mercoledì 2 ottobre 2013

Tutto da copione: crisi rientrata


In realtà permane ancora una certa confusione. Ma se i mercati festeggiano e sparano i fuochi d'artificio, vuol dire che Letta è riuscito a difendere la stabilità. O almeno pare che chi muove i soldi abbia informazioni che gli stessi giornalisti fanno fatica a reperire.

"Carlo Giovanardi: “Abbiamo i numeri, siamo anche più di 40 – dice – e siamo fermi nel voler mantenere l’equilibrio di governo. Per questo voteremo la fiducia. Il problema dei numeri, al massimo, è degli altri“....
Angelino Alfano – dopo aver incontrato prima Silvio Berlusconi e poi Enrico Letta – dice: “Rimango fermamente convinto che tutto il nostro partito domani debba votare la fiducia a Letta. Non ci sono gruppi e gruppetti”
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Bondi lascia uno spiraglio: “A questo punto, pur essendo convinto che la cosa migliore sia sfiduciare questo governo, voterò la fiducia solo se me lo chiedesse il presidente Silvio Berlusconi. Nessun altro”.
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Giovanardi a SkyTg24 lascia una strada che porta al voto unitario del partito: “Può darsi che tutto il gruppo Pdl voti la fiducia, mi sembra una tra le possibilità che si stanno profilando”. "
(www.ilfattoquotidiano.it)

"Berlusconi ha deciso di chiedere al suo partito di votare la sfiducia al governo Letta. La decisione di fatto sancisce una spaccatura all'interno del Pdl con l'ex premier pronto ad andare alla conta in Senato."
(www.ansa.it)

Chi ci capisce qualcosa da queste dichiarazioni è un super esperto! Non di politica ma di psicanalisi... Ma probabilmente i guru della borsa hanno un Qi al di sopra della media. Solo in Senato si capirà cos'è successo veramente nel Pdl/F.I.

Ma il copione delle crisi italiane è sempre lo stesso ed è molto probabile che anche questa volta venga rispettato:

"Un copione che si ripete. La solita sceneggiatura. Il governo uscito dalle elezioni si sfalda e perde pezzi. Allora si lavora fra le pieghe trasformistiche del Parlamento e si trova la pezza per ricostruire un nuovo governo simile al precedente. Che dura un anno circa, a volte meno, poi si rivota.
Prepariamoci al Letta bis, o a un governo similare. Il Presidente Napolitano ha appena nominato quattro senatori a vita, che se non proprio di area Pd, sono di sicuro non berlusconiani. Un preludio di quel che si vedrà a breve, non appena il Pdl provocherà la crisi.

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I conti sono diversi a seconda dei commentatori, ma comunque il calcolo non dovrebbe essere lontano dai 10 o 15 senatori mancanti per un maggioranza al Senato anche senza Pdl.
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I trasformisti nel Parlamento italiano non sono mai mancati, e non mancano nemmeno ora."

(Sceneggiatura politica usuale)

Lo scrivevo il 6 settembre, quasi sicuro dell'esito di questa crisi. Come sono quasi certo che questa vittoria di Letta e del Pd (nonché dei poteri forti eurofanatici) sarà una vittoria di Pirro. Il centro sinistra non trarrà giovamento dal sostegno di un governo appiattito sulle tesi euriste e dell'austerità. Si logorerà esattamente come con il governo Monti, dopo il quale era dato per super vincente. Invece "pareggiò" le elezioni di febbraio. I governi trasformisti non portano mai molta fortuna, quelli che spalleggiano sacrifici e tasse meno ancora. Ne sa qualcosa il Prodi del 2006.

Berlusconi rimarrà all'opposizione, o del governo o del suo stesso partito, e da lì potrà continuare ad inviare i suoi strali su un governo Letta bis raffazzonato, che non riuscirà a rispettare nessun obiettivo, sicuramente non ci condurrà verso la ripresa economica. La permanenza nella gabbia dell'euro non lo permetterà mai, soprattutto rispettando i trattati come il fiscal compact o il two pack. Quando arriveranno le elezioni (perché non potranno rinviarle oltre il 2015), un governo sommerso dal disastro economico e sociale in continuo peggioramento, non potrà presentarsi alle elezioni affermando di aver risanato l'Italia grazie alla sua affidabilità. E se lo farà, gli italiani non ci crederanno di certo.

Nel 2015 probabilmente Berlusconi Silvio non potrà capeggiare una coalizione di centro destra, per gli ovvi motivi giudiziari. Ma un suo erede più giovane e ammiccante (anzi una sua erede) forse si. Ma può anche succedere che la parabola del berlusconismo finisca così. all'improvviso. 
Però, come insegnano le elezioni del 1994, i voti moderati non passano facilmente dalla parte opposta. Questi elettori sono pronti a dare fiducia a chi saprà meglio interpretare le esigenze di questa parte politica, che non potrà essere il centro sinistra che ha sempre considerato chi votava il Cavaliere dei mentecatti. E' possibile che l'erede del berlusconismo possa essere il grillismo, o forse un -ismo al momento ancora sconosciuto ma pronto ad esplodere al momento giusto.

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