martedì 22 gennaio 2013

Pinocchio in loden



Eravamo abituati a considerare Silvio il più bugiardo, o forse il più contraddittorio. Un giorno dice "nero" e il giorno dopo dice"bianco"; anzi, che ha sempre detto "bianco", in sfregio a qualsiasi evidenza (registrazioni comprese). Ma il nuovo Pinocchio Monti, stupisce per aver quasi superato il maestro. Mentre sulle bugie di Silvio, in realtà c'è qualche dubbio che non lo siano del tutto. Per esempio su Repubblica sono state analizzate le risposte di Berlusconi alla trasmissione "Lo spoglio":

"Berlusconi: "Monti ha aumentato di 3 punti la pressione fiscale. Mai successo".
Fact-checking: Parzialmente vero. È aumentata di 2,6. E ci sono stati aumenti maggiori negli anni precedenti.

Berlusconi: "Miei governi hanno sempre tenuto i conti in ordine e mai aumentato le tasse".
Fact-checking: Non vero

Berlusconi: "Da miei governi leggi tutte a favore di maggiore civiltà della giustizia, sempre approvate da Consulta e Corte Europea".
Fact-checking: Non vero. La Corte Costituzionale ha parzialmente bocciato sia il "Legittimo impedimento" che il "Lodo Alfano".

Berlusconi: "Se cambiamo la Costituzione in 5 anni si risparmiano 80 miliardi sugli 800 di spese dello Stato".
Fact-checking: (prende in esame ovviamente solo le cifre, non le promesse): Vero. La spesa per la macchina dello Stato è 800 miliardi.

In generale, il Fact-checking ha portato alle seguenti risposte: Berlusconi ha detto tre cose vere, una parzialmente vera e due sicuramente non vere."


Anche dal punto di vista dell'analisi delle cause della crisi, anche se Berlusconi è in genere preso a sberleffi dalla stampa e tv principali, in realtà è quello che ci prende di più. Anche perché si è personalmente preparato interrogando direttamente economisti di fama internazionale. Chiaramente la stampa lo osteggia, sopratutto se proviene dalle redazioni del Corriere-Repubblica-Sole24ore, cioè la stampa sdraiata sulle posizioni di austerità germanica.

N. Porro fa un fact checking piuttosto impietoso sulle affermazioni di Monti, ma in generale mi pare ci prenda:

"1 L’incubo quotidiano era di restare senza soldi per pagare gli stipendi pubblici.

Ma di che sta parlando? Tra il novembre del 2011 e quello del 2012 ballano circa sei miliardi di fabbisogno. nel senso che nel 2012 (dati novembre) il fabbisogno pubblico è stato pari a circa 63 miliardi. Il conto di tesoreria nel 2011 era ampiamente in grado di coprire la differenza: nessun rischio stipendi. Essi ammontano a circa 150 miliardi l’anno. In termini assoluti e di lungo periodo il rischio di non pagare gli stipendi c’è sempre e deriva dal fatto che il debito italiano è elevato, superiore ai duemila miliardi. E su questo fronte durante il governo Monti il debito è cresciuto circa di 70 miliardi di euro. In termini percentuali il debito pubblico è cresciuto nel periodo montiano più che in quello berlusconiano. E se qualcuno volesse o dovesse evocare lo spauracchio stipendi potrebbe farlo a maggior ragione oggi rispetto a ieri."

(blog.ilgiornale.it)

Questa è un affermazione credo fra le più false, ma che continua ad essere ripetuta come un mantra non solo dai politici montiani, ma anche da molti giornalisti, che evidentemente non hanno fatto un semplice raffronto di cifre (ndr vedi anche il post: "L'Italia era sull'orlo del baratro?").

"2 le riforme avvicinandosi alle elezioni incontravano ostacoli crescenti… e pesava il rapporto più stretto del Pd con la Cgil.

Non siamo certo fan di quella parte sindacale, ma anche qui Monti si crea una alibi. Il peso della Cgil c’è stato sin da subito. E lui lo sapeva bene. Si era capito nella formazione della squadra governativa in cui fu “silenziato” il candidato anticigiellino al Lavoro Carlo dell’Aringa. E sulla modifica dello Statuto dei lavoratori, Monti sa bene come la manina della Cgil sia stata quella che ha fatto fare al governo una riforma che peraltro lo stesso Monti oggi vuole riformare. perché Monti oggi fa finta di non saperlo?

3. Se fossi caduto in anticipo sarebbero tornati al governo, i vecchi partiti, i vecchi apparati di potere, veri responsabili del declino dell’Italia

Roba da pazzi. Monti è alleato con due esponenti della politica (Casini e Fini) che sono più vecchi o almeno altrettanto vecchi di Cav&Bersani. Perché non li ha mollati per strada? Perché tenersi il Fli di Fini&Bocchino che se va bene si portano a casa l’1 per cento? Sono forse giovani e freschi? Perché non accettare un alleanza con Giannino, che avrà molti difetti, ma certo è un po’ più nuovo dei due gattoni? E gli apparati? Senti chi parla. Al suo governo ci sono stati solo rappresentanti dei vecchi poteri. Agli esteri? un ambasciatore. Alla difesa? Un militare. Sottosegretario alla pres? Catricalà, non proprio un outsider. Allo sviluppo economico? Un banchiere e non di una banchetta di provincia, ma la numero uno in Italia. All’Agricoltura e all’Ambiente: i direttori generali dei rispettivi ministeri, lì da una vita. All’Economia? Grilli che se li è girati tutti e che ha dimorato presso ogni ufficio di via xx settembre. La lista potrebbe continuare. Niente male per chi si dice spaventato dai vecchi apparati.

4 il motivo per cui mi candido è un senso di dovere… il dovere di non far dissipare i sacrifici che avevo chiesto agli italiani… Così rischio tutto..

qua sembra ancor più presuntuoso del cav. presume che i sacrifici fatti fare siano stati buoni, quando egli stesso ha ammesso di aver contribuito ad aumentare la recessione. Ieri Bankitalia ha detto che la ricchezza, grazie alle manovre di Monti diminuirà nel 2013 di cinque volte più di quanto stimino i supertecnici. ma diamo pure per buona questa presunzione montiana. la somma considerazione di sè nasce dal fatto che ritiene per il solo fatto di candidarsi non candidandosi di mettere in cassaforte le sue opere: dunque ha la presunzione di vincere in modo assoluto le elezioni o di essere il Craxi del prossimo governo. In bocca al lupo. Craxi disse, come tutti i politici, che la propria discesa in politica derivava da un obbligo morale a migliorare questo paese, ma almeno non pretendeva di essere nominato Senatore a Vita.
Infine a proposito di rischio tutto: Monti dovrebbe capire che per un politico quale lui è diventato rischiare tutto vuol dire rischiare il seggio: cosa che al sommo prof e sen a vita non è concessa.

5 la mia iniziativa politica è stata sollecitata dalla società civile

Anche questa già sentita. E' la tipica bugia del politico consumato che non ha il coraggio di dire di voler fare politica per una sua legittima ambizione personale. Non si riesce bene a capire cosa sia la società civile? L’aristocratico Monti che sente questa pulsione popolare per la sua candidatura? certo qualcuno lo avrà consigliato, gli avrà suggerito di salire in politica. Ma confondere i club a cui partecipa Monti con la società civile mi sembra riduttivo oppure terribilmente snob.

6 oggi possiamo guardare la crescita con maggiore ottimismo ed è possibile parlare senza alcuna incoerenza di una graduale riduzione delle tasse.

Vabbè questa la dicono tutti."

Forse anche all'estero se ne sono accorti: Munchau sul FT: Monti non è l'uomo giusto per guidare l'Italia

lunedì 21 gennaio 2013

Salviamo i numeri reali (della crisi)


"Quando lo Stato ha bisogno di soldi, perché le entrate sono inferiori alle spese, può ottenerli in tre modi: 1) li stampa, 2) li chiede in prestito al mercato offrendo un interesse stabilito da lui, 3) li chiede in prestito al mercato lasciando che sia quest’ultimo a stabilire il tasso di interesse."

Così inizia il primo volantino preparato dal "comitato per la salvaguardia dei numeri reali" la cui mission è:

" ...restituire ad essi la dignità e l’importanza che meritano.

Un piccolo gruppo di cittadini, che si spera possa crescere in numero, ha deciso di impegnarsi per porre fine a questa ingiustizia. Quello che ci unisce, oltre le diversità di opinioni, è il rispetto e l’ammirazione che proviamo per i negletti “numeri reali”, alla salvezza dei quali abbiamo deciso di dedicare parte del nostro tempo e delle nostre energie.

La strategia che abbiamo in mente è uno schema Ponzi, invertendone però le finalità che, da truffaldine, vengono poste al servizio della verità dei fatti. Il campo d’azione principale non sarà la rete Internet, ma la carta stampata, attraverso la diffusione e distribuzione di volantini, preparati da un gruppo di esperti qualificati attingendo alle fonti più accreditate. La rete Internet sarà usata con funzioni di supporto, al fine di consentire, a quanti verranno in contatto con i volantini, di scaricarli e ristamparli, per poi distribuirli nuovamente.

L’idea è quella di mobilitare migliaia di divulgatori, ad ognuno dei quali sarà chiesto un piccolo sforzo: stampare, in proprio, un limitato numero di copie dei volantini (anche solo cinque) per poi consegnarli a persone di conoscenza, possibilmente spendendo qualche minuto per illustrare il senso dell’iniziativa, così da conquistare alla causa nuovi divulgatori. I volantini potranno essere lasciati al bar quando si fa colazione, sui luoghi di lavoro, all’uscita della messa domenicale (il Vaticano è con Monti, ma l’ecclesia....?)."

Sulla parte destra del blog lascerò, per tutto il periodo delle elezioni, il link (l'urlo di Homer) al sito del comitato.

Francia, crisi e guerra in Mali


Sentiamo parlare in tv e si leggono sui giornali di echi di guerra in Mali e in zone desertiche dell'Algeria: il tutto viene spiegato molto confusamente. Più o meno si è compreso che la Francia ha degli interessi in Mali e sta bombardando le postazioni di un gruppo fanatico islamico che ha occupato la parte sahariana di un paese assurdo che in realtà esiste solo sulle carte geografiche.
Ma le cose che ci vengono dette sui media principali sono piuttosto addomesticate e in parte taciute.

Una prima considerazione che va fatta, è sulla situazione francese. La Francia è una nazione, che per molto tempo è stata considerata una potenza economica al pari della Germania. Ed in effetti in passato, con il suo franco e la sua sovranità monetaria lo è stata. Oggi all'interno dell'eurozona, la Francia invece vede sempre più allontanarsi da queste posizioni.

"Poco prima delle celebrazioni per il cinquantesimo anniversario del Trattato dell'Eliseo gli esperti di politica estera di Berlino fanno un bilancio sullo stato delle relazioni franco-tedesche.
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Parigi dovrà applicare i diktat di risparmio sul modello Hartz IV; se questi avranno successo o meno non è ancora chiaro, per l'opposizione dei sindacati francesi - diversamente da quanto è accaduto in Germania. A Berlino si guarda con scetticismo all'alleanza militare franco-britannica, chiaramente percepita come una minaccia per l'egemonia tedesca. Nel complesso gli esperti consigliano di abbandonare la finzione di due potenze di eguale forza alla guida dell'EU e di accettare la situazione attuale: l'egemonia tedesca.
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I dati piu' recenti mostrano che il paese alla fine del 2012 è entrato in recessione. La disoccupazione ha superato il 10% - il valore piu' alto degli ultimi 15 anni. 2 agenzie internazionali hanno abbassato il rating sul debito francese. La crescente distanza nei confronti della Germania è mostrata dai deficit commerciali: mentre le esportazioni tedesche verso la Francia sono cresciute fino a 101.6 miliardi di euro (2011), l'export francese verso la Germania nello stesso anno ha raggiunto un valore di soli 66.4 miliardi di Euro. Il deficit commerciale, che alla fine si ripercuote in maniera negativa sul bilancio pubblico francese, ha raggiunto in questo modo la cifra record di 35 miliardi di Euro. E questo "significa che entrambi i paesi non sono piu' sullo stesso livello", secondo gli osservatori. La Germania "non ha solo rafforzato la propria posizione economica", ma nel corso della crisi ha trasformato la forza economica in forza politica e "accresciuto il suo ruolo di leadership nella politica europea". "Il primo elemento" è diventato "la precondizione fondamentale per il secondo"."


La Francia per molti aspetti si ritrova nella situazione italiana. Addirittura alcuni indicatori di bilancio ed economici son peggiori di quelli italiani. L'Italia ha una situazione di finanza pubblica più sostenibile sul lungo periodo (Vedi "L'Italia era sull'orlo del baratro?"), e una situazione di deficit pubblico migliore di quello francese.

La Francia non riesce per ragioni sociali (la forza sindacale e le resistenze dell'amministrazione) ed economiche (per esempio l'incredibile debolezza del settore auto) a competere con la Germania e a ristabilire la propria posizione di forza all'interno dell'eurozona. Temo che per rimediare stia valutando di attuare un'economia di guerra e rapina a danno di paesi ex coloniali. Ci ha già provato con la Libia, anche se sembra che non gli sia andata così bene. Ora ci riprova con il Mali: il suo obbiettivo è lo sfruttamento delle risorse naturali del paese africano.

Il Mali è una "non nazione", è uno strano residuato delle guerre coloniali africane. La sua conformazione strana sulle carte geografiche, ci conferma che è una specie di territorio di risulta in seguito alle divisioni territoriali operate dai colonialisti europei.

"La prima cosa che balza all’occhio della geografia del Mali è la sua affatto peculiare forma “a clessidra” obliqua, orientata da sud-ovest a nord-est, con un forte restringimento nella zona centrale. Come spesso capita per i paesi africani, anche i confini del Mali sono retaggio del passato coloniale, ossia dei settant’anni di dominazione francese. Non ritroviamo tale configurazione in epoche storiche precedenti. È il caso pure dell’Impero del Mali, da cui la nazione odierna prende il nome, che fu creato intorno al 1200 dai Mandinka, meglio noti in Occidente come Mandingo.
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Di lì a poco l’Impero cominciò a frantumarsi e, tra i soggetti che conquistarono l’indipendenza, vi fu il regno musulmano dei Songhai, etnia della zona di Gao che oggi costituisce circa il 6% della popolazione maliana.
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Al suo apogeo (ca. 1500) l’Impero dei Songhai riuscì effettivamente a governare su quasi tutto il Mali attuale, ma osservandone la conformazione, molto simile a quella dell’espansione dei Mandinka, ci si accorge che le grandi compagini statuali dell’area erano costruite attorno all’alto e medio corso del Niger, al fiume Senegal e alla Valle del Gambia.
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mentre ha una vasta appendice desertica nel “bulbo” settentrionale della “clessidra”. Furono i Francesi, che conquistarono l’area negli ultimi decenni dell’Ottocento, a dare dopo varie modifiche questi confini al “Sudan Francese”, com’era da loro chiamato, il quale nel 1960 divenne indipendente col nome attuale di Mali.
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Dei circa 14,5 milioni d’abitanti del Mali (meno d’un quarto della popolazione italiana) più del 90% si trova nella parte meridionale del paese. La sola capitale, Bamako, ospita ormai quasi due milioni di persone

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Il 90% dei maliani appartiene a etnie subsahariane, il gruppo principale delle quali è quella delle lingue mandè
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Appartengono a tale gruppo i già citati Mandinka, che danno il nome al paese, ma soprattutto i Bambara, un’etnia sorta dai Mandinka nel Settecento e che oggi costituisce quella predominante in Mali. I Bambara sono infatti il 36,5% della popolazione,
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A un’etnia mandè appartiene grosso modo la metà della popolazione maliana. Poco meno d’un quinto degli abitanti del paese è invece d’etnia fulani: anch’essi distribuiti in tutta l’Africa Occidentale, furono i primi a convertirsi all’Islam
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Il 10% della popolazione è però rappresentato da due etnie di nomadi settentrionali non subsahariani ma berberi: Tuareg e Mori.
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uno dei pochi elementi uniformanti è rappresentato dalla religione. Il 90% dei maliani è infatti musulmano,
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Come quasi tutti gli Stati “artificiali” e multietnici dell’Africa post-coloniale, anche il Mali dopo l’indipendenza ha faticato a trovare stabilità politica e sviluppo economico. Il Mali è uno dei peggiori paesi al mondo per Indice di Sviluppo Umano "
(www.comedonchisciotte.org)

Perché una nazione "non-nazione" così sgangherata dovrebbe interessare alla Francia? Lo spiega il corrispondente P. Cammerinesi:

"Apro i giornali e, come su altre, trovo su questa vicenda solo menzogne e mezze verità che la stampa mainstream si guarda bene dallo smascherare.

Partiamo dal pretesto – oops, scusate, volevo dire dalla giustificazione - dell’intervento: i cattivoni di turno, gli integralisti islamici, dopo aver sconfitto i tuareg del MNLA, che avevano proclamato l’indipendenza della regione dell’Azawad, stavano marciando su Bamako, la capitale del Mali, ormai spezzato in due e incapace di reagire.

Ecco che allora i ‘nostri’ - in questo caso i francesi - hanno lanciato l’operazione Serval, vero e proprio atto di aggressione militare, dichiarando di voler inviare 2.500 soldati per sostenere le forze armate del Mali nel conflitto contro i ribelli islamici.
...
Quello però che non mi torna è che in questo caso sono tutti d’accordo, ...
... 
anche i competitor della Francia, che venderebbero la madre pur di strappare alla ex-potenza coloniale brandelli di quei territori dove l’influenza francese è ancora pienamente operativa.

Scrive infatti l’autorevole TIME: “In Francia c'è una paura, probabilmente fondata, che un Mali in mano agli islamici radicali possa costituire una minaccia soprattutto per la Francia, dal momento che la maggior parte di questi estremisti islamici sono di lingua francese e molti hanno parenti in Francia
...
Pieno appoggio dunque.

Peccato però che il TIME non informi i suoi lettori sul fatto che Al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM) sia un alleato strettissimo del gruppo combattente islamico libico, quel LIFG a sostegno del quale la Francia è intervenuta a fianco della NATO nell’invasione della Libia dello scorso anno, fornendo armi, addestramento, forze speciali e anche aerei per rovesciare il legittimo governo di Gheddafi.

Proprio di quel Belhaj che ha guidato - grazie al sostegno della NATO - il rovesciamento di Gheddafi, gettando la nazione in un abisso di lotte intestine genocide.
...
E sapete dove sta ‘lavorando’ oggi il nostro Belhaj?

Guarda caso in Siria, dove - sul confine turco-siriano - sta promettendo armi, denaro e soldati al cosiddetto ‘esercito siriano libero’ anche questa volta protetto e affiancato dalla NATO.

Ma passiamo a casa nostra: da noi che si dice su questa vicenda?

Il Corriere titola: "L'intervento in Mali fa riscoprire ai francesi l'orgoglio nazionale" e Repubblica "La Francia all'attacco di Al Qaeda in Mali".

Più o meno dello stesso tenore tutti gli altri organi di stampa mainstream.
...
Abbiamo visto che la Francia non è sola in questa ennesima ‘guerra umanitaria’; è sostenuta da altri membri della NATO come Canada, Belgio, Danimarca e Germania e ora anche dall’Italia."

L'Italia ha dichiarato immediatamente l'appoggio militare ai francesi, al contrario delle titubanze mostrate dal governo Berlusconi nel caso della Libia. Perché in Libia, l'intervento militare francese era direttamente in contrasto con i nostri interessi nazionali. La Libia era una ex colonia italiana, da prima del fascismo. 
Nel caso del Mali, invece gli interessi inconfessabili dei francesi, sono in parte anche i nostri. Come per esempio quelli energetici: acquistiamo dalla Francia energia elettrica ad un prezzo molto basso. La Francia ha un surplus di produzione energetica grazie alle centrali nucleari, ma è comunque dipendente dall'uranio come noi lo siamo dal gas e dal petrolio. L'Italia ha interesse a continuare ad approvvigionarsi dall'energia nucleare francese. 

"Ebbene, come si diceva all’inizio, questo Paese africano ha qualcosa che non può non attirare l’ingordigia dei Paesi ricchi: le sue straordinarie risorse naturali.
Vediamo brevemente di che si tratta.

1) Uranio. L’esplorazione è attualmente in atto da parte di svariate aziende; se i giacimenti di Samit, nella regione di Gao sono solo di 200 tonnellate, nell’area di Falea si stima vi siano almeno 5000 tonnellate di uranio.

2) Oro. Il Mali è il terzo produttore africano d'oro ed è un Paese minerario da cinque secoli. Ha attualmente sette miniere d'oro attive: Kalana e Morila nel Sud, Yatela, Sadiola e Loulo ad Ovest, e Syama e Tabakoto che hanno recentemente ripreso la produzione. Altre miniere in progettazione sono sono: Kofi, Kodieran, Gounkoto, Komana, Banankoro, Kobada e Nampala.

3) Petrolio. Le perforazioni hanno indicato sin dagli anni ’70 del secolo scorso l’esistenza di giacimenti di petrolio (Taoudeni, Tamesna, Ilumenden, Fosso Nara e Gao). Mali potrebbe anche fornire un percorso strategico di trasporto sub-sahariano per le esportazioni di petrolio e gas verso l’occidente.

4) Pietre preziose. Diamanti, nelle regioni di Kayes e di Sikasso, granati e rari minerali magnetici (Nioro e Bafoulabe), pegmatite (Bougouni e Faleme), granati e corindoni (Le Gourma) e ancora: quarzo e carbonati, minerali di ferro, bauxite e manganese.

Si stimano in oltre 2 milioni di tonnellate le riserve potenziali di minerale di ferro situati nelle zone di Djidian-Kenieba, Diamou e Bale, mentre quelle di bauxite a Kita, Kenieba e Bafing-Makana si pensa siano 1,2 milioni di tonnellate.

E non è finita. Piombo e zinco (Tessalit con 1,7 milioni di tonnellate di riserve stimate), rame (Bafing Makan, Ouatagouna), depositi calcarei di roccia (Gangotery est, Bah El Heri), fosfato (Tamaguilelt, potenziale stimato in 12 milioni di tonnellate), marmo (Selinkegny e Madibaya), gesso (Taoudenit, Kereit), caolino (Regione del Nord, Gao), litio (Kayes e Bougouni), scisto bituminoso (Agamor e Almoustrat), lignite (Bourem), salgemma ( Taoudenni), diatomite (Douna Behri).

Niente male eh? Eppure secondo quello che ci raccontano i media mainstream, l'obiettivo di questa guerra non è altro che salvare le povere popolazioni - minacciate dai feroci guerriglieri islamici - di un misero Paese privo di risorse naturali…"

C'è una fettina di gloria e di bottino di guerra per tutti. Per questo tutti sono d'accordo a lasciar bombardare il Mali dai francesi. Anche la nostra Italia, cioè i nostri "poteri forti", concedono volentieri le basi e l'appoggio logistico ai francesi, in cambio di qualche commessa nelle future miniere e pozzi d'estrazione maliane. 

La Francia non potendo investire sulla propria potenza economica, ha deciso di farlo sulla sua potenza militare. In questo campo ha ancora una supremazia sulla Germania. Da potenza economico-manifatturiera vuole trasformarsi in potenza neocoloniale, sfruttando le ricchezze saccheggiate ad altre popolazioni.

Il fatto che l'Italia si stia armando con l'acquisto di aerei e sommergibili, mi fa temere che nelle "alte sfere" si stia pianificando per il nostro paese un destino simile. Cioè a fare da stampella militare alle varie potenze occidentali che di volta in volta andranno a "salvare" l'Africa e il Medio Oriente.

"Ce ne saranno altre da ‘salvare’; il Mali non sarà certamente l’ultimo Paese africano a essere aiutato dai nostri ‘liberatori’. È, infatti, più che verosimile che il coinvolgimento francese in Mali farà sconfinare il conflitto in Algeria – e la strage di ostaggi di oggi sembra davvero un presentimento - uno dei Paesi già da tempo nel mirino della ingordigia euro-americana, la quale vuole creare una catena di stati dove favorire regimi radicali da cui poi ‘liberarli’ per poterne infine ‘legalmente’ sfruttare le risorse energetiche come in Afghanistan e in Iraq.

Non trascurando di ingrassare – s’intende – le corporation delle armi; senza guerre come si fa a venderle, le armi?

Si tratta di un ‘nuovo ordine’ geopolitico accuratamente pianificato che ha preso le mosse dall’invasione della Libia - diventata oggi una roccaforte di Al-Qaeda - che è servita da vera e propria ‘rampa di lancio’ per altre ‘nobili imprese’...

Sempre con la benedizione di NATO e USA."