Ormai sono se non mesi, sicuramente settimane che si avvisa la gentile clientela che la festa sta per finire. Certo è da un po' di tempo che si dice che è imminente un'inversione degli indici azionari da inverno nucleare, eppure non si possono sottovalutare le analisi economiche sempre più allarmate.
Da tempo sembra che Soros abbia deciso di allontanarsi dall'azionario. Il grafico in testa al post "di PJM mostra come il forwarding P/E Ratio sia esattamente a 15.2x ovvero il valore che aveva il 9.10.2007.
Ma ora ci pensaerà la BCE a farci superare anche questa soglia psicologica con una bella spruzzatina di euro un po' qui e un po' là."
(borsadocchiaperti.blogspot.it)
Ma forse anche no. Quello mostrato nel grafico non è altro che il rapporto fra valore e rendimento delle azioni. Sta ad indicare che il valore delle azioni ha ormai raggiunto un valore tale da risultare poco remunerative.
"Il rapporto prezzo/utili (in inglese Price-Earnings (PE) Ratio, P = price = prezzo; E = earnings = utili), è il rapporto fra il prezzo corrente di un'azione al momento del calcolo dell'indicatore, scelto di solito nel listino della borsa nazionale coi maggiori volumi scambiati (per l'Italia si considera Milano), e l'utile atteso per ogni azione.
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Tale rapporto serve a valutare le quotazioni di un'azione, anche se un giudizio sul corretto valore di un titolo deve tener conto di diversi fattori
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Un valore pari a 13-15 è ritenuto normale (il prezzo pari a 15 volte l'utile atteso); se è superiore indica di norma un titolo sopravvalutato"
Solo in questi giorni:
"...i recenti cali di Wall Street, in modo particolare degli indici dei titoli biotech e tecnologici, sono riusciti a spaventare anche lui.
Dennis Gartman, autore di "Gartman Letter", ha così confessato in una intervista rilasciata alla Cnbc di essere stato "spaventato" dai ribassi e, per questo motivo, di aver deciso di tagliare l'esposizione sull'azionario a una percentuale vicina allo zero dal 100%. "
(www.wallstreetitalia.com)
"La ripresa forse è una grande illusione
Già dieci anni fa l'economia globalesembrava essere sulla via della guarigione quando il Fondo Monetario Internazionale si era riunito a Washington.
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L'aspettativa era che i bei tempi sarebbero durati per sempre. Nessuno pensava che una crisi del genere e un fallimento totale del sistema fosse proprio dietro l' angolo.
Il Guardian fa notare come il mondo oggi, nel 2014, non sia dissimile da quello del 2004. La spinta fornita dal denaro a buon mercato ha ottenuto lo spostamento dell'economia globale. L'inflazione misurata dal costo dei beni e dei servizi è bassa, ma i prezzi degli asset stanno iniziando a mormorare.
Alcuni analisti ritengono che il periodo di bassa inflazione e continua espansione è tornato, dopo la pausa causata dal crash.
Le recessioni infatti tendono ad essere l'eccezione piuttosto che la norma e solitamente i Paesi alla fine ritornano ad un tasso tendenziale di crescita. Nel Regno Unito è al 2%; negli Stati Uniti è un po' più alto; nella zona euro un po' più basso.
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Oppure si potrebbe trattare solamente di un pensiero di gruppo e quindi di niente di reale, anche perché vi sono, anche in questo caso, dei segnali a riguardo.
La prima caratteristica senza dubbio è la volontà del WEO (World Economic Outlook) di essere pubblicato il martedì. Dal picco nel 1970, il trogolo dei tassi di interesse è stato inferiore in ogni ciclo successivo e sono ora a malapena sopra lo zero. Paesi come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti sono stati solo in grado di tornare al loro tasso tendenziale di crescita attraverso periodi di politica monetaria più flessibile e più libera.
La seconda minaccia è un crollo del mercato obbligazionario, visto che le banche centrali di tutto il mondo cercano un ritorno della politica monetaria ad un ambiente più normale. Queste stanno adottando ora un approccio più prudente a questo processo, con la Federal Reserve che ha ridotto gradualmente la quantità di titoli acquistati.
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Infine vi è un altro problema da non sottovalutare e che il mondo ignora. In un'intervista la settimana scorsa, Jim Yong Kim, presidente della Banca Mondiale, ha avvertito del rischio diconflitti per le risorse entro i prossimi cinque o dieci anni a meno che la comunità internazionale non faccia qualcosa riguardo il riscaldamento globale. Il catalogo degli eventi meteorologici estremi infatti, dalle inondazioni nel Regno Unito alla siccità in Australia, è in crescita.
In conclusione, il problema è sempre lo stesso: si tratta di compressioni salariali, alto tasso di disoccupazione, il debito, l'austerità e la povertà. "
(www.wallstreetitalia.com)
"Per Saxo ringhia l’Orso: i tassi ai minimi mentre la crescita mondiale si sgonfia
L'aumento dei tassi medi a 1 anno da 1,5% a 1,95% verificatosi nelle economie del G10 nell'ultimo anno è già stato sufficiente a spingere di nuovo l'intero fragile edificio verso il limite
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L’indice S&P 500 di Wall Street perderà tutto quanto guadagnato durante il QE3, crollando a 1,400 punti in un anno di mercato in ribasso.
Come si può vedere da questo grafico, il “margin debt” USA (l'ammontare di denaro che viene preso in prestito dai vari operatori di mercato per acquistare attività finanziarie, n.d.T) sta segnalando pericolosamente gli stessi picchi visti poco prima del crash “dotcom” e della crisi Lehman.
L’apprezzamento dell'euro a quasi 1,40 sul dollaro farà naufragare la debolissima ripresa europea – sempre che la si possa definire ripresa – e spingerà anche la Germania sull'orlo della recessione entro la fine dell'anno. Una tempesta perfetta in campo valutario è in arrivo, con l'Europa e gli USA che spingono in direzioni opposte, con la BCE che apre le porte al QE mentre la Fed sta chiudendo il rubinetto della liquidità. "Abbiamo il più forte segnale di vendita per l'euro dall'inizio dell'unione monetaria", ha detto. Il target è 1,25 dollari entro l’inizio del 2015.
E non contate sull'aiuto dell'Abenomics in Giappone (parole sue, che ancora non condivido). L’indice Topix a Tokyo è già tornato dov’era 14 mesi fa,
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Questa volta non ci sarà nessun rapido salvataggio dalla Federal Reserve. I falchi sono determinati a continuare il “tapering”. La pretesa che non si tratta di una stretta monetaria difficilmente riuscirà a tenere buoni i mercati ancora a lungo.
Janet Yellen sarà anche una colomba, ma non ci fraintendiamo. Il signor Jakobsen sostiene che la sua avversione alla crescentedisuguaglianza predomina su tutto. Anche la Jellen avversa le bolle favorite dal QE, che concentrano ulteriormente la ricchezza.
Mr Jakobsen ... Pensa che nel 2015 l'economia mondiale toccherà il fondo. Ma poi sarà completamente guarita, pronta per un meraviglioso e vigoroso “boom”."
(vocidallestero.blogspot.it)
Vorrei fosse vero, ma temo che dopo la prossima rovinosa caduta, sarà molto più complicato, difficile e lento risollevarsi. Probabilmente la burrasca travolgerà tutto, compresi interi Stati ed economie, e monete nate male come l'euro.
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