martedì 5 agosto 2014

Bail-in e ri-ri-ri-salvataggio del Portogallo



"Lo Stato portoghese inietterà 4,4 miliardi di euro in Banco Espirito Santo (Bes), al centro di una tempesta finanziaria da diversi mesi. Lo ha annunciato ieri sera il governatore del Banco de Portugal, la banca centrale portoghese.

Salvando la banca, messa in difficoltà dai problemi finanziari della famiglia Espirito Santo, il governo cerca di evitare che la crisi contamini l'intero settore finanziario del Portogallo, nonché d'Europa. 
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Gli azionisti ed i creditori non privilegiati di Banco Espirito Santo (Bes) saranno chiamati ad «assumere le perdite» derivanti «da un'attività bancaria che non hanno controllato sufficientemente» 
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Gli attuali azionisti dovranno gestire le attività tossiche della banca, inclusi i titoli di debito ad alto rischio del gruppo familiare Espirito Santo, che saranno allocati in una struttura di dismissione (bad bank). 
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Le attività sane, invece, saranno raggruppate in una nuova banca chiamata Novo Banco, controllato dal Fondo per la risoluzione delle banche portoghesi, creato nel 2012 su richiesta della troika Ue-Fmi-Bce"
(www.ilsole24ore.com)

Poteva andare peggio. Poteva essere una Cipro al quadrato, invece questa volta Bruxelles (Berlino?) non se l'è sentita di piantare un nuovo casino totale, e di dare inizio ad una crisi bancaria portoghese che avrebbe riportato l'Europa in emergenza. Le borse semi-festeggiano, ma non sembrano convinte. Forse perché in effetti ancora non si fidano. Le magagne del Banco Espirito Santo sono finite tutte li?

Come al solito però la versione del Sole24ore è molto edulcorata e criptica.

"Alla fine Banco Espirito Santo (BES) è stato nazionalizzato, le azioni non valgono più nulla mentre è certo che ci saranno ingenti perdite per gli obbligazionisti subornati e forse per gli obbligazionisti senior.
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L’idea è quella di recuperare il danaro rivendendo le quote di capitale iniettate.

Quindi si opta per un sistema misto, che prevede sia il coinvolgimento degli investitori privati che di quelli pubblici. Ed è una buona notizia.

Ovviamente non si menziona il coinvolgimento dei correntisti anche se “per ora” si sa che BES ha bisogno di 4,9 miliardi ma non è affatto detto che alla fine non vengano alla luce altre magagne miliardarie.
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Il punto sarà vedere invece che fine faranno i soldi pubblici iniettati in BES e se sia il Portogallo che il Fondo Europeo di Salvataggio delle Banche ritorneranno indietro. Se il salvataggio di BES al solo costo di azzerare il valore delle azioni e delle obbligazioni (anche quelle senior si spera) avrà successo allora la vicenda rafforzerà il sistema bancario europeo senza intaccare la forza dell’Euro e della BCE.

Un secondo punto importante e forse più cruciale è: Quante Banco Espirito Santo esistoni in Europa? Perchè vedete, come ha fatto notare il Grande Bluff, fino a l’altro ieri le azioni di Banco Espirito Santo erano BUY per Citygroup, a dimostrazione che le banche e i regolatori se la suonano e se la cantano fra di loro fino all’ultimo."
(www.rischiocalcolato.it)
 Tutto bene quel che finisce bene (per il momento). Anche se andando a scavare si ripete la solita storia, dove solo in apparenza lo Stato (questa volta portoghese) e la Troika salvano le banche:

"...finalmente il contribuente italiano può essere orgoglioso di aver contribuito a salvare oltre che alla maggior parte delle banche tedesche e francesi anche una banca portoghese e i soldini di Ronaldo, addirittura l’Espirito Santo
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Che figata ragazzi, ve le contano come meglio credono, da quali fondi pensate che il Portogallo tiri fuori i soldini per tenere in piedi El novo Banco?

Ma dalle Vostre tasche si, se date un’occhiata al supplemento al Bollettino Statistico – Banca d’Italia uscito fresco fresco il 13 di giugno (vedi sopra, nda), Bankitalia ci tiene a ricordare che buona parte del debito pubblico è esploso perchè noi buoni sammaritani abbiamo regalato 60 miliardi di euro sino ad ora alle voragini con le banche intorno europee…"
(icebergfinanza.finanza.com)

Mi viene quasi da pensare che potremmo chiudere la Bce senza grandi conseguenze. Forse l'unica banca centrale che non fa nulla, e che non serve a niente. Non interviene a salvare gli Stati con decisione e nemmeno il sistema bancario. Fa le sue mossette monetarie che sono ormai quasi ignorate dai mercati. A questo punto chiudiamo la Bce, tanto c'è il Bail-in per le banche e l'austerità-spremitura per le nazioni.

lunedì 4 agosto 2014

Renzi inizia a difendersi dall’assedio della Troika


Quando un governo in Italia sta per giungere all'epilogo, lo si capisce da come viene considerato dai giornalisti che contano, che formano non tanto l’opinione pubblica, ma dei poteri veri che stanno dietro il controllo dell’informazione. Su Dagospia.it è uscita qualche giorno fa l’indiscrezione su Ferruccio De Bortoli (Corriere della Sera), che avrebbe pronunciato una frase piuttosto feroce su Renzi:

“Renzi è la rovina d’Italia, sputtanato in Europa, a ottobre deve fare una manovra da oltre 20 miliardi, magari un prelievo forzoso sui conti correnti, prima dello sbarco della troika Fmi-Bce-Ue…”

Se la voce del Corriere era solo un’ipotesi, quella di Repubblica, per mano di Scalfari (De Benedetti?) si è invece fatta sentire palese e altrettanto feroce. Ancora di più da un giornalista politicamente così pesante che aveva dato indicazioni di voto in direzione Renzi solo pochi mesi fa. Si cambia idea in fretta in tempo di crisi, evidentemente.

L’attacco a Renzi di Scalfari è sgangherato e ingenuo (o finto ingenuo), ma è pur sempre un attacco.

 “Dirò un’amara verità che però corrisponde a mio parere ad una realtà che è sotto gli occhi di tutti: forse l’Italia dovrebbe sottoporsi al controllo della Troika internazionale formata dalla Commissione diBruxelles, dalla Bce e dal Fondo monetario internazionale“. Secondo Scalfari non c’è più la Troika per come l’abbiamo conosciuta fin qui. “Un tempo (e lo dimostrò soprattutto in Grecia) quella Troika era orientata ad un insopportabile restrizionismo – ammette – Ora è esattamente il contrario: la Troika deve combattere la deflazione che ci minaccia e quindi punta su una politica al tempo stesso di aumento del Pil, di riforme sulla produttività e la competitività, di sostengo della liquidità e del credito delle banche alle imprese”. 
“Capisco che dal punto di vista del prestigio politico sottoporsi al controllo diretto della troika sarebbe uno scacco di rilevanti proporzioni, ma a volte la necessità impone di trascurare la vanagloria e questo è per l’appunto uno di quei casi”.”

Com’è romantica la visione scalfariana della Troika. Secondo questa fantasia verrebbe in Italia elargendo sorrisi, lanciando fiori e cioccolato per i bambini, donandoci la sospirata crescita… Una visione che discende dalla considerazione dell’Europa come personificazione del bene in terra. E’ tutta evidente in questa “ingenuità” scalfariana il difetto di una certa sinistra che avendo partecipato convintamente alla costruzione di questa Unione Europea, non riesce (o non vuole) scorgere il disegno neoliberista-feudale, la demolizione dei diritti e della democrazia, e il dominio finanziario dietro il quadretto dell’Europa unita.

E quando finalmente la Troika arriverà e farà le stesse cose fatte in Grecia, probabilmente questi fantasticatori della bell’Europa, diranno che la Troika non è la vera Ue, che bisognerà avere pazienza, ma concluso il suo “sporco lavoro” finalmente si apriranno le porte del paradiso europeo (cioè la vera Europa secondo le loro fantasticherie o secondo le loro cattive coscienze).

Ma Scalfari improvvisamente sembra non essere più distratto sui temi economici come un tempo e si rende conto che ci si avvia al disastro:

“tutti gli indicatori che “l’economia non va affatto bene” e d’altra parte “l’hanno dichiarato esplicitamente il ministro Pier Carlo Padoan e anche Renzi”. 
il bonus di ottanta euro doveva servire a rilanciare i consumi e quindi ravvivare la domanda. Invece non è accaduto nulla, i consumi sono fermi e in certi settori sono addirittura in diminuzione. L’operazione ottanta euro è dunque fallita (come avevamo previsto quando fu annunciata – nota pienamente condivisibile de Ilfattoquotidiano.it ) e rivela ora la vera ragione per la quale fu fatta: suscitare simpatia elettorale a favore del Partito democratico renziano”.
 “la gente è indifferente, della riforma del Senato e della legge elettorale non gliene importa niente come del resto non importa niente neppure all’Europa. È un gioco tutto italiano, e il circuito mediatico lo moltiplica. Ci si accapiglia sul nulla, ma dietro a quel nulla ci sono progetti di potere coltivati con grande abilità”.
(Osservando Renzi, nda) mi viene in mente Bettino Craxi, quello sì, e debbo ammettere che non mi piace per niente. Craxi era un socialista, ma di destra non di sinistra. Era alleato della Dc che aveva molti più voti di lui ma i suoi erano determinanti, quelli democristiani erano divisi in correnti molto in contrasto tra loro. Lui avrebbe voluto che Berlinguer lo appoggiasse restando però all’opposizione. Un piano alquanto bizzarro. Anche Renzi vorrebbe che la sinistra lo appoggiasse e perfino i 5Stelle. Ma il vero cardine è con Berlusconi, la sua forza sta lì, nel patto del Nazareno”

Insomma i giornaloni prima decantavano le riforme renziane, ed ora si rendono conto che non servono a nulla in termini di soluzione della crisi economica. E adesso che vorrebbero i media mainstream? Sostituire Renzi con un altro (tecnico o politico) che non combinerà nulla? Le cose sono molto semplici, ma ancora in certi ambienti non vogliono capirlo: dentro questa Europa e dentro questo euro non ci sarà nessuna uscita dalla crisi. E’ inutile cercare un ennesimo Renzi, Letta, Monti…

Infatti Berlusconi, grazie alla sua inossidabile resilienza, se la ride sotto i baffi: elezioni ora? Neanche per sogno, lasciate che Renzi governi e si logori fino al 2015. Il tempo gioca a suo favore: sempre più persone cominceranno a chiedersi perché mai è stato cacciato nel 2011, visto che i successori sono stati ancora più disastrosi.

Non credo molto alle riesumazioni, ma se le cose dovessero precipitare verso il disastro Troika, Berlusconi, D’Alema e qualche altro Grande Vecchio ributtante potrebbero restare le uniche garanzie per un’Italia ancora libera ed indipendente. Ma forse non più molto democratica.

Eppure dietro questo continuo invocare l’arrivo di truppe straniere (mi ricorda l’Italia pre unitaria divisa in staterelli che chiedevano a turno l’arrivo di spagnoli, francesi, austriaci… l’uno contro l’altro per poi finire tutti schiavi dello straniero) attraverso la Troika, ci deve essere qualcosa in vista. Altrimenti sarebbe un’inspiegabile ulutato alla luna senza capo ne coda. Bagnai non conferma il pronostico, ma i presupposti e le preoccupazioni per una tale evenienza sì:

“Il presupposto per l'accettazione sociale dell'arrivo della Troika era, come sapete, duplice.

Da un lato, la ripetizione ossessiva di una menzogna, in ossequio al noto principio di Goebbels: la menzogna secondo la quale la crisi sarebbe stata causata dal debito pubblico.
quello secondo il quale siccome il problema è il debito pubblico (e invece è il debito privato), e i nostri governi sono incapaci di affrontarlo (certo, lo hanno causato per non affrontare il vero problema), allora c'è bisogno della Troika. Si capiscono così certe fughe dalla democrazia, certa ansia di snellimento delle procedure del partito di Renzi e di Repubblica.
Ma l'altro presupposto era mentire sugli italiani, raccontarci, anche qui quotidianamente, ossessivamente, che siamo peggiori degli altri, e che quindi sì, la colpa è dei nostri governi, perché il problema è il debito pubblico (ma se stava scendendo, perfino con Berlusconi?), però alla fine la colpa è nostra, e quando verranno a toglierci la democrazia, a violare il principio fondamentale del no taxation without representation, a spremerci come limoni per risolvere i problemi delle loro banche, be', alla fine dovremo anche star zitti, perché in fondo ce lo saremo meritati.

A questa duplice menzogna hanno collaborato attivamente tutti gli organi di stampa.
c'è aria di manovra, come vi ho detto subito, e probabilmente anche di prelievo forzoso in stile cipriota (chi ha la mia età c'è già passato). Io me ne batto, perché ho pochissimi soldi, ma mi rendo conto che non tutti hanno questo problema, e quindi ora magari son preoccupati. Questo lo vedremo entro settembre. Non escludo che ci sia un avvitamento tagli - riduzione del Pil - aumento del rapporto debito/Pil - tagli di entità e velocità tale da richiedere effettivamente l'intervento della troika, del quale, come abbiamo saputo, si parlava già nel 2011”

Comunque Renzi è in difficoltà e annaspa come può nella melma che comincia a salire di livello. Per farlo si prende ben due paginate di Repubblica, che si conferma il megafono governativo per eccellenza. Di fronte alle mille promesse fatte da quando ha esautorato Letta, non può far altro che rilanciare con una nuova mega promessa. Dopo la riforma del Senato e l’italicum ci saranno mille radiosi giorni (ma non erano già iniziati un mese fa?) in cui risolverà tutti i problemi italiani:

“Sulla legge elettorale, “i numeri ci sono anche senza Berlusconi ma dopo anni di riforme l’uno contro l’altro, ora si è affermato il principio di farle insieme. Mi sembra un passo in avanti nella cultura politica italiana”. Parlando della riforma costituzionale, Renzi dice sì al dialogo ma no al “culto del ‘discussionismo‘”, e spiega che ”con il referendum”, che “ragionevolmente” si terrà “tra il 2015 e il 2016, alla fine l’ultima parola sarà dei cittadini”. “Con l’approvazione della riforma, questa legislatura sarà intera”, osserva Renzi. “Questa riforma non è la chiave di tutti i problemi, ma è il simbolo più forte. Dopo la sua approvazione, a settembre partono i 1.000 giorni”. Per il dibattito “ci sono ancora quattro letture. Ma nessuno può pretendere di porre veti”
“Il prossimo non sarà un autunno caldo – assicura il presidente del Consiglio – Definire le cifre del 2015 è prematuro. Iniziamo col dire che non ci sarà manovra correttiva quest’anno. Abbiamo un impegno di ridurre le spese di 16 miliardi, che vuol dire di circa il 2% della spesa. Cercheremo di mantenerlo. In ogni caso non toccheremo le tasse: tutti i denari che servono verranno dalla riduzione della spesa. Ecco perché non mi interessa il nome del commissario alla spending, ma la sottolineatura che la spending è scelta politica – non tecnica – che dipende dalla politica”. 
L’Italia non supererà il 3% nel rapporto deficit/Pil. La troika non arriverà”, assicura Renzi, che smentisce di avere un cattivo rapporto con il ministro Padoan. Sulla crescita, “come sarà l’Italia a fine anno lo vedremo”.
A chi dice che gli 80 euro non hanno rilanciato i consumi, rispondo di aspettare i risultati consolidati – replica Renzi – Ma si tratta di un fatto di giustizia sociale, il più grande aumento salariale degli ultimi anni”, sottolinea. “La crescita è negativa da tempo. Avviandosi verso lo zero darebbe segnali di miglioramento. Comunque per me il metro chiave è il numero degli occupati. Anche questo mese più cinquantamila. Ma non basta”. Renzi dice “basta con questo clima di rassegnazione, con i gufi. Ci sono i gufi professore, i gufi brontoloni, i gufi indovini.”

Ho sentito dire da qualche giornalista tv, che se qualcuno fondasse il “partito dei gufi” probabilmente raggiungerebbe un risultato importante, visti i continui richiami del premier a questo simpatico animale. Ma Renzi non dovrebbe tanto stare a sentire i gufi parlamentari e “giornalai”, quanto piuttosto l’arcigno “gufo europa” e lo spietato “gufo realtà”, quest’ultimo quello che ci farà tornare tutti con i piedi per terra e vedere le cose belle e brutte così come sono. Purtroppo più sulla nostra pelle che su quella di Renzi o chi per lui.

Il non-default dell'Argentina


L'Argentina è una nazione sfortunata, ma dire che passa da un default all'altro è molto impreciso. In realtà quello che accade in questi giorni è ancora uno strascico del default vero dei tango bond del 2001.

"l’Argentina non è in default né mai lo ha dichiarato perché non è affatto insolvente. Dunque Standard e Poor’s che tiene in mano le scritture come in un mosaico bizantino e i quattro evangelisti italiani del nulla, ovvero Corriere , Repubblica, Stampa e Sole 24ore narrano la parabola del ritorno del padrone attraverso una bugia non solo formale, ma anche sostanziale. L’Argentina è assolutamente in grado di pagare gli interessi dei i suoi titoli, anzi lo vuole fare, ma ne è impedita da un giudice americano, tale Griesa, 85enne collocato a suo tempo alla Corte federale da Nixon, il quale in complicità con alcuni fondi speculativi, ha bloccato i 539 milioni di dollari già trasferiti da Buenos Aires a New York per pagare le cedole di tutti i creditori (il 93%) che negli anni scorsi hanno accettato la ristrutturazione del debito dopo il vero default del 2001, provocato dalla scellerata adesione alle formule e consigli dell’Fmi. Solo i fondi sciacallo pretendono il pieno rimborso del valore nominali di titoli acquistati a prezzo stracciato. E il buon giudice ha sequestrato i fondi in attesa che l’Argentina paghi agli avvoltoi, il cui caprobranco si chiama Paul Singer, proprietario della Elliot Capital Management, un miliardo e trecento milioni di dollari.

I mercati per una volta ci dicono la verità, anche senza volere, visto che non hanno affatto punito i bond del debito argentino, alcuni dei quali, direttamente interessati dall’azione giudiziaria con scadenza 2038 hanno quotazioni più alte oggi di quanto non ne avessero in febbraio. E del resto il Paese sudamericano ha un debito pubblico che è appena il 50% del Pil, cioè meno di qualsiasi Paese europeo, e dunque non preoccupa affatto gli investitoriassolutamente in sicurezza. E infatti Buenos Aires potrebbe tranquillamente pagare anche i soldi richiesti dagli avvoltoi, ma non può farlo perché questo potrebbe spingere tutti quelli che hanno aderito alla ristrutturazione a fare marcia indietro e a richiedere l’intero valore nominale, ovvero 150 miliardi di dollari. Questo sì che porterebbe al default.

Naturalmente con il fallimento dell’Argentina è chiaro che nessuno prenderebbe un fico secco se non in natura e per via traversa ossia appropriandosi del Paese e di tutte le sue attività. Ed è dunque ovvio che l’operazione Argentina è di fatto un avvertimento mafioso e trasversale della finanza globale contro le sovranità nazionali, contro quei Paesi con un debito alto perché non siano indotti in tentazione e danneggino per sopravvivere gli interessi degli oligarchi e anche una sorta di monito contro i Brics e i loro piani di liberasi dall’abbraccio mortale della finanza occidentale.
...
nel meraviglioso mondo dell’oligarchia del denaro e dei suoi megafoni abbiamo una dichiarazione di default che in realtà non esiste ed è solo una sorta di nauseante trappola e la negazione invece di un default che c’è come quello della Grecia: entrambe le carte che abbiamo in mano ci vengono suggerite dall’illusionista senza che noi ce ne accorgiamo. La mano del borseggiatore globale è più veloce dell’occhio."

(ilsimplicissimus2.wordpress.com)

Quindi sarebbe più esatto dire che l'Argentina è sotto minaccia di un secondo default, ma che ora è essenzialmente stritolata da una sentenza ingiusta che la pone di fronte a scelte difficili. Non che l'Argentina se la passi particolarmente bene, ma nemmeno è tutta questa tragedia che appare dai titoli dei giornali economici e non:

"E così noi della Mosler Economics MMT che sosteniamo che una nazione con sovranità monetaria se ne può fottere dei default e dei Mercati abbiamo torto, vero? L'Argentina è nei guai vero? E ci smentisce.
Mah... Non risulta. Per questi motivi:

A) L'Argentina fa default in dollari, NON NELLA MONETA SOVRANA PESOS, e lo fa perché SCEGLIE di non pagare i Fondi Avvoltoio USA. Buenos Aires ha montagne di dollari nelle sue riserve, ma SCEGLIE di non pagare quelle merde di investitori Avvoltoi americani.


B) I maggiori Hedge Funds del mondo (come DE Show, George Soros Family Office, Third Point, Renaissance Technologies, Fortress Investments) stanno scommettendo miliardi sulla RINASCITA dell'Argentina, in queste ore.

E allora bimbi miei cari piccioni di Internet e poco altro, o colleghi giornalisti (vero nome: emorroidi della stampa), i casi sono 2: o noi dellaMosler Economics abbiamo ragione e i commentatori dei puzzoni giornali italiani (voi) sono una manica di capre; oppure gli Hedge Funds di Londra e di Wall Street che come noi MEMMT sono tranquilli sull'Argentina, sono tutti dei cretini... e avete ragione voi.

Vedete un po'... :))

Paolo Barnard"

(www.comedonchisciotte.org)

Credo che sia un gioco in perdita da entrambe le parti, quello portato avanti fra oligarchie occidentali e argentini rappresentanti poveri dei Brics. Anche ammettendo che l'Argentina decida di pagare per intero i fondi avvoltoio, e poi sia sovrastata da altrettante richieste di rimborso da altri investitori fino all'iperbolica cifra di 150 miliardi di dollari, e sia costretta a fare default, stiamo parlando di uno Stato sovrano che non è più abbandonato a se stesso dall'occidente.

Anche se venisse spogliata dei propri tesori nazionali, dei pozzi petroliferi, delle aziende a controllo pubblico, la situazione sociale potrebbe portare al governo un partito (di destra o sinistra è ininfluente) che rinazionalizzerebbe ogni cosa, lasciando i fondi avvoltoio a bocca asciutta. Ed ora che nasce la nuova banca internazionale dei brics in competizione con l'Fmi, l'Argentina potenzialmente non avrebbe nemmeno bisogno dei dollari dell'Fmi per ripartire.

"Gli USA sperano che mettendo pressione su qualche oligarca russo, bloccando i loro conti e le loro carte di credito, riusciranno a dare un pò di fastidio a Putin, magare a creare qualche conflitto interno.

NOI PERO' ci dobbiamo preoccupare per questa miopia di Obama, tanto acuta, da non vedere nemmeno che sta rischiando seriamente di essere accantonato e messo in modalità di sopravvivenza, causando ripercussioni molto serie per tutto l'Occidente.
...
Intanto la Russia continua a firmare contratti e accordi commerciali – de-dollarizzati - con i suoi alleati BRICS e continua spingersi sempre più avanti con le sue azioni di ritorsione contro gli Stati Uniti e contro l'Europa, sembra proprio che gli « amici sanzionati » di Putin stiano prendendo in mano la situazione. Il miliardario oligarca Gennady Timchenko, uno tra i primi ad essere toccato dal divieto di viaggiare e dal congelamento dei beni da parte degli Stati Uniti, ha deciso di strappare Visa e Mastercard, passando alle credit cards della UnionPay cinese ,dicendo che "in qualche modo queste sono più sicure della Visa - almeno gli americani non potranno metterci le mani sopra".
...
"Appena hanno messo le sanzioni, me l’hanno concessa subito." - ha detto. "Ottimo lavoro e la carta viene accettata in tanti posti e, in qualche modo, è più sicura della Visa. Almeno gli americani non potranno metterci le mani sopra!». - Ha detto Timchenko."

(www.comedonchisciotte.org)

Il gioco degli Usa è misterioso. O hanno qualche mirabolante carta in mano (per esempio l'indipendenza energetica) oppure stanno facendo un gioco autolesionistico.

"Gli Stati Uniti stanno esprimendo un mix di politica internazionale (geopolitica) e politica interna altamente pericoloso. Da un lato stanno facendo fuggire dal dollaro mezzo mondo che gli è ostile. Dall'altro hanno operato politiche monetarie espansionistiche sfrenate, stampando dollari per sanare le crepe del sistema bancario dopo il caso Lemann Brothers, per acquistare titoli di Stato, e per tentare di drogare la crescita economica.
Alcune cose hanno funzionato in parte (banche e stabilità dei titoli di Stato) ma di contro sono stati creati effetti collaterali mortali: bolle mostruose in borsa e nell'immobiliare, e ancora più pericoloso per gli Usa, il rischio di inflazionare la propria moneta.
...
Se gli Usa continueranno con questa folle politica estera ed interna, avranno presto brutte sorprese. E' vero che rimangono la più grande potenza militare del globo su cui basano i loro rapporti di forza (anche economica), ma quando saranno assediati da un iper inflazione, non basteranno le 13 portaerei e le migliaia di testate atomiche per fermare questo nemico subdolo."

(linflazione vista da dentro)

L'Impero romano cominciò a perdere forza non a causa delle invasioni barbariche. Ma a causa della crisi economica che rendeva sempre più difficile reperire risorse per lo Stato, e quindi anche mantenere le tante legioni al fronte. Ad un certo punto la macchina bellica troppo costosa può provocare il tracollo degli imperi. Gli Usa dovrebbero meditare su queste implicazioni, prima di fomentare guerre e rivolte in mezzo mondo. Ad un certo punto anche il dollaro rischia di schiantarsi...

E le vessazioni economiche verso l'Argentina rientrano in questo gioco in cui gli Usa sono protagonisti da troppi anni. L'Argentina non è altro che un altro fronte aperto dalla macchina bellica (questa volta economica) degli Usa. Potranno vincere la battaglia ora, ma rischiano di accumulare ulteriori tensioni nel futuro che in qualche maniera dovranno scaricarsi. Anche e soprattutto a loro svantaggio.