sabato 26 ottobre 2013

Piano piano, lemme lemme...


Così parla il neodemocristiano Quagliarello:

"Il fatto che membri dell'ufficio di presidenza, come Alfano, non siano stati presenti ieri non è un caso, indica una distanza nel metodo e sulla linea politica"....
"Il nodo di fondo - spiega il ministro delle Riforme - è uno, quello del governo: alcuni pensano che questo governo, che certamente non è il migliore possibile, debba comunque andare avanti, perché una crisi sarebbe devastante; altri pensano che questo governo non stia facendo il bisogno del Paese. Questa contraddizione si ritrova anche nel documento votato ieri, da una parte si dice che il governo debba andare avanti, dall'altra che il tema della giustizia potrebbe diventare dirimente".

"Noi - sottolinea ancora Quagliariello - pensiamo che Berlusconi vada difeso ma che il problema non possa essere scaricato sul Paese, soprattutto perché lo scenario che si aprirebbe sarebbe molto grave". Il destino dell'esecutivo, precisa, "non è un punto di second'ordine, è centrale per la linea politica"
(www.repubblica.it)

Piano piano, lemme lemme, le larghe intese si sbriciolano in questo autunno italiano di crisi latente. Mentre dagli Usa giungono avvisaglie di nuove tempeste economiche, di imminenti nuove crisi che potrebbero approfondire la nostra, l'Italia è in bilico su un bilancio pubblico troppo ottimistico per l'avvenire e un po' aggiustato con makeup finanziari per farlo apparire un po' meno cadaverico di quel che è. In bilico su una recessione che cerca di frenare, ma difficilmente diventerà crescita.

Intanto la crisi politica prosegue e anzi segue il solito canovaccio italiano: grandi maggioranze, crisi, governo dei "responsabili", elezioni.

"Un copione che si ripete. La solita sceneggiatura. Il governo uscito dalle elezioni si sfalda e perde pezzi. Allora si lavora fra le pieghe trasformistiche del Parlamento e si trova la pezza per ricostruire un nuovo governo simile al precedente. Che dura un anno circa, a volte meno, poi si rivota.
Prepariamoci al Letta bis, o a un governo similare. Il Presidente Napolitano ha appena nominato quattro senatori a vita, che se non proprio di area Pd, sono di sicuro non berlusconiani. Un preludio di quel che si vedrà a breve, non appena il Pdl provocherà la crisi."

Questa volta con una variante. Il partito dei responsabili non è nato palesemente, ma è rimasto nascosto fra le pieghe del detto e non detto all'interno del Pdl. Ma in realtà il Scilipoti del 2013 esiste e si chiama Alfano, o Quagliarello, o Formigoni, o Sacconi o qualche altro centrista con nostalgie della "balena bianca".
Anzi la situazione è ancora più complicata dallo sfaldamento interno di tutti i partiti. Sicuramente la situazione che farà la differenza a livello governativo è quella palesatasi all'interno dell'ex Pdl. 

Ma anche Scelta Civica si è dissolta, principalmente a causa del suo scarso successo elettorale e quindi della sua irrilevanza a livello politico. Ma ora che il centro destra si appresta a dividersi e passare in parte all'opposizione, Scelta Civica ridiventerebbe determinante per la maggioranza di Letta. Peccato che ora si sta spaccando in partitucoli da prefisso telefonico, le cui gelosie e ripicche potrebbero riflettersi sulla stabilità (che somiglia tanto a quella della morte...) cara a Napolitano e Letta. Ci sarà Casini con l'Udc, l'ex Pdl Mauro con un altro partito popolare, e Monti a capo di qualcosa che somiglierebbe al vecchio partito liberale, ma forse più orientato ad allearsi con la sinistra.

Il Pd sempre attraversato da tensioni pre elettorali, pre congressuali, pre primarie, pre qualsiasi cosa, appare ora incredibilmente il partito più solido e coeso del panorama parlamentare. Eppure anche all'interno del Pd sta avvenendo una specie di terremoto che coinvolge i vertici. I quali tentano disperatamente di non perdere il controllo del partito stringendosi attorno a chiunque non si chiami Renzi, nella speranza che questi non diventi segretario del Pd, o almeno troppo potente e che  quindi distrugga i "consigli del caminetto" all'interno del partito. Renzi sembra questa volta avere la vittoria in pugno, e la possibilità di spianare e rifare il partito a sua immagine e somiglianza. E se potrà farlo lo farà senza pensarci due volte: non sembra il tipo che fa prigionieri...

I vecchi dirigenti Pd hanno avuto la loro ultima possibilità nazional popolare con Bersani. Triturato questo nella macchina berusconiana, benché funzionante al regime minimo, ora non sarà un intellettuale bravissimo come Cuperlo o come Barca a portare voti ai vecchi gerarchi. I due nominati sono ottime persone, ma purtroppo non sembrano avere un adeguato seguito popolare.

Ma ora Berlusconi è tornato protagonista della politica italiana. Il suo potere è ancora molto forte, malgrado tutti l'abbiano già mentalmente seppellito nelle patrie galere. Penso sia cosciente del fatto che la sua uscita dal governo non causerebbe immediate elezioni, ma lo caccerebbe all'opposizione. Anche se non è detto. Potrebbe addirittura convincere Casini e Mauro a seguirlo in una nuova audace avventura. Ma ne dubito.

Se qualcuno pensa che questa sarebbe una sconfitta per Berlusconi e una vittoria di Alfano si sbaglia. Come disse Brunetta: "Da un certo punto di vista io sarei felice che andasse così, perchè fare un'opposizione a un governo così strampalato, non credo del presidente Letta perchè il presidente Letta non è uomo da tutte le stagioni, fare l'opposizione si immagini, a chi bloccherebbe la Tav, a chi vuole i palloni aerostatici come trasporto locale, o altre cose di questo genere, sarebbe la cosa più semplice, e poi si andrebbe ovviamente alle elezioni nell'arco di pochi mesi" (www.huffingtonpost.it)

Penso che il Cavaliere troverebbe mille motivi per giustificare il suo distacco da questo governo. Il più semplice è che questo è senz'altro un governo delle tasse, come quello precedente, ma anche come quello precedente ancora di Berlusconi. Ma la scusa per andarsene è bella e pronta, senza scomodare i problemi giudiziari di Berlusconi. Il motivo vero della prossima crisi.

""Forza Italia è il Movimento a cui tanti italiani hanno legato e legano tuttora la grande speranza di realizzare una vera rivoluzione liberale e di contrastare l'oppressione giudiziaria, l'oppressione burocratica, l'oppressione fiscale", aggiunge il comunicato. Il documento approvato dall'ufficio di presidenza del Pdl ribadisce poi che "è assolutamente inaccettabile la richiesta di estromissione dal Parlamento italiano del leader del centro-destra, sulla base di una sentenza ingiusta ed infondata e sulla base di una applicazione retroattiva di una legge penale". L'organo del Pdl "denuncia la persecuzione politica, mediatica e giudiziaria in corso da vent'anni contro il Presidente Silvio Berlusconi eletto liberamente e democraticamente da milioni di cittadini italiani. Un attacco che colpisce al cuore la democrazia, lo Stato di diritto, e il diritto alla piena rappresentanza politica e istituzionale di milioni di elettori"."

Chi verrebbe danneggiato maggiormente dagli strappi del Cavaliere sarebbe sicuramente Letta, il nuovo rappresentante bilderberghiano degli interessi finanziari internazionali in Italia:

"Dal 2 ottobre Letta è convinto che Alfano gli garantisca i numeri sufficienti e un quadro politico stabile, per andare avanti. «E lo sa anche Berlusconi» si ascolta nel suo staff, convinti che il Cavaliere non abbia più carte sufficienti per la partita del governo, semmai solo per mandare segnali politici che non dovrebbero mettere a repentaglio il prossimo anno di legislatura. Del resto Letta ha già detto due volte che il ventennio di Berlusconi è concluso, lo ha ribadito pochi giorni fa, convinto evidentemente che i numeri del Senato, sui quali può contare la compagine governativa del Pdl, non cambieranno più."

Può essere vero che il governo conserverebbe i numeri per continuare stancamente a guidare il paese. Ma sicuramente Letta si avvia a diventare un personaggio secondario, uno degli sconfitti come avvenne con Monti. Nel futuro italiano i protagonisti politici principali saranno Berlusconi (incredibilmente ancora e insperabilmente), Renzi e Grillo. Tre personaggio fortemente connotati e probabilmente tutti tre molto scomodi per l'Europa merkeliana. Anche Renzi, malgrado il pellegrinaggio a Berlino, più volte ha fatto capire di preferire una politica pragmatica: o più Europa, cioè più poteri a Bruxelles e meno a Berlino, oppure c'è una vasta letteratura che spiega i mali dell'euro e le possibili soluzioni. 
Tutti gli altri saranno solo comparse, compresi i neocentristi come Alfano ora uscenti dal Pdl.

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