mercoledì 24 dicembre 2014

Regalo natalizio di Renzi



Alla fine, dopo un anno di chiacchere o poco più, il governo Renzi è riuscito a raggiungere qualcosa di quasi concreto. Varato il decreto legislativo del Job Act ed altri provvedimenti per sanare la disastrata situazione industriale italiana. In particolare sull'Ilva di Terni.

"L’Ilva andrà in amministrazione straordinaria a inizio gennaio.
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decreto ad hoc “salvo intese” che stabilisce l’avvio della Marzano per l’impianto siderurgico di Taranto “come per l’Alitalia
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Renzi ha quantificato in 2 miliardi di euro l’investimento complessivo su Taranto. “I denari tra porto e infrastrutture fuori da Ilva già sbloccati ammontano a qualcosa come 800 milioni di euro. L’autorizzazione ambientale e il risanamento valgono, stimati in modo superficiale, oltre un miliardo di euro”"

(www.ilfattoquotidiano.it)

Anche se temo che dopo le vacanze natalizie ci saranno delle sorprese.

Che consisteranno nel fatto che il primo tempo di provvedimenti restrittivi arriverà subito (art. 18), il secondo tempo di provvedimenti di riforma del welfare che determinano dei costi, verranno rimandati. Le coperture di bilancio come al solito sembrano un po' labili.

"Addio al reintegro nei licenziamenti economici e in una buona parte dei licenziamenti disciplinari. Per i neo assunti, dal 2015, scatterà il contratto a tutele crescenti, e le nuove norme, è una novità dell'ultim'ora, si estenderanno anche ai licenziamenti collettivi (che sono economici per definizione). È quanto prevede il Dlgs con la nuova normativa sul contratto a tutele crescenti appena varato dal Governo, assieme a una prima lettura del Dlgs sull'Aspi
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Solo un primo esame con approvazione “salvo intese” per il secondo decreto legislativo, quello che darà vita alla nuova Aspi. Evidentemente i problemi di copertura che fino a ieri avevano trattenuto i tecnici del ministero del Lavoro e di palazzo Chigi alla Ragioneria (mancherebbero circa 300 milioni) devono ancora essere superati. Il nuovo ammortizzatore universale per chi perde il lavoro dovrebbe entrare in funzione verso giugno prossimo e sarebbe accessibili con sole 13 settimane di contributi.
Il sussidio dovrebbe crescere con la durata del contratto (detto appunto a tutele crescenti) fino a 24 mesi
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Non trapelano indicazioni sull'ammontare che non dovrebbe però superare il tetto del 1090 euro mensili. 
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resta l'assegno di disoccupazione che scatta dopo l'esaurimento della nuova Aspi ma non è chiaro se sarà già contenuta in questo dlgs. Vi si accederebbe con un Isee basso, un ammortizzatore di ultima istanza che sarà legato a una condizionalità: la partecipazione del beneficiario a programmi di reinserimento lavorativo."
(www.ilsole24ore.com)

Il provvedimento va incontro alle richieste confindustriali, nel tentativo di togliere ai giudici la possibilità di decidere il reintegro in certe situazioni. Chiaramente i datori di lavoro cercheranno di licenziare motivando l'azione come dettata da motivi economici o disciplinari. Ma non è detto che il lavoratore sia completamente indifeso: rimane il reintegro per tutti gli altri motivi discriminatori, entro cui quasi sicuramente i lavoratori licenziati in buona o cattiva fede, cercheranno di farsi comprendere. Credo insomma che la lotta fra datore di lavoro e lavoratore non si esaurirà con questa riforma.

Sarà più difficile per i lavoratori chiedere il reintegro in caso di licenziamenti collettivi, dove difficilmente potranno cercare di accusare l'imprenditore di attuare forme di discriminazione. Credo che questo punto rischierà di far aumentare la disoccupazione in modo piuttosto sostanzioso, anche se comporterà un grande esborso per le aziende. Ma quelle che vorranno delocalizzare non ci penseranno molto a levare le tende accampando motivazioni economiche per il trasloco.

Questo comporterà un aggravio della spesa sociale per lo Stato. Come al solito i costi e gli egoismi delle grandi aziende verranno scaricati sull'erario pubblico.

Resta il fatto che le restrizioni all'articolo 18 dello statuto vengono attuate subito. La riforma dell'Aspi viene rimandata in attesa di capire se ci sono le coperture. Sembra di ricordare il primo e secondo tempo di montiana memoria. Il primo tempo della stangata austerica arrivò subito. Il secondo tempo di crescita ed investimenti lo attendiamo ancora ora. Speriamo che non vada così anche per l'Aspi.

Il governo Renzi raggiunge la concretezza di un provvedimento vero solo dopo un anno di promesse. Ma difficilmente potrà essere giudicato nell'immediato. I nuovi assunti difficilmente potranno fare la differenza in un periodo di crisi come l'attuale, perché il loro numero sarà modesto.

Il nuovo Aspi entrerà in vigore chissà quando. I licenziamente probabilmente non saranno incentivati più di tanto (essendo costosi soprattutto per la piccole imprese), ma quello che preoccupa è appunto la facilitazione sui licenziamenti collettivi. Qui grandi imprese in procinto di lasciare l'Italia potrebbero farsi un conto costi-benefici e decidere che l'Italia economicamente non conviene più. Ed il problema è che questo è dannatamente vero, vista la crisi e la pressione fiscale.

Quindi ci troviamo di fronte ad un'altro provvedimento annunciato come rivoluzionario, ma del tutto incompleto. E speriamo che non sia anche deleterio per il poco lavoro rimasto nell'industria e nei servizi in Italia. Vedremo se il governo riuscirà a fare un ulteriore passo concreto successivamente e completare la riforma del lavoro con tutti gli elementi necessari. Il peggio sarebbe varare una mezza riforma e poi andare ad elezioni dopo il nuovo Capo dello Stato.


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