giovedì 10 ottobre 2013

Banche con il fiato corto, correntisti nel mirino



Se avessi molti soldi in una banca come Mps comincerei a preoccuparmi molto seriamente. Ma probabilmente anche chi è cliente di Intesa, Unicredit o una qualche cassa di risparmio gestita da fondazioni politiche troppo rapaci, dovrebbe cominciare a preoccuparsi. La situazione delle banche italiane, al di la della vicenda ancora aperta di Mps, è abbastanza preoccupante. Sono state salvate da Draghi, ma ora rischiano di inciamparsi negli stessi aiuti della Bce. Forse per questo Draghi fa balenare l'idea che possa essere riproposta l'operazione Ltro? Un nuovo prestito per pagarne uno più vecchio? (vedi: "Crescita via Lrto").

"Banche italiane, un anno da vivere molto pericolosamente
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Alla fine del 2014 scadrà il primo finanziamento straordinario triennale della Bce, il cosiddetto LTRO (Long Term Refinancig Operation). Un anno pare un’eternità, ma sui mercati è domattina. E quale è la situazione delle banche italiane? Presto detto:

«Le banche italiane, che sono state le maggiori prenditrici di fondi sull’Eurosistema, avendo ottenuto 255 miliardi di euro, alla fine dello scorso giugno avevano ripagato solo 3,5 miliardi, il minimo in Europa. Il Fondo Monetario Internazionale stima che le banche italiane avranno un funding gap (un fabbisogno di finanziamento da reperire, ndPh.) pari a circa il 12% delle loro passività totali con la scadenza del LTRO il prossimo anno ed il venir meno, a marzo 2015, delle obbligazioni garantite dallo Stato, utilizzate come garanzia stanziabile presso la Banca centrale europea»

Che in soldoni significa che, a partire da fine 2014 (ma con effetti percepibili ben prima) le nostre banche dovranno rimborsare il prestito LTRO (ma ad oggi non hanno rimborsato pressoché nulla) e, successivamente, dovranno andare sul mercato per rinnovare le obbligazioni emesse con garanzia pubblica, due anni addietro.
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In alternativa, per giungere a quell’appuntamento col minore funding gappossibile, le nostre banche continueranno a fare quello che fanno da tempo: cercheranno di rientrare dai prestiti concessi, e non ne concederanno di nuovi
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la Bce sta per avviare la titanica operazione nota comeAsset Quality Review (AQR), cioè la verifica dello stato di salute delle banche europee,
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Che accadrà, da qui in avanti? Da molte parti (Fmi in prima linea) si richiede l’avvio di un consolidamento della pletora di banche italiane, soprattutto delle piccole e medie, le quali tuttavia sono spesso legate in modo indissolubile (o finché dissesto non le separi) al proprio territorio (leggasi alla manomorta politica locale)
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Date le premesse, il rischio di un inasprimento del credit crunch italiano è reale.

Ci aspetta una lunga traversata nel deserto, l’ennesima. Al termine di questo percorso, che rischia di essere costellato di traumi, le cose potrebbero essere molto diverse per il Paese. Chiunque pensi che il problema non esista o che possa essere gestito con il populismo sulle banche cattivone che non prestano o con interventi di cacciavite, rischia di avere un risveglio molto duro."

Chissà che la politica prima o poi, quella che adesso si adagia sul Pud€ (partito unico dell'euro), si svegli e veda la vera faccia dell'Europa. Del resto solo quando si agisce sui portafogli certe cose si comprendono al volo.

Ma tornando alla situazione delle banche italiane, questa appare molto seria e vedo avvicinarsi sempre più l'"opzione Cipro". Ormai lo si dice chiaramente.

"Lo spettro del prelievo forzoso imposto su alcuni conti bancari, dopo il precedente di Cipro, non è affatto rientrato, anche se sono mesi che non se ne parla più.
A riportare l'allarme è Joerg Asmussen, membro del Consiglio esecutivo della Banca centrale europea, che ha sottolineato in una intervista esclusiva rilasciata al canale Cnbc, che i depositi potrebbero essere intaccati, se in futuro si verificasse il fallimento di una banca europea.
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L'economista e politico tedesco ha precisato che i depositanti farebbero fronte a una tale situazione in "circostanze rare e improbabili", visto che prima di ricorrere a questa soluzione si attingerebbe ad altri asset e che i depositi di un ammontare inferiore ai 100.000 europei sarebbero ancora protetti. "

(www.wallstreetitalia.com)

Rischiano molto i grandi correntisti. Basta ripassarsi la vicenda cipriota. Ma anche i piccoli rischiano la deriva argentina, cioè di trovarsi con sportelli e bancomat chiusi o aperti ad orari limitatissimi e con possibilità di prelievi contingentati.

In realtà molti blogger avvisano da tempo del pericolo banche italiane. Uno fra tutti www.ilgrandebluff.info che lo dice molto chiaramente:

"Post Tecnico: chi continua a tenere più di 100mila euro liquidi su un c/c italiota E' UN PIRLA...
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Se poi tieni tutti i tuoi risparmi
su Banca delle Marche, MPS, Carige e/o su altre Banche scricchiolanti
allora sei un pirla al CUBO
e se perderai parte dei tuoi risparmi
(= prelievo forzoso alla cipriota come da nuova normativa europea in elaborazione)
verrò a casa tua ad urlartelo in faccia:
"SEI UN PIRLA! Ed invece del 30%-40% dovevano fotterti tutto...""

Bisogna ancora dire una cosa fondamentale sulla situazione di forte sofferenza delle nostre banche (al 22% in Agosto). Perché i nostri istituti che non hanno partecipato alla festa dei derivati come le banche americane, tedesche (i famosi idioti di Dusseldorf... ) e francesi, e neanche tanto alla festa immobiliare delle banche americane, spagnole, irlandesi e olandesi?

Molto semplice. E' un altro regalino dell'euro. La bassa crescita italiana sta distruggendo i nostri istituti di credito, cioè è la mancanza di lavoro che impedisce alle piccole imprese di rifondere i debiti e ai lavoratori di pagare i mutui. La bassa crescita che è dovuta ad una moneta troppo forte che non ci consente ne una svalutazione competitiva, e nemmeno di stampare a deficit per sostenere domanda ed offerta interna. E' un circolo vizioso, dove banche immischiate troppo con la politica, ma che comunque non avevano fatto follie eccessive, vengono punite più di quelle tedesche e francesi imbottite all'inverosimile di derivati. Oltretutto, tanto per non farci mancare niente:

"Probabilmente molti di Voi ricorderanno come per risolvere il sostanziale fallimento di mezzo sistema finanziario mondiale, fu deciso di lasciare che le banche valutassero non al costo di origine, ma secondo la loro fantasia contabile buona parte della spazzatura subprime e derivata che avevano nei loro bilanci contabili, pratica che ovviamente continua mentre per quanto riguarda titoli di Stato, si continua ad imporre una valutazione “mark to market” ovvero il valore attuale di mercato."
(icebergfinanza.finanza.com)

Ciò vale a dire che le banche tedesche e francesi valutano positivamente i loro asset in spazzatura subprime, invece le banche italiane imbottite di titoli di Stato italiani non valgono più nulla. Questo è un risultato della bassa capacità di contrattazione dei politici italiani.

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