giovedì 3 ottobre 2013

Morire democristiani


Non è più sufficiente morire per Maastricht come ci chiede Letta. Da oggi abbiamo capito che moriremo democristiani fra Alfani, Cicchitti e Lupi, che oltre al mantra recitante che la stabilità "ce la chiede l'Europa", spacciano anche quello pretestuoso "ce lo chiede l'elettorato". Ma quale? Fra qualche giorno i sondaggi valuteranno questo nuovo movimento neocentrista, che probabilmente entusiasmerà qualche elettore di Casini e Monti, che dovranno lottare per non farselo scappare.

Comunque mi pare ci sia poco da dire su una giornata parlamentare assurda, a parte la nausea per una politica che non ha più nulla da dire, perché ogni discorso è in mano a Bruxelles e Berlino. Mentre la B. maiuscola della politica nazionale ha fatto l'ennesima figuraccia in diretta mondiale. E' un cavallo azzoppato, ma non lo darei ancora per spacciato. Per ora ha rinunciato a giocare, probabilmente ha capito di avere ancora bisogno di tempo per le grandi manovre del Senato. E' stato preso in contropiede dagli "alfanisti", ma non è detto che non ci riprovi. Certo ora il governo Letta ha l'assicurazione contro ogni mattana del Cavaliere, è stato blindato dai transfughi pidiellini. Almeno fino a quando il Caimano non sventolerà il libretto degli assegni...

Comunque al momento pare che anche lui, il cattivo per eccellenza, partecipi allo stesso gioco degli altri, i buoni europeisti:

"Non si può non scrivere qualcosa sulla psicofarsa di oggi, che ha raggiunto vette inaspettate di ipocrisia e di nullità politica dentro una melassa di bugie e di mezzucci per nasconderle. Ma ho il compito facilitato dal fatto che in qualche modo avevo già scritto l’essenziale, qualche giorno fa, mentre l’unica novità è il nuovo gruppuscolo accorso sotto le bandiere del progetto neo democristiano anche per conservarsi posti e prebende in attesa della nascente formazione di ispirazione Bce. Anzi no: chi ha ascoltato il discorso del Cavaliere e seguito le vicende pidielline ha forse capito che da anni Berlusconi si è macchiato di un ulteriore reato: il millantato credito. Ha voluto farsi passare per puparo quando invece anche lui è attaccato agli stessi fili da cui sono mossi Letta, Napolitano e compagnia cantante. E’ finito vittima di quella stessa Italia moralmente ed eticamente fragile che ha creato. quella che ormai ci opprime."

Intanto i pupari veri, hanno mollato la presa sullo spread. Mentre il Nikkei di Tokyo sbarella di nuovo con un -2,17%, e tutte le altre borse si fanno impressionare negativamente, quella di Milano rimane positiva e festeggia la "stabilità". Lo spread seguita a calare, ora intorno a 255 punti base. Draghi è di nuovo felice, tanto che promette un nuovo regalo:

"Draghi: pronti a nuove misure straordinarie, anche Ltro. «I mercati chiedono all'Italia stabilità e riforme»
La Bce manterrà la sua politica monetaria accomodante «tutto il tempo necessario».
...
«Vedo una ripresa nell'Eurozona che è debole, fragile e irregolare e che parte da livelli molto bassi. Abbiamo anche visto che la disoccupazione si sta stabilizzando ma a livelli molto elevato e questo vale anche per quella giovanile», ha aggiunto Draghi, ribadendo ancora una volta che, proprio per questo, la Bce «è pronta a una nuova Ltro e a misure straordinarie, nessuna esclusa» perché «nessuno vuole un incidente di liquidità da qui alla ripresa». "


Parole assurde, come la giornata appena trascorsa in Italia: Draghi si aspetta la ripresa, proprio lui che (assieme al resto della troika) la sta affossando con le politiche di austerità. Non si possono più nemmeno ascoltare le parole stonate di questi ubriachi che guidano l'economia continentale massacrando interi popoli:

"«posso commentare in termini generali; se si guarda a periodi di instabilità politica come quelli attraversati dalla Grecia, dal Portogallo e oggi dall'Italia, si vede che in questi Paesi l'instabilità mina le speranze di ripresa ma non pone relativamente pericoli per i fondamenti dell'Eurozona come accadeva pochi anni fa». «L'Eurozona è diventata più resistente», ha proseguito Draghi, «e ciò è dovuto a tre motivi: i sostanziali progressi dei governi in termini di credibilità fiscale e, fino a un certo punto, di riforme strutturali; le 'Omt' della Bce e i significativi progressi della governance europea nel 2012». "
(www.ilsole24ore.com)

Cose da pazzi.

mercoledì 2 ottobre 2013

Tutto da copione: crisi rientrata


In realtà permane ancora una certa confusione. Ma se i mercati festeggiano e sparano i fuochi d'artificio, vuol dire che Letta è riuscito a difendere la stabilità. O almeno pare che chi muove i soldi abbia informazioni che gli stessi giornalisti fanno fatica a reperire.

"Carlo Giovanardi: “Abbiamo i numeri, siamo anche più di 40 – dice – e siamo fermi nel voler mantenere l’equilibrio di governo. Per questo voteremo la fiducia. Il problema dei numeri, al massimo, è degli altri“....
Angelino Alfano – dopo aver incontrato prima Silvio Berlusconi e poi Enrico Letta – dice: “Rimango fermamente convinto che tutto il nostro partito domani debba votare la fiducia a Letta. Non ci sono gruppi e gruppetti”
...
Bondi lascia uno spiraglio: “A questo punto, pur essendo convinto che la cosa migliore sia sfiduciare questo governo, voterò la fiducia solo se me lo chiedesse il presidente Silvio Berlusconi. Nessun altro”.
...
Giovanardi a SkyTg24 lascia una strada che porta al voto unitario del partito: “Può darsi che tutto il gruppo Pdl voti la fiducia, mi sembra una tra le possibilità che si stanno profilando”. "
(www.ilfattoquotidiano.it)

"Berlusconi ha deciso di chiedere al suo partito di votare la sfiducia al governo Letta. La decisione di fatto sancisce una spaccatura all'interno del Pdl con l'ex premier pronto ad andare alla conta in Senato."
(www.ansa.it)

Chi ci capisce qualcosa da queste dichiarazioni è un super esperto! Non di politica ma di psicanalisi... Ma probabilmente i guru della borsa hanno un Qi al di sopra della media. Solo in Senato si capirà cos'è successo veramente nel Pdl/F.I.

Ma il copione delle crisi italiane è sempre lo stesso ed è molto probabile che anche questa volta venga rispettato:

"Un copione che si ripete. La solita sceneggiatura. Il governo uscito dalle elezioni si sfalda e perde pezzi. Allora si lavora fra le pieghe trasformistiche del Parlamento e si trova la pezza per ricostruire un nuovo governo simile al precedente. Che dura un anno circa, a volte meno, poi si rivota.
Prepariamoci al Letta bis, o a un governo similare. Il Presidente Napolitano ha appena nominato quattro senatori a vita, che se non proprio di area Pd, sono di sicuro non berlusconiani. Un preludio di quel che si vedrà a breve, non appena il Pdl provocherà la crisi.

...
I conti sono diversi a seconda dei commentatori, ma comunque il calcolo non dovrebbe essere lontano dai 10 o 15 senatori mancanti per un maggioranza al Senato anche senza Pdl.
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I trasformisti nel Parlamento italiano non sono mai mancati, e non mancano nemmeno ora."

(Sceneggiatura politica usuale)

Lo scrivevo il 6 settembre, quasi sicuro dell'esito di questa crisi. Come sono quasi certo che questa vittoria di Letta e del Pd (nonché dei poteri forti eurofanatici) sarà una vittoria di Pirro. Il centro sinistra non trarrà giovamento dal sostegno di un governo appiattito sulle tesi euriste e dell'austerità. Si logorerà esattamente come con il governo Monti, dopo il quale era dato per super vincente. Invece "pareggiò" le elezioni di febbraio. I governi trasformisti non portano mai molta fortuna, quelli che spalleggiano sacrifici e tasse meno ancora. Ne sa qualcosa il Prodi del 2006.

Berlusconi rimarrà all'opposizione, o del governo o del suo stesso partito, e da lì potrà continuare ad inviare i suoi strali su un governo Letta bis raffazzonato, che non riuscirà a rispettare nessun obiettivo, sicuramente non ci condurrà verso la ripresa economica. La permanenza nella gabbia dell'euro non lo permetterà mai, soprattutto rispettando i trattati come il fiscal compact o il two pack. Quando arriveranno le elezioni (perché non potranno rinviarle oltre il 2015), un governo sommerso dal disastro economico e sociale in continuo peggioramento, non potrà presentarsi alle elezioni affermando di aver risanato l'Italia grazie alla sua affidabilità. E se lo farà, gli italiani non ci crederanno di certo.

Nel 2015 probabilmente Berlusconi Silvio non potrà capeggiare una coalizione di centro destra, per gli ovvi motivi giudiziari. Ma un suo erede più giovane e ammiccante (anzi una sua erede) forse si. Ma può anche succedere che la parabola del berlusconismo finisca così. all'improvviso. 
Però, come insegnano le elezioni del 1994, i voti moderati non passano facilmente dalla parte opposta. Questi elettori sono pronti a dare fiducia a chi saprà meglio interpretare le esigenze di questa parte politica, che non potrà essere il centro sinistra che ha sempre considerato chi votava il Cavaliere dei mentecatti. E' possibile che l'erede del berlusconismo possa essere il grillismo, o forse un -ismo al momento ancora sconosciuto ma pronto ad esplodere al momento giusto.

martedì 1 ottobre 2013

Lunedì grigio


"Come da previsioni, è salita la tensione sui mercati finanziari dopo che la crisi del Governo Letta è precipitata. Le dimissioni dei ministri del Pdl dall’esecutivo di larghe intese, notificate oggi, hanno riportato l’Italia al centro delle preoccupazioni degli investitori.
...
I titoli rientrano nelle contrattazioni, ma con performance tutt'altro che confortanti: Mps -2,24% (ma era scivolata fino a -6%), Bper -3,92%, BPM -2,32%, Banco Popolare -3%, Intesa SanPaolo -3,54% dopo le dimissioni dell'amministratore delegato, Unicredit -3&, Ubi Banca -3,28%; tra altri titoli Enel -2%, Mediaset -3,69%, Telecom Italia accelera con +3,29%. "


I primi a farne le spese sono stati i titoli bancari, essendo queste le "aziende" con più sofferenze dovute alla crisi e quindi più sensibili all'aria che tira nel paese. Ma non è del tutto vero che tutto dipenda dall'incertezza politica.

Doveva essere un lunedì nero dopo le incertezze politiche italiane, ma questa volta Berlusconi è fortunato. E' stato solo un lunedì grigio. La borsa italiana va a picco, ma il rosso si confonde con quello delle altre borse mondiali. Aveva iniziato Tokio con il Nikkei a - 2,06%, per cui il nostro -1,20% non sfigura nemmeno.

Ma chi ha aiutato Berlusconi a sentirsi meno solo e colpevole per l'affondo dei mercati? Forse un altro politico che vede tramontare sempre più la sua parabola carismatica. Un uomo che prometteva tanto (qualcosa in comune con il Cavaliere) ma che non è riuscito a realizzare molto, soprattutto perché gliel'hanno impedito (anche qui Berlusconi direbbe che è accaduto lo stesso a lui...). E soprattutto un politico che ha deluso il ceto medio, che non è riuscito ad invertire la tendenza all'impoverimento del ceto medio: si tratta di Obama.

"Il fallimento del budget pubblico è sempre più probabile, dopo che ieri sono saltate le trattative ed è stata approvata una norma sul rinvio della riforma sanitariavoluta da Obama.
La fronda più estrema dei pasdaran Repubblicani intende fare ostruzione fino all'ultimo. A partire da mezzanotte di oggi, lunedì, il Governo non sarà più in grado di finanziare le agenzie federali, come effetto di un temporaneo default di bilancio.
...
Domani 800 mila dipendenti statali saranno mandati a casa se il Congress non trova un'intesa in extremis per un decreto che argini la falla di bilancio prima della scadenza dei finanziamenti.

Il Presidente Barack Obama è stato molto chiaro a riguardo: il tetto del debito va aumentato: non farlo significherebbe destabilizzare l'economia non solo americana ma mondiale.

L'inquilino della Casa Bianca ha aggiunto di non voler trattare, ne' sacrificare la sua riforma sanitaria: "Alzare il tetto - taglia corto - non e' una concessione a me ma e' consentire al Tesoro di pagare i conti" ed "é una responsabilità del Congresso".


La crisi di governo italiana invece si avverte meglio nel confronto degli indici spread fra Italia e Spagna. E' qui che hanno inciso maggiormente le scelte berlusconiane estremiste, nel superamento dello spread spagnolo su quello italiano di circa 10 punti base. Ma complessivamente lo spread intorno a 265 punti non è tutto questo sconquasso. Forse ha ragione chi dice che i mercati hanno già prezzato in precedenza le fibrillazioni politiche.


Inoltre è probabile che i mercati sperino ancora in un Letta bis, anche se mi pare piuttosto difficile. Potrebbe esserci un Letta bis, ma sarebbe un governicchio ancor più barcollante di quello appena morto. Non so se Letta è disponibile a sporcarsi con un governo post balneare di questo genere. Potrebbe esserci un governo Saccomanni con il compito principale di portarci a nuove elezioni.

Ma indubbiamente la situazione politica influirà sui mercati nei prossimi giorni. Si tratta in effetti di un equilibrismo instabile: da un lato i listini sono stati stabilizzati dall'enorme massa di liquidità immessa in questi mesi da Fed e banca centrale giapponese, dall'altro dobbiamo fare i conti con i nostri delicati affari interni.

Non ultimo si dovranno verificare le mosse (pilotate o meno che siano) delle agenzie di rating, che stanno considerando un ulteriore abbassamento di affidabilità del nostro debito. Il rischio è quello di oltrepassare la linea rossa tra rating affidabile e titoli spazzatura:

"... eventuali avvertimenti da parte delle agenzie di rating che vedono l'aumento delle tensioni politiche come una minaccia al cammino delle riforme. A questo riguardo hanno alimentato un certo nervosismo le indiscrezioni, seccamente smentite, di contatti fra il presidente della Bce Mario Draghi e Standard & Poor's per scongiurare un taglio del rating che circola a livello di rumor. 

Voci circolate sui social network indicavano che Standard & Poor's, che dà all'Italia il voto "BBB" con prospettive negative, avrebbe congelato una nuova bocciatura dopo aver ricevuto rassicurazioni da Draghi sul rispetto degli impegni dell'Italia a fare riforme. 

Prevedibile la posizione di S&P: «non commentiamo rumors di mercato», stessa formula usata ieri da Moody's (il cui Baa2 è equivalente al rating di S&P)." 
(www.ilsole24ore.com)

"... partiamo da questa tabella:


Come si nota oggi S&P ha a disposizione ancora un “gradino” (notch) per abbassare il nostro merito di credito SENZA far diventare il debito italiano JUNK.

La distinzione è essenziale, tenete presente che esiste una regola utilizzata da un numero rilevante di enormi fondi di investimento e dalla quasi totalità dei fondi pensione in tutto il mondo , le regola è questa:
- Il fondo NON investe in obbligazioni il cui merito di credito è al di sotto della soglia “Investment grade” per TUTTE le agenzie di rating. (dove per tutte si intendono Fittch, S&P, Moody’s).

Ne consegue che se l’Italia dovesse subire un downgrade sul suo debito al di sotto delle soglie BBB- (Baa3 per Moodys) anche solo PER UNA delle 3 sorelle del rating:
- Il debito pubblico italiano DOVRA’ essere liquidato per regolamento dai fondi di investimento e dai fondi pensione che lo detengono.

Non si tratta quindi di una decisione del cattivo gestore yankee o del cattivo tedesco (che comunque rimane cattivo a prescindere). E’ un obbligo contrattuale che le società di gestione hanno preso con i loro clienti sottoscrittori."
(www.rischiocalcolato.it)

Vedremo nei prossimi giorni, perché in Italia ormai si vive di giorno in giorno senza un progetto vero. Sicuramente la giornata di ieri non ha aiutato Letta e i suoi sostenitori che preconizzavano sfracelli in borsa e dello spread.