martedì 8 ottobre 2013

Italia paese normalizzato


Era questo che volevano alcuni intellettuali iscritti al partito degli indignati perenni. Il partito dove ogni sbuffo di Berlusconi era sezionato e commentato nei minimi dettagli, e naturalmente sempre ritenuto eticamente e politicamente sbagliato. Gli stessi che in assenza del Cavaliere si rivoltavano contro le loro stesse schiere, anche qui alla ricerca di motivi di divisione e del modo per renderli sempre più giganti, evidenti e ingestibili.

Se ne' reso conto amaramente anche Bersani, quando ha chiesto di sorpresa al giornalista Scanzi, ospiti entrambi di L. Gruber, "Ma lei cosa ha fatto per il paese!". Li per li sono rimasto basito. Ma come un politico di primo piano scarica le sue responsabilità su un bravo giornalista? Ma in effetti, se non direttamente il meravigliato e incolpevole Scanzi, una responsabilità degli intellettuali c'è negli eventi politici contemporanei. Sono loro che analizzano la politica (ed aizzano i politici!) e poi la spiegano ai cittadini, molto spesso però complicandola ulteriormente. Creano ad arte nuove polemiche, nuovi scontri. E costringendo i politici a diventare sempre più contraddittori, indecifrabili, gaffisti.

Quanti di questi intellettuali, responsabili di aver imbrattato tonnellate di carta inutilmente, o di aver contribuito a rendere ingovernabile il paese agevolando le divisioni politiche, oggi saranno contenti di veder Berlusconi fuori dai giochi, e quindi un'Italia normalizzata come la volevano. O forse no?

Senza il Signore di Arcore, tutti i colori politici della seconda repubblica tendono al grigio democristiano. Già quando nacque il governo dell'inciucio era piuttosto palese, quanto fosse reazionario, neocentrista, moderato e composto da ex Dc questo esecutivo (vedi: "I ministri dell'inciucio"). Ma all'epoca pareva che i recinti politici fossero difficili da abbattere. Oggi invece, grazie anche al lavoro della magistratura, appare evidente che la vecchia attrazione democristiana è più forte del finto bipolarismo all'italiana.

Si sono ritrovati al governo lettiani, alfaniani, cicchittiani, franceschiniani, lupiniani, mauriani, quagliareliani, delriani, forse anche scampoli di renziani e chi più ne ha più ne metta... si sono annusati come i cani e si sono riconosciuti simili, della stessa razza politica. Si stanno in pratica mangiando i due poli, quello berlusconiano con il ricatto giudiziaria, quello di sinistra per sconfitta ed inedia degli ex Pci. L'ultimo, Bersani, ha fatto mestamente le valigie. Fra poco potremmo ritrovarci o senza una vera opposizione, o con due posticci poli democristiani che fingendo di competere si spartiranno tutto il potere. Non resta che il M5s e qualche altra frattaglia neofascista e neocomunista.

Anche L. Telese, pur facendo parte di quella schiera di intellettuali responsabili della situazione,  si è reso conto che il divertimento è finito:

"...a destra e a sinistra, a parte qualche impercettibile variazione di microclima misurabile solo con il microscopio elettronico, da un pugno di addetti ai lavori, se si escludono terremoti o moti di piazza, potrebbe non accadere più nulla di rilevante per almeno tre anni.

Lo scenario probabile in cui Berlusconi sta abbandonando la sua linea di rottura e di combattimento, dunque, non può essere salutata da nessun raffica di mitra, da nessuna gioia, da nessuna festa di Liberazione. Si esce dall’epilessia per entrare nella narcosi e nella catalessi. La guerra per la successione a destra è più noiosa di una tempesta in un piatto di brodo. La lotta per la successione, a sinistra, diventa un semplice problema di rapporto tra due post democristiani, che devono trovare un punto di equilibrio per spartirsi le due poltrone anteriori dell’“Alfetta” di governo: quella di Palazzo Chigi e quella del Nazareno. Se anche Gianni Cuperlo dovesse continuare a sostenere l’ineluttabilità del governo Alfetta, l’interesse del prossimo congresso del Pd sarà pari a quello della federazione dei giocatori di scacchi.

Se tutto questo è vero, e se nessuno si metterà a gridare, quindi, l’imminente decadenza di Berlusconi sarà solo uno stanco rito propagandistico, uno zuccherino offerto ad un popolo di elettori sconcertati per fargli digerire l’incapacità di decidere su nulla, la mancanza di qualsiasi capacità di mobilitazione ideale. Dovremmo augurare che il leader di Forza Italia faccia di nuovo saltare il tavolo dopo il voto finale dell’aula del Senato. Altrimenti vivremo uno scenario in cui, alla tragedia dei militanti e degli elettori, si sommerà anche l’indicibile disagio dei cronisti. Cerco un’alata espressione per descrivere una giornata politica come questa nel tempo delle larghe intese. La cerco me ne viene in mente solo una, vagamente prosaica: pensa tu che palle. "
(www.linkiesta.it)

E' la normalizzazione europea. Non si può fare nulla: la ricreazione è finita. Basta schiamazzi, adesso è ammesso solo un curiale chiacchiericcio, tutto miele e zucchero. La preside Merkel non vuole casino nel suo istituto.

Anche se poi alle elezioni è tutto un altro paio di maniche. O ci ritroveremo con un astensionismo del 60% a causa della mancanza di passione dell'elettorato, o ci ritroveremo con formazioni politiche che andranno ad occupare gli spazi politici abbandonati dai democristiani rifugiati nel loro centro.

I partiti sono come la vegetazione, non appena abbandoni una porzione di campo, smetti di ararla e seminarla, nascono nuove piante pioniere selvatiche, che possono diventare disordinate e forti come rovi, velenose e urticanti come ortiche, o crescere velocemente in un intricato e possente bosco che farà ombra al nostro campo. La manovra di Alfano/Letta verso il centro, potrebbe rivelarsi fallace quanto l'esperimento di Scelta Civica. A meno che il loro obiettivo sia invece conservare un barlume di bipolarismo, ad uso e consumo di una finta democrazia nell'ambito di una dittatura europea dove si gestisce il potere effettivo.

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