domenica 26 aprile 2015
Chi ha rapito la ripresa?
Solo Padoan con i suoi occhiali rosa riesce a vedere riprese, tesoretti e cieli azzurri all'orizzonte.
""Il contesto più favorevole consente una ripresa più rapida e una crescita maggiore di quanto previsto". L'annuncio arriva dal ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan nel corso dell'audizione sul Def davanti alle Commissioni congiunte al Senato.
...
"Le riforme strutturali già avviate e quelle annunciate avranno effetti diretti sulla crescita potenziale e sulla sostenibilità del debito""
(www.rainews.it)
Secondo Padoan il debito si è stabilizzato e dal 2016 comincerà a scendere. Convinto lui. Fino ad ora non ha fatto che raggiungere nuovi record.
" Nuovo massimo storico per il debito pubblico italiano: a febbraio, come emerge dal supplemento al Bollettino statistico “Finanza pubblica, fabbisogno e debito” della Banca d’Italia, è aumentato di 3,3 miliardi rispetto a gennaio salendo a quota 2.169,2 miliardi e toccando il record, sopra il precedente picco di 2.167,7 miliardi del luglio 2014."
(www.ilsole24ore.com)
"Con dati occupazionali che restano al minimo storico e una produzione industriale che continua a deludere, dovrebbe essere chiaro a tutti che è tempo di serietà e non di distrazioni.
...
È allora opportuno che il governo spari nel dibattito pubblico la questione del “tesoretto”? E c’è davvero un “tesoretto” da spendere nelle pieghe del nostro bilancio pubblico? La risposta è no, no secco, su entrambe le domande.
La questione evidentemente non è semantica. Lo è anche, perché la parola “tesoretto” sa di presa in giro."
(www.ilsole24ore.com)
Ma la ripresa dove sta? Mi sa tanto di un'invenzione a livello globale. Una delle più grosse balle, che si gonfia al ritmo di espansione delle bolle finanziarie di Wall Street.
"Una rapida occhiata alla grandinata che si è abbattuta sulle vendite di nuove abitazioni in America, senza dimenticare che bad news equivale a good news, una nuova occasione per gonfiare la più spettacolare bolla della storia e le revisioni positive vengono usate per far finta di nulla, mentre quelle negative vengono semplicemente ignorate.
In marzo le vendite di case nuove negli Stati Uniti sono crollate al passo più rapido da luglio 2013, segno che la domanda continua a essere molto altalenante, nonostante i tassi dei mutui bassi e la costante ripresa del mercato del lavoro. Secondo quanto riportato dal dipartimento del Commercio americano, il dato è sceso dell’11,4%, a 481.000 unità. A febbraio il dato si era attestato a 543.000 unità (dato rivisto al rialzo dalle 539.000 della prima stima).(America24)
Nulla di particolare la tendenza resta al rialzo, pur in presenza di prezzi ben oltre i massimi storici, lontana anni luce dai tempi d’oro dell’immobiliare che non verranno mai più raggiunti.
Nel frattempo in Europa il Pmi manifatturiero è sceso inaspettatamente ad aprile mentre in Cina l’attività manifatturiera è calata sui minimi di un anno. In entrambi i casi ciò dimostra un rallentamento delle due economie. Dai dati flash dell’indagine del PMI di aprile, la crescita dell’attività dell’eurozona è indietreggiata rispetto al record su 11 mesi di marzo. Tale rallentamento è legato all’indebolimento dei tassi di espansione di Francia e Germania.
La Francia è un elefante che sta per collassare in mezzo alla cristalleria europea!
Date un’occhiata al suo indice manifatturiero dopo che l’euro è stato svalutato del 22 %, il prezzo del petrolio dimezzato e il QE ha amplificato l’offerta di liquidità sui mercati…
(vedi grafico ad inizio post, ndr)
…in contrazione perenne, sempre costantemente sotto i 50 punti!
Sulla scia degli indici manifatturieri PMI deboli provenienti da Europa e Asia, anche quello americano si è accodato, visto che secondo Markit è sceso a 54,2 nel mese di aprile contro le solite aspettative ottimistiche a 55,6 e il dato precedente di 55,7 la più marcata variazione negativa degli ultimi anni.
Tutto bene ovviamente sarà colpa della neve almeno sino ad estate inoltrata, mentre il petrolio effettua il più classico dei rimbalzi del gatto nero morto, arrivando a raggiungere il tetto.
E ora grazie a Paolo la conferma alle nostre analisi…
Il BigMac smentisce il mercato del lavoro Usa: i salari calano da anni
MILANO – Il mercato del lavoro americano non funziona. La dimostrazione – spiega uno studio dell’università di Princeton, citato dal New York Times – è nella mancata ridistribuzione della ricchezza. A prova del proprio teorema i professori dell’università californiana hanno utilizzato i “McSalari reali”, misurando lo stipendio con il numero di panini Big Mac che si possono acquistare. Un esercizio mutuato dal BigMac Index dell’Economist che misura il potere d’acquisto a livello globale in base al prezzo del popolare panino.
Secondo i risultati dello studio, il numero di panini che si possono acquistare col proprio stipendio è in continuo calo dall’inizio del millennio in tutto il mondo industrializzato: scendevano anche prima della crisi finanziaria e negli anni della grande crescita erano felici solo in pochi. Un dato che solleva un dilemma non indifferente, almeno negli Stati Uniti: se il mercato del lavoro davvero non è in grado di garantire salari sufficienti per vivere dignitosamente, il rischio è che la popolazione debba sempre più affidarsi all’assistenza pubblica. D’altra parte in una fase di stagnazione degli stipendi, saranno sempre più i cittadini che dovranno affidarsi alle cure dello Stato. Secondo il New York Times addirittura il 47% degli americani dipende dal sostegno del governo."
(icebergfinanza.finanza.com)
Mi raccomando, godiamoci questa ripresa prima che passi e torni la recessione...
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento