martedì 3 marzo 2015

Spezzatino ucraino in salsa di yogurt greco



Mentre i Btp italiani rendono l'uno virgola niente, e i tassi ufficiali della Bce sono dello 0,15%, ecco cosa succede in Ucraina:

"Il cambio di rotta è partito qualche giorno fa quando la Banca centrale di Kiev, nel tentativo di arginare la minaccia dell'iperinflazione, dovuta al forte crollo della moneta, ha deciso di aumentare i controlli sui capitali. Oggi l'istituto ha preso un'altra decisione drastica, aumentando i tassi di interesse dal 19,5% al 30% (la mossa avrà effetti a partire dalla giornata di domani, mercoledì 4 marzo), record dal 2000.

Immediato l'effetto sulla hryvnia, che torna sui massimi di un mese nei confronti del dollaro, verso il quale aveva perso più del 60% del suo valore lo scorso anno.

Secondo un analista, "la banca centrale sta tentando di inviare un forte segnale per dimostrare che ha la situazione sotto controllo", in un momento in cui il paese aspetta disperatamente un prestito di $17,5 miliardi dall'Fmi."

(www.wallstreetitalia.com)

Un paese evidentemente che sta crollando sotto il peso della guerra civile. Interessi ufficiali al 30% sono un'enormità. E se sono stati alzati così tanto, vuol dire che anche al 19% (un'enormità anche prima) i capitali fuggivano lo stesso. E vuol dire anche che con tassi del 30%, un investimento in Ucraina (per ora) rende abbastanza per salvarsi dall'iperinflazione. La moneta ucraina si è ripresa un po', ma penso che non durerà a lungo questa situazione.

Si sente già parlare di folli contrattacchi e rivincite militari (vedi: "Riepilogo della guerra nel Dombass, la “tregua calda” tiene, ma non è affatto finita…", "Tanto per Fare la “Pace”: Truppe USA Partono dall’Italia per Addestrare l’Esercito Ucraino"). Quindi la situazione peggiorerà sicuramente.

E mentre l'Ucraina è entrata nel tritacarne della storia, la Grecia viene amorevolmente spolpata. Il buon Tsipras è entrato nei panni del tecnocrate eurofanatico e non riesce più ad uscirne. Del resto se si ama tanto l'euro, non si può fare diversamente.

"Il governo Tsipras starebbe considerando diverse opzioni per rimborsare i prestiti ricevuti dall'Fmi, la cui scadenza è questione di giorni. Stando ad alcune fonti di mercato, l'esecutivo starebbe "esplorando soluzioni", inclusa la possibilità di posticipare i pagamenti ai fornitori o tentare di raccogliere fino a 3 miliardi di euro, contraendo prestiti da entità statali come i fondi pensione. 
...
L'obiettivo sarebbe dunque prelevare contanti dai fondi pensione, che verrebbero poi restituiti una volta che la Grecia tornasse a crescere e a rimborsare i suoi debiti.  

D'altronde, Atene non ha molte opzioni per salvarsi dal default. Una soluzione potrebbe essere l'emissione aggiuntiva di titoli di stato, ma i creditori Ue e Fmi hanno fissato un tetto massimo di 15 miliardi di euro su queste emissioni, e il limite è stato già toccato. Altra soluzione sarebbe trasferire alle casse dello stato quei profitti di 1,9 miliardi di euro che la Bce ha riportato acquistando bond greci: ma questi utili sono stati di fatto 'sequestrati', nel senso che saranno erogati alla Grecia solo dopo che le riforme contenute nel Memorandum verranno messe in pratica. 
...
Sullo sfondo, se prima c'erano solo indiscrezioni sulla possibilità di un terzo bailout, ora arriva proprio una dichiarazione a confermare le voci di mercato.
Anche se più che confermare, la dichiarazione crea nuovamente caos: stando a quanto ha riportato Reuters nelle ultime ore, Luis de Guindos, ministro spagnolo dell'economia, ha detto nel corso di un evento che si è svolto a Pamplona, che i paesi dell'Eurozona stanno discutendo su un terzo bailout per Atene, che potrebbe avere un valore compreso tra 30 miliardi e 50 miliardi di euro."

(www.wallstreetitalia.com)

Ai greci verranno quindi pignorate anche le pensioni. Perché "prelevare contanti dai fondi pensione, che verrebbero poi restituiti una volta che la Grecia tornasse a crescere" è una frase che risulta un po' comica al momento.

Ma del resto in un mondo dove le borse salgono a stecca malgrado un'economia reale macilenta, tutto e possibile. Persino che la Grecia, l'Italia ed altre nazioni fallite vedano la crescita e ripaghino i debiti...


lunedì 2 marzo 2015

Questa volta è differente



La situazione abnorme degli investimenti finanziari, e in particolare degli indici di borsa (vedi S&P500 in alto), in questi ultimi anni non ha provocato quei crolli che molti commentatori economici si aspettavano. Gli operatori finaziari ed anche le banche centrali, suggerendo di aver inventanto una specie di moto perpetuo della finanza, di solito sostengono che "questa volta è differente". Nel senso che le vecchie leggi dell'economia oggi non sono più valide. E forse hanno ragione.

Gli interventi monetari delle banche centrali hanno praticamente alterato le leggi economiche, inventato l'antigravità che sostiene i grafici degli indici borsistici. Solo le banche centrali possono ripristinare le condizioni originarie, abbandonando le politiche di espansione monetaria. Ma se lo fanno, come dice Greespan, possono provocare danni letali.


La situazione è sempre più preoccupante come mostra il grafico a "X" sopra. Il Pil mondile (GDP) scende sempre più, le borse (in verde) salgono sempre più. Esiste un'economia reale completamente avulsa dall'irreale economia di carta finanziarizzata. Queste cose sono già avvenute in passato ma ora la forbice tra reale e finanziario è sempre più divaricata. E non si capisce quando e se un giorno i due grafici torneranno ad incontrarsi. Ma si è cosciente che quello sarà una specie di giorno del giudizio, con crolli dell'economia mondiale enormi, mai vissuti prima d'ora.

"la “croce della morte” sta ampliandosi sempre di più: nonostante 19 Banche centrali abbiano dato vita a politiche di stimolo dall’inizio dell’anno, al rally infinito dei mercati è corrisposto un continuo crollo delle aspettative per la crescita del Pil globale, ormai ai minimi del ciclo. Cosa potrebbe succedere quando e se la fiducia cieca nell’azione delle Banche centrali dovesse cominciare a sgretolarsi?"
(www.ilsussidiario.net)

Forse non si ha coscienza del fatto che esistano due economie divergenti. Siamo effettivamente abituati a vedere la nostra Italia continuamente sull'orlo di un baratro. In Italia siamo in crisi ormai da tre, quattro anni, ma considerando anche le crescite anemiche del passato, si può considerare la nostra una crisi ventennale.
I media cercano di farci sognare e di darci speranza presentandoci miracolose crescite in Usa, o continuano a spacciarci la mistica della locomotiva economica cinese. Ma le cose non vanno così bene a livello globale.

Tanto per fare un esempio, la Cina ha deciso di svalutare pesantemente la sua moneta. Segno che comincia avere problemi di esportazioni.

"Immediate ripercussioni sullo yuan a seguito della decisione della People Bank of China di tagliare i tassi di interesse per la seconda volta in meno di quattro mesi. La valuta cinese è scesa fino a 6,2734 nei confronti del dollaro, al valore più basso dall'ottobre del 2012, dunque in più di due anni."
(www.wallstreetitalia.com)

La Cina è entrata ormai in piena guerra valutaria accanto e contro Usa, Giappone, Ue ed altri come la Svizzera e la Danimarca, costrette a parteciparvi per salvare le proprie economie. E poi qui si continua a dire che la liretta era una pessima moneta perché continuamente svalutata... questo è un gioco che in realtà praticano tutti.
La Cina è costretta a praticare la svalutazione perché la sua economia rischia di entrare in affanno, vista la congiuntura internazionale.



"Occhio alla linea blu e a quella rossa. E occhio a come, e quando,  le loro traiettorie si discostano periodicamente.

La linea blu segue l'andamento del DAX, che è l'indice borsistico di Francoforte. ... La linea rossa segue, invece, l'andamento del Baltic Dry Index che è l'indice dell'andamento dei costi del trasporto marittimo e dei noli delle principali categorie delle navi dry bulk cargo. Il Baltic Dry Index è reputato un indicatore fondamentale della salute dell'economia mondiale. In una economia globalizzata infatti i traffici marittimi sono essenziali anche solo per permettere di assemblare merci che divengono tali a volte solo se riuniscono componenti di 80 paesi diversi. Come possiamo notare agilmente nel 2015 l'indice Dax è ai massimi il Baltic Dry Index ai minimi. Difficile qui parlare di "addio alla recessione" in un paese come l'Italia che, più di altri, dipende dalla domanda globale. Domanda che, come vediamo, è al minimo anche rispetto ai tempi di Lehman Brothers (il picco minimo prima del 2010). Come si vede si è creata una ampia zona bianca, la bolla, tra indice Dax e Baltic Dry index che sembra destinata ad allargarsi. Ma andiamo a leggere le altre bolle, le zone bianche che si creano quando c'è forte divaricazione tra linea blu (Dax) e rossa (Baltic Dry).  La prima, da  sinistra, porta con sé il crack di borsa del 1987 (Aktien-Crash von 1987, nella voce originale), la seconda, se si ha la pazienza di guardare, contiene il crack del 1998 e il crollo delle dot-com del 2000-2001. Per non parlare del botto Lehman che avviene si con un Baltic Dry in aumento ma, effetto bolla, trascindandolo poi ai minimi storici di sempre. Fino ad oggi, visto che siamo andati più in basso.
Che l'Italia sia condizionata da questo quadro lo si capisce dal calo, ufficiale, delle esportazioni (-2,4 in paesi extra-Ue) nonostante l'euro più basso. Segno che il Baltic Dry, in ribasso forte, vale anche l'Italia. Il più 0,1 del Pil, al netto dell'analisi dei parametri che l'hanno determinato (e anche del cambio di direzione dell'Istat più sensibile al renzismo che avanza) appare quindi come un rimbalzo tecnico."
(www.comedonchisciotte.org)

Comunque la situazione dell'economia finanziarizzata senza regole diventa sempre più paradossale ed imprevedibile. Questa volta è veramente diverso. Questa situazione potrebbe continuare per tempi infiniti, o giungere ad un terribile epilogo fra una settimana, un mese, un anno... nessuno lo sa veramente.


domenica 1 marzo 2015

L'Italia rischia la crescita



"Dopo 14 trimestri consecutivi dallo zero in giù, nel primo trimestre 2015 l’Italia tornerà a crescere: la variazione del Pil attesa è pari al +0,1%. Lo dice l’Istat, che oggi ha diffuso la sua nota mensile sull’andamento dell’economia. "
(www.ilsole24ore.com)

Facendo la tara delle fanfare mediatiche:

"... odo scimmiette e cocoriti far festa. Istat prevede per il primo trimestre di quest’anno una variazione del Pil positiva per lo 0,1%. O meglio, questo è il valore centrale, cioè più probabile, in una forchetta previsiva che varia tra -0,1 e +0,3%. Saremo in grado di reggere questa accelerazione folle della nostra economia senza perdere la testa?"
(phastidio.net)

Comunque si sta avverando quello che le persone di buon senso prevedevano per il 2015:

"L'euro si svaluta contro il dollaro, le borse corrono, il petrolio scende, lo spread si annulla, i tassi d'interessi del nostro debito precipitano.
...
Forse avremo finalmente la parità euro/dollaro che per noi italiani può significare un ulteriore aumento dell'export e finalmente un po' di crescita. Magari insufficiente come quella prospettata da Confindustria, ma meglio che niente.

Inoltre con il petrolio basso ci costerà meno trasportare e produrre le nostre manifatture.
...
E' probabilmente vero che in Europa ci sono segnali di ripresa. Credo non tanto dipendenti dai consumi negli Usa, che rimangono deboli, ma proprio per la svalutazione dell'euro, che rende più competitive le economie europee. L'Italia con il suo manifatturiero dovrebbe avvantaggiarsene.

In più il basso costo energetico migliora i conti delle aziende europee che dipendono dalle forniture di idrocarburi dall'estere. Praticamente quasi tutte le nazioni europee sono dipendenti dal petrolio e dal gas d'importazione, ad eccezione forse di Francia che utilizza ampiamente il nucleare, dell'Inghileterra e della Norvegia che hanno riserve petrolifere (in diminuzione) nel Mare del Nord.

Quindi è possibbile essere moderatamente ottimisti anche per l'Italia. Sicuramente non farà piacere al governo Renzi, leggere nella nota Istat che non si prevede ripresa dell'occupazione, ma anzi ulteriore disoccupazione.
...
quel che conta è la congiuntura economica, e non tanto le regole. Se non c'è stimolo ad investire, e quindi ad assumere, qualsiasi nuova regola porterà ben pochi vantaggi.
...
Si può dire in conclusione, che se una ripresina ci sarà, servirà soprattutto per migliorare i conti dello Stato in rapporto con le precrizioni dei trattati europei. Sarà un po' più facile rispettare il parametro del limite di deficit che deve scendere sotto il 3% sul Pil. Se dovesse aumentare di poco il Pil, anche con una crescita che rasenta lo zero, si potrà avere un live miglioramento del rapporto debito/Pil. Escludo che un miglioramento dello "zero virgola" potrà rendere più attuabile il fiscal compact. Per rispettare questa ulteriore prescrizione europea è necessaria una crescita ben più robusta, ed anche una certa inflazione. Mentre per il 2015, se i consumi interni non si riprenderanno, continuerà il trend deflattivo. Probabilmente il fiscal compact verrà rimandato ancora, se non si vorrà affossare anche la possibile debole ripresa del 2015."

(post ottimista sul 2015)

Ad ogni modo iconti dello Stato a inizio marzo appaiono già più rosei di quanto non fossero un anno fa.

"Un timing perfetto. Alla vigilia dell’avvio ufficiale delle operazioni di quantitative easing da parte della Bce, lo spread tra BTp e Bund decennale ha fatto capolino sotto la soglia psicologica dei 100 punti: non accadeva da cinque anni."
(www.ilsole24ore.com)

Quindi ottimo lavoro sig. Premier? Evidentemente no. Se l'Italia rischia una ripresina e miglioramenti dei conti sul debito, lo si deve unicamente ad eventi esterni: il calo del petrolio, la svalutazione dell'euro sul dollaro, il quantitative easing di Draghi...

Insomma, a Palazzo Chigi potevamo anche insediare una scimmia ammaestrata che tanto queste cose sarebbero successe lo stesso. Ma non è che questo avviene sulle nostre teste perché c'è un Renzi più incompetente o meno di altri. Questo avviene con tutti i governi da quando siamo prigionieri dell'euro. I margini di manovra dei governi italiani sono orami inesistenti, essendo ingabbiati nei parametri europei da rispettare, e non potendo compiere politiche monetarie ed economiche indipendenti. Basta osservare cosa è successo nella ribelle Grecia. Quanti rospi hanno dovuto ingoiare Tsipras e Varoufakis?

Ma almeno Renzi riuscirà ad approfittare della buona congiuntura? Qui ho qualche dubbio, non lo vedo ben saldo sulla tolda del Titanic Italia.

"Lo scontro interno al Pd diventa una guerra di posizione. Le parole di Pierluigi Bersani sembrano aver aperto le ostilità, ma anche un vaso di pandora.
...
Gianni Cuperlo – ex rivale di Renzi alle primarie e ex presidente del partito durato poco più di un mese – ha scritto a Renzi spiegando che l’assenza sua e di altri deputati e senatori è dovuta al fatto che le proposte delle minoranze sono puntualmente inascoltate e ignorate. Torna perfino Massimo D’Alema che sulla legge elettorale conferma che “Bersani ha sollevato un problema reale e spero che questo dia luogo ad una seria correzione del testo della legge”. 
...
La situazione diventa talmente fuori controllo che si vede perfino Renato Brunetta esprimere, attraverso il suo Mattinale, solidarietà a Bersani. “La minoranza del Pd, che secondo l’informatissimo Stefano Folli vale almeno il 30 per cento dei voti parlamentari dell’intero gruppo, si ribella apertamente contro Renzi. Per questo ci piace lo slogan: Forza Bersani!”.
...
Sono stati oltre 200 su un totale di 422 i parlamentari che si sono presentati alla sede del Nazareno per l’incontro con Renzi.
...
Dopo un’intervista ad Avvenire e al Gr1 di Bersani (“E’ ora di discutere sul serio, non per spot”), era stato Gianni Cuperlo, leader di Sinistra Dem, a rilanciare la polemica. In una lettera a Renzi ha motivato l’assenza al Nazareno così: “Sul jobs act il governo ha ignorato esattamente suggerimenti e linee votati dalla direzione, sulla riforma costituzionale non avete tenuto conto neppure di un voto”, sostiene spiegando che “in tre minuti riesco a risolvere dei quiz e non la riforma fiscale”.  
...
Dietro a Bersani e Cuperlo ci sono tanti parlamentari Pd, anche se non tutti. C’è Rosy Bindi, per esempio: “Condivido le scelte di coloro che non ci sono andati. In un’ora non si condividono le riforme della Rai, della scuola e del fisco. Non ci si venga a dire che perché siamo in ritardo bisogna fare in fretta. Io vorrei che siccome ci sono le condizioni si facesse bene”."
(www.ilfattoquotidiano.it)

I così detti renziani sono sempre più circondati nel loro fortino. Ma era evidente che sarebbe accaduto. Dal momento che Forza Italia si è sfilata dalla "vera" maggioranza, ora la minoranza del Pd non solo non si ricompatta con i renziani, ma cercherà di far valere tutta la sua forza per riportare la linea del partito e del governo verso sinistra.

Renzi a questo punto non ha molte strade. O riesce a concedere qualcosa di importante a Berlusconi, per riguadagnare il suo appoggio, o deve giungere a patti con la sinistra Pd smorzando le sue riforme in salsa liberista.

Se compie un riavvicinamento a Berlusconi, potrebbe ottenere il voto favorevole di parte di Forza Italia. L'operazione di mercato di vendita di Rai Way ad un'impresa berlusconiana potrebbe rientrare in questa strategia renziana di accomodamento delle tensioni con Berlusconi. Ma anche Berlusconi ha le sue fitte fittiane nel partito, e ora forse è un po' tardi per riproporre un Nazareno due. Probabilmente molti di Forza Italia non se la sentirebbero di appoggiare le riforme di Renzi anche se ci fosse una riconciliazioni totale con Berlusconi.

Se Renzi fosse invece costretto a convergere sulle posizioni della sinistra Dem, probabilmente porterebbe a casa le riforme e terminerebbe la legislatura. Ma le riforme non saranno quelle che si aspettano in Europa (e presso le lobby finanziarie internazionali). Probabilmente uscirebbero molto annacquate, e non con l'impronta liberista che hanno attualmente. Le riforme di Renzi in effetti servono ad annichilire la democrazia e trasformare il sistema italiano in una amministrazione più autoritaria e decisionista, cioè più utile ai grandi interessi finanziari e multinazionali. Il Job Act si instrada in questa direzione.

Un Renzi che non riuscisse a portare a termine tale missione di sgretolamento della Costituzione parlamentarista, non sarebbe più utile ne' in patria ai nostri poteri forti confidunstriali, ne' all'estero in Europa. La sua parabola sarebbe segnata, ed al suo posto regnerebbe il caos.
Matarella sarebbe così costretto a comportarsi come Napolitano, incaricando qualche "tecnico" ben voluto in Europa (cioè qualche ex banchiere, finanziere o altro farabutto) per formare un governo di larghe intese, utilizzando lo spezzatino di partiti attualmente presente in Parlamento.

Malgrado le cose comincino a mettersi bene per questo governo, potrebbe quindi incontrare i maggiori problemi politici proprio ora da quando si è insediato. Probabilmente Renzi tirerà dritto, perché non ha alternative. E rischierà il tutto per tutto pur di portare a casa le riforme. Anche se potrebbe rischiare di non aver i numeri al Senato per chiudere la partita.

Sempre che la ripresa duri e non sia un fuoco di paglia. E' talmente debole che gli italiani potrebbero non accorgersene. E quindi l'attuale governo farebbe fatica a giovarsene in qualche modo. Inoltre, dovesse verificarsi qualche virata violenta delle politiche monetarie internazionali, e dovesse finire il gioco finanaziario del denaro facile, questa ripresina potrebbe sublimare in un batter di ciglia.