venerdì 25 ottobre 2013

Chi da più fastidio a Bruxelles e Berlino?


C'è un paese che comincia a preoccupare gli europeisti. Non è l'Italia di Berlusconi, non è nemmeno l'Italia del M5s. E' la Francia che comincia a prendere pienamente coscienza dei danni inferti dall'euro alla sua economia e società. Prima delle elezioni presidenziali, Hollande era la speranza di chi chiedeva la fine delle politiche di austerità. Persino il centro destra italiano tifava per Hollande, soprattutto dopo lo sgarbo fatto da Sarkozy a Berlusconi. Ma la stretta alleanza franco-tedesca inaugurata dal presidente Sarkozy non è stata messa troppo in dubbio da Hollande. Anzi, la Francia da alleato alla pari è diventata un partner sottomesso alla forza della Germania.

Tanto che il clima in Francia sta velocemente cambiando e diventando sempre più antieuropeo. Hollande fatica a mantenere un minimo di popolarità e a contrastare Marin Le Pen che oggi guida un Front National con il vento in poppa.
Ma ora anche intellettuali prima europeisti, e vicini alla classe dominante, cominciano a virare di centottantagradi cambiando completamente posizione. Il primo è stato Sapir da sinistra. Pareva una mosca bianca, ma sembra che ora il terremoto si allarghi. Questo è un brutto segnale per gli europeisti fanatici. Significa che i contrari all'euro e a quest'Europa non si possono più annoverare solo fra nazionalisti-populisti-fascisti come quelli del Front National. Significa che le ragioni di costoro aumentano di valore ed importanza, anche agli occhi di quell'elettorato che non si farebbero mai convincere da leader populisti.

"La rottura di un tabù non vuol dire necessariamente che un'azione radicale è alle porte. Ma il fatto che all'Eliseo francese abbiano iniziato a discutere dell'ipotesi di abbandonare l'area della moneta unica è sicuramente un fatto sorprendente.
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La verità è che le richieste di imposizione di una rottura del castello di sabbia dell'Eurozona hanno raggiunto anche i piani alti dell'establishment politico, toccando il cuore delle autorità filo europeiste. Da europeo convinto lussemburgo-francese, che rinnega l'eurofobia dilagante di estrema destra, l'autore del libro "La Fin du Rêve Européen" (La fine del sogno europeo), il professor François Heisbourg, sostiene che il "cancro dell'euro" deve essere asportato dal corpo per salvare il resto del progetto dell'Unione Europea, prima che sia troppo tardi.

"Il sogno è diventato un incubo - scrive il partigiano di un'Europa federale. Dobbiamo accettare la realtà che l'esistenza dell'UE da sola è minacciata dall'euro. Gli sforzi compiuti per salvare la moneta unica stanno mettendo in pericolo l'Unione ancora di più", se possibile.

"Non c'è niente di peggio - si legge nelle pagine del testo - che dover confrontarsi tutti i giorni con le mattine senza sole ("matins blêmes") di una crisi senza fine, ma non faremo più finta di niente negando la realtà e solo Dio sa per quanto tempo le autorità Ue in carica hanno evitato, per default, di affrontare il problema".

Questo "rifiuto ha condannato le nostre risposte all'eterna insufficienza davanti alla crisi", si legge nell'introduzione del libro. "Accoglieremo la fine del sogno e il ritorno al reale, non come un disastro, ma come una sfida da superare".
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Il professor Heisbourg è un insider dell'Eliseo, un prodotto del Quai d'Orsay e un federalista europeo, da tempo immemore favorevole al progetto di un'area della moneta unica. Al momento presiede il seguito e rinomato Istituto Internazionale per gli Studi Strategici (IISS).
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(www.wallstreetitalia.com)

"Anche se lui sarebbe molto felice di assistere al grande balzo in avanti verso un superstato federale dell'UE - che egli ritienenecessario per rendere praticabile nel tempo l'unione monetaria - questo sogno ora è una "pura fantasia".

I tentativi di creare un "demos europeo" hanno evidentemente fallito. Le nazioni si stanno allontanando sempre di più. Un referendum su una concentrazione di potere nelle istituzioni dell'Unione europea fallirebbe quasi ovunque . "L'integrazione ha raggiunto i limiti della sua legittimazione", scrive. Le intrusionidell'UE, una volta sopportate come "sgradevoli", sono ormaidivenute "insopportabili".
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Si potrebbe concludere – anche se il prof Heisbourg non va così lontano - che la Germania non è più un alleato della Francia innessun senso significativo, né in difesa né in politica estera (e nemmeno commerciale), e se è così, questo fatto ha delleimplicazioni sconvolgenti. Si potrebbe anche concludere che l'UE è già morta, un guscio vuoto.

Inutile dire che il prof Heisbourg non accetta l'ultima affermazione da parte della Banda dei Cinque dell'EMU che Eurolandia abbia svoltato l'angolo, o che le politiche di crisi stiano "cominciando a produrre risultati."
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Lui lo chiama un "cancro in remissione" . Il tentativo di tagliare il debito con l'austerità fiscale – invece di lasciare che la crescita eroda il peso del debito nel corso del tempo, all'Americana - e di farlo senza lo stimolo monetario, è stata la "scelta fatale" . I rapporti di debito stanno esplodendo, verso il punto di "rottura non lineare".

La depressione e la disoccupazione di massa nel sud Europa nonrappresentano un equilibrio stabile. I cittadini possono aver mostrato finora una "santa pazienza", non ci sono ancora stati colpidi stat , egli scrive, o un ritorno al terrorismo Italiano degli "anni di piombo", o anche al caos degli studenti del 1968.

Ma niente di tutto questo può essere dato per scontato.
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La direzione attuale degli eventi porterà a delle "crisi seriali che termineranno in un esaurimento nervoso e una disgregazione incontrollata dell'euro con tutte le sue conseguenze" - egli scrive -evocando un parallelo diretto con il repentino disfacimento dell'Unione Sovietica, un epilogo che ha preso quasi tutti di sorpresa ...
Il suo piano prevede una completa rottura dell'euro e un ritorno alle valute nazionali. "O l'euro esiste nella sua interezza, o non esiste affatto." Egli respinge la mezza misura di una divisione Nord-Sud, l'idea proposta da parte dell'ex capo della Confindustria tedescaHans-Olaf Henkel di un Thaler tedesco nei paesi creditori del centro e un euro residuo nel blocco latino (più la Francia) che consenta agli stati più deboli sia di svalutare che di difendere i loro debiti contratti in euro.

La rottura deve essere preparato in gran segreto da un manipolo di funzionari a Berlino e Parigi, con tutti gli altri tenuti all'oscuro.
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Il passo finale deve essere un atto congiunto franco-tedesco, al fine di "evitare la catastrofe di una situazione in cui la Germania siavista come responsabile" . Solo su questa base il progetto UE puòessere tenuto insieme. Gli altri dovrebbero tutti accettare il fatto compiuto.

Sarebbero imposti dei controlli sui capitali. Le banche centrali nazionali dovrebbero praticare il QE per attutire il colpo. Le valutedovrebbero esser lasciate fluttuare per un po' prima di essere collegate di nuovo tra loro in un revival del "serpente monetario"manovrato."

(vocidallestero.blogspot.it)

La terapia proposta da Heisbourg non mi piace molto, poiché un'azione a due in solitaria di Francia e Germania significherebbe lasciare tutti gli altri paesi in mezzo al guado della crisi ed esserne travolti senza difese. Ma la diagnosi impietosa è ormai la più diffusa fra chi ha preso coscienza degli effetti nefasti dell'euro.

Quindi, se Hollande ha deluso le speranze di chi era contrario all'austerità, potrebbe essere la Francia intesa come popolo, come movimento d'opinione molto forte in Europa, a guidare la riscossa contro le politiche sbagliate imposte dalla Germania.

Che comunque comincia ad incontrare resistenze anche interne e presso l'establishment che ha utilizzato certe paranoie tedesche per imporre le proprie visioni. L'alleanza con l'Spd che insiste per un salario minimo di 8,50 euro l'ora potrebbe appesantire la politica economica tedesca, frenandone in parte le attuali convenienze e l'attuale slancio. La voce grossa della Cancelliera Merkel che ha chiesto un rafforzamento dei controlli sull'austerità in cambio di nuovi aiuti in Europa, sembra essere caduta nel vuoto. I capi di Stato europei sembrano non aver udito la richiesta di aiuto della Merkel che pare aver bisogno di rimarcare una sua forza internazionale da far pesare sulla bilancia della contrattazione politica interna.

Inoltre Draghi sembra rinnegare il nuovo credo nordico secondo cui le crisi bancarie vanno risolte col metodo cipriota, cioè a carico di azionisti e clienti delle banche stesse. Draghi nella sua lettera pare smentire questo approccio, avvisando che questa strada potrebbe aggravare le crisi bancarie con fughe di capitali e code agli sportelli in stile argentino. Draghi "consiglia" di risolvere i problemi delle banche con i vecchi e detestati interventi statali. Cosa che l'elettore medio democristiano tedesco vede come fumo negli occhi: significa far pesare le crisi bancarie, che per i tedeschi sono crisi delle banche non tedesche, sul bravo contribuente tedesco.

Il problema è che forse non c'è scampo a un Quantitative easing europeo in stile Fed (cioè senza contropartite in austerità) per salvare l'euro. Purtroppo anche questa politica portata avanti dagli Usa non sta funzionando, e quindi la Germania non accetterà mai di passare da una politica fallimentare ma propria, ad un'altra altrettanto fallimentare importata dagli Usa.
Penso non ci siano soluzioni indolori al momento. Penso che il nostro destino è quello di soffrire fino alla crisi definitiva dell'euro, dopo la quale soffriremo ancora di più...

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