sabato 2 agosto 2014

E' arrivata la bufera...


Le crisi sono quelle situazioni in cui una evento imprevisto genera una situazione di cambiamento più o meno catastrofico. Ma poi si accumulano tutte le contraddizioni e i nodi vengono al pettine tutti assieme. Difficile dire se il crollo in borsa proseguirà o è un caso isolato, ma sicuramente è anche difficile darne la colpa ad un singolo evento: c'è l'inizio di un qualche tipo di guerra fredda, ci sono problemi irrisolti in Europa dove non si vede ne crescita ne risanamento economico, c'è nel complesso una situazione internazionale poco rosea. Malgrado l'exploit (chissà quanto vero e quanto manipolato) del Pil americano.



"Raffica di vendite a Wall Street che, in chiusura (giovedì), vede il Dow Jones in calo di oltre 300 punti. I mercati americani seguono le piazze europee sulla via dei cali dopo che il dato di oggi sui prezzi al consumo nell'Eurozona ha suscitato nuovi timori di deflazione per i paesi della moneta unica
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Per la Borsa Usa, il mese di luglio è il primo in rosso da gennaio: su base mensile il Dow scende dell’1,6% mentre lo S&P 500 perde l’1,5%.
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Gli investitori sono cauti all'indomani della riunione della Federal Reserve. Il timore e' che con un continuo miglioramento dell'economia, la banca centrale americana sia tentata di alzare i tassi di interesse prima di quanto previsto attualmente. Il dibattito all'interno dell'istituto guidato da Janet Yellen e' in corso con un tasso di disoccupazione al 6,1% (minimi del settembre 2008) e inflazione vicina al target del 2% fissato dalla Fed.

Ad alimentare il pessimismo anche il nuovo default dell'Argentina, il secondo degli ultimi 12 anni, dopo che la scadenza di ieri è stata superata senza aver trovato un accordo con i creditori dissidenti.

Deludono anche le richieste di sussidi di disoccupazione che sono aumentate la scorsa settimana, dopo aver raggiunto il minimo degli ultimi 14 anni. Nella settimana terminata il 26 luglio le richieste sono aumentate di 23mila unita', arrivando a 302 mila. Lo ha reso noto il dipartimento del Lavoro.
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Come se non bastasse, l'indice Pmi di Chicago e' sceso in luglio a 52,6 punti, esattamente dieci punti al di sotto della rilevazione di giugno che era stata appunto di 62,6 punti.
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il mercato teme un rialzo dei tassi di interesse. I toni usati dalla banca centrale sono stati "dovish", da colomba, ma se l'economia continua a migliorare l'istituto guidato da Janet Yellen potrebbe decidere di stringere la cinghia prima di quanto atteso ora."


Non è ben chiaro a chi e cosa dare la colpa dell'improvvisa perdita di fiducia dei mercati. Tanti piccoli fattori, che sono tanti motivi di crisi. E poi ci sono i focali di guerra nel mondo, la perenne crisi europea che ha trasformato un grande mercato continentale, in un deserto economico.

La borsa di Milano scarica le sue paure sulla deflazione giovedì e ai dati economici insostenibili il venerdì (come se fosse una novità di queste ore...).

La verità è che se l'economia va male, e la Fed annulla i quantitative easing, non ci sarà più nulla da festeggiare. Da noi i bravi investitori esteri sono pronti a fare le valigie lasciando il cerino acceso a quelli locali.

"Borsa Milano in forte calo, pesa paura deflazione

Tornano a soffiare i venti di crisi sui mercati azionari europei. Piazza Affari, in una giornata debole per le principali Borse mondiali ma sopra i minimi, chiude con il Ftse Mib in calo dell'1,52%
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A far scattare le vendite, una serie di fattori concomitanti tra cui la maxi-perdita del Banco Espirito Santo che nel primo semestre brucia 4,3 miliardi di euro.
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Non meno importante il pericolo deflazione che aleggia su Eurolandia. Uno scenario che non esclude l'Italia. A luglio, secondo le stime preliminari, l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, diminuisce dello 0,1% rispetto al mese precedente e aumenta dello 0,1% nei confronti di luglio 2013 (era +0,3% a giugno). Gli esperti si attendevano +0,2%. Non va molto meglio nel reso dell’eurozona: i prezzi al consumo sono saliti in luglio dello 0,4% rispetto al +0,5% atteso dal consensus ed al +0,5% del mese precedente. L’inflazione è su livelli che non si vedevano dall’ottobre del 2009."

(www.wallstreetitalia.com)

"Listini trascinati dai dati Usa, poi Wall Street chiude in rosso A dare il la ai listini, subito nervosi al mattino, sono stati i dati macro in arrivo dagli States, la cartina di tornasole sulla tempistica di rialzo dei Fed Funds.
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Nel mondo al contrario creato dalla politica monetaria delle banche centrali, il brutto dato sull'occupazione è stato accolto con soddisfazione dalle Borse, che hanno visto allontanarsi il temuto rialzo anticipato dei tassi Usa. Ma i successivi indicatori Usa sono andati molto bene e le Borse hanno ripreso a scendere
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Male i dati italiani Deludenti i dati macro italiani usciti in mattinata. A maggio l'occupazione nelle grandi imprese al lordo dei dipendenti in cassa integrazione guadagni (Cig) segna (in termini destagionalizzati) una flessione dello 0,1% rispetto ad aprile."

(www.ilsole24ore.com)

Una grande confusione di dati contrastanti mette in agitazione i mercati mondiali. Ma la verità è molto più semplice. Sta per finire il gioco Win-win della Fed: più le cose andavano male, più la Fed stampava dollari, più la massa monetaria spingeva in su le borse. Ora è chiaro che le intenzioni della Fed sono di chiudere gradualmente, ma decisamente i rubinetti. Quindi è quasi finita la pacchia, è ora di uscire dagli investimenti speculativi.

C'è tutta una serie di investimenti speculativi nei nostri poveri paesi periferici mediterranei: dalle azioni bancarie ai titoli di Stato. Ora si è visto cosa è successo agli spread ieri. E' probabile che Renzi nella sfortuna sia molto fortunato. Se dovesse abbattersi una tempesta economica perfetta su tutto il pianeta, il problema dei conti da rimettere in sesto in autunno per soddisfare i parametri europei, potrebbe essere l'ultimo dei problemi. Perché tutta Europa, Germania comprese, si ritroverebbe nella merda. Ci sarebbero ben altri problemi a cui pensare, problemi a cui potrà porre rimedio solo la Bce, e se non lo farà addio euro ed addio unione.

Renzi è alla fine (5)


Per la serie, la parabola è giunta al culmine ed adesso è tutta discesa, su un articolo de Linkiesta.it si elencano possibili abbandoni pesanti fra le fila del renzismo. Che non durerà vent'anni come il berlusconismo, sostenuto a suon di miliardi di lire e milioni di euro da Mediaset. Dietro Renzi c'è solo Renzi. Se non porterà a casa qualcosa di buono verrà scaricato come un Letta qualsiasi.

"«I poteri forti in Italia appena sentono odore di impopolarità incominciano a lamentarsi, per questo io li chiamerei poteri deboli». Peppino Caldarola, storico direttore de L’Unità,... commenta così a Linkiesta le ultime bordate verso il governo del presidente del Consiglio Matteo Renzi, in arrivo da gran parte dell’establishment italiano, mondo imprenditoriale e bancario, che in pochi mesi ha cambiato opinione sul segretario del Partito democratico,
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Diego Della Valle, il patron di Tod’s che mercoledì 31 luglio ha sparato contro il premier dalle colonne del Corriere della Sera e del Fatto Quotidiano, è solo l’ultimo di una lunga schiera di opinionisti del mondo dei cosiddetti manager italiani, la classe dirigente, ad aver ormai voltato le spalle all’esecutivo dell’ex rottamatore di Firenze. In sostanza, #lavoltabuona, hashtag di matrice renziana, sembra avere le ore contate, dopo l’addio di Sel di Nichi Vendola e una riforma del Senato sempre più osteggiata da senatori e boiardi di Stato.

Saranno le minacce di chiudere le Camere di Commercio, lo stallo perenne sull’affare Alitalia-Etihad, o il fatto che molti ex boiardi di Stato sono rimasti appiedati, vedi l’ex Eni Paolo Scaroni o l’ex Finmeccanica Alessandro Pansa, ma oltre a piovere sull’Italia piove pure sul governo. E sono nubi nere. Sono passati pochi mesi da quando i quotidiani italiani e l’opinione pubblica parlavano di idillio tra «poteri forti e Renzi», di poteri avvinghiati al «sindaco fiorentino». A gennaio 2014, in piena battaglia in vista delle nomine nelle aziende pubbliche, c’è chi si prodigava nell’attaccare l’allora presidente del Consiglio Enrico Letta, con l’obiettivo nemmeno troppo celato di farlo crollare. Fu Emanuele Macaluso, storico consigliere e amico del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, a spiegare che l’accelerazione del cambio di governo era dovuta al rinnovamento dei consigli di amministrazione di Eni, Finmeccanica, Terna, Ferrovie dello Stato e di diverse altre poltrone di peso nel Paese. Che insomma tutto quel fermento fosse in parte dovuto al ricambio negli ultimi, pochi, centri di poteri rimasti all’Italia.
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Eppure questo non sembra essere bastato ai poteri deboli della seconda repubblica. Della Valle ha iniziato a fare lo “scarparo” con Renzi, parlando di «vecchio politichese» o di «una politica industriale» che non c’è.
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Persino il gruppo L’Espresso di Carlo De Benedetti, l’ingegnere reduce dall’aver salvato la sua Sorgenia grazie all’intervento delle banche, pare aver cambiato idea sul governo. Se il fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari scriveva in un editoriale del 18 maggio 2014 di votare per Renzi alle Europee, ora invece mette in allarme i lettori sui danni che potrebbe fare il premier all’Italia. «La sola vera conseguenza» scrive Scalfari di Renzi «è il suo rafforzamento personale a discapito della democrazia la cui fragilità sta sfiorando il culmine senza che il cosiddetto popolo sovrano ne abbia alcuna percezione».

Ma questo non è tutto.

... negli ultimi giorni ha iniziato ad alzare il tiro contro il presidente del Consiglio anche il Corriere della Sera, vera e propria scatola di poteri forti e meno forti, tra Mediobanca, lo stesso Della Valle e banche di sistema come Intesa San Paolo di Giovanni Bazoli. Gli editoriali di Antonio Polito e Ernesto Galli della Loggia, ormai sempre più incalzanti, seguono la scia di quello che all’estero continua a ripetere a gran voce da qualche settimana l’Economist.«Può Matteo Renzi salvare l’Italia? O si dimostrerà inefficace come gli altri prima di lui?» scriveva una manciata di giorni fa il settimanale britannico. E la disanima è quella che in via Solferino fanno già da tempo. Basta con gli slogan, basta con le promesse, ora fatti veri. Ma allo stesso, a fronte delle critiche sempre più incessanti, non fanno da contraltare gli elogi di un tempo. Tacciono Oscar Farinetti di Eataly o Flavio Briatore, un tempo veri e propri teorici del renzismo. Persino tra il fidato Marco Carrai - Gianni Letta 3.0 dei renziani dalle conoscenza altolocate nella finanza statunitense e britannica - e il premier non ci sarebbe più l’idillio di una volta, dopo alcune schermaglie sull’aeroporto di Firenze. I due rischiano persino di ritrovarsi un’indagine a carico in procura a Firenze per l’affitto della casa di via degli Alfani 8."

(www.linkiesta.it)

Renzi potrà salvarsi solo se porterà a termine il suo programma. Il problema per lui ed il suo elettorato, è che il suo programma ormai è chiaramente anche quello di Berlusconi. Sta diventando troppo dipendente dall'ex Cavaliere, e molti a sinistra potrebbero abbandonarlo. Ma questo sarebbe un male minore, per quanti lo abbandonassero a sinistra ne avrebbe altrettanti in arrivo dal centro e dalla destra. 

Però poi il suo programma prevedeva crescita e questa non ci sarà. Il suo programma per tanto non prevedeva nuove manovre, ma anzi maggior comprensione in Europa. Invece non è andata così, e pende come una spada di Damocle sulle nostre teste una super manovra da 20 o più miliardi in autunno. Tutti questi fattori sommati limeranno parecchio il consenso a Renzi, sia nell'opinione pubblica che in quella di chi conta davvero.

venerdì 1 agosto 2014

Dobbiamo preoccuparci?



"Nato impreparata in caso attacco russo

Se la Russia dovesse attaccare l'Occidente, la Nato sarebbe impreparata. A sollevare le preoccupazioni in materia di sicurezza nel caso in cui la crisi in Ucraina dovesse degenerare è la Commissione della Difesa Comune della Nato.

Il conflitto in corso nell'est dell'Ucraina tra ribelli filo russi e forze dell'esercito ha messo in mostra "vaste lacune" nella capacità della Nato di contrastare minacce di simile portata.

Bisognerebbe, secondo il comitato politico, varare una riforma radicale del sistema di sicurezza dell'organizzazione che raggruppa le principali forze occidentali.

... i metodi eterodossi come attacchi cibernetici e incursioni di milizie irregolari rappresentano una minaccia seria alla stabilità della regione.
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La Commissione consiglia di stabilire una presenza continua di truppe Nato e attrezzature militari negli stati vulnerabili dei Balcani, come Estonia, Lettonia e Lituania.

L'articolo 5, che prevede l'impegno di tutti i membri del gruppo di correre i n soccorso di un rappresentante la cui sicurezza fosse messa in pericolo, va cambiato e adattato anche in caso di attacchi compiuti da milizie irregolari o pirati informatici.

Serve poi un miglioramento "drastico" dei tempi con cui ora reagiscono le forze di sicurezza.

Esercitazioni su ampia scala che vedano coinvolti leader politici ed eserciti di tutti gli Stati membri della Nato.

La Nato, poi, "potrebbe non avere la volontà politica collettiva necessaria per poter intraprendere un'azione concertata che consenta di rispondere in caso di attacco"."

(www.wallstreetitalia.com)

E se manca la "volontà politica" di fare la guerra poi gli Usa come fanno? Già manca la volontà politica di sanzionare la Russia, come vorrebbe l'amministrazione americana. L'Europa ha deciso per sanzioni blande per non offendere troppo i fornitori di gas.

Ma anche se gli Usa vorrebbero vederci militarizzati e riarmati, non c'è da preoccuparsi, va tutto bene. Non appena Renzi avrà finito di rovin... riformare il Senato, procederà con altre distruzioni più profonde. A Cottarelli, il Sig. spending review troppo morbido, si sostituirà Gutgeld, un amico del premier. Ecco il suo programmo per sommi capi:

"...Yoram Gutgeld ed è un’economista israeliano, vicino a lui (il premier ndr) tanto da esserne consigliere economico.
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Se Renzi fosse premier e Yoram Gutgeld fosse il suo ministro dell’Economia, ecco il programma che gli italiani si ritroverebbero di fronte. “Abbattimento shock da 20 miliardi delle tasse con i proventi delle privatizzazioni di Poste, Ferrovie, Rai, municipalizzate e dei campioni nazionali quotati; rinuncia alla Tav; lotta all’evasione con l’eliminazione del denaro per i pagamenti tra imprese; 4 miliardi di euro dal ricalcolo delle pensioni sopra i 3.500 euro; contratto unico stabile senza articolo 18 per i lavoratori”. Ad elencare i punti salienti dell’ipotetico ticket in un’intervista a Italia Oggi è lo stesso Gutgeld, consigliere economico del sindaco di Firenze e autore di un libro (“Più uguali, più ricchi”) in cui espone il pensiero economico di McKinsey, a sua volta ispiratore della dottrina renziana ... “Sono dell’idea di privatizzare quello che ha senso privatizzare”, spiega. “Abbiamo già 10 municipalizzate quotate. Il problema sono le piccolissime aziende. Sono troppo piccole perché le si possa valorizzare. Sarebbe meglio metterle sul mercato dopo aver creato soggetti più grandi, procedendo al loro accorpamento”.Quanto alle pensioni, se diventasse ministro Gutgeld taglierebbe le pensioni da 3.000-3.500 euro lordi. “Non farei cose popolari, lo dico subito”, dice nell’intervista. “Siamo il primo bancomat d’Europa nella previdenza. Abbiamo una quota spesa pensionistica di circa 50 miliardi non coperta da contributi versati. C’è una quota importante di pensioni inferiori a 1.000 euro che non possono essere toccate. Ce ne sono però anche più alte e c’è una fetta di pensioni superiori ai 3.000 euro cui non corrispondono contributi versati. Pensiamo sia giusto ed equo rivedere queste pensioni in base ai contributi versati, utilizzando magari questi soldi per fare vero welfare, asili nidi, iniziare a lavorare sul welfare al femminile per esempio”. Dal ricalcolo delle pensioni la coppia Renzi-Gutgeld si aspetta di ricavare fino a 4 miliardi."

(www.rischiocalcolato.it)

Come direbbe un tale tanto tempo fa, siamo finiti nelle mani di potenze plutocratiche, giudaico-massoniche...
Direi che il piano è perfetto: depredare l'Italia di tutto quel che si può, comprese le pensioni più alte, spartirsi il bottino e poi fuggire. Lasciando l'Italia successivamente affondare nel default. Dopo questa cura non sarà neppure importante che si resti o meno in Europa, nell'euro, in qualsiasi comunità internazionale... Avranno ottenuto ciò che vogliono.

Comunque non c'è da preoccuparsi. Se tutto va bene siamo rovinati.