sabato 19 ottobre 2013

Mi tocca dare ragione a De Benedetti


Questo è il colmo. Mi ritrovo incredibilmente d'accordo con C. De Benedetti che forse influenzato dal pessimismo cosmico proveniente dall'Inghilterra (vedi "Desertificazione Italia" e "Un po' di sano (e fondato) catastrofismo... "), sostiene che l'Italia ha una condotta insostenibile e un futuro segnato. E lo dice proprio lui che di una certa casta di sfasciatori e prosciugatori delle risorse nazionali fa pienamente parte. De Benedetti l'affossatore dell'industria elettronica italiana, lo speculatore che si è spesso impossessato delle spoglie dell'industrializzazione italiana per farne lauti guadagni personali, ma non ha mai costruito nulla per il futuro d'Italia. E non appena aveva qualcosa per le mani di funzionante lo rivendeva (vedi Omnitel) per guadagnarci una plusvalenza.

L'editore di Espresso e Repubblica il cui direttore ombra Scalfari fa riunioni segrete con i massimi rappresentanti italiani delle "cosche Bilderberg", cioè Draghi, Napolitano e Letta, emanazione dei poteri plutocratici che stanno pranzando sulle spoglie dell'Italia. L'editore di Repubblica che è il massimo organo italiano del Pud€ (partito unico dell'euro) che ha per obiettivo distorcere la realtà reclamizzando le progressive sorti dell'euro e declamare ai quattro venti le "palle spaziali" del premier: "Per la prima volta abbiamo abbassato le tasse...".

Eppure proprio Lui, spara queste perle di verità:

"L’Europa, e l’Italia in particolare, oggi sono la zavorra della crescita mondiale".
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Il declino "non solo economico", ma quello che "più deve preoccuparci è una sorta di declino moraleche noi italiani stiamo vivendo. E' senso di frustrazione, quasi di avvilimento, che sta contagiando tutti, anche noi imprenditori, anche quei giovani che devono essere invece la molla del rilancio".

"Quando sento parlare di segnali di ripresa che stiamo o che dobbiamo agganciare penso subito che l’interlocutore stia provando a fregarmi", ha aggiunto, ricordando quando Mario Monti "vedeva la luce in fondo al tunnel nell’estate del 2012. Ebbene stiamo tutti lì a guardare dall’altra parte del tunnel ma è sempre nero pesto".

"No, non c'è niente di normale in questo Paese", risponde a chi gli chiede se l'Italia sia un Paese normale a margine del suo intervento. "Serve unarivoluzione culturale e generazionale. Non c'è niente altro da fare".

Sulla legge di Stabilità: "Ci avevano detto di aspettare, ma dov'è la svolta? Dov'è l'ambizione del rilancio della crescita? Ma non sono Letta e Saccomanni. Cosa possiamo aspettarci, se non il minimo sindacale da questo Governo, da questa politica? In quest'Italia? In questa situazione?".
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"va ribaltata dal profondo questa Italia vecchia, bloccata dalle rendite di posizione, dagli interessi di parte, dal cinismo di chi considera il potere un fatto privato da gestire a scopi privati". Per De Benedetti "è la classe dirigente da cambiare. Le consorterie da combattere, così come i poteri di veto sindacali e soprattutto - ha concluso - questa orribile politica che si occupa sempre dall'alto e mai dei problemi del Paese".
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"Il salvataggio di Alitalia da parte dei cosiddetti capitani coraggiosi (come Silvio Berlusconi aveva definito la cordata di imprenditori italiani che rilevò la compagnia aerea nel 2008, ndr) è stato un perverso scambio di interessi tra una politica che mira al consenso immediato e imprese e banche che guardano al tornaconto immediato e, a volte, personale".
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"è stato sacrificato in vent’anni fino all’umiliazione finale di vederlo passare agli spagnoli con un’operazione che ha dello scandaloso. Nessuna Opa (Offerta pubblica di acquisto, ndr), nessuna trasparenza per i piccoli azionisti, solo una intesa più o meno sotterranea con le banche che non vedevano l’ora di ridurre la propria esposizione" ha sottolineato. "Uno dei momenti più bassi della Caporetto del capitalismo".

(www.wallstreetitalia.com)

De Benedetti parla dalla Svizzera come se non facesse parte della classe "dirigente da cambiare" italiana, parla di salvataggi d'azienda proprie lui che ne ha spolpate tante. Ma a parte l'incongruenza delle sue parole con le azione del passato ha pienamente ragione.

Il problema è che sulle diagnosi dei mali italiani si è un po' tutti d'accordo, è sulle terapie che non c'è nessun accordo fra le varie componenti politiche e sociali italiane. Chiaramente anche De Benedetti è per le "riforme", ma quelle che prevedono la distruzione del welfare, la depauperazione sociale, la distruzione dei poteri che gli si contrappongono come quelli legati a Berlusconi e l'arricchimento dei soliti noti. Il concetto di riforme di questi personaggi è sempre elitario e in direzione autoritaria.

Come le "riforme" strutturali che chiedeva Monti e che sono state il pretesto per dimettersi da se stesso, dalla sua creatura Scelta Civica. Tutti i suoi processi politici avvengono nel suo intimo immaginario. E' stato lui ad inventare la frase: "la ripresa e dentro di noi". E' stato nel suo intimo che ha creduto di essere uno statista. E così mestamente si esaurisce il "montismo", una parentesi grigia fra le parole "ti tasso"...
E con esso sparisce anche la speranza delle élite alla De Benedetti nel poter imporre le loro folli idee di "contro-riforma" al paese senza conseguenze.

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