Le crisi sono quelle situazioni in cui una evento imprevisto genera una situazione di cambiamento più o meno catastrofico. Ma poi si accumulano tutte le contraddizioni e i nodi vengono al pettine tutti assieme. Difficile dire se il crollo in borsa proseguirà o è un caso isolato, ma sicuramente è anche difficile darne la colpa ad un singolo evento: c'è l'inizio di un qualche tipo di guerra fredda, ci sono problemi irrisolti in Europa dove non si vede ne crescita ne risanamento economico, c'è nel complesso una situazione internazionale poco rosea. Malgrado l'exploit (chissà quanto vero e quanto manipolato) del Pil americano.
"Raffica di vendite a Wall Street che, in chiusura (giovedì), vede il Dow Jones in calo di oltre 300 punti. I mercati americani seguono le piazze europee sulla via dei cali dopo che il dato di oggi sui prezzi al consumo nell'Eurozona ha suscitato nuovi timori di deflazione per i paesi della moneta unica
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Per la Borsa Usa, il mese di luglio è il primo in rosso da gennaio: su base mensile il Dow scende dell’1,6% mentre lo S&P 500 perde l’1,5%.
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Gli investitori sono cauti all'indomani della riunione della Federal Reserve. Il timore e' che con un continuo miglioramento dell'economia, la banca centrale americana sia tentata di alzare i tassi di interesse prima di quanto previsto attualmente. Il dibattito all'interno dell'istituto guidato da Janet Yellen e' in corso con un tasso di disoccupazione al 6,1% (minimi del settembre 2008) e inflazione vicina al target del 2% fissato dalla Fed.
Ad alimentare il pessimismo anche il nuovo default dell'Argentina, il secondo degli ultimi 12 anni, dopo che la scadenza di ieri è stata superata senza aver trovato un accordo con i creditori dissidenti.
Deludono anche le richieste di sussidi di disoccupazione che sono aumentate la scorsa settimana, dopo aver raggiunto il minimo degli ultimi 14 anni. Nella settimana terminata il 26 luglio le richieste sono aumentate di 23mila unita', arrivando a 302 mila. Lo ha reso noto il dipartimento del Lavoro.
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Come se non bastasse, l'indice Pmi di Chicago e' sceso in luglio a 52,6 punti, esattamente dieci punti al di sotto della rilevazione di giugno che era stata appunto di 62,6 punti.
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il mercato teme un rialzo dei tassi di interesse. I toni usati dalla banca centrale sono stati "dovish", da colomba, ma se l'economia continua a migliorare l'istituto guidato da Janet Yellen potrebbe decidere di stringere la cinghia prima di quanto atteso ora."
Non è ben chiaro a chi e cosa dare la colpa dell'improvvisa perdita di fiducia dei mercati. Tanti piccoli fattori, che sono tanti motivi di crisi. E poi ci sono i focali di guerra nel mondo, la perenne crisi europea che ha trasformato un grande mercato continentale, in un deserto economico.
La borsa di Milano scarica le sue paure sulla deflazione giovedì e ai dati economici insostenibili il venerdì (come se fosse una novità di queste ore...).
La verità è che se l'economia va male, e la Fed annulla i quantitative easing, non ci sarà più nulla da festeggiare. Da noi i bravi investitori esteri sono pronti a fare le valigie lasciando il cerino acceso a quelli locali.
"Borsa Milano in forte calo, pesa paura deflazione
Tornano a soffiare i venti di crisi sui mercati azionari europei. Piazza Affari, in una giornata debole per le principali Borse mondiali ma sopra i minimi, chiude con il Ftse Mib in calo dell'1,52%
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A far scattare le vendite, una serie di fattori concomitanti tra cui la maxi-perdita del Banco Espirito Santo che nel primo semestre brucia 4,3 miliardi di euro.
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Non meno importante il pericolo deflazione che aleggia su Eurolandia. Uno scenario che non esclude l'Italia. A luglio, secondo le stime preliminari, l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, diminuisce dello 0,1% rispetto al mese precedente e aumenta dello 0,1% nei confronti di luglio 2013 (era +0,3% a giugno). Gli esperti si attendevano +0,2%. Non va molto meglio nel reso dell’eurozona: i prezzi al consumo sono saliti in luglio dello 0,4% rispetto al +0,5% atteso dal consensus ed al +0,5% del mese precedente. L’inflazione è su livelli che non si vedevano dall’ottobre del 2009."
(www.wallstreetitalia.com)
"Listini trascinati dai dati Usa, poi Wall Street chiude in rosso A dare il la ai listini, subito nervosi al mattino, sono stati i dati macro in arrivo dagli States, la cartina di tornasole sulla tempistica di rialzo dei Fed Funds.
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Nel mondo al contrario creato dalla politica monetaria delle banche centrali, il brutto dato sull'occupazione è stato accolto con soddisfazione dalle Borse, che hanno visto allontanarsi il temuto rialzo anticipato dei tassi Usa. Ma i successivi indicatori Usa sono andati molto bene e le Borse hanno ripreso a scendere
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Male i dati italiani Deludenti i dati macro italiani usciti in mattinata. A maggio l'occupazione nelle grandi imprese al lordo dei dipendenti in cassa integrazione guadagni (Cig) segna (in termini destagionalizzati) una flessione dello 0,1% rispetto ad aprile."
(www.ilsole24ore.com)
Una grande confusione di dati contrastanti mette in agitazione i mercati mondiali. Ma la verità è molto più semplice. Sta per finire il gioco Win-win della Fed: più le cose andavano male, più la Fed stampava dollari, più la massa monetaria spingeva in su le borse. Ora è chiaro che le intenzioni della Fed sono di chiudere gradualmente, ma decisamente i rubinetti. Quindi è quasi finita la pacchia, è ora di uscire dagli investimenti speculativi.
C'è tutta una serie di investimenti speculativi nei nostri poveri paesi periferici mediterranei: dalle azioni bancarie ai titoli di Stato. Ora si è visto cosa è successo agli spread ieri. E' probabile che Renzi nella sfortuna sia molto fortunato. Se dovesse abbattersi una tempesta economica perfetta su tutto il pianeta, il problema dei conti da rimettere in sesto in autunno per soddisfare i parametri europei, potrebbe essere l'ultimo dei problemi. Perché tutta Europa, Germania comprese, si ritroverebbe nella merda. Ci sarebbero ben altri problemi a cui pensare, problemi a cui potrà porre rimedio solo la Bce, e se non lo farà addio euro ed addio unione.
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