliche avrebbero appena due miliardi di euro a disposizione, e articoli di stampa segnalano un calo del gettito fiscale.
Di converso, i creditori rifiutano di ristrutturare il debito e chiedono alla Grecia di rispettare gli impegni. C’è nel braccio di ferro un doppio bluff. Se Syriza si dice pronta ad interrompere il pagamento degli interessi pur di indurre la Troika ad accettare un cambio di strategia è perché sa che l’eventuale fallimento avrebbe terribili conseguenze, inaccettabili per i suoi partner. Se i creditori rifiutano la ristrutturazione del debito è anche perché pensano che Tsipras non voglia in cuor suo abbandonare la zona euro. In buona sostanza, vi è margine perché le parti si intendano, anche se i rischi di incomprensione, tali da portare a una uscita accidentale della Grecia dalla zona euro non possono essere sottovalutati. Sole24Ore
Ma di questo è inutile parlarne, la trappola è scattata ormai da tempo!"
(icebergfinanza.finanza.com)
Se Tsipras punta ad un accordo immagine dove sembrerà che tutti i contendenti hanno vinto, non farà del bene al suo popolo. Se punta ad una vittoria sostanziale probabilmente non ci saranno molte alternative ad una uscita della Grecia dall'euro. Non mi pare che la Germania sia disponibile ad un allentamento dei cordoni della borsa, perchè se la Grecia non vuole più i diktat della troika è anche vero che per portare a termine il programma di Tsipras ci vogliono molti soldi. Denaro reperibile solo a deficit, che la Germania non vorrà sicuramente concedere. Se no cosa servirebbe il limite del 3% deficit/Pil?
Perché il limite del deficit è il vero punto critico. Ieri sentivo un esponente di Scelta Civica (esiste ancora?) alla "Gabbia" dire, che loro sono disposti a superare l'austerità ma senza toccare il limite del 3% del rapporto deficit/Pil. Che idiozia! Quel rapporto, come il pareggio di bilancio, sono l'essenza dell'austerità.
E lo stesso varrà per Tsipras. Se chiederà allentamenti dell'austerità, ma non metterà in discussione i limiti di deficit, non servirà a nulla. Si dovrà mettere in discussione pertanto non solo il deficit, ma l'euro stesso. E' ovvio, se dalla Bce e dall'Ue non verrà il permesso di spendere a deficit, lo Stato greco non potrà far altro che stampare una propria moneta da gestire come meglio crede. E questo però Syriza non lo vuole.
Credo pertanto che alla fine anche Syriza si dimostrerà una delusione per il popolo greco e per gli europei che vedono nella sua affermazione elettorale un punto di svolta. E dopo Syriza per i greci non ci saranno altre promesse di cambiamento, se non attraverso il terzo partito, cioè Alba Dorata...
Ad ogni modo per oggi godiamoci lo sgomento dei caporioni tedeschi di quest'Europa sbilenca. Godiamoci questo 2015 che sta mantenendo tutte le promesse di fatti reali ed incisivi, non solo più promesse e suggestioni. E dopo la Grecia sarà la volta della Spagna? E poi della Francia? Senza contare che in questi giorni si vota il Presidente della Repubblica italiano, e nel segreto dell'urna e sulla spinta delle elezioni greche, potrebbero esserci anche delle brutte sorprese per Renzi, Berlusconi e l'Europa.
sabato 24 gennaio 2015
Suicidio politico dei renziani?
Come si sta osservando in questi giorni il Pd si sta spaccando, ma Renzi può continuare ad ostentare uno sfacciato ottimismo, un'arrogante sicurezza, perché la sinistra Pd non ha la forza di condizionarlo e fermarlo. Nel caso dovesse averne bisogno, Renzi può contare sulla cavalleria dei cosacchi di Forza Italia. La sinistra Pd può al massimo sperare in un aiuto dei grillini, ma è molto improbabile.
E' evidente tutta la rabbia impotente della sinistra Pd, che cerca di riunirsi e contarsi per farsi coraggio e per minacciare scissioni. Ma in questo Parlameno renzuschiano, non può nulla.
""Dare del parassita a Corsini, Gotor, Mucchetti, è pericoloso. E' gente perbene che non chiede niente e va trattata con rispetto. Se viene meno il rispetto è finita". Così Bersani, arrivando alla riunione della minoranza del Pd sulle riforme, circa 140 i presenti, sull'epiteto usato dal senatore Esposito contro i 'dissidenti' del partito. La spaccatura sulla legge elettorale? "Renzi lo sa benissimo:c'era una possibile mediazione sull'Italicum,non hanno voluto mediare. Ora spetta a lui dire se si può partire dall'unità del Pd".
(www.rainews.it)
Il renzismo alleato del berlusconismo non ha rivali. Renzi a questo punto porterà a termine alcune riforme a cui tiene, a meno che Berlusconi non lo tradisca, e poi andrà ad elezioni con la nuova legge elettorale nel 2016. E qui però potrebbe arrivare il bello...
"Tra Forza Italia e Partito democratico che si spaccano sulla legge elettorale, il terzo gode. Il Senato ha quasi approvato la nuova versione dell’Italicum che, come la maggioranza ripete da mesi, “dà un vincitore la sera delle elezioni”, ma forse non tutti hanno pensato che quel vincitore potrebbe non essere Matteo Renzi. E neppure Silvio Berlusconi. “Io fossi stato nei grillini”, dice il senatore democratico Claudio Micheloni, “avrei sostenuto a spada tratta questo provvedimento. Così si rischia di dare loro una chance di vittoria”. Il premio di maggioranza alla lista e il ballottaggio tra chi ha preso più preferenze: sondaggi alla mano, se si andasse al voto oggi ad avere un’opportunità sarebbe proprio il Movimento 5 stelle."
(www.ilfattoquotidiano.it)
Il nuovo trend elettorale del Pd è la discesa nei sondaggi. Solo dall'inizio dell'anno sembra che il Pd abbia perso 6 punti percentuali di gradimento. Se poi si dovesse scindere in due entità, il 20% fisso da tempo del M5s potrebbe diventare una percentuale irraggiungibile per gli altri partiti... E nessuno già oggi giungerebbe il fatidico 40% che consente il premio di maggioranza automatico. Si andrebbe al ballottaggio.
Quindi il M5s potrebbe all'improvviso trovarsi circondato da nani politici, e ritrovarsi a sostenere il ballottaggio con il primo o secondo classificato, che potrebbe essere il Pd, o anche una coalizione di centro destra se il Pd si spaccasse malamente. I ballottaggi sono pericolosi per i renziani, perchè per esempio se il M5s dovesse arrivare secondo, su di lui potrebbero convergere i voti di elettori del centro destra e/o della sinistra radicale antirenziana. E quindi il M5s come afferma Micheloni potrebbe trarre un vantaggio enorme da questa folle e complessa legge elettorale che è l'Italicum.
Ma anche Berlusconi potrebbe alla fine fregare Renzi con il doppio gioco. Infatti lo stretto abbraccio di Forza Italia al Pd attraverso il patto del Nazareno, potrebbe avere proprio l'obiettivo di spaccare il Pd. Una volta provocata la rottura, Berlusconi come ha dimostrato di saper fare più volte, potrebbe rinnegare ogni alleanza con Renzi e ricostruire un centro destra con una coalizione forte capace di sconfiggere una sinistra divisa.
Rimarrebbe per lui solo il dubbio di riuscire ad accappararsi il premio di lista, evitando che glielo scippi la Lega di Salvini all'interno della coalizione. Ma il Cavaliere ci ha abituati a rimonte elettorali incredibili. Sarebbe uno dei più riusciti trappoloni della storia politica... Una vendetta da consumarsi freddamente per il Cavaliere disarcionato nel 2011.
Quindi Renzi spero (per lui) si sia fatto bene i suoi conti, perché da quel che si preannuncia dalle fasi politiche di questi giorni, non pare proprio. Ad ogni modo la discesa del governo Renzi iniziata a metà 2014, rispetto alla sua popolarità ed al suo gradimento parlamentare, sta giungendo all'epilogo tipico italiano. Ci si avvicina al "governicchio" di coalizione con Forza Italia, se è vero che ormai il dialogo dei renziani con una parte del partito si è interrotto. Anzi ora comincia già ad incarognirsi.
"... alla domanda del fattoquotidiano.it se questa polemica, si ripercuoterà sull’elezione del prossimo Capo dello Stato, risponde accusando direttamente il segretario: “A differenza di quelli che oggi chiedono disciplina e hanno capeggiato i centouno due anni fa, noi siamo persone serie e le battaglie le facciamo alla luce del sole, quindi nessuno deve temere da noi i franchi tiratori”. Sta dicendo che Matteo Renzi è il capo dei franchi tiratori che impallinarono Romano Prodi? “Non è un segreto”"
(tv.ilfattoquotidiano.it)
Se persino Fassina prende un tale coraggio, vuol dire che siamo ormai alla frutta, alla resa dei conti nel Pd. E persino il suo quasi omonimo Fassino, prende coraggio avendo l'ardire di affermare che:
"“Abbiamo commesso un errore a convincere e a convincerci che le Province fossero enti inutili”. Un autodafé in piena regola quello pronunciato oggi da Piero Fassino alla direzione regionale del Pd. Un errore che potrebbe costare caro, dacché gli enti di secondo livello appena istituiti che dal 1° gennaio 2015 ne prenderanno il posto “rischiano di nascere monchi”. Troppe incognite sulle risorse"
(www.lospiffero.com)
Nel Pd tutto si sta di nuovo muovendo. Gli equilibri si stanno nuovamente alterando e probabilmente coloro che credono o sanno di essere nelle liste dei rottamati, potrebbero essere tentati di lasciare il partito per fondarne un altro.
"“La sinistra Pd si limita a essere anti-renziana così come era stata anti-berlusconiana in passato. Ma sui grandi temi che interessano il Paese non è in grado di fare proposte politiche di spessore: la sua è solo una lotta per la sopravvivenza”. Lo afferma Ernesto Galli della Loggia
...
L’argomentazione della sinistra Pd contro i capilista bloccati si rifà al principio della democrazia rappresentativa, ma la ragione principale è di natura politica. L’obiettivo è contrastare una legge elettorale che dà a chi comanda nel partito la sicurezza di eleggere un gruppo parlamentare che gli sia fedele, e quindi non eleggere molti degli infedeli, quelli cioè che si oppongono a Renzi."
(www.ilsussidiario.net)
Quindi è probabile che alle prossime elezioni Renzi sarà ancora a capo del Pd, ma sarà un partito ridimensionato in concorrenza con un partito di rottamati alla sua sinistra. Il 40% delle europee sarà un lontano ricordo, e forse persino il 25% di Bersani. La rifondazione-Pd a sinistra del Pd probabilmente si attesterebbe a non più del 10%, ma sufficiente a rendere inoffensivo il renzismo e far diventare dei giganti i grillini e/o un centro destra in crisi di senilità.
venerdì 23 gennaio 2015
Draghi-Germania 1-1
Devo correggere il precedente post pessimistico, e il titolo che avevo previsto nella prima versione troppo ottimistica (Draghi-Germania 1-0, per colpa di un errore di traduzione del Sole24ore). In effetti la partita oggi mi pare molto più incerta, non è vero che ha vinto solo la Germania a causa della decisione sul risk sharing, che ha portato alla condivisione del rischio da parte della Bce ad un misero 20%.
Draghi in qualche modo è riuscito a fregare i banchieri centrali del nord Europa, non ponendo un vero limite temporale al Qe, anche se ne ha posto uno in quantità e qualità cioè i 60 milirdi al mese.
"Il programma di Draghi prevede acquisti per 60 mld al mese, con un orizzonte non condizionato temporalmente, bensì al raggiungimento di un risultato economico, espresso in termini di un tasso di inflazione effettivo.
...
Pur in presenza di espansioni monetarie così ingenti, sia negli Usa che in Giappone e regno Unito i risultati in termini di maggiore inflazione sono stati minimi. E’ curioso notare l’ambivalenza riguardo al rapporto tra QE e inflazione. L’argomento dei maggiori critici del QE è che l’espansione della base monetaria rischi di generare troppa inflazione. La risposta, pragmatica (e anche di Draghi), è proprio che con gli esperimenti di QE in altri paesi si è di fatto avuto un limitato effetto sull’inflazione. Da qui due apparenti contraddizioni. Primo, da un lato la Bce dice che non dobbiamo temere le conseguenze inflazionistiche del QE, ma allo stesso tempo pone l’obiettivo di maggiore inflazione quale principale punto del proprio programma. Secondo, se è vero che gli esperimenti recenti di QE in altri paesi non hanno generato inflazione, è anche vero che tali esperimenti sono stati comunemente giudicati efficaci. Evidentemente la loro efficacia non è dipesa dall’aver creato maggiore inflazione, ma da altri fattori."(www.ilfattoquotidiano.it)
In pratica Draghi si fermerà al raggiungimento di una certa inflazione. Ma i Qe conosciuti non hanno generato nessuna inflazione. Questo mi fa pensare, e probabilmente penseranno lo stesso i mercati, che questo è un quantitative easing potenzialmente illimitato... Ci si fermerà come negli Usa solo quando la paura dei banchieri centrali comincerà a prevalere sulle pretese della speculazione.
"La Federal Reserve dopo sei anni e l’immissione di oltre 4.400 miliardi di dollari nel mercato…
… ha fallito nel suo compito di stimolare l’inflazione e loro pensano di riuscirci con solo 1140 miliardi di euro!"
(icebergfinanza.finanza.com)
Anche se non è vero che i Qe non generano inflazione. La generano, ma non nell'economia reale, che non è l'ambiente in cui questi stimoli monetari agiscono. L'inflazione si genera in ambito finanziario, con l'aumento dei prezzi delle azioni in modo ipertrofico, e con la competa cancellazione della percezione del rischio. Qualsiasi titolo spazzatura che renda più del niente dei titoli sicuri, è considerato un ottimo investimento. I fondamentali non contano più in presenza di Qe.
Sempre più questo Qe europeo mi pare una staffetta con quelli fatti dalla Fed in america. In un post precedente mi prefiguravo una situazione simile benché in effetti non ci credessi molto, poiché il sentiment generale era per un Qe europeo piuttosto modesto, di circa 500 mld di euro:
"Mi immagino questa situazione:
la Germania si oppone al Qe, che considera deleterio (non senza qualche ragione in effetti), ma Draghi è "costretto" ad intervenire con una mega espansione monetaria. Obbligato da chi? Dagli Usa per esempio, dove la Fed è ormai stremata ed ha bisogno di una staffetta. Quindi la Bce si dovrebbe sostituire alla Fed creando nel suo bilancio un'espansione monetaria ben superiore ai 1.000 miliardi di euro previsto. Tutto per salvare ancora una volta le chiappe al sistema finanziario internazionale (ma più che altro americano) dal prevedibile collasso. In pratica il compito imposto alla Bce sarebbe di gonfiare l'ennesima bolla."
(E se la Germania lasciasse l'euro?)
Ed in effetti la Germania si è opposta, ma forse è rimasta fregata lo stesso. Perché è vero che ha imposto la nazionalizzazione del debito, facendo in modo che l'80% dei titoli acquistati fosse detenuto dalle rispettive banche centrali. E attraverso la Corte Costituzionale tedesca facendo in modo che l'acquisto non fosse fatto per soccorre i paesi in maggior difficoltà, ma fosse proporzionale alle quote detenute in Bce.
Ma dopotutto chi se ne importa se i titoli sono acquistati da una Bundesbank solvente, o da una Banca d'Italia senza vere garanzie, e le altre banche centrali periferiche messe più o meno peggio della nostra. Tanto il Qe è stato presentato in pratica come illimitato. Se una di queste banche centrali si trovasse in difficoltà verrebbe comunque rifornita illimitatamente dalla Bce prolungando il Qe. Draghi ha inventato il carburante infinito, il moto perpetuo... Anzi lo ha importato dagli Usa.
Anche l'austerità perde in parte senso di esistere. Infatti i governi periferici così sono incentivati a fare più debiti con i soldi facili della Bce. Si capisce pertanto l'arrabbiatura degli organi di stampa e dei politici tedeschi, che si sentono presi per i fondelli da Draghi.
"Non a caso la Bce è diventata il primo bersaglio delle polemiche politiche nazionali. Ieri sera il titolo della “Bild” era «Draghi distrugge i nostri soldi?», il commento della FAZ è «Così Draghi distrugge la fiducia». Non a caso, per mesi l'unico tema dell'allentamento quantitativo è sembrato quello della condivisione dei rischi fiscali tra centro e periferia dell'euro. Due giorni fa, il parlamento olandese ha espresso il parere che i contribuenti dovessero essere tenuti al riparo dal debito italiano."
(www.ilsole24ore.com)
Gli acquisti di titoli di Stato proporzionali alle quote detenute in Bce, farà si che verranno acquistati più titoli tedeschi e francesi, che italiani, spagnoli o portoghesi.
Questo potrebbe sembrare un inutile accanimento del nord Europa verso il sud, anche se di base c'è una certa logica egalitarista. Ma è anche un'arma a doppio taglio. Infatti ne Germania, ne Francia hanno bisogno di vedere i propri tassi sul debito scendere ancora. Già così non sono convenienti, se scendessero ancora potrebbero non essere più ambiti dagli investitori in quanto non rendono nulla, o avrebbero rendimenti negativi.
La Germania risparmierà tantissimo sul debito, ma potrebbe avere difficoltà nel collocarlo fuori dal Qe, cosa che perarltro si è già verificata di recente. E poi:
"Difficile comprendere come una ulteriore riduzione dei tassi sui Bund a 30 anni (per altro già prossimi a zero) possa far calare il costo del denaro per le imprese portoghesi.
In secondo luogo, quello che serve disperatamente in Europa non è abbassare i costi di finanziamento per imprese e famiglie tout court, ma specificamente nel Sud."(www.ilfattoquotidiano.it)
E qui veniamo all'impatto del Qe in generale sull'economia reale: sia in Usa che in Giappone gli effetti sono stati contraddittori e ben al di sotto delle attese. Anche se tutti dicono che negli Usa è finalmente arrivata la ripresa, si tratta di una ripresa fragile e taroccata. I consumi non ripartono perché gli stipendi rimangono bassi e non vedono incrementi. Le disuguaglianze sociali negli Usa aumentano. E questo non è proprio un sintomo di crescita.
Presumibilmente la stessa cosa accadrà in Europa con il Qe. Quello che Draghi potrà evitare è un'altra crisi dell'euro come nel 2011. Del resto già all'epoca non era stato il governo Monti a far scendere lo spread, ma le operazioni Ltro della Bce. A questo servono le politiche monetarie della Bce. A salvare l'euro. E a questo punto credo che la morte della moneta unica si allontani di anni.
Ma per la ripresa vera ci vorrebbe ben altro. Il Qe si basa sullo "sgocciolamento" dall'alto della massa monetaria immessa nella finanza, ma in realtà non sgocciola quasi niente nell'economia reale. Qui sotto è tutto asciutto...
Quel che sarebbe necessaria è una vera politica keynesiana, non quella del quantitative easing e definitita falsamente tale. I Qe sono esagerate emissioni di denaro che partono da una centrale di ricchezza potenzialmente illimitata (le banche centrali) e si fermano al mondo dei ricchi (il mondo finanziarizzato). Ci vorrebbero invece imponenti investimenti pubblici non solo nelle infrastrutture, ma direttamente nell'economia, e a sostegno del lavoro finanziati dai Qe. Una vera redistribuzione dei reddititi dall'1% che possiede metà del mondo al restante 99% in braghe di tela.
giovedì 22 gennaio 2015
Gaffe del Sole24ore o di Draghi?
Appena letto l'articolo del Sole24ore scrivevo sbalordito queste considerazioni:
<<Draghi-Germania 1-0
Questa volta sembra proprio abbia perso la Germania, cioè la Bundesbank, la partita sulla conduzione della politica monetaria. Siamo alla quasi totale condivisione dei debiti, ai tedeschi Draghi ha concesso solo il gol di bandiera.
"Quota del 20%, rischio condiviso tra le banche centrali
L'acquisto di titoli di Stato da parte della Bce prevede un criterio di condivisione del rischio con le banche centrali dei paesi interessati, per una quota pari al 20% del totale. Lo ha specificato il presidente della Bce Mario Draghi. La Bce garantirtebbe invece autonomamente sul restante 80% del piano. La Bce potrà acquistare per un importo massimo che non superi un terzo del debito di ciascun Paese.
La decisione su risk sharing è stata presa per mitigare le preoccupazioni di alcuni Paesi, ha aggiunto il governatore. Il riferimento è alla Germania, che però dovrà accontentarsi, dal momento che si era mossa per una quota con rischio condiviso non inferiore al 50%."
(www.ilsole24ore.com)
Il garante ultimo, cioè chi ci mette gli euro stampati di fresco se le cose vanno male, è la Bce. La responsabilità dei singoli paesi è al minimo, anche se importante. Se infatti si fanno i conti sul debito italiano, il Quantitative easing se portato ai massimi potrà raggiungere un terzo di 2.100 miliardi, cioè circa 700 miliardi. la Banca d'Italia sarebbe così corresponsabile per un 20%, cioè circa 140 milirdi. Una bella bomba per le finanze dello Stato e per i contribuenti italiani nel caso di qualche richiesta di rimborso del debito.
Ma non si raggiungerà mai queste cifre perchè il Qe è di 1.100 miliardi complessivi, e l'Italia detiene una quota capitale nella Bce del 12,45%. L'acquisto di titoli è proporzionale alle quote capitali nella Bce dei singoli paesi, pertanto l'Italia sarà interessata da un Qe di circa 136 miliardi, "appena" il 6,5% del nostro debito pubblico. Il 20% di questo intervento è 27 miliardi. Una cifra sempre sostanziosa, ma non impossibile da reperire per lo Stato italiano nel caso le cose volgessero al peggio.
Inoltre questa volta la Germania non ha ottenuto alcuna condizionalità. Si deve accontentare del bonario rimbrotto di Draghi:
"Il governatore ha poi spiegato gli obiettivi del piano, chiarendo che per la Bce è importante «che le riforme strutturali siano attuate in modo credibile ed efficace per far salire le aspettative di reddito» delle famiglie e quanto si debba «incoraggiare le imprese ad aumentare gli investimenti da subito, e così anticipare la ripresa economica» "
(www.ilsole24ore.com)>>
E quindi mi chiedevo come fosse possibile, troppo bello per essere vero... Ed infatti al Sole24ore avevano capito l'esatto contrario e si dovevano correggere dopo qualche minuto. Questo dimostra quanto siano ingenui i giornalisti di Confindustria nel fidarsi della Bce e dell'Europa, nel presumere che le intenzioni di Draghi fossero il contrario di quanto avvenuto. Ma questi allocchi pensano veramente che queste istituzioni europee in mano tedesca possano fare gli interessi dell'Italia? Ingenui frollocconi!
La notizia giusta è questa:
"Quota dell’80%, rischio condiviso tra le banche centrali
L'acquisto di titoli di Stato da parte della Bce prevede un criterio di condivisione del rischio con le banche centrali dei paesi interessati, per una quota pari all’80% del totale. Lo ha specificato il presidente della Bce Mario Draghi.
...
Le preoccupazioni sui rischi nazionali
La decisione su risk sharing è stata presa per mitigare le preoccupazioni di alcuni Paesi, ha aggiunto il governatore."(www.ilsole24ore.com)
Ed è tutto un altro "pisciare" per usare un francesismo. Significa che Bankitalia, cioè lo Stato italiano, è invece corresponsabile per almeno 108 milirdi di Qe. Significa che questo è tutt'altro che un vero Qe, ma è invece una grossa fregatura.
Forse per questo lo spread italiano per un po' si polverizza, ma poi torna a livelli più consoni, anche se ancora molto bassi (e questo mi fa dubitare che la gaffe sia di Draghi e non dell'informazione).
Per almeno un paio d'anni a nessuno interesserà veramente chi garantisce che cosa. L'importante per la speculazione nell'immediato è scansare il proiettile del bazooka di Draghi.
Fra due anni si vedrà come fare. Se gli spread dei periferici dovessero tornare a schizzare verso l'alto, qualcuno penserà a qualcosa di nuovo. C'è sempre un governatore centrale pronto a rigonfiare la bolla.
Inoltre le condizionalità per qualcuno ci sono e sono pesanti:
"“non c’è alcuna eccezione per la Grecia”. E’ stata in pratica prevista una deroga che consente di comprare anche i titoli di Atene, che pure sono classificati come “spazzatura” dalle agenzie di rating. C’è però una condizione: solo in presenza di un programma di assistenza. Cioè di un accordo con la troika che prosegua anche dopo le elezioni del 25 gennaio."(www.ilfattoquotidiano.it)
Questa la reputo una minaccia, o un invito ad uscire dall'euro (a seconda di come la si voglia vedere) per Tsipras. Nel senso che se vorrà mantenee l'euro, dovrà mantenere gli accordi con la troika e quindi l'austerità. Se Tsipras vorrà cacciare la troika e allontanare l'austerità, per ampliare il deficit pubblico non potrà contare nemmeno sull'aiuto peloso della Bce. Non potrà far altro che stampare una propria moneta per monetizzare il debito greco, e fare un Qe in proprio con la Banca Centrale di Atene.
L'Europa continua a rimanere sotto il tallone tedesco. Penso che questo Qe non sortirà grandi risultati, e che anzi, come tutte le decisioni in cui hanno pesato le scelte tedesche, ne pagheremo le conseguenze salate. Del resto ascoltando le fisime tedesche, nessuno dei problemi europei è stato risolto. L'austerità li ha anzi aggravati e i paesi che sembravano "salvati" sono in condizioni sempre peggiori. Italia compresa.
mercoledì 21 gennaio 2015
Jordan della BNS ha fatto bene a scappare
Lo sganciamento del franco svizzero dall'euro ad un cambio intorno ad 1,20 chf/euro è apparso frettoloso. Ma probabilmente il prsidente Jordan della banca centrale svizzera aveva ragione di temere le mosse della Bce, che pare proprio mettere in campo un "volume di fuoco" impressionante. La banca centrale svizzera avrebbe dovuto svenarsi per seguire la svalutazione dell'euro che ne conseguirà. Credo che a questo punto non sia impossbile vedere la parità euro/dollaro entro l'anno.
"Il piano QE della Bce sarà molto più ambizioso rispetto a quanto trapelato dalle indiscrezioni fino a qualche ora fa. Non un programma di 'appena' 500 miliardi di euro, reputato subito insufficiente dai mercati, ma una iniezione fino a 1.100 miliardi di euro (1,1 trilioni). E' quanto riporta Bloomberg, precisando che il QE verrebbe effettuata ogni mese - così come gli acquisti di bond avvenivano mensilmente, nel caso del QE della Fed - per un ammontare di 50 miliardi di euro, fino alla fine del 2016. ... Niente di certo, dunque, dal momento che potrebbero essere apportati anche cambiamenti significativi.
Gli acquisti avrebbero come oggetto soprattutto i titoli di stato e non dovrebbero partire prima del prossimo 1° marzo, ha precisato una fonte."
(www.wallstreetitalia.com)
Nulla di certo e soprattutto si dovrà capire chi garantirà per i titoli acquistati. La Bce o le singole banche centrali europee, quindi i singoli Stati come è trapelato in questi giorni? Che granzie potrebbero dare nazioni come Italia, Spagna e Portogallo per esempio in caso di inadempienza? Verrebbe data possibilità alle singole banche centrali di stampare euro in caso di pericolo (ne dubito) o la garanzia sarebbero semplicemente i risparmi dei cittadini, su cui si rivarrebbe lo Stato in caso di rialzo di tassi, o peggio di default?
Se le garanzie non sono più che sicure si possono anche progettare volumi di Qe di 2.000 miliardi al mese, ma le banche centrali dei singoli Stati potrebbero essere restie a fare acquisti avventati di titoli senza coperture certe. Spero che Draghi abbia inventato qualche meccanismo per fare in modo che la Bce diventi la garante ultima del Qe, in barba alle richieste tedesche. Altrimenti questo Qe potrebbe fallire miseramente o non partire mai.
martedì 20 gennaio 2015
Segnali sincronici: l'uscita dall'euro è vicina.
Sta per essere scelto il nuovo Presidente della Repubblica e girano i più vari toto-nomi. Uno l'ho proposto anche io tanto per partecipare al gioco. Ma in realtà non ho un vero preferito. Soprattutto fra quelli presenti negli elenchi dei papabili che girano sui giornali. Quasi quasi mi viene voglia di dare il mio sostegno alla candidatura di Magalli...
Qui sotto Fannyking di Rischio Calcolato si cimenta nella pubblicazione di una classifica dei possibili Presidenti dal più al meno probabile. Non so quanto sia realistica questa classifica, ma la trovo orripilante (e credo lo sia anche per il suo autore). Soprattutto per la prima posizione. Però penso che il blogger di RC non si discosti molto dalla realtà.
"Dunque se la giocherebbero Giuliano Amato e Romano Prodi per la successione a Giorgio Napolitano.
E mi viene su: ma… non c’è proprio nessuno in Italia di meglio di costoro?
Nessuno che possa rappresentarci bene nel mondo e contemporaneamente che assicuri un minimo di innovazione e spinta verso assetti politici più efficienti di quelli odierni.
...
Ora faccio l’elenco dei probabili nuovi Presidenti della Repubblica a partire da coloro che hanno maggiori possibilità:
Giuliano Amato
Romano Prodi
Anna Finicchiaro
Pier Luigi Bersani
...
salvo sorprese da li arriverà il nuovo presidente della repubblica è c’è la possibilità che Giuliano Amato vada fare compagnia con Ciampi e Pertini per essere un Presidente della Repubblica eletto al primo scrutinio, Amato è il candidato di Berlusconi, è caldeggiato da Napolitano e non credo dispiaccia a Renzi."
(www.rischiocalcolato.it)
Dato che credo nella junghiana sincronicità, o per dirla semplice nei segni del destino, nei nomi delle prime due posizioni della suddetta classifica vedo scritto il futuro prossimo del nostro paese. Cioè una crisi durissima alle porte che ci vedrà costretti a lasciare l'euro dopo immani sciagure. E' una sensazione molto forte, che richiama le inviolabili leggi di Murphy: se cade una fetta di pane imburrato dal tavolo, sicuramente si schianterà dalla parte imburrata... Se metti a capo dello Stato un inguaribile eurista o che ne è stato l'artefice, sicuramente ci sbatteranno fuori a calci dall'euro.
Di Amato avevo già scritto in un post precedente (21 luglio 2014):
"Sarà Amato il prossimo Presidente? E' la prima volta che leggo questa profezia, ma pensandoci bene, dopo l'assoluzione di Berlusconi che sancisce definitivamente l'asse di ferro Renzi-Caimano, la cosa è del tutto verosimile. Certo è che quello di Amato è un nome evocativo, e che non può che riportarci alle vicende fallimentari del 1992.
Chi più di Amato è un esperto nel farci uscire dalle unioni monetarie troppo strette? Che sia stato evocato proprio per portare a termine l'inevitabile fuoriuscita dell'Italia dall'euro? Nel 1992 fu lui a farci uscire dallo Sme, che era una versione soft di euro senza euro
...
Ecco approssimarsi il Caronte che ci traghetterà fuori dall'euro, attraverso i soliti micidiali errori. Che saranno:
1) ulteriore manovra asfissiante su ciò che resterà di ancora in vita nell'economia italiana;
2) vendita massiccia di industrie e servizi in mano allo Stato a prezzi di saldo, ottenendo quattro inutili lenticchie;
3) patrimoniale di qualche tipo: conoscendo l'elemento e la sua storia, direi una vera e propria "rapina" sui conti correnti, retroattiva naturalmente. Il sei per mille dell'epoca apparirà nulla. L'Fmi per esempio consiglia un bel 10% di prelievo forzoso...
Dopo questi soliti inutili macelli economici, il bel tomo si presenterà in televisione a reti unificate ammettendo che la situazione è grave e non si può far altro che tornare ad una moneta sovrana. Il cerchio di vent'anni di fallimenti monetari verrà così chiuso."
(il cerchio dell'era euro si chiude)
Amato è per così dire un esperto di uscite da unioni monetarie fallimentari. E' come il "Wiston Wolf" di Pulp Fiction, quello che sa cosa fare in situazioni di emergenza: rapinarti il conto in banca e non risolvere niente...
Ma anche Prodi sarebbe perfetto: colui che ha predisposto l'ingresso nell'Euro ce lo vedo benissimo apporre la firma sul decreto presidenziale che ci riporterà alla lira, in una perfetta riproposizione della dantesca legge del contrappasso.
Sarebbe la chiusura perfetta del cerchio eurista con entrambi i possibili nomi di presidenti. Naturalmente se si verificasse una tale tragedia economica sotto la presidenza di uno di costoro, sarebbero auspicabili come minimo le dimissioni subito dopo l'epilogo, anche se viste le responsabilità avute da entrambi nella recente storia italiana sarebbe necessaria anche una loro incriminazione.
lunedì 19 gennaio 2015
Inizia bene il 2015, niente male
Avevo scritto in un post precedente che il 2014 è stato l'anno della consapevolezza dei mille guai che ci minacciano, e il 2015 sarà l'anno dei fatti. Pare proprio mantenere le promesse. Appena iniziato l'anno un bel attentato internazionale, di quelli fatti bene, del tipo confezionato da qualche intelligence. Ancora prima è arrivata la Grecia con le sue elezioni che terremotano il quadro politico europeo. E poi la Svizzera che abbandona di colpo l'aggancio con l'Euro.
E siamo solo a gennaio, un mese monco per le feste natalizie. Di questo passo entro la fine del 2015 potremmo trovarci sul fronte ucraino, o siriano, o magari entrambi...
Partiamo dell'attentato. Colpisce la Francia proprio all'indomani del riconoscimento della Palestina da parte del suo Parlamento. Il mossad forse non gliela fatta passare liscia. Noto comunque che Hollande è stato furbo e ne ha approffittato subito, radunando sotto le sue ali il popolo francese e l'Europa sgomenta. Si è ripreso nei sondaggi e riporta l'attenzione sui temi dell'europeismo che si stavano deteriorando. Probabilmente il suo sarà un successo effimero ma intanto molti francesi sono ricaduti nella trappola di questa retorica, riabilitando ai loro occhi i responsabili del disastro europeo.
Ed ora toccherà a noi? Non lo so, ma il Mossad e la Cia ce l'hanno prommesso:
"Il Vaticano è «il prossimo obiettivo dell'Isis» e i servizi di intelligence statunitensi hanno già «avvertito» la Santa Sede.
Gli 007 italiani confermano che il cuore della cristianità è un «possibile obiettivo» dello Stato islamico, ma al momento «non ci sono segnali concreti»
...
Fonti dell'intelligence italiana precisano che ai nostri servizi Mossad e Cia avrebbero inviato nei giorni scorsi informative in cui si analizzano i possibili scenari, senza però indicare elementi concreti di rischio. «È possibile che qualcuno voglia alzare la posta - sottolinea all'ANSA una qualificata fonte d'intelligence - ma allo stato non abbiamo elementi concreti per poter sostenere che vi siano rischi maggiori».
...
«Commando terroristici costituiti da 4 unità sarebbero diretti in Europa, talvolta camuffati come rifugiati», e in alcune intercettazioni «è stato fatto anche il nome di Roma. Piani concreti tuttavia non sono noti»."
(www.ilmessaggero.it)
Siamo nella lista... del mossad.
Si capisce l'attivismo del ministro Alfano degli ultimi giorni che cerca di contrastare i piani di chi vorrebbe un attenato a Roma. Si predispongono espulsioni nella speranza di arrivare prima dei servizi alleati...
Speriamo che i nostri ci riescano. Ma è innegabile che siamo sulla lista dei paesi da punire. Per esempio saimo ancora troppo amiconi di Putin... Per esempio paghiamo i riscatti ai terroristi...
Passando al secondo tema, già alla fine dell'anno scorso, abbiamo scoperto che la Grecia è in cancrena, pronta per essere amputata dall'euro. Dopo tante cure economiche, dopo averci addirittura rassicurati su una crescita della Grecia, viene fuori che la situazione non è affatto stabilizzata, anzi è probabile una nuova crisi. Per me non è una sorpresa, anzi mi sorprende che il popolo greco abbia resistito così a lungo sotto il giogo della troika. Ma capisco che chi si informi solo attraverso la televisione rimanga leggermente stralunato: ma come? Prima dite che l'economia greca va meglio persino di quella italiana, e dopo scopriamo che forse la maggioranza dei greci vuol votare Tsipras?
Logicamente, inevitabilmente, le tensioni economiche create con l'austerità, con parametri idioti europei, e soprattutto le tensioni dovute all'euro, si scaricano a lungo andare sulla politica.
Così avremmo delle elezioni probabilmente non previste dagli amici della troika, che magari pensavano di ottenere un tale successo con i loro interventi che Samaras non avrebbe avuto problemi ad eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. Invece i conti sono stati fatti male, e probabilmente la troika ora dovrà confrontarsi con Siriza.
Anche se poi non credo che il timido Tsipras farà tutta questa rivoluzione. Già partire rassicurando che l'euro non si tocca a prescidere, ma si tratta sui debiti, la considero una falsa partenza. Non andrà lontano, ma creerà comunque confusione e tensione a livello europeo. Già ora c'è la corsa agli sportelli bancari e siamo solo all'inizio: i greci temono di essere cacciati dall'Europa.
"... non sono solo 2 le banche Greche che hanno chiesto soldi liquidi (contanti) alla Banca Centrale Greca (come proxy della BCE) per fare fronte al Bank Run dei Greci. Sono tutte e quattro le banche sistemiche (e non c’è ragione di credere che non stia avvenendo con le banche mono sistemiche). Ovvero :
- Alpha Bank
- Eurobank Ergasias
- National Bank of Greece
- Piraeus Bank
...
In più, come forse già saprete (fonte originale Bloomberg, non esattamente il Corriere dell’Armageddon) , per precauzione pare che molti Greci abbiano prudenzialmente rimandato il pagamento di tasse e imposte, mossa comprensibile se si ipotizza che dalle urne esca il disfacimento dell’attuale sistema basato sull’Euro. Meglio tenersi stretti gli Euro e magari pagare le tasse (anche no…eh cioè ci sono cose più interessanti che pagare le tasse, immagino) in Neo Dracme sanzioni comprese."
(www.rischiocalcolato.it)
E poi è arrivato un fulmine a ciel sereno: la Svizzera ha abbandonato l'euro. La prima nazione europea a lasciare la moneta unica... Non è vero, ma quasi. La Svizzera aveva ancorato il suo franco all'euro. Con enormi sforzi finanziari per mantenere fermo il franco a 1,20 sull'euro. Ad un certo punto la banca centrale svizzera non ce l'ha più fatta. Qui non è ancora chiaro il motivo di questa resa immediata: sicuramente c'entra qualcosa la svalutazione dell'euro rispetto al dollaro, che potrebbe raggiungere la parità con la moneta americana in poco tempo. E c'entra la promessa di Draghi di una prossima espansione monetaria atta ad acquistare titoli di Stato, che potrebbe accentuare la svalutazione dell'euro.
Ma non vorrei che l'abbandono dell'euro da parte svizzera nasconda qualcosa di peggio. Per esempio le modalità tecniche di realizzazione del quantitative easing all'europea potrebbero mettere in pericolo la moneta unica.
"Secondo le notizie che circolano, il QE in procinto di nascere sarebbe frutto di una soluzione di compromesso con i tedeschi che, ... non vogliono essere coinvolti nei rischi connessi all’eventuale insolvenza di alcuni paesi (secondo voi, quale paese in particolare?).
Nel dettaglio, secondo quanto riportato da “Der Spiegel” le singole banche centrali nazionali di ogni stato acquisterebbero il 20-25% del debito di ciascun paese, in modo tale che gli oneri derivanti da eventuali ristrutturazioni sovrane rimangano confinanti dentro il perimetro del paese insolvente, e quindi non vengano ripartiti tra i paesi dell’eurozona.
...
confinare il rischio credito dei debiti sovrani dei singoli stati all’interno delle rispettive banche centrali (ammesso che sia possibile nell’ambito dell’Eurosistema), equivarrebbe ad affermare che la Bce non è una istituzione idonea ad acquistare i titoli di stato dei paesi dell’eurozona nell’interesse di tutta l’unione monetaria
...
Esemplificando, poniamo che l’Italia dovesse trovarsi nella condizione di dover ristrutturare il debito pubblico ... A chi verrebbero inflitte le perdite? Sicuramente ai detentori privati del debito ... E alla banca centrale nazionale che deterrebbe parte del debito? In questo caso si aprirebbero diversi scenari. Ossia, se l’Italia dovesse tenere indenne la Banca D’Italia, è chiaro che gli investitori privati esigerebbero un maggior premio di rischio per acquistare il debito Italiano ... Quindi gli spread potrebbero tendere ad allargarsi
...
Se, contrariamente, le perdite fossero inflitte anche alla banca centrale nazionale si determinerebbe una diminuzione di capitale, e quindi dovrebbe essere ricapitalizzata. Per opera di chi? Da parte dello stato nazionale che ha dichiarato il default appare abbastanza improbabile, per il semplice motivo che, in questa ipotesi, lo stato perderebbe i benefici derivanti dalla ristrutturazione di quella parte di debito detenuto dalla banca centrale nazionale
...
Inoltre, è assai improbabile che lo stato possa disporre di risorse per poter ricapitalizzata la banca centrale, ammesso che non si ricorra ad atti di confisca della ricchezza privata. Ipotensi che ... determinerebbe degli effetti nefasti per via del fatto che si sancirebbe il venir meno dell’inviolabilità del risparmio privato in tutto il contesto dell’eurozona: circostanza della quale, a dire il vero, abbiamo già qualche sospetto"
(www.rischiocalcolato.it)
Insomma un Qe fatto male è peggio di un Qe non fatto. Portare tutti i rischi all'interno di ogni paese, vuol dire fare venir meno le garanzie della Bce sull'intera europa. Di cosa se ne farebbero i mercati delle garanzie della Banca d'Italia, la banca centrale di una nazione senza neppure sovranità monetaria? Nulla. I mercati ci punirebbero subito. E pensare di fare un Qe rivalendosi poi sui cittadini italiani nel caso andasse male, non farebbe altro che acuire le tensioni politiche già in atto nel nostro paese. Rendendolo sempre più ingovernabile e quindi sempre meno appetibile per i mercati.
Questa volta Draghi rischia di fare un pasticcio, a cui poi dovrà rimediare per esempio con una riedizione del Ltro a favore delle banche, che bene o male aveva funzionato.
Inoltre nel nostro piccolo, anche noi italiani abbiamo i nostri guai. L'elezione del nuovo Presidente, come in Grecia, rischia di far allargare le faglie politiche interne al Parlamento. Le divisioni recenti del Pd con la vicenda Cofferati. Ma anche le divisioni nel centro destra. Probabilmente alla fine Renzi e Berlusconi eleggeranno un "loro" Presidente e finirà così. Perché è inutile ormai girarci intorno: Renzi e Berlusconi hanno intenzione di fodare un nuovo partito con vantaggi reciproci. Berlusconi demolisce definitivamente l'ex Pci ed ottiene immunità e salvaguardia per le sue aziende, e Renzi eredita la leadership di un grande partito governativo. Attorno a queta nuova Dc, orbiteranno mille "liste arcobaleno" e "fratelli d'Italia", impotenti ed inutili. Rimarrà il M5s a fare opposizione, ma sarà un'opposizione innocua.
Il 2015 sarà comunque un anno di svolta. Probabilmente non una svolta buona però.
sabato 17 gennaio 2015
Propongo Cofferati
Visto che tutti vorrebbero un Presidente di alto livello e contemporaneamente lontano dalla lotta politica, chi meglio di Cofferati oggi. Lontano dal centro destra e da oggi lontano anche dal centro sinistra, almeno quello storico conosciuto fino a prima di Renzi. Infatti è difficoltoso al momento capire se il Pd appartiene ancora alla sua vecchia categoria politica. Ora mi pare la riedizione aggiornata della vecchia Dc.
"(Adnkronos) - "In un partito che non dice nulla di fronte a fatti di questo genere io non posso più restare". Così l'europarlamentare del Pd Sergio Cofferati, sconfitto alle primarie del centrosinistra in Liguria da Raffaella Paita, ha annunciato la sua decisione di uscire dal Pd. Cofferati ha aggiunto che non esce dal partito "per fondare un altro partito". I fatti a cui si riferisce Cofferati sono le irregolarità che l'europarlamentare ha denunciato al termine della campagna elettorale per le primarie. Il collegio dei garanti ha annullato le votazioni di 13 dei 300 seggi liguri. Cofferati ha sottolineato: "Nei 13 seggi io solo ho presentato ricorso, e bisogna aggiungere che oltre questi 13 seggi ve ne sono alcuni in cui sta indagando la procura o di cui si sta occupando l'antimafia". "Le primarie di Napoli - ha precisato l'europarlamentare - furono invalidate per contestazioni riscontrate in tre seggi. Purtroppo ho avuto la conferma di tutti i peggiori sospetti che avevo. So della partecipazione anomala di povere persone straniere istruite su come votare, in alcuni casi si parla addirittura di denaro. Ma il fatto più grave è l'inquinamento che si è avuto attraverso il voto sollecitato e ottenuto di esponenti del centrodestra". Cofferati ha fatto i nomi di Saso, Minasso, Orsi. "Il centrodestra - ha detto - si è mobilitato per votare alle primarie del centrosinistra. Considero questo un problema politico e morale. Trovo inaccettabile il silenzio del mio partito di fronte a questi fatti. Anzi un ministro come Pinotti ha teorizzato l'oppurtunità di fare nascere qui un governo con il centrodestra, secondo lo schema nazionale. E non è stata mai smentita da nessuno". "Che un fascista mai pentito - ha aggiunto Cofferati - venga a votare alle primarie del mio partito senza che nessuno obietti nulla credo sia inaccettabile. In un partito che non dice nulla di fronte a fatti di questo genere - ha concluso Cofferati - io non possono più restare". Cofferati ha tenuto a precisare: "E' una decisione difficile, dolorosa, comunque esco dal Partito democratico non per fondare un altro partito"."
(www.wallstreetitalia.com)
Malgrado non abbia sempre condiviso e gradito le sue idee, penso sarebbe un ottimo Presidente della Repubblica. Sicuramente non completamente sdraiato ai voleri della finanza internazionale che obbliga le nostre istituzioni politiche a seguire una linea predefinita. Ma sarà proprio per questo motivo che non verrà scelta una personalità come Cofferati per quel ruolo. Al Quirinale non deve salire un arbitro indipendente, un difensore della Costituzione, ma è richiesto un servo della Nato, della troika, delle grandi banche d'affari internazionali.
Il Napolitano del secondo mandato, e del finale del primo, ha rispettato queste caratteristiche. Quindi non vedo come possa essere diverso il prossimo Presidente.
"Cosa può capitarci dopo Giorgio Napolitano? Secondo me, se mi permettete il pessimismo, solo qualcosa di peggiore, e non mi riferisco all'ipotesi Berlusconi.
...
mi riferisco a Draghi, Prodi e Monti.
La Bonino, che a questo punto non sarebbe peggiore di qualsiasi tra le funzionarie piddine e non delle quali si quirinaleggia e i cui nomi gridano vendetta per inquantodonnismo, la vedo come scelta assai cinica, come perfetta presidente di transizione - costretta a lasciare dopo poco per motivi di salute?, e sostituita proprio da un pezzo da novanta come Draghi.
Tutto dipenderà se al comando del cacciatorpediniere Italia alla deriva metteranno un ammiraglio, un timoniere o un mozzo. Un membro dell'élite in prima persona, un suo legale rappresentante o un utile idiota di puro arredo
...
In ogni caso, il prescelto sarà comunque, dal nostro punto di vista di italiani, un unquirinable, ovvero qualcuno che continuerà nel solco del predecessore a lavorare per il re di Prussia e per l'imperatore d'Occidente. Ciò sarà inevitabile, soprattutto in vista degli accordi capestro con l'Entità Imperiale, che richiederà assoluta obbedienza ed accondiscendenza da parte dei suoi proconsoli.
...
Renzi, che mette bocca su tutto, ci mancherebbe, vorrebbe al Quirinale un grande arbitro, non a caso una delle figure meno democratiche che si possano immaginare, in quando è persona investita della capacità insindacabile di decidere del corso di una partita. Un arbitro in senso buono, corretto ed imparziale sarebbe auspicabile, certo, ma l'ipotesi che al colle salga qualcuno in grado di risollevare le sorti del paese, uno in grado di restituire la democrazia, la dignità e la rappresentatività del Parlamento, la sovranità monetaria e nazionale, espellendo i simulatori, annullando i gol irregolari da colpi di mano e interrompendo la partita per impraticabilità di campo, la vedo un'ipotesi meno probabile della nomina a presidente della Repubblica di Pierluigi Collina."
(ilblogdilameduck.blogspot.it)
Mi sembra un'ottima proposta, forse anche meglio Collina di Cofferati. Sognare non costa nulla, tanto poi ci ritroveremo con un Monti, un Amato o qualche altro gangster bancario.
venerdì 16 gennaio 2015
E se la Germania lasciasse l'euro?
Che succede in Svizzera? All'improvviso l'aria fresca delle alpi ha svegliato il sonnacchioso banchiere centrale e l'ha fatto cadere dalla sedia. Si è accorto che continuare a stampare franchi per tenere basso il loro valore (1,20 sull'euro) surriscaldava eccessivamente le rotative? Ma quello che stupisce è la rapidità e la violenza della scelta. La BNS poteva scegliere un passaggio graduale, stendere un materasso sotto la soglia di 1,20 e scendere (anzi salire...) pian piano.
E dire che "10 giorni prima Jordan (Presidente della BNS) avesse dichiarato baldanzosamente in TV ... (hat tip a Wainer Cerè)
"La soglia di 1,20 è irrinunciabile"...
"(www.ilgrandebluff.info)
Al di la delle cause di questa indecifrabile decisione (almeno per me, ma leggo in giro poche certezze) è interessante vedere cosa insegna la vicenda: bloccare con scelte politiche la libera fluttuazione delle monete è sempre deleterio, sia in salita che in discesa. Sia che si puntelli in alto la moneta come l'Argentina (parità con il dollaro sotto Menen), o la si zavorri in basso come la Svizzera, alla fine la scelta si paga pesantemente quando ritorna l'equilibrio naturale. E l'euro rappresenta una situazione simile ed ancora più incasinata.
Ma la domanda sulla Svizzera rimane sempre la stessa: perché una scelta così drastica?
Ieri pensavo che qualcosa deve c'entrare l'euro, cioè la sua stessa sopravvivenza come moneta, ed in effetti non sono l'unico ad avere tali sospetti.
Condivido in modo particolare l'analisi di Fannyking, anche se poi penso che la questione potrebbe essere più complicata:
"OGGI E’ SCATTATO IL PIÙ COLOSSALE STOP-LOSS DELLA STORIA DELLE BANCHE CENTRALI
La BNS, la Banca Centrale Svizzera oggi ha accettato di incamerare ingenti perdite (immagino che in parte abbia cercato di coprirsi con strumenti derivati nei giorni scorsi, non vorrei essere nei panni della controparte) sull’enorme e pazzesco portafoglio titoli denominato in Euro servito a tenere ancorato il Franco all’Euro.
Di fatto per tutti questi anni, cioè da quando è scattato il PEG, enormi capitali venivano comunque importati dalla svizzera, e contemporaneamente la BNS creava nuovi Franchi da vendere al mercato per comprare asset in Euro. Il risultato è un inventario che a fine 2014 (lo sapremo tra un mese) dovrebbe avere superato il 100% del PIL Svizzero.
La BNS avrebbe potuto serenamente continuare, in fondo non esiste un limite al cielo, e i Franchi creati dal nulla sono impulsi elettronici virtualmente infiniti fino a quando qualcuno è disposto a pagarli bene.
...
Scusate tanto ma a me l’unico Perché che mi viene in mente è ciò che molti di voi aspettano con ansia e che finalmente avarnno:
IL CROLLO DELL’EUROSISTEMA
Non mi viene su un altra spiegazione, proprio nessuna.
Non l’uscita della Grecia, o dell’Italia (seeee state freschi con il duo Renzi e Berlusconi), no no.
Qualcosa di peggio tipo non so, una roba tipo l’uscita della Germania o qualcosa del genere.
Cioè in sostanza qualcosa che avrebbe potuto rendere la montagna di Euro in mano alla BNS carta straccia, o giù di li.(parentesi: la BNS ora dovrà vendere quella roba)"
(www.rischiocalcolato.it)
O come afferma www.ilgrandebluff.info, l'azione di contenimento della BNS sul franco a 1,20 rispetto all'euro sarebbe diventato presto troppo costosa a causa del prossimo quantitative easing della Bce che deprimerà ulteriormente il valore dell'euro, già ora sotto 1,16 con il dollaro.
"Jordan deve essere venuto a conoscenza di qualcosa che in 10gg ha cambiato radicalmente il quadro della situazione (alterando il rapporto costi/benefici del mantenimento del "cap") e gli ha fatto cambiare idea e dunque togliere la soglia ad 1.2 eur/chf....
Io continuo a propendere per una telefonatina "del giorno prima" con super-Draghi...nella quale...
1. gli è stato detto che il QE della BCE sarà molto più "banzai!"del previsto e dunque mantenere il cap ad 1.2 sarebbe diventato un macello per la BNS (questo spiegherebbe la bubble-euforia delle borse europee e del ns. FTSE MIB medioevale)
2. gli è stato detto che il QE della BCE sarà il primo passo che poi porterà alla divisione dell'euro in euro-Nord ed euro-Sud...e successivamente chissà..."
(www.ilgrandebluff.info)
Malgrado penso sia molto difficile che la Bce possa mettere in campo un vero Qe efficace come quello della Fed (si fa per dire, efficace per la speculazione...) la cosa non è del tutto impossibile.
Mi immagino questa situazione:
la Germania si oppone al Qe, che considera deleterio (non senza qualche ragione in effetti), ma Draghi è "costretto" ad intervenire con una mega espansione monetaria. Obbligato da chi? Dagli Usa per esempio, dove la Fed è ormai stremata ed ha bisogno di una staffetta. Quindi la Bce si dovrebbe sostituire alla Fed creando nel suo bilancio un'espansione monetaria ben superiore ai 1.000 miliardi di euro previsto. Tutto per salvare ancora una volta le chiappe al sistema finanziario internazionale (ma più che altro americano) dal prevedibile collasso. In pratica il compito imposto alla Bce sarebbe di gonfiare l'ennesima bolla.
Ma a questo punto la Germania potrebbe defilarsi ed essere la nazione che lascia l'euro per prima, altro che Grecia... I tedeschi lo dicono ormai in tutti i modi: il Qe non serve. L'Europa non ne ha bisogno. E' una scelta che non condividono in alcun modo.
Del resto i tedeschi si sentono sia economicamente forti, sia abbastanza detestati dal resto d'Europa. Di cui pensano sia una inutile zavorra che gli impedisce di correre. Potrebbero pensare di fare l'ennesima scelta sbagliata, ma da loro ritenuta una gran furbata. Subito dopo si ritroverebbero peggio della Svizzera di oggi:
"vi elenco alcuni aspetti del massacro:
1. Crollo della borsa elevetica
2. Ogni singolo budget aziendale per le aziende esportatrici (cioè quasi tutte) senza più alcun senso logico
3. Iper concorrenza dei lavoratori frontalieri verso i lavoratori svizzeri
4. Blocco o comunque forte diminuzione delle operazioni di delocalizzazione patrimoniale e personale verso la Svizzera, almeno fino a quando la situazione non si stabilizza. (anche con la comparsa di una sana e forte deflazione)
5. Incertezza sul mercato dei cambi e dunque maggiori costi per hedgiarsi dal rischio cambio"(www.rischiocalcolato.it)
Per una Germania dotata di un nuovo marco i pericoli deriverebbero soprattutto dai punti 2 e 3. Per le aziende tedesche non ci sarebbero grandi problemi per restare competitive: delocalizzerebbero massicciamente ad est. Ma per il grosso della popolazione tedesca e per lo Stato sarebbe un massacro, una caduta pesantissima nella recessione con l'aumento velocissimo della disoccupazione.
Ma se davvero la Germania minaccia di andarsene a causa delle divergenze dentro la Bce (e con l'alleato americano), o la Bce minaccia di stampare euro come non ci fosse un domani, o sta per scoccare l'ora X dell'abbandono dell'euro (che ci viene nascosto fino all'ultimo secondo), per la Svizzera continuare a scommettere sull'euro sarebbe assurdo, poichè si aprirebbero scenari imprevedibili.
Lo stesso accadrebbe per esempio con la creazione di due euro divergenti. Uno a nord che si apprezza rendendo difficile le esportazioni, e uno a sud che si deprime rendendo costosa l'importazione di materie prime. In entrambi i casi sarebbero monete inefficaci e dannose.
Verso quale shock economico ci stiamo dirigendo? Solo il capo della BNS Jordan lo sa con certezza: a meno che sia improvvisamente impazzito ed abbia agito senza motivo...
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