"Come da previsioni, è salita la tensione sui mercati finanziari dopo che la crisi del Governo Letta è precipitata. Le dimissioni dei ministri del Pdl dall’esecutivo di larghe intese, notificate oggi, hanno riportato l’Italia al centro delle preoccupazioni degli investitori.
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I titoli rientrano nelle contrattazioni, ma con performance tutt'altro che confortanti: Mps -2,24% (ma era scivolata fino a -6%), Bper -3,92%, BPM -2,32%, Banco Popolare -3%, Intesa SanPaolo -3,54% dopo le dimissioni dell'amministratore delegato, Unicredit -3&, Ubi Banca -3,28%; tra altri titoli Enel -2%, Mediaset -3,69%, Telecom Italia accelera con +3,29%. "
I primi a farne le spese sono stati i titoli bancari, essendo queste le "aziende" con più sofferenze dovute alla crisi e quindi più sensibili all'aria che tira nel paese. Ma non è del tutto vero che tutto dipenda dall'incertezza politica.
Doveva essere un lunedì nero dopo le incertezze politiche italiane, ma questa volta Berlusconi è fortunato. E' stato solo un lunedì grigio. La borsa italiana va a picco, ma il rosso si confonde con quello delle altre borse mondiali. Aveva iniziato Tokio con il Nikkei a - 2,06%, per cui il nostro -1,20% non sfigura nemmeno.
Ma chi ha aiutato Berlusconi a sentirsi meno solo e colpevole per l'affondo dei mercati? Forse un altro politico che vede tramontare sempre più la sua parabola carismatica. Un uomo che prometteva tanto (qualcosa in comune con il Cavaliere) ma che non è riuscito a realizzare molto, soprattutto perché gliel'hanno impedito (anche qui Berlusconi direbbe che è accaduto lo stesso a lui...). E soprattutto un politico che ha deluso il ceto medio, che non è riuscito ad invertire la tendenza all'impoverimento del ceto medio: si tratta di Obama.
"Il fallimento del budget pubblico è sempre più probabile, dopo che ieri sono saltate le trattative ed è stata approvata una norma sul rinvio della riforma sanitariavoluta da Obama.
La fronda più estrema dei pasdaran Repubblicani intende fare ostruzione fino all'ultimo. A partire da mezzanotte di oggi, lunedì, il Governo non sarà più in grado di finanziare le agenzie federali, come effetto di un temporaneo default di bilancio.
...
Domani 800 mila dipendenti statali saranno mandati a casa se il Congress non trova un'intesa in extremis per un decreto che argini la falla di bilancio prima della scadenza dei finanziamenti.
Il Presidente Barack Obama è stato molto chiaro a riguardo: il tetto del debito va aumentato: non farlo significherebbe destabilizzare l'economia non solo americana ma mondiale.
L'inquilino della Casa Bianca ha aggiunto di non voler trattare, ne' sacrificare la sua riforma sanitaria: "Alzare il tetto - taglia corto - non e' una concessione a me ma e' consentire al Tesoro di pagare i conti" ed "é una responsabilità del Congresso".
Inoltre è probabile che i mercati sperino ancora in un Letta bis, anche se mi pare piuttosto difficile. Potrebbe esserci un Letta bis, ma sarebbe un governicchio ancor più barcollante di quello appena morto. Non so se Letta è disponibile a sporcarsi con un governo post balneare di questo genere. Potrebbe esserci un governo Saccomanni con il compito principale di portarci a nuove elezioni.
Ma indubbiamente la situazione politica influirà sui mercati nei prossimi giorni. Si tratta in effetti di un equilibrismo instabile: da un lato i listini sono stati stabilizzati dall'enorme massa di liquidità immessa in questi mesi da Fed e banca centrale giapponese, dall'altro dobbiamo fare i conti con i nostri delicati affari interni.
Non ultimo si dovranno verificare le mosse (pilotate o meno che siano) delle agenzie di rating, che stanno considerando un ulteriore abbassamento di affidabilità del nostro debito. Il rischio è quello di oltrepassare la linea rossa tra rating affidabile e titoli spazzatura:
"... eventuali avvertimenti da parte delle agenzie di rating che vedono l'aumento delle tensioni politiche come una minaccia al cammino delle riforme. A questo riguardo hanno alimentato un certo nervosismo le indiscrezioni, seccamente smentite, di contatti fra il presidente della Bce Mario Draghi e Standard & Poor's per scongiurare un taglio del rating che circola a livello di rumor.
Voci circolate sui social network indicavano che Standard & Poor's, che dà all'Italia il voto "BBB" con prospettive negative, avrebbe congelato una nuova bocciatura dopo aver ricevuto rassicurazioni da Draghi sul rispetto degli impegni dell'Italia a fare riforme.
Prevedibile la posizione di S&P: «non commentiamo rumors di mercato», stessa formula usata ieri da Moody's (il cui Baa2 è equivalente al rating di S&P)."
(www.ilsole24ore.com)
"... partiamo da questa tabella:
Come si nota oggi S&P ha a disposizione ancora un “gradino” (notch) per abbassare il nostro merito di credito SENZA far diventare il debito italiano JUNK.
La distinzione è essenziale, tenete presente che esiste una regola utilizzata da un numero rilevante di enormi fondi di investimento e dalla quasi totalità dei fondi pensione in tutto il mondo , le regola è questa:
- Il fondo NON investe in obbligazioni il cui merito di credito è al di sotto della soglia “Investment grade” per TUTTE le agenzie di rating. (dove per tutte si intendono Fittch, S&P, Moody’s).
Ne consegue che se l’Italia dovesse subire un downgrade sul suo debito al di sotto delle soglie BBB- (Baa3 per Moodys) anche solo PER UNA delle 3 sorelle del rating:
- Il debito pubblico italiano DOVRA’ essere liquidato per regolamento dai fondi di investimento e dai fondi pensione che lo detengono.
Non si tratta quindi di una decisione del cattivo gestore yankee o del cattivo tedesco (che comunque rimane cattivo a prescindere). E’ un obbligo contrattuale che le società di gestione hanno preso con i loro clienti sottoscrittori."(www.rischiocalcolato.it)
Vedremo nei prossimi giorni, perché in Italia ormai si vive di giorno in giorno senza un progetto vero. Sicuramente la giornata di ieri non ha aiutato Letta e i suoi sostenitori che preconizzavano sfracelli in borsa e dello spread.
Doveva essere un lunedì nero dopo le incertezze politiche italiane, ma questa volta Berlusconi è fortunato. E' stato solo un lunedì grigio. La borsa italiana va a picco, ma il rosso si confonde con quello delle altre borse mondiali. Aveva iniziato Tokio con il Nikkei a - 2,06%, per cui il nostro -1,20% non sfigura nemmeno.
Ma chi ha aiutato Berlusconi a sentirsi meno solo e colpevole per l'affondo dei mercati? Forse un altro politico che vede tramontare sempre più la sua parabola carismatica. Un uomo che prometteva tanto (qualcosa in comune con il Cavaliere) ma che non è riuscito a realizzare molto, soprattutto perché gliel'hanno impedito (anche qui Berlusconi direbbe che è accaduto lo stesso a lui...). E soprattutto un politico che ha deluso il ceto medio, che non è riuscito ad invertire la tendenza all'impoverimento del ceto medio: si tratta di Obama.
"Il fallimento del budget pubblico è sempre più probabile, dopo che ieri sono saltate le trattative ed è stata approvata una norma sul rinvio della riforma sanitariavoluta da Obama.
La fronda più estrema dei pasdaran Repubblicani intende fare ostruzione fino all'ultimo. A partire da mezzanotte di oggi, lunedì, il Governo non sarà più in grado di finanziare le agenzie federali, come effetto di un temporaneo default di bilancio.
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Domani 800 mila dipendenti statali saranno mandati a casa se il Congress non trova un'intesa in extremis per un decreto che argini la falla di bilancio prima della scadenza dei finanziamenti.
Il Presidente Barack Obama è stato molto chiaro a riguardo: il tetto del debito va aumentato: non farlo significherebbe destabilizzare l'economia non solo americana ma mondiale.
L'inquilino della Casa Bianca ha aggiunto di non voler trattare, ne' sacrificare la sua riforma sanitaria: "Alzare il tetto - taglia corto - non e' una concessione a me ma e' consentire al Tesoro di pagare i conti" ed "é una responsabilità del Congresso".
La crisi di governo italiana invece si avverte meglio nel confronto degli indici spread fra Italia e Spagna. E' qui che hanno inciso maggiormente le scelte berlusconiane estremiste, nel superamento dello spread spagnolo su quello italiano di circa 10 punti base. Ma complessivamente lo spread intorno a 265 punti non è tutto questo sconquasso. Forse ha ragione chi dice che i mercati hanno già prezzato in precedenza le fibrillazioni politiche.
Inoltre è probabile che i mercati sperino ancora in un Letta bis, anche se mi pare piuttosto difficile. Potrebbe esserci un Letta bis, ma sarebbe un governicchio ancor più barcollante di quello appena morto. Non so se Letta è disponibile a sporcarsi con un governo post balneare di questo genere. Potrebbe esserci un governo Saccomanni con il compito principale di portarci a nuove elezioni.
Ma indubbiamente la situazione politica influirà sui mercati nei prossimi giorni. Si tratta in effetti di un equilibrismo instabile: da un lato i listini sono stati stabilizzati dall'enorme massa di liquidità immessa in questi mesi da Fed e banca centrale giapponese, dall'altro dobbiamo fare i conti con i nostri delicati affari interni.
Non ultimo si dovranno verificare le mosse (pilotate o meno che siano) delle agenzie di rating, che stanno considerando un ulteriore abbassamento di affidabilità del nostro debito. Il rischio è quello di oltrepassare la linea rossa tra rating affidabile e titoli spazzatura:
"... eventuali avvertimenti da parte delle agenzie di rating che vedono l'aumento delle tensioni politiche come una minaccia al cammino delle riforme. A questo riguardo hanno alimentato un certo nervosismo le indiscrezioni, seccamente smentite, di contatti fra il presidente della Bce Mario Draghi e Standard & Poor's per scongiurare un taglio del rating che circola a livello di rumor.
Voci circolate sui social network indicavano che Standard & Poor's, che dà all'Italia il voto "BBB" con prospettive negative, avrebbe congelato una nuova bocciatura dopo aver ricevuto rassicurazioni da Draghi sul rispetto degli impegni dell'Italia a fare riforme.
Prevedibile la posizione di S&P: «non commentiamo rumors di mercato», stessa formula usata ieri da Moody's (il cui Baa2 è equivalente al rating di S&P)."
(www.ilsole24ore.com)
"... partiamo da questa tabella:
Come si nota oggi S&P ha a disposizione ancora un “gradino” (notch) per abbassare il nostro merito di credito SENZA far diventare il debito italiano JUNK.
La distinzione è essenziale, tenete presente che esiste una regola utilizzata da un numero rilevante di enormi fondi di investimento e dalla quasi totalità dei fondi pensione in tutto il mondo , le regola è questa:
- Il fondo NON investe in obbligazioni il cui merito di credito è al di sotto della soglia “Investment grade” per TUTTE le agenzie di rating. (dove per tutte si intendono Fittch, S&P, Moody’s).
Ne consegue che se l’Italia dovesse subire un downgrade sul suo debito al di sotto delle soglie BBB- (Baa3 per Moodys) anche solo PER UNA delle 3 sorelle del rating:
- Il debito pubblico italiano DOVRA’ essere liquidato per regolamento dai fondi di investimento e dai fondi pensione che lo detengono.
Non si tratta quindi di una decisione del cattivo gestore yankee o del cattivo tedesco (che comunque rimane cattivo a prescindere). E’ un obbligo contrattuale che le società di gestione hanno preso con i loro clienti sottoscrittori."(www.rischiocalcolato.it)
Vedremo nei prossimi giorni, perché in Italia ormai si vive di giorno in giorno senza un progetto vero. Sicuramente la giornata di ieri non ha aiutato Letta e i suoi sostenitori che preconizzavano sfracelli in borsa e dello spread.
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