venerdì 9 gennaio 2015

Saliscendi quotidiano delle borse



 

Questa volta San Draghi potrebbe mancare il miracolo. Mentre le borse ignorano del tutto i fatti di Parigi, come se un'eventuale acuirsi del terrorismo internazionale fosse del tutto marginale rispetto gli interessi della grande finanza, le borse un po' salgono e po' scendono senza una direzione precisa. Per i mercati il benessere sociale ormai non conta più nulla. Lo stato dei luoghi del vivere civile, dove si dovrebbe produrre e prosperare, non sono interessanti. Le borse continuerebbero probabilmente il loro corso anche in presenza di una guerra termonucleare.

L'interesse predominante del mondo finanziario sembra essere sempre lo stesso: le intenzioni delle banche centrali. In Italia ed Europa l'interesse si concentra sull'operato, anzi, sulle promesse di Draghi.

"Per ravvivare l'economia depressa dell'Eurozona la Bce sta prendendo in considerazione l'attuazione di un nuovo programma di quantitative easing da 500 miliardi.
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Secondo gli analisti di CMC Markets la somma non sarebbe sufficiente a porre rimedio ai problemi annosi dell'area euro.
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I 500 miliardi non sarebbero sufficienti a portare il bilancio della bce sui livelli del 2012, quando ha raggiunto i 3 mila miliardi. Bloomberg sostiene che la cifra impiegata non riuscirebbe ad arrestare i cali dell'inflazione.

È l'obiettivo non dichiarato di Mario Draghi, che però non è supportato da tutti i membri del direttivo"

(www.wallstreetitalia.com)

E così le borse in questi giorni salgono o scendono, anche violentemente, in base alla fiducia o sfiducia nelle mosse della BCE. Oggi c'è incertezza per la delusione per quanto filtra da Francoforte (non solo per il Qe). I mercati speravano almeno in un intervento di Qe doppio per continuare a speculare sui bond del vecchio continente.

Il rapporto euro dollaro è sceso sotto 1,18 ma è difficile ora capire se si arriverà alla parità fra le due divise. Cosa che migliorerebbe l'export extr Ue anche del nostro paese. Anche se non bisogna sperare in miracoli come spiega V. Lops.La discesa del cambio dipende da due fattori: l'aumento dei tassi ufficiali del dollaro, l'attesa del quantitative easing in Europa.

Ma a questo punto ci sono incertezze da entrambi i lati dell'Atlantico. E' vero che in questi mesi negli USA ci si è sforzati di dare buone notizie economiche per giustificare un rialzo dei tassi. In realtà non ho ancora compreso quanto i dati ottimistici sfornati dai centri statistici Usa siano realistici. Si narrano aumenti di occupazione ed esplosioni improvvise di PIL. Poi si leggono queste notizie, e tutto viene rimesso in discussione:

"Centro commerciale addio, negli Usa crolla il mito dei templi dello shopping

Oggi i centri commerciali chiudono, e c'è chi teorizza la loro estinzione. Ma non è un sintomo di crisi economica. L'America, felice eccezione mondiale. 
[attenzione alle acrobazie intellettuali del giornalista di Repubblica pur di non ammettere la crisi in USA, ndr]
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Lo shopping mall tradizionale è un modello interclassista, trasversale, in una fase in cui la società americana si polarizza: da una parte i lavoratori a salario minimo, dal potere d'acquisto immobile, che vanno a fare la spesa negli ipermercati discount Costco; dall'altra i ricchi che prediligono i grandi magazzini glamour, tipo Saks Fifth Avenue. Schiacciata in mezzo c'è la formula dello shopping mall, inventata in un'epoca in cui al centro del modello sociale americano c'era una vasta middle class, inclusiva di ceto medio e classe operaia"

(m.repubblica.it)

Soprassediamo sulle congetture di Repubblica secondo cui la sparizione della classe media, l'aumento della disparità sociale, l'aumento della povertà, non sono sintomi di crisi. Si preferisce, come si fa in Italia del resto, a considerare veritiere le finzioni delle statistiche governative. Ad ogni modo questa poderosa ripresa USA non sembra così solida. Inutile ricordare ancora i pessimi dati delle vendite pre-natalizie e la batosta elettorale di Obama. Naturalmente tutti segni di una ripresa economica pazzesca...

Ma comunque anche fra chi sta nelle stanze dei bottoni in USA si insinua qualche dubbio:

"Ieri all’improvviso un certo Evans della Fed di Chicago ha detto che…
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Per raggiungere il target di inflazione potrebbe essere necessario attendere il 2018. È quanto ha dichiarato il n.1 della Federal Reserve Bank di Chicago Charles Evans. Evans, notoriamente una “colomba” all’interno del board della Fed, ha rimarcato che “occorre pazienza […], non bisogna avere fretta di incrementare il costo del denaro”. Finora la Banca centrale statunitense non ha avuto successo nello spingere l’indice dei prezzi al consumo verso il target del 2%% e per questo “dobbiamo garantire condizioni accomodanti per raggiungere l’obiettivo”.

(icebergfinanza.finanza.com)

Quindi continuerà a rivalutarsi il dollaro? Per ora è difficile capire cosa accadrà. Ci sono poche certezze. Si continua a sperare nelle banche centrali, perchè sono le uniche al momento che sostengono i mercati internazionali. Ma ora non si capisce quale sarà il comportamento della Fed e della BCE.

Pertanto è difficile capire anche quale potrebbe essere il destino dei titoli di Stato dei paesi europei periferici. Per ora hanno valutazioni del tutto avulse dai fondamentali. Valutazioni che dipendono unicamente dalle intenzioni di Draghi. In poche parole, i nostri Btp sono all'interno di una pericolosa bolla finanziaria.

"... naturalmente non è stata solo la FED ad arroventare le rotative della stampante monetaria. ... le altre banche centrali del mondo hanno seguito l’esempio. Al tempo della crisi, il bilancio combinato di FED, BCE e BoJ era di $3.5 bilioni o circa l’11% del PIL. In breve tempo questo numero avrebbe raggiunto $11 bilioni o il 30% del PIL del cosiddetto G-3.

Se contiamo la BOE, la PBoC, le banche centrali degli esportatori di petrolio, la Russia, la banca centrale indiana e quella australiana, avremo un bilancio totale superiore ai $16 bilioni o circa il triplo del livello pre-crisi.

Questo tsunami di credito delle banche centrali ha fatto poco per l’economia reale
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Ma ha fatto anche qualcosa di diverso; ha distrutto le restanti vestigia di una stabilità dei mercati finanziari e di un price discovery onesto. Dopo 6 anni di tsunami monetario delle banche centrali, i segnali di mercato genuini sono stati annacquati; le posizioni short sono state seppellite;
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Ancora più importante, i mercati dei capitali sono stati trasformati in casinò praticamente privi di tutte le informazioni economiche… …tranne i comunicati stampa delle banche centrali, utili per il front-running da parte di banche commerciali, società di intermediazione e hedge fund.
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Fino a quando la truffa della banca centrale andrà avanti, non vi sarà motivo per non comprare, comprare, comprare.
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Inutile dire che questa repressione finanziaria delle banche centrali ha scatenato un inseguimento scriteriato per “rendimenti” o guadagni di breve termine. Di questi tempi il concetto di “esuberanza irrazionale” pare aver acquisito una nuova connotazione. Prendete in considerazione, ad esempio, gli sfortunati investitori in fondi comuni o i gestori istituzionali che hanno acquistato CLO e CDO nel settore energetico. Qual è la garanzia per i rendimenti al 5% pubblicizzati da questi fondi
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La garanzia è rappresentata da prestiti a leva emessi da operatori nel settore dell’olio di scisto. La garanzia collaterale dietro questi prestiti a leva, a sua volta, è rappresentata dalle rocce di scisto che sono risultate inutili fino al 2005 e oggi risulterebbero altrettanto inutili senza un costo del greggio nettamente più alto e un costo dei capitali nettamente più basso.

Detto in altro modo, la garanzia dell’olio di scisto va a farsi friggere dopo circa due anni, a meno che non venga lanciato nuovo denaro nei pozzi petroliferi e i prezzi del petrolio non tornino ben al di sopra dei $75-80 al barile.
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Non si può dire la stessa cosa per i titoli di stato italiani al 2%? Come ricordato di seguito, l’economia italiana non è cresciuta per sei anni, il suo rapporto debito/PIL è schizzato in alto e il suo sistema politico si sta disintegrando.
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Quindi, da dove è arrivata la “domanda” dopo il “whatever it takes” di Draghi che in soli 24 mesi ha abbassato dal 7% al 2% il rendimento di questa spazzatura obbligazionaria?

Beh, l’ha creata la BCE stessa. Gli speculatori hanno fatto front-running alla dichiarazione di Draghi, hanno comprato un mucchio di obbligazioni italiane e quindi hanno scaricato i loro acquisti nel mercato dei pronti contro termine. Sì, la ZIRP delle banche centrali significa essenzialmente un carry trade a costo zero; è la fonte di quella domanda a cui non interessa se il 2% è sufficiente. I bond vengono trattenuti solo per qualche giorno o addirittura per qualche ora, almeno finché può essere sfruttato il mercato dei pronti contro termine e i prezzi obbligazioni continuano a salire.

Poi, un bel giorno, le cose vanno a rotoli."

(www.rischiocalcolato.it)

Come al solito, come nel 2011 e forse anche peggio, continuiamo a camminare sull'orlo del precipizio. Le capriole carpiate di Renzi per infondere fiducia e far apparire l'azione governativa efficace sono del tutto inutili. Quando arriverà il crollo totale le varie facce di latta, renziani o altre che ci saranno, diventeranno un bersaglio politico e sociale contro cui si scaglierà l'opinione pubblica. Quando però sarà troppo tardi per un risveglio civile.

Anche se al momento la situazione economica più probabile è lo stallo. Il tapering, il rallentento del Qe in USA, procederà a rilento visti i dubbi della Fed. La BCE non potrà fare cose straordinarie con i suoi interventi (vista anche l'opposizione interna della Bundesbank) e la situazione europea continuerà a deteriorarsi. Però anche una situazione di incertezza potrebbe portare ad un crollo economico e finanziario per esaurimento di fiducia.

Le materie prime continuano a scendere di prezzo, in piena deflazione, a causa della crisi di domanda mondiale (petrolio ed acciaio per esempio). I paesi emergenti hanno perso slancio. Anche la Cina rallenta. Le crisi geopolitiche non vedono soluzioni. La Grecia potrebbe produrre nuove tensioni in Europa a causa delle elezioni.

Quel che avviene in Francia mi porta a pensare che i così detti poteri forti stanno pensando di uscire da questo stallo con qualche tipo di guerra mondiale. Questi terroristi potrebbero essere cani sciolti, ma rappresentare anche un false flag.

"Per carità, tutto è possibile, ma scusatemi tanto delle due l’una:

1) O qualcuno dei servizi di intelligence Francesi gli HA LASCIATI FARE
2) Oppure dobbiamo avere terrore sul serio, perchè ci sono fanatici islamici in grado di procurarsi armi da guerra sul territorio europeo, in Francia in particolare, Stato che per mania di controllo non ha eguali nelle democrazie occidentali (se ancora le vogliamo chiamare così)

A questo punto, deve accadere che altri islamici fanatici imbraccino un arma da guerra e vadano ad ammazzare dei cristiani nei dintorni di Parigi. Oppure questa storia è un altro merdoso false flag.

E badate bene, per costruire un false flag non è strettamente necessario addestrare un commando, basta lasciare correre. Chiudere un occhio oppure chiuderli tutti e due. Lasciare che quel particolare attentato venga portato a termine.

In questo caso:


1) Lasciare che almeno 2 Algerini-Francesi addestrati alla guerra in Siria tornino in Francia
2) Lasciare che si procurino almeno 3 Kalashnikov
3) Non controllarne i movimenti, non mettere sotto controllo i loro telefoni, i social le mail."

(www.rischiocalcolato.it)

A pensar male... però...

I mercati ondivaghi di questo periodo sono un termometro degli umori delle banche centrali internazionali, più che della reale situazione economica mondiale. Vale la pena seguire gli indici nei loro balzi e cadute giornaliere solo per questo. Per capire se verrà preparata una via d'uscita dalla crisi latente che continua dal 2008, se esploderanno le innumerevoli bolle finanziarie, se ne verrà creata una nuova ancora più micidiale per nascondere le altre...

mercoledì 7 gennaio 2015

Marine Le Pen vincerà le presidenziali



Non so quale organizzazione terroristica abbia deciso di compiere un attentato contro il giornale satirico Charlie Hebdo, ma sicuramente il risultato sarà quello di incrementare ancora il bottino elettorale di M. Le Pen. Sicuramente anche in Germania, il movimento politico anti islam denigrato dai media politicamente corretti, oggi assume una dignità del tutto nuova e inattesa.

"Ieri doveva essere la consacrazione nazionale di Pegida, il movimento di piazza contro l’islamizzazione nato a Dresda. La città prescelta per la prova di forza era, non a caso, Colonia, teatro nell’ottobre scorso di pesanti scontri tra opposte fazioni di hooligan e salafiti. Un flop. All’appuntamento c’erano un drappello di neonazisti e qualche centinaio di cittadini, infuriati soprattutto con i politici e i media. Qui e là cartelli con slogan anti-islamici – “Patate invece che kebab”.

Ciò non toglie che l’attenzione concessa a questo fenomeno locale, per ora circoscritto ai Länder dell’est, sia motivata."

(www.ilfattoquotidiano.it)
Questi movimenti nascono sempre nella parte più povera della società. In Germania ad est. Ma visto che le società europee tendono ad impoverirsi a causa della becera politica di austerità dei loro governi, certe idee destrorse trovano terreno fertile. Se poi ci si mettono anche i terroristi islamici a fomentare l'odio, aspettiamoci un'Europa sempre più fascistizzata. E non il nazismo pulito dei salotti dove si contrattano miliardi di derivati e titoli. Proprio quello vero, con la gente incarognita pronta a scendere in piazza con la camicia scura e i bastoni...

"Hanno fatto irruzione nella redazione del settimanale al grido di “Allah akbar”. Hanno radunato gli uomini in una stanza e hanno aperto il fuoco. Poi si sono allontanati dopo aver ucciso a sangue freddo un poliziotto, facendo perdere le proprie tracce e in tutta l’Ile-de-France, la regione di Parigi è scattata la caccia all’uomo. Sono i tre momenti fondamentali dell’attacco messo in atto da tre uomini armati nella sede parigina di Charlie Hebdo, giornale satirico francese, noto per il suo stile ironico e provocatorio. E’ stato un massacro: 12 i morti"
(www.ilfattoquotidiano.it)

E' difficile non provare un profondo rancore e desiderio di vendetta di fronte alla scena ripresa casualmente dell'omicidio del gendarme francese. Ma invece è proprio in questi momenti che dovremmo ricordarci della nostra tradizione di civiltà. Dei valori dell'occidente, che non sono quelli che portano i bombardieri americani quando esportano la democrazia.

Che cosa accadrà ora? La Francia sarà indotta ad intervinire sempre di più nelle guerre regionali africane e del medioriente? Mezza Europa si farà trascinare in qualche spedizione punitiva di vendetta? Spero proprio che quest'azione non porti altri pazzi all'emulazione e a spingere l'Occidente ad un intervento sempre più probabile contro l'Isis.

L'anno dei fatti?



Il 2014 è stato l'anno della consapevolezza, del fatto che l'euro è disfunzionale. Per esempio, malgrado ai greci non convenga ritornare alla dracma, sempre di più pensano che l'euro sia una moneta sbagliata per loro:

"Oggi il 52% dei greci si considera lontano dagli ideali europei. In questo sondaggio, realizzato dall’istituto Gallup International, 52% delle persone intervistate ritengono che sarebbe meglio tornare alla moneta nazionale, la Dracma, e solo il 32% crede che si dovrebbe mantenere l’euro. È una cosa importante, ed è ovvio che i risultati del sondaggio siano assimilati dalle diverse forze politiche greche. Tutto ciò porterà ad una dinamica economica e politica capace di mettere in crisi le strutture europee, che impongono ai popoli queste politiche di austerità, prime fra tutte l’euro”. Fin da ora, e dal 31 dicembre, le ultime dichiarazioni del lugubre Samaras insistono sulla “bancarotta della Grecia programmata da Syriza”"
(www.comedonchisciotte.org)

Il 2015 sarà l'anno dei fatti? Sarà l'anno in cui si prenderanno decisioni gravi? La giornata dell'altro ieri sembrerebbe tracciare la rotta per i prossimi 300 giorni. Nelle borse mondiali si è ad un tratto insinuato il timore per quel che ci si aspetta dal 2015: da una parte una deflazione e una serie di crisi planetarie dovute al calo del petrolio, dall'altra la consapevolezza che l'euro non è come i diamenti. Un euro non è per sempre

Sinceramente trovo abbastanza difficile che Tsipras trascini la Grecia fuori dall'euro. Ma ho il presentimento che la cocciutaggine dei tedeschi e tecnocrati di Bruxelles induca questi a mettere la Grecia di fronte ad una scelta drastica: o rispetta le regole o fuori dall'euro. Non ci sarà nessuna ritrattazione degli accordi della troika. La troika non tratta. Lo fa solo per finta con i governi controllati dal sistema finanziario europeo, come quello spagnolo, italiano, portoghese... e quello attuale di Samaras.

Se Tsipras non entra a far parte di questo sistema, se vorrà fare sul serio, verrà schiacciato in ogni modo. Anche attraverso la macchina mediatica in mano al potere economico che farà di tutto per screditare il suo operato.

"Un'uscita della Grecia "è troppo rischiosa", innescherebbe turbolenze e incertezze a livello nazionale ed europeo nel breve, medio e lungo periodo. E' questa l'opinione di Christian Odendahl, analista del Centre for european reform di Londra
...
"se Tsipras dovesse vincere non credo decida di lasciare l'euro perché per l'economia seguirebbe una fase troppo pesante e non credo il paese sia pronto a rischiare tanto". Dunque i messaggi di sfida e minaccia sull'asse Atene-Berlino rientrano in una sorta di gioco delle parti per testare la reazione dell'interlocutore, osserva ancora."
(www.wallstreetitalia.com)

In effetti Tsipras non intende uscire dall'euro, ma negoziare le prescrizioni capestro della troika. Ma cosa farà se sarà messo di fronte ad un muro di incomunicabilità? Si prenderà la responsabilità di una rottura con la zona euro?

Ad ogni modo questo Odendahl dice una cosa molto interessante:

""Una Grexit è molto rischiosa - afferma in un'intervista all'Adnkronos - ci sarebbe una fase di forte incertezza e di caos perché l'economia nazionale per alcuni mesi subirebbe un crollo". Il rischio contagio? "In questa fase iniziale sarebbe contenuto perchè paesi come Italia o Spagna, vedendo gli effetti negativi dell'abbandono dell'euro non seguirebbero di certo quella strada". Tuttavia, spiega Odendahl, se guardiamo all'evoluzione della situazione "nell'arco del triennio le cose potrebbero andare diversamente".Per l'analista infatti "se dopo tre anni la Grecia senza l'euro tornasse a crescere potrebbe rappresentare un modello da seguire" per i paesi alle prese con un pil asfittico. Da qui la provocazione. "Sembra cinico dirlo, ma credo che l'incubo maggiore per i vertici della zona euro è se la Grecia fuori dalla moneta unica iniziasse a crescere"."
(www.wallstreetitalia.com)

Purtroppo altri tre anni in questa prigione europea sono ancora troppo lunghi. Forse nel frattempo accadranno cose in Europa che potrebbero ridurre questo tempo. Per esempio le elezioni presidenziali in Francia del 2017. Ma probabilmente molto prima ci saranno nuove devastanti crisi mondiali, di cui si intravvedono da tempo i segnali (petrolio che rischia di schiantare intere economie, borse ipertrofiche senza motivo, banche centrali viziose che stampano denaro che non produce lavoro, guerre di ogni tipo e nuova guerra fredda, ecc...).