lunedì 3 dicembre 2012

democrazia e partiti (2)




Nel post "democrazia e partiti" avevo analizzato molto velocemente il rapporto fra le due componenti fondamentali dello Stato moderno:

"I partiti hanno bisogno di democrazia per svilupparsi ma non appena occupano il potere tendono ad autoproteggersi dalla democrazia stessa."

Lo dimostra la tentazione dei partiti italiani di aggiustare le regole democratiche in modo da favorire i partecipanti storici ed inibire l'accesso ai nuovi. Negli ultimi vent'anni si è messo mano piú volte alla legge elettorale per far risultare un certo tipo di Parlamento pianificato fra i maggiori partiti.

La democrazia all'interno dei partiti stessi fa molta fatica a fare breccia. E' sempre stato così anche quando i partiti erano ancora quelli novecenteschi e non quelli padronali di oggi.
...
Il Pd, malgrado abbia abbracciato lo strumento democratico delle primarie, utilizza ancora il vecchio sistema Dc. Il vertice è gestito da un comitato di interessi che non ha solo le tessere dietro di se, ma anche lobby importanti."


Si tratta forse di osservazioni superficiali, ma quello che è avvenuto tra Renzi e Bersani è la prova provata, del fatto che la democrazia è essenziale per la sopravvivenza dei partiti, ma che la stessa ha grandi difficoltà ad emergere all'interno dei partiti.

Anche il più democratico oggi in Italia, il Pd, che ricerca il suo leader con una consultazione elettorale, quando si rende conto che la "democrazia apparente" delle primarie non è più un plebiscito, ma rischia di trasformarsi in una scelta effettiva, tende a restringere il campo alla democrazia. Tenta di addomesticarla con norme che vanno a scoraggiare l'afflusso di nuova partecipazione, per difendere al massimo le scelte della gerarchia interna.

Così la scalata di Renzi al partito, non è stata vista come una competizione democratica, ma piuttosto come un'aggressione all'apparato di partito, ai suoi ideali e ai suoi interessi indicibili. Le primarie del Pd, quelle a livello nazionale, sono sempre state fatte per dare un supporto popolare alle scelte già compiute dai dirigenti, da un ristretto "cerchio magico" di lobby interne.
Questa volta il rischio era di stravolgere queste scelte e far saltare equilibri raggiunti magari con il bilancino da farmacista. Per questo tutto il partito che conta si è stretto attorno al segretario.

Scrive Adinolfi, l'anticipatore della "democrazia diretta" nel Pd, e sostenitore di Renzi:

"Nel gruppo parlamentare (oltre trecento membri tra Camera e Senato) il voto a Renzi è stato scambiato come sintomo di eccentricità, tanto il conformismo del tuttiperBersani è stato diffuso, nella convinzione che la tutela degli equilibri costituiti si difendesse mostrando deferenza al segretario, senza capire che gli equilibri sono saltati in aria da tempo, perché è cambiato il paese.
C'è stata poi la vicenda delle regole che ha il contorno grottesco ma inevitabile, date le premesse poste all'assemblea di ottobre, di lasciare fuori dai nostri seggi centinaia di migliaia di italiani a cui da lunedì chiederemo invece di votarci alle politiche."

(marioadinolfi.ilcannocchiale.it)

Ora però è tutto da dimostrare che chi ha sostenuto Renzi, sostenga poi Bersani alle politiche. Il Pd, respingendo il corpo estraneo renziano, ha probabilmente fatto una mossa autolesionistica. Può darsi che con Renzi candidato, molti elettori a sinistra avrebbero abbandonato il partito. Ma io penso che in compenso avrebbe recuperato un sacco di elettori nuovi, provenienti sia da sinistra che da destra.

Non ricordo in quale trasmissione televisiva, erano state riportate delle micro interviste ai partecipanti agli incontri del candidato Renzi in giro per l'Italia. Ne erano usciti dei tipi umani anche strani: chi era indeciso tra Renzi e Vendola (un assurdo essendo i due in campi contrapposti), tra chi era deluso da Berlusconi e avrebbe votato Renzi ma non Bersani, tra chi era indeciso tra un Pd di Renzi e il Movimento 5 stelle ecc.
Insomma, un campionario di elettori che probabilmente con la vittoria di Bersani, si orienterà in altro modo alle politiche.

Non che mi piacesse particolarmente il liberismo di sinistra di Renzi alla Blair, ormai completamente datato e fuori luogo oggi, ma credo che strategicamente il Pd abbia fatto un grosso errore. Si sia nuovamente lasciato sfuggire l'opportunità di diventare più rilevante rispetto all'assetto politico nazionale, che è sempre stato spostato dalla parte conservatrice. Quando la sinistra ha vinto, è stato a causa delle divisioni e della crisi della destra. La sinistra non è mai riuscita a conquistare i cuori e le menti degli elettori di centro destra, con Renzi forse ci sarebbe riuscita. Certo a scapito della sua identità, che comunque oggi è più che mai confusa.

La vittoria di Bersani rassicura il partito, ma forse soprattutto il suo ceto dirigente. Il problema è che fuori tutto si sta muovendo freneticamente, e il Pd dentro il suo fortino va avanti come se niente fosse spartendo incarichi e poltrone tra i vari notabili, in previsione della quasi certa vittoria alle politiche.

Intanto attorno al Pd, la società continua quella evoluzione che il partito ha voluto ricacciare. Iniziano le "primarie elettroniche" del Movimento 5 stelle, che mostra un altro tipo di democrazia interna.

"Anche l'ultimo nato il Movimento 5 Stelle ha qualche problemino con la democrazia interna. Si tratta di una formazione assai strana nel panorama politico.

E' un partito proprietario che però promuove al massimo il dibattito pubblico fra i suoi sostenitori attraverso uno strumento potenzialmente democratico come internet.

Ma poi le conclusioni non vengono votate dai rappresentanti del movimento in un parlamentino o assemblea. Viene trovata una sintesi direttamente dalla diarchia padronale che lo regge, senza nessun filtro."


Ora questo assetto democratico schizofrenico viene portato al massimo livello con le "parlamentarie", cioè con la scelta dei candidati al Parlamento nei vari collegi elettorali. Qui la particolarità di questa democrazia interna, non è tanto sul mezzo utilizzato, cioè internet, quanto sul metodo. Gli altri partiti cercano un modo di legittimare il leader, il M5s invece cerca dei candidati legittimati dalla scelta democratica interna. Il leader c'è già e non è in discussione.

"Tutti coloro che hanno accettato la candidatura si sono in precedenza presentati alle elezioni comunali o regionali per il M5S, non hanno precedenti penali, non sono in carica come sindaci o consiglieri, non hanno fatto due mandati. Può votare chi è iscritto al M5S al 30/9/2012 e ha inviato i suoi documenti di identità digitalizzati. Ogni votante ha a sua disposizione tre preferenze da attribuire a candidati della sua circoscrizione elettorale, al cui elenco viene indirizzato al momento del voto. Il voto non costerà nulla. Il M5S è un movimento no profit. Ogni candidato dispone di una pagina elettorale con le informazioni anagrafiche, il curriculum e una sua presentazione che può essere consultata prima delle votazioni che si terranno da lunedì 3/12/12 a giovedì 6/12/12 dalle 10.00 alle 17.00 di ogni giorno. Non sono primarie con leader (che brutta parola...) di cartapesta, ma "parlamentarie" con cui si comporranno le liste elettorali di tutta Italia senza l'intermediazione dei partiti. Non ci saranno "nominati" in Parlamento, ma cittadini che possono entrare come portavoce nella macchina dello Stato per renderla trasparente e democratica."
(www.beppegrillo.it)

Se Renzi si è lamentato dell'esclusione di suoi potenziali elettori, recriminando primarie meno chiuse, nel caso del M5s, la protezione dall'esterno è stata ancora più alta. Si è eretto una barriera impenetrabile tra iscritti con diritto di voto, e potenziali simpatizzanti, ma non iscritti, che non hanno alcun diritto.
Alcuni se ne sono lamentati, ma è anche una questione di giustizia. Chi non ha mai partecipato ai meet up, o agli incontri, o mai partecipato come volontario ai comizi, o non ha nemmeno riempito i campi per iscriversi via internet oggi non dovrebbe essere premiato per la sua pigrizia o ignavia. La politica è anche partecipazione attiva. Ci si deve spendere in prima persona con faccia e nome, non solo con un nikname nei blog (dovrei fare autocritica?).

Da un altro lato, però primarie chiuse, esprimono una certa sfiducia nelle scelte popolari, la paura che le scelte della dirigenza (diarchia in questo caso) del movimento possano essere messe in discussione. E questo atteggiamento non è propriamente positivo, ed è del tutto uguale a quello del Pd bersaniano.

Poi ci sono nuovi movimenti, come per esempio "gli arancioni", che non hanno ancora idee chiare sulla democrazia interna, su come interagire con i loro potenziali elettori.

"Da qualche anno mi chiedo perché la sinistra ami spasmodicamente l’informazione verticale, quella che discende super nos dagli intellettuali ..., dai piccoli apparati gelosi delle loro prerogative, dai giornalisti di nome.
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Dico questo perché oggi al teatro Vittoria di Roma c’è anche il primo appuntamento nazionale di “Cambiare si può“con l’intento di far nascere un nuovo soggetto politico antimontiano e antiliberista, un tentativo nel quale convergono personalità della società civile, di Alba, dalla Fiom, dai movimenti, dal popolo referendario per l’acqua pubblica, con l’attenzione anche di Idv e Rifondazione. Insomma qualcosa di arancione che si collochi tra l’alleanza Pd-Sel e prossimamente Udc e la carica antisistemica di Grillo.
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mi permetto di far osservare che il progetto ha certo bisogno di leader, di assemblee, di organizzatori e naturalmente di idee, ma deve dotarsi anche di strumenti per collegare e rendere possibile una discussione orizzontale con il maggior numero di gente possibile.
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E certo se Grillo non può essere una guida politica, l’esperienza dei meetup può invece essere in qualche modo ripresa e riscattata, creare un interesse e una partecipazione che certo non può essere garantita dai sistemi di comunicazione tradizionali. Non vorrei impancarmi in una discussione sulla termodinamica applicata alla comunicazione, ma ovviamente se essa è troppo ristretta finisce per avere un seguito piccolo ed esaurirsi, se troppo ampia e affidata solo ai canali sociali normalmente disponibili, rischia l’entropia dentro una ridda di afflussi poco significativi. Occorre qualcosa in cui sia facile entrare e confrontarsi, ma che allo stesso tempo ti faccia sentire parte di un progetto che nasce anche da te e non solo fra elites spesso autoproclamatesi tali."

(ilsimplicissimus2.wordpress.com)

La democrazia interna ai partiti non è mai stato un tema abbastanza dibattuto in Italia. Fin dall'inizio della Repubblica, i partiti avrebbero dovuto dotarsi di regole più democratiche, ma interessi contrapposti tra i vecchi partiti cattolici e comunista hanno impedito che si potesse fare più di un'affermazione generica:

"Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale." (art.49 Costituzione)

La Costituzione mette sempre in primo piano i diritti e le libertà personali, ma non si preoccupa del fatto che poi le organizzazioni politiche a cui i cittadini sono liberi di associarsi, siano giuste e democratiche. Ma del resto la Costituzione l'hanno scritta dei partiti che già all'epoca avevano dirigenze che difendevano con i denti, le posizioni di potere raggiunte. Non avrebbero accettato che una "democrazia interna" le mettesse in discussione.

domenica 2 dicembre 2012

Disperazione politica

(presa della Bastiglia - il clima politico italiano sembra preludere ad un evento simbolico simile)

Mi pare che ci sia, fra chi sente forte l'ingiustizia e la sospensione di democrazia in questo momento stoico italiano, una certa disperazione politica. Disperazione dovuta alla mancanza di un mezzo politico tradizionale da utilizzare per incanalare questa insoddisfazione.

E' una disperazione che si differenzia fra le varie sensibilità politiche, ma nello stesso tempo è un sentimento trasversale. Dalle aree della sinistra, fino a quelle della destra.

Per esempio sul sito sollevazione.blogspot.it (Movimento Popolare di Liberazione) di orientamento molto a sinistra, ci si chiede, visto il panorama politico asfittico anche da quelle parti, se non convenga gettarsi fra le braccia di Grillo.

"Prendo spunto dalla domanda che mi rivolge Gigi Viglino in merito al bel comunicato di Beppe Grillo sugli scontri di Roma (Soldato blu …) nel giorno dello sciopero europeo, “Quasi mi spiace, ma devo prendere atto. Onore al merito. Com'è? Dovremo diventare grillisti?”, per chiarire il mio pensiero sulla fase politica che stiamo attraversando.

Viviamo una fase del capitalismo in cui tre pilastri della “tavola dei valori” che hanno caratterizzato buona parte della seconda metà del Novecento, la democrazia, il lavoro, il welfare, sono in uno stadio avanzato di demolizione.

Come la propaganda del regime di centrodestra/centrosinistra racconta quotidianamente a mass-media unificati,
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Non è Berlusconi che manda in crisi la democrazia, come recita da decenni la versione divulgata della “sinistra”, ma è la crisi della democrazia provocata da quell’abdicazione che genera il “mostro” Berlusconi. E’ lì che affondano le radici della cosiddetta “seconda repubblica”, dove l’anticapitalismo, la lotta e la coscienza di classe vengono definitivamente seppelliti e sostituiti dal famigerato, micidiale antiberlusconismo; nel frattempo però la lotta di classe resta esclusiva prerogativa di Confindustria.

Capita così che, mentre gli “utili idioti” del “popolo della sinistra” vengono aizzati dall’apparato propagandistico del Ministero della Cultura Popolare di Centrosinistra (Repubblica, Manifesto, TG3, LA7, Moretti, Eco, Flores d’Arcais, Fazio, Litizzetto, Saviano, Formigli, Gruber, Lerner, Floris, eccetera) contro il pericoloso puttaniere nemico del popolo e della “democrazia”, i dirigenti della “sinistra” si riciclano impunemente nella nota sequenza PCI-PDS-DS-PD fino a diventare i più zelanti esecutori delle politiche liberiste
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Dovrei a questo punto narrare anche delle miserie di quell’altra sinistra, quella comunemente definita “estrema” o “radicale”
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I principali partitini, che non hanno ancora fatto i conti con il loro passato perché pensano di vivere ancora nello scorso secolo, continuano ad inseguire qualche seggio in parlamento per fare finta di esistere, mentre quel colossale concentrato di opportunismo, populismo e demagogia che risponde al nome di Nichi Vendola sta eseguendo a puntino il compito di coprire sul lato sinistro le scelte liberiste della eventuale, probabile futura alleanza PD-Moderati
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Non si tratta allora di diventare grillisti (grillini comunisti?), ma di constatare che sulla piazza c’è solo il M5S che è fuori da quella letale —non solo dal punto di vista di classe per i lavoratori, ma oserei dire per la stragrande maggioranza del popolo italiano—, finta contrapposizione centrodestra/centrosinistra in cui l’aggettivo sinistra è buttato lì solo per acchiappare gli “utili idioti” di cui sopra, ma non ci azzecca nulla con la difesa degli interessi delle classi subalterne. Il M5S, che non a caso si dice movimento e non partito, è oggi l’unico strumento in campo per riappropriarsi della politica quella locale e quella nazionale, rompere questo quadro politico, per destabilizzarlo, per cacciare buona parte di questa classe politica e, aggiungo io, demolire le catapecchie della sinistra. Da questo punto di vista evviva Beppe Grillo, con l’augurio che in tutta Italia il M5S diventi la prima forza politica, come in Sicilia!"

(sollevazione.blogspot.it)

Mentre il giornalista web Messori, sul suo blog www.byoblu.com ha fatto un pezzo di pieno sostegno al M5s. Ma in realtà è da molto tempo che non vede (disperatamente) altra soluzione a Grillo.

"La perfezione non è di questo mondo e non si raggiungerà mai. Il senso di tutto quanto è l'eterno movimento, la tensione verso un principio che appare superiore. Eraclito docet.

Il MoVimento Cinque Stelle è una variabile di questa complessa funzione macrosociale. Al momento, è l'unica variabile indipendente, e soprattutto l'unica che si muove in un intervallo abbastanza ampio da poter modificare la curva della funzione istituzionale e farla tendere all'infinito.
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Oggi, di fronte allo sfacelo, all'innegabile degrado istituzionale, all'immanenza di un decadentismo sul quale tutti concordano, indipendentemente dalle ragioni che adducono, c'è solo un movimento che fa proposte coraggiose, chiare, e che ha i numeri per entrare in Parlamento dalla porta principale. C'è solo un movimento che ha un principio ispiratore forse antico - la lotta alla corruzione dei valori e delle persone - ma declinato secondo una filosofia nuova, assistita dalla modernità di una tecnologia che nella storia non è mai stata disponibile prima, e soprattutto deciso e non disposto a mediare. C'è solo un movimento con una identità chiara e che mantiene saldo il timone verso l'isola che non c'è e che magari non si troverà mai, ma che intanto ti fa fare un altro tratto di mare in una direzione ostinata e contraria al vento dei tempi che soffiano grigi, e che schiaffeggiano il volto con zaffate di maleodorante rassegnazione. C'è solo un movimento che ha la credibilità per tentare il tutto per tutto e proporsi come reale alternativa, perché è l'unico movimento che è nuovo davvero, e non solo per le cose che dice, ma soprattutto per le cose che fa,"

(www.byoblu.com)

Certamente Beppe Grillo ed il suo movimento raccoglierà la maggior parte degli elettori italiani disperati che non sanno più dove sbattere la testa. Ma la disperazione politica fa fare anche cose curiose, come quelle che ha messo in pratica da FunnyKing (P. Rebuffo) che scrive sul sito www.rischiocalcolato.it di orientamento politico vicino al centro destra:

"Ho votato Renzi al primo turno e voterò convinto Renzi al ballottaggio.
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Non ho sentito accenni a patrimoniali, ed anzi Matteo Renzi nella sua Firenze ha rivendicato di avere abbassato l’addizionale Irpef dal 3 a 2 per mille (ho controllato, è vero).
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Faccio notare che Renzi ha escluso categoricamente ogni alleanza con l’UDC di Casini (e con Fini).
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Ad oggi, salvo eventi imponderabili e con l’attuale legge elettorale, chi vincerà le primarie del PD ha una elevatissima possibilità di essere il prossimo presidente del consiglio. E nel caso di Renzi candidadto premier, si può anche vedere in anticipo, prima delle elezioni, quale sia la vera direzione presa in base ai “nominati” messi in lista dal PD con lui.

Andrò a votare e di corsa. Fate come vi pare, ogni posizione è legittima e comprensibile. Ma per favore, NON E’ LA STESSA COSA, fra Renzi e Bersani."

In questo caso il ragionamento del blogger, esposto in post precedente, è che posto che sarà il centro sinistra a vincere (o rischiare di...) le elezioni, tanto vale intervenire alle primarie per orientare quel partito verso una direzione più compatibile per un elettore del centro destra deluso dalla sua parte.
Ma anche FunnyKing ha una strategia finale simile a quella di D'Arcais (vedi Guastatori D'Arcais):

"Andrò a votare alle primarie del PD e voterò per Matteo Renzi. Successivamente, alle elezioni, con gli attuali “schieramenti” in campo, andrei a votare M5s.
...
Io credo che il candidato più dannoso sia Bersani, percepisco il maggiore potenziale per incanalare nel voto la voglia di protesta e cambiamento che c’è nell’ex elettorato che dichiara il non-voto, in primis in Renzi e poi in Vendola. "

(www.rischiocalcolato.it)

Sono molti i blogger che si stanno orientando verso il Movimento 5 stelle, malgrado i problemi di democrazia messi in luce dai media principali. Ma è pur vero, che si tratta di problemi, su cui la maggior parte è disposta a soprassedere, se si raffrontano con i macigni che hanno colpito i grandi partiti italiani, da sinistra a destra.

Se gli elettori fossero solo blogger, probabilmente Grillo vincerebbe le elezioni con qualsiasi legge elettorale, e con percentuali bulgare.
E' più difficile che la disperazione delle grandi masse, magari tradite da Berlusconi, che non bazzicano in rete e si informano solo attraverso Tv e giornali, si trasformi in un appoggio pesante per il M5s. Molto più probabile che diventi disaffezione e astensione. C'è da dire che le elezioni siciliane hanno sdoganato il movimento, e l'hanno portato alla ribalta dei grandi media, dandogli la possibilità di imporsi al grande pubblico non informatizzato.

Io penso che comunque il M5s continuerà a crescere nei sondaggi, da qui alle elezioni. Intanto il colpo dato dall'Imu sulle tredicesime influirà negativamente sul governo e sui partiti che lo sostengono. Poi da come si stanno mettendo le cose in ambito industriale, e anche in ambito amministrativo pubblico, ci saranno prossimamente enormi problemi occupazionali. Già oggi certificati dall'Istat che ci informa di un ritmo di nuovi disoccupati pari a 100 mila al mese. Non solo l'Ilva che rischia di saltare per uno scontro fra istituzioni e per un ricatto della proprietà, ma anche altre grandi imprese italiane stanno facendo salti tripli mortali per sopravvivere, emettendo obbligazioni con tassi d'interessi da bond greci, come Fiat e Telecom. Una bomba economica che se scoppiasse potrebbe far affondare definitivamente l'Italia.

E poi ci sono già in ambito pubblico numerose Asl e ospedali dove non vengono pagati gli stipendi a medici e infermieri. Pare poi che un terzo dei comuni italiani sia a rischio default. Anche amministrazioni più grandi come le Regioni sono in gravi difficoltà, nel far funzionare la sanità e far viaggiare i treni regionali. Un esempio proviene proprio dal nord, dalla Regione Piemonte, definita da alcuni "tecnicamente fallita". Ma altre sono a rischio di sopravvivenza, come il Lazio e la Sicilia.

Si tratta di una situazione sempre più difficile, che stride fortemente con l'ottimismo naif del nostro premier. Il quale continua a promettere l'età dell'oro in tempi futuri. A partire dalla metà del 2013, come se ci fosse un qualche indicatore economico che promettesse un qualche miglioramento improvviso. Molto più verosimile la previsione di Squinzi della Confindustria, che colloca una eventuale ripresa dopo il 2015.

La situazione non può non essere favorevole ad un movimento di rottura come quello di Grillo. Anche le primarie, che oggi hanno portato una crescita nei sondaggi del Pd, potrebbero presentare il conto una volta stabilito il vincitore. E' probabile che con la vittoria di Bersani, i sondaggi mostrino una contrazione delle preferenze Pd, in quanto finirebbe l'aspettativa della novità "rottamazione" di Renzi.

Già oggi Grillo potrebbe portare un centinaio di suoi "cittadini onorevoli" in Parlamento, ma è probabile che il numero si incrementi, piuttosto che diminuisca. Sia che si modifichi o no la legge elettorale.
Sarà forse un evento assimilabile alla presa della Bastiglia preludio della rivoluzione francese...

sabato 1 dicembre 2012

La strategia del Cavaliere



E' molto difficile da interpretare. A prima vista sembra una strategia priva di senso, o del tutto inesistente. Ma come ha affermato l'On. Santanchè è probabile che Berlusconi attenda l'esito delle primarie del centro sinistra, per capire come agire.

Per lui sarebbe più semplice se vincesse Bersani. In questo caso la differenza d'età fra il rappresentante del centro sinistra, e la sua possibile candidatura non sfigurerebbe troppo. Non si tratterebbe di una sfida nonno/nipote, ma comunque potrebbe essere quasi una sfida padre/figlio (Bersani è del '51, Berlusconi del '36). Ed inoltre, Berlusconi potrebbe persino pensare di corteggiare Renzi. In fondo ci ha già provato prima delle primarie, ed inoltre un "suo" uomo, Gori, è al fianco del piccolo berlusconino di sinistra.

Se vincesse Renzi, non potrebbe fare altro che una campagna elettorale completamente in difesa. Ma potrebbe addirittura recuperare un Casini lasciato in disparte da Renzi, che non sopporta i giochi democristiani del campione del centro.

"La verità è che Berlusconi non ha ancora bene chiara la sua strategia. L’unica cosa è che ha deciso, dopo mesi di incertezza - culminati nel doppio annuncio dell’uscita di scena e del ritorno in campo di un mese fa - è di riprendere pienamente in mano il controllo del partito. Di qui il «serrate le file» che ha convinto anche Alfano a rinunciare alle primarie e che vedrà nel prossimo ufficio di presidenza il ritorno del Pdl ... alla piena unità attorno al Fondatore, mentre La Russa e i suoi si preparano a calare in acqua la scialuppa con cui dovranno navigare da soli fino al voto.
Dai sondaggi che riceve quotidianamente, il Cavaliere ha ricavato l’indicazione che una versione moderata del Pdl, con un nuovo nome e con alleanze più centriste (Casini e Montezemolo) potrebbe puntare a un’area di oltre un terzo dell’elettorato e competere così con il Pd, che nei sondaggi risulta primo partito con percentuali che oscillano attorno al 30%. Tutto ciò a patto, beninteso, di presentarsi senza Berlusconi, ciò che appunto il leader del centrodestra non può accettare.

C’è però un’altra indicazione che viene dai sondaggi: una larga parte dell’elettorato di centrodestra non ne può più di rigore, ritiene che l’Italia stia peggio di un anno fa e vorrebbe tornare al «meno tasse per tutti» che segnò la discesa in campo del primo Berlusconi vittorioso. Ed anche se questa linea oggi è fuori dalla realtà, di fronte alle dimensioni della crisi dell’area euro"

(www.lastampa.it)

Credo che M. Sorgi, autore del pezzo per La Stampa, veda più un Berlusconi arruffa popolo del secondo tipo. Allineato cioè alle tesi della Santanchè e di Brunetta.

Il problema della formazione del primo tipo con dentro tutti i moderati, è che ci sono dei veti incrociati fra i possibili componenti. Tra Casini e Berlusconi (ma forse anche tra Casini e Alfano), tra Montezemolo e Casini, tra Montezemolo e Berlusconi ecc. In pratica ci sono troppi galli nel pollaio ed ognuno vorrebbe essere il leader di questa fazione. Casini, si è visto, non sopporta nemmeno una alleanza con un Pdl guidato da Alfano. Probabilmente vorrebbe inglobare il Pdl nell'Udc. Un'idea puramente fantascientifica.

Montezemolo si prospetta sulla scena politica come il "nuovo" che avanza. Per cui non sopporta di essere accostato ai nomi della vecchia ed usurata politica del centro destra.
Tutte queste formazioni democristiane, liberiste, reazionarie ecc. che si presentano sulla scena, formate poi da partiti personalistici, non riusciranno ad amalgamarsi per un bel po' di tempo. Almeno finché sarà in vita Berlusconi.

Per questo la scelta della strategia populista, alla fine sarà obbligata per il Cavaliere. Questa scelta gli farà perdere per strada alcuni compagni di viaggio, e molti voti. Nel contempo riacquisterà i voti degli affezionati al "meno tasse per tutti", della Lega, e degli arrabbiati alla Grillo, che però non voterebbero mai un movimento come quello del comico, che vedono troppo orientato a sinistra.
Difficile capire quale sarà il risultato finale: mal che vada mantiene l'attuale 15% di consensi, se dovesse andare bene, potrebbe riprendersi una bella fetta di quell'elettorato che non intende andare a votare, che rappresenta tra il 30 e il 50% degli aventi diritto.

Quella di Berlusconi, potrebbe essere una scommessa che mette in forte imbarazzo i così detti poteri forti: sia quelli italiani (che vedono Monti come rappresentante), sia quelli esteri europei che di fatto ci hanno commissariato. Perché un partito del genere, populista ed anti austerità, non potrà che essere anche un partito anti euro ed Europa.

Pertanto, se andasse a finire così, il prossimo Parlamento potrebbe addirittura rischiare di avere una maggioranza anti-europea. O almeno che non accetta l'attuale assetto dell'Europa germanocentrica.
Va detto che sarebbe una maggioranza impossibile da mettere assieme, formata da grillini e berlusconiani. Ma una maggioranza che potrebbe condizionare fortemente le scelte filo europee, o magari ritrovarsi a condividere determinate politiche, come il referendum sull'euro.

Il Cavaliere ci regalerà ancora emozioni forti?