martedì 10 febbraio 2015
Giubileo greco-babilonese
Quello che vogliono Tsipras, Varoufakis e tutto il governo greco, in fondo è una remissione del debito. Probabilmente solo parte del debito. O probabilmente hanno le idee confuse essendo sottoposti ad una pressione mediatica enorme, per cui un giorno chiedono un taglio del debito e quello seguente un allungamento dei termini.
In ogni caso l'idea della remissione del debito, non andrebbe sottovalutata. E non solo per il caso greco. Ci sono debiti pubblici (e privati) ormai catastrofici in giro per il mondo, ben peggiori di quello greco.
Giubileo babilonese.
"Hudson ha osservato nel 2004:
Il pensiero economico Mesopotamico al 2000 a.C. poggiava su un fondamento matematico più realistico di quanto non faccia l’ortodossia di oggi. Almeno i Babilonesi sembrano aver riconosciuto che nel corso del tempo l’overhead del debito diventava sempre più invadente come si tendeva a superare la capacità di pagare
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I Babilonesi riconoscevano che, mentre i debiti crescevano in modo esponenziale, il resto dell’economia (quello che oggi viene chiamato l’economia “reale”) cresce meno rapidamente. Gli economisti di oggi non sono venuti a patti con questo problema con altrettanta chiarezza.
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Ogni economista che ha osservato la matematica dell’interesse composto ha sottolineato che, alla fine, i debiti non possono essere pagati. Ogni tasso di interesse può essere visto in termini di tempo che ci vuole per un debito per raddoppiare. Al 5%, un debito raddoppia in 14 anni e mezzo; al 7 per cento, in 10 anni; al 10 per cento, in 7 anni. Già nel 2000 a.C. a Babilonia, ragionieri scribi erano addestrati a calcolare come il capitale dei prestiti raddoppiava in cinque anni, all’allora corrente tasso del 20% l’anno (1/60 esimo al mese per 60 mesi).
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Nessuna economia è mai stata in grado di continuare a raddoppiare su una base costante. I debiti crescono su principi puramente matematici, ma le economie “reali” procedono con curve ad S.
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i pagamenti di interessi finiscono per precipitare le economie in recessione. Durante il secolo scorso o giù di lì, è stata solitamente di 18 anni la durata del tipico ciclo immobiliare.
Hudson chiede un giubileo del debito, e sottolinea che le remissioni del debito periodiche erano una parte normale della cultura sumera, babilonese e degli antichi ebrei [e cristiana].
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Se un giubileo del debito non viene concesso volontariamente, la gente può benissimo ripudiare i propri debiti.
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il nostro moderno sistema bancario a riserva frazionaria è davvero un sistema di creazione del debito, garantito per creare sempre più debiti."
(econocrash.altervista.org)
Debito greco.
E' auspicabile che la storia antica fornisca dei suggerimenti per il presente. Per esempio per la Grecia. Il suo governo in effetti fa delle richieste che vanno nel senso di alleggerimento dal peso del debito, però nello stesso tempo di un aumento del deficit (e quindi del debito):
"... in ordine cronologico estrapolando dal discorso di Alexis Tsipras:
- La Grecia chiederà un prestito ponte, o una moratoria (un accordo ponte) sui debiti fino a Giugno in modo da avere il tempo per preparare un piano economico di gestione del debito da presentare alla UE.
- La Grecia “vuole” pagare i suoi debiti ma non può pagarli nei termini stabiliti.
- Il rapporto fra Debito Pubblico e Pil Greco ha sorpassato il 180%
- Tsipras ha annunciato un taglio dei costi della politica (auto blu tec…) e un taglio alle procedure burocratiche inutili
- Lotta dura alla corruzione e all’evasione fiscale
- Viene istituita una commissione di inchiesta su come si è arrivati a firmare il Memorandum of Understanding, ovvero la cessione di sovranità della Grecia verso la Troika.
- La ERT (la Rai greca) viene resuscitata, così come il canone.
- Viene istituita una no-tax-asrea fino a 12.000 euro l’anno
- La tassa sulle proprietà (ENFIA, ovvero l’IMU da pagare in bolletta) viene abolita e sostituita da una più pesante tassa sulle “grandi proprietà” (probailmente estesa a tutto il patrimonio, si vedrà)
- Il salario minimo viene innalzato a 751 euro al mese lordi.
- Diventa un crimine vendere proprietà dello Stato per pagare i debiti dello Stato
- E’ vietato mettere all’asta la PRIMA CASA dei debitori
- Viene ristabilita la 13 mensilità per le pensioni basse (quelle sotto i 700€ al mese)
- La Grecia rivendica (e ricorda ai tedeschi) di avere rinunciato al debito di guerra della Germania alla fine della seconda guerra mondiale (e dunque si aspetta medesimo trattamento? n.d. fk)
Commento: in sintesi, Tsipras chiede di:
1. Non pagare i debiti a scadenza e presentare un piano di rientro più favorevole alla Grecia a Giugno
2. Intanto fare ancora deficit (finanziato da chi?) per affrontare l’emergenza nazionale."
(www.rischiocalcolato.it)
Contradditorio e inefficace. Perché sarebbero interventi ancora troppo timidi. Sarebbero necessari pesanti interventi pubblici. Ci vorrebbe il "piano Merkel" che Varoufakis ha suggerito alla Germania ispirandosi al piano Marshall del dopoguerra. Solo aumentando la forza lavoro in modo decisivo, solo aumentando i consumi interni e quindi l'inflazione, il debito comincerà ad erodersi.
Ma probabilmente a lungo andare, anche questa strategia non funzionerà. Probabilmente sarà necessario un vero giubileo del debito. E questo è evidente nel caso americano.
Debito Usa.
"Nell’ottobre del 1981, con l’economia americana che stava scivolando in una recessione a doppio fondo, la matematica fiscale della Reaganomics stava già cominciando a strappare le cuciture del bilancio. Il “taglio fiscale di Reagan” aveva innescato una guerra monumentale a Capitol Hill tra le varie lobby di interessi particolari, e aveva finito per ridurre la base delle entrate permanenti di circa il 6.2% del PIL. Allo stesso modo, il bilancio della difesa si prevedeva che dovesse crescere del 5% in termini reali per alcuni anni
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... dal 1982 al 1986, il deficit federale era in media il 5% del PIL. Niente del genere era mai stato immaginato prima, o perlomeno al di fuori di una guerra mondiale — nemmeno da professori come Samuelson, Heller, Tobin e altra marmaglia keynesiana. Durante il tempo di pace tra il 1954 e il 1964, ad esempio, il deficit federale era in media meno dell’1% del PIL
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Durante i dodici anni delle amministrazioni Reagan-Bush, il debito pubblico avrebbe raggiunto $4.3 bilioni e sarebbe stato 4 volte superiore a quello che Jimmy Carter ci aveva lasciato.
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I deficit delle amministrazioni Reagan-Bush furono pari a 3 volte il deficit medio maturato in tempo di pace da FDR, Truman, Kennedy-Johnson e Jimmy Carter messi insieme.
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Non c’è stata la rovina economica che sarebbe dovuta scaturire dai grandi deficit fiscali — almeno non nel lasso di tempo che ci si immaginava.
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...il problema fiscale strutturale non è stato mai risolto; è stato solo temporaneamente sepolto sotto tre illusioni.
La prima: la gigantesca macchina bellica di Reagan ... sarebbe dovuta andare in pensione quando finì la guerra fredda e l’Impero del Male crollò. Le cose non sono andate così.
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l’aumento delle tasse sui salari ha infine esaurito la sua capacità di compensazione. Di conseguenza nell’anno fiscale 2013 il Fondo AVS (pensione) ha registrato un deficit da $95 miliardi e il fondo DI (disabilità) ha registrato un ulteriore deficit da $45 miliardi. Ciò significa che il deficit complessivo è quasi di $140 miliardi l’anno e in rapida ascesa. In effetti il cosiddetto surplus della previdenza sociale, che ha finanziato il deficit del fondo generale per più di due decenni, non solo è scomparso, ma è ormai entrato nella falsa contabilità del fondo fiduciario di Washington.
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Ciò significa che i $18 bilioni di debito pubblico rappresentano debito reale — non la comoda illusione spacciata da Washington e dagli economisti keynesiani secondo cui il debito “detenuto dal pubblico” è solo $13 bilioni e quindi il 75% del PIL.
No, il vero rapporto di leva della nazione è 106% del PIL. In trentatré anni l’onere del debito pubblico sul reddito nazionale è triplicato. E quando si aggiungono i $3 bilioni di debito statale e locale, il rapporto del debito pubblico totale è quasi il 120% del PIL.
E questo ci porta alla domanda finale. Come è possibile che al cospetto di cotanta dissolutezza fiscale siamo riusciti a cavarcela? La risposta breve è che non ce la siamo affatto cavata.
L’effetto crowding out e un’alta inflazione dei prezzi al consumo non si sono mai verificati perché la FED di Greenspan ha indirizzato l’intera economia mondiale lungo un sentiero di espansione del credito e massiccia finanziarizzazione
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Credo che ormai siano evidenti due cose. La prima è che la massiccia monetizzazione del debito pubblico non può andare avanti ancora a lungo, o il sistema monetario verrà distrutto. Questo è quello che significa essere bloccati dalla ZIRP. La follia monetaria in Giappone non è altro che il segno di come ci stiamo avvicinando alla fine dell’era della monetizzazione.
Nel caso del Giappone, il più grande debitore al mondo ha già distrutto il proprio mercato obbligazionario — la BOJ è l’unica che ancora acquista il decennale giapponese con un rendimento dello 0.4%. E la BOJ ora sta anche uccidendo rapidamente lo yen.
In secondo luogo, il PIL nominale degli Stati Uniti è cresciuto a meno del 4% l’anno negli ultimi dieci anni, e, in un mondo necessitante di deflazione, non c’è alcuna possibilità che si possa emancipare da tale “vincolo”.
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l’attuale situazione politica di Washington — ormai in corso da 30 anni — genererà nel prossimo decennio (come minimo) $15 bilioni di nuovo debito pubblico.
Sì, aggiungeteli all’attuale montagna di debito pubblico della nazione e arriverete a $33 bilioni entro il 2024 o giù di lì. E poi non bisogna scordarsi la gigantesca bolla finanziaria e gli sconfinati investimenti improduttivi generati dalle banche centrali di tutto il mondo negli ultimi due decenni, i quali ci garantiscono un lungo periodo di deflazione globale.
Di conseguenza il PIL nominale degli Stati Uniti sarà fortunato se raggiungerà i $24 bilioni entro lo stesso anno. Il debito pubblico sarà pari al 140% del PIL. Questo significa che il futuro prospetta per questa nazione una crisi fiscale senza fine."
(www.rischiocalcolato.it)
Il debito Usa è destinato a crescere sempre. Già oggi in effetti è più o meno allo stesso livello italiano (rispetto al Pil), conteggiando tutto il debito di tutte le amministrazioni pubbliche Usa.
Forse è venuto il tempo della remissione dei debiti.
lunedì 9 febbraio 2015
Ripetita juvant, però annoia
Mi sembra noioso ripercorrere sempre gli stessi temi, però quelli sono. Inutile dire che tutto va male, lo vediamo tutti. Però le cose stanno così. Il mondo va sempre peggio.
Lentamente la recessione arriva ovunque. E dove non c'è tecnicamente, come negli Usa, c'è invece nella sostanza. Nella vita di tutti i giorni degli americani, che infatti non consumano più come un tempo. Che lavorano anche di più, ma hanno redditi sempre più bassi. Dove aumenta l'occupazione nelle statistiche falsate, ma negli ultimi decenni è diminuita fortemente la forza lavoro. Come può essere? E' semplice, basta non conteggiare più quelli che si scoraggiano ed escono per sempre dal mondo del lavoro.
Ed ora anche la Cina mostra le prime crepe (quasi -20% di import e circa -3% di export). Non cresce più in modo vertiginoso come qualche anno fa, e mostra i segni di un'economia matura.
"... torniamo al normale rallentamento globale, il benchmark non può che essere la fabbrica del mondo ovvero la Cina, il luogo dove ancora oggi si fa materialmente praticamente tutto.
Ebbene la mitica Cina sta rallentando, importa di meno, ed esporta di meno. Il suo record nel surplus commerciale è una illusione ottica buona per migliorare la bilancia dei pagamenti, ma se grattiamo la superfice c’è un fatto:
- La Cina chiede al mondo meno beni e servizi e riesce ad esportare nel mondo meno beni e servizi
Il che non è, e non dovrebbe essere una tragedia, anzi trattasi di una normalissima fase di aggiustamento anzi, si tratta di una fase che certifica anche la maturità della Cina che sta uscendo dallo status di paese emergente.
Ma chiedetevi: cosa significa per l’occidente, e in particlare cosa significa per l’Italia?"
(www.rischiocalcolato.it)
Per l'Italia sarà come al solito. Dopo i roboanti annunci di ripresa di questi giorni, arriverà la realta gufa. Le prime "sparate" di Confindustria, di crescita oltre 1,5% del Pil, non è il caso di commentarle. La fantascienza lasciamola al cinema.
La crescita dello 0,5% del Pil pronosticata da Bankitalia ed altri enti sovrannazionali è meno fantascientifica, ma comunque ha come considerazione di base il fatto che fuori d'Italia le cose vadano per il meglio. Non solo che petrolio e materie prime si mantengano basse di prezzo, ma che ci siano nazioni che aumentino i consumi interni per acquistare le nostre merci. Invece non pare che ciò avvenga.
Anzi, proprio il collasso delle materie prime (escludendo il petrolio dove predominano ragioni geopolitiche), ma anche dei costi di trasporto, indica che non c'è richiesta in crescita di beni nel mondo. Anzi gli scambi sembrano diminuire. Quindi l'ottimismo di queste previsioni, che comunque nel mio piccolo avevo fatto anche qui (vedi: "post ottimista per il 2015") senza avere grandi staff alle spalle, è da prendere molto con le pinze. E comunque è di nuovo inutile ricordare (ripetita juvant) che tutti questi grandi enti che pronosticano crescite per l'Italia e per il mondo, non ci hanno mai azzeccato.
""La Commissione europea conferma un contenuto ritorno alla crescita per il 2015 in Italia, con il Pil in aumento dello 0,6%
...
1. Rallegriamoci!
In questo mondo di incertezze geo-politiche e int€rnazional-finanziari€-monetari€,
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abbiamo una bella sicurezza.
La Commissione UE, infatti, toppa regolarmente ogni anno le proprie previsioni di crescita per l'anno successivo.
E le toppano regolarmente anche il FMI, l'OCSE e, naturalmente, la Banca d'Italia (della Confindustria e delle sua fantasmagoriche "spinte" superiori alle "attese" abbiamo già detto).
...
Questo perchè, come sappiamo, i conti di ESSI non tornano, mai e poi mai, semplicemente perchè non applicano un moltiplicatore fiscale (per i saldi delle manovra fiscali che impongono) minimamente rispondente alla realtà.
Di più, accecati dalla loro stessa furia deflazionatrice, - che funziona eccome se hai un solo obiettivo: la perfetta flessibilità "competitiva" sul mercato del lavoro!- è ormai chiaramente da presumere che il moltiplicatore fiscale lo sottostimino deliberatamente
...
Insomma, se la Commissione ci dice che la crescita italiana nel 2015 sarà dello 0,6 (punti di PIL)
...
Diciamo, applicando lo scostamento previsionale regolarmente ottenuto da tale "entità" €urocratica, una recessione intorno al -0,4-0,5.
...
anche ESSI ammettono che c'è questa forte "volatilità" dei mercati e che la situazione geopolitica può peggioare le cose! Ergo: potrebbe andare anche molto peggio."
(orizzonte48.blogspot.it)
Il risultato è che a fine anno i conti dello Stato saranno di nuovo da rifare a causa di previsioni sballate. E arriverà la consueta stangata. Finché rimarrà qualcosa da "stangare" agli italiani...
E tanto per insistere su temi triti e ritriti, la Grecia torna a periodi ad imperversare sui media mondiali. A dimostrazione di come il problema sia stato brillantemente risolto dai burocrati euro-germanici in questi anni. Anzi, prevede che il problema tornerà sempre più prepotentemente in auge. Se questa volta non verrà risolto con Syriza al potere, la prossima si riprensenterà con Alba Dorata o una giunta di colonnelli a capo della Grecia. E sarà sempre peggio.
Un altro tema che imperversa da anni, malgrado gli avvertimenti di molti economisti accorti ma inascoltati, è la deriva finanziaria mondiale. Un mondo dove il potere economico legato al lavoro manuale ed intellettuale è ormai minoritario, dove le grandi somme finanziarie non sono più investite nella crescita ma nella pura speculazione delle "tre carte". Il denaro si autoalimenta in attività finanziaria più simili a bische che investimenti.
"Guan Jianzhong, numero uno dell'agenzia di rating cinese Dagong Rating Acency, ha lanciato un alert, prevdendo che "nei prossimi anni l'economia globale potrebbe scivolare in una nuova crisi finanziaria globale...peggiore perfino di quella del 2008".
Stando a quanto riporta l'agenzia di stampa russa ITAR TASS, il funzionario si è così espresso. "Ritengo che dovremo far fronte a una nuova crisi finanziaria globale nei prossimi anni. E' difficile stabilire il momento esatto, ma ci sono tutti i segnali, come il crescente volume dei debiti e lo sviluppo incerto di economie di Usa, Ue, Cina e di altri paesi avanzati".
"La crisi corrente in Russia è stata causata dalle sanzioni dei paesi dell'Occidente più che da fattori interni. Se guardiamo agli Stati Uniti e ai paesi dell'Unione europea, le loro crisi sono state provocate invece da fattori interni, e non esterni", ha continuato Jianzhong, sottolineando che "diversamente dalla Russia, la portata dell'erogazione dei crediti in queste economie ha ecceduto il potenziale della produzione di beni e ha creato una bolla".
Tale "crisi è stata trasmessa al mondo intero attraverso una politica di quantitative easing e l'utilizzo della stampa (di moneta)". Un ritorno al "modello di crescita concentrato su consumi a credito potrebbe diventare fonte di una nuova crisi". "
(www.wallstreetitalia.com)
Stampa che ti passa. Tanto è solo carta colorata con dei numeri... anzi non è più nemmeno necessario tagliare le foreste. Sono solo bit dentro a un computer. Perché investire in ricerca, imprese, istruzione, infrastrutture ecc. se puoi risolvere tutti i tuoi problemi molto più rapidamente premendo il tasto "enter" del computer?
Vedremo fra qualche anno se i risultati saranno così mirabolanti come annunciano le banche centrali di tutto il mondo. Anzi lo vediamo già oggi. Aumentare le bolle finanziarie non risolve nulla ed anzi peggiora la situazione. Ma chiaramente chi ha prodotto il fallimento di questo sistema, non ci sta a farsi da parte (che sarebbe il minimo, andrebbero processati) ma vuole mantenere i vantaggi e quindi si continua su questa strada correndo sempre più rapidamente verso il disastro completo.
Un altro post ripetitivo. Ma purtroppo non vedo cambiamenti in giro. Ci sta tentando Tsipras a far ragionare diversamente i nostri governati europei. Ma temo fallirà, perché sarà stritolato dai ricatti di Bruxelles, Germania e Bce.
venerdì 6 febbraio 2015
Syriza (e la Germania) di fronte alle contraddizioni dell'euro
Per Tsipras giungerà presto, nelle prossime settimane, il momento di decidere quale strategia adottare.
E non ce ne sono tante.
Sono solo due.
In pratica o cedere alle richieste della Germania, continuando con le politiche del suo predecessore, oppure uscire dall'euro.
Questo in conseguenza delle decisioni recenti prese dalla Bce.
"La Bce ha annunciato che "il consiglio direttivo ha deciso di rimuovere la deroga sugli strumenti di debito quotati emessi o garantiti dalla Repubblica ellenica".
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Draghi toglie in questo modo agli istituti di credito greci l'accesso alle normali aste di liquidità
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Con le nuove regole, e a partire dal prossimo 11 febbraio, le banche greche non potranno offrire più come garanzia in cambio di liquidità i bond sovrani valutati "junk".
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Un funzionario del governo greco ha annunciato che la Bce ha però alzato la soglia di finanziamenti di emergenza (ELA) di 10 miliardi di euro e che il sistema bancario non corre rischi"
(www.wallstreetitalia.com)
Senza soldi della Bce non solo le banche greche non saranno più solvibili ma anche lo Stato greco non avrà risorse sufficienti per far fronte alle eventuali crisi di liquidità bancarie e per i suoi impegni diretti. L'unico modo per uscirne sarà stampare una propria moneta greca.
E' evidente che il sistema euro tenta di soffocare le politiche non conformi della periferia con il ricatto finanziario. Le banche greche sono a rischio default, e lo Stato non avrebbe modo di proteggerle, ne di sopravvivere a lungo.
Qui è insita la contraddizione più grande di Syriza. Pensare che l'euro sia compatibile con il superamento dell'austerità. Non lo è.
L'euro è una moneta priva di nazionalità in cui il paese maggiore che la utilizza, rifiuta di farsi carico dei problemi finanziari degli altri paesi deboli. Per questo la nazione più forte impone austerità alle più deboli, per costringerle a "risparmiare" come dicono i tedeschi. Ma in realtà questi risparmi sono tagli al reddito dei cittadini delle nazioni deboli.
Questo atteggiamento della Germania è comprensibile. Rimane incomprensibile perché debba esistere una moneta come l'euro priva di uno Stato vero, dove chi la utilizza non ha voce in capitolo sulle politiche economiche correlate.
Si può pertanto affermare che allo stato attuale, l'euro di per se è il simbolo dell'austerità per quei paesi che per forza economica non sono minimamente comparabili alla Germania.
Anche la Germania è di fronte alle sue contraddizioni. Cioè pensare che tutto va bene così, che continuando con le riforme ci sarà la ripresa anche nella periferia d'Europa, che le cose si stanno aggiustando anche alla luce della piccola ripresa in Spagna, nella stessa Grecia e forse prossimamente in Italia.
Le cose non si aggiusteranno perché il dato da verificare non è tanto l'incremento del PIL. Ma il dato della disoccupazione che rimane allarmante in tutto il sud Europa.
E dopo la Grecia arriverà un'altra ondata di instabilità politico-sociale dalla più grande Spagna. Anche in questo caso la pressione sociale crescente è dovuta all'alta disoccupazione. E forse questo è il motivo per cui in Italia pur essendo nato un movimento come il Cinquestelle, non ha ancora raggiunto la forza di Syriza e di Podemos. Da noi la disoccupazione è alta, ma non ancora come in Grecia e Spagna.
E non è comunque da escludersi una crisi di governo in Italia, che aggiungerebbe altra istabilità nel sud Europa. Con Renzi destinato a diventare sempre più un relitto fra riforme inutili e promesse frastornati a cui non crede più nessuno. Di fronte a Tsipras che batte veramente i pugni sui tavoli d'Europa, Renzi fa la figura dell'ameba senza spina dorsale.
Ed ormai non cerca nemmeno più di dissimulare:
"La decisione della Bce sulla Grecia? “E’ legittima e opportuna“. Matteo Renzi ha commentato così la mossa di mercoledì della Banca centrale europea, che ha deciso di non accettare più i titoli di Stato ellenici"
(www.ilfattoquotidiano.it)
E poi con la sua solita capacità di gettare fumo negli occhi riesce a dire:
"Una decisione giusta, ... “dal momento che mette tutti i soggetti in campo attorno ad un tavolo “. “In un confronto diretto e positivo – aggiunge il premier italiano – che, andando oltre una concezione burocratica tutta rivolta all’austerità, sia capace di rispettare e far rispettare gli impegni presi e di guardare con maggiore fiducia e determinazione ad un orizzonte europeo fatto di crescita e investimenti“"
(www.ilfattoquotidiano.it)
Giusta? Un ricatto che mette tutti attorno ad un tavolo? Con qualcuno però che ha una pistola puntata alla testa...
Il suo bluff è a questo punto scoperto, il suo accostarsi a Syriza dei giorni passati appare ogni giorno più ridicolo.
Non so se il suo governo arriverà all'autunno, potrebbe anche non riuscirci. Ma quando in Spagna Podemos avrà un grande risultato elettorale, spero non abbia la faccia tosta di intestarlo alla propria parte politica, come se il suo Pd destraiolo e liberista fosse minimante paragonabile a questi movimenti di ribellione all'Europa.
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