L’Italia affonda nella crisi e Renzi si occupa di riformare il Senato e della nuova legge elettorale. Tutto questo ha un senso? Probabilmente si.
“Le istituzioni
italiane sono state disegnate un po' claudicanti apposta, alla fine della
seconda guerra mondiale, proprio per paura del ritorno di un "uomo solo al
comando". Ho sempre considerato malfatta la Costituzione in
questa parte, quella appunto che fissa le modalità di governo e fissa i poteri
di esecutivo e Parlamento. Ed in effetti i governi in Italia hanno sempre avuto
problemi e vita breve. Il Parlamento ha funzionato più per disciplina dei
partiti che per le proprie regole.
Ora però all'Europa
tecnocratica questa situazione non va bene. Hanno bisogno di un esecutivo
snello che applichi con immediatezza le risoluzioni prese a Bruxelles, o a
Francoforte o nel Cda segreto di qualche banca o multinazionale. Basta con un
Parlamento ingovernabile e bizantino. Basta con poteri distribuiti a troppi
centri. Per questo è bene che il premier possa anche nominarsi il suo
Presidente della Repubblica... secondo la visione delle élite che voglio
toglierci ogni sovranismo questo è il minimo per poter continuare sulla strada
dell'annientamento di diritti e della distruzione del welfare.
Ecco quindi qual'è lo
scopo di Renzi. Non quello di risolvere la tremenda crisi in atto, ma di dare
ai nostri aguzzini gli strumenti per stringerci meglio il cappio al collo.”
Quindi il sistema istituzionale in costruzione con un potere
di fatto tutto concentrato nel governo, con un Parlamento ridotto (Senato quasi
cancellato) e con funzioni di sola ratifica, un capo di Stato al guinzaglio e
la magistratura pure, non è congeniale solo alla venuta dell’”uomo forte”, ma
anche dell’”uomo fantaccio” nelle mani della troika.
“Non voglio essere
complottista a tutto tondo, le banche … hanno conti disastrati e management da
mani nei capelli nella maggior parte dei casi, quindi se i ribassisti le
mettono nel mirino fanno bene, si chiama libero mercato. Però ci sono troppi
segnali in questi giorni e poi quelle parole così nette di Mario Draghi sulla
cessione di sovranità, concetti che alla vigilia di un autunno che prepara una
manovra correttiva devastante dovrebbero farci pensare.
E se si arrivasse al
punto di dover scegliere: default o troika? Ci siamo già stati, non arrivò la
troika ma arrivò Mario Monti, il suo esecutore testamentario in loden. Stavolta
potrebbe essere diverso, anche perché a Palazzo Chigi c’è uno che ha applaudito
alle parole di Mario Draghi e che lentamente sta sempre più esautorando il suo
ministro delle Finanze, quel Pier Carlo Padoan che giorno dopo giorno appare
sempre più nell’angolo e depotenziato.
Sbaglierò, ma temo
che nulla di quanto accaduto finora sia accaduto a caso. Quest’estate sarà
davvero interessante. E, forse, da ritenersi storica per l’assetto di questo
Paese. È inutile farsi troppe illusioni, con la ratio debito/Pil che abbiamo,
siamo già tecnicamente falliti: qualcuno verrà a ricomporre in qualche modo
il puzzle. Portandosi ovviamente a casa le tessere migliori e quelle meno
rovinate. Tanto, i tg si limiteranno a dirvi se Piazza Affari ha chiuso in
positivo o negativo...”
Nulla avviene per caso. La riforma del Senato non era una
priorità del Pd, anzi la riforma costituzionale era un tabù ed una priorità
solo del centro-destra. Perché di colpo è diventata essenziale? Ecco cosa sta
facendo Renzi, modifica la
Costituzione per donare l’Italia su un piatto d’argento alla
troika.
Vedere Renzi lavorare in tandem con Berlusconi alla
picconatura della democrazia italiana mi sconcerta. Non sono più i capi di
partiti contrapposti, ma rappresentanti di un unico grande partito che prende
ordini dal sistema finanziario europeo ed internazionale, che ha per obiettivo
la cancellazione dell’indipendenza politica ed economica dell’Italia. Garibaldi
e Cavour si stanno ribaltando nelle tombe…
E intanto dei problemi veri il governo fa solo finta di
occuparsi. Padoan non è li al ministero dell’economia per migliorare le
condizioni economiche della nazione, ma solo come cane da guardia ed esecutore
degli ordini di Bruxelles. Non ha alcuna autonomia. Mentre Renzi semplicemente
se ne frega, lui ha l’ordine di smantellare la Costituzione giudicata
troppo socialista da certa finanza internazionale.
Renzi comunque pur annunciando che malgrado la recessione
tutto va bene, e quindi non ci sarà manovra, in realtà si appresta a vararla:
“E a chi gli chiede se
ci sarà una manovra correttiva, il premier risponde così: « Ci sarà una manovra
di tagli alla spesa». «A noi servono 16 miliardi di spending review per il 2015
che ci permetterebbe di stare sotto il 3% deficit/pil anche con una crescita
non esaltante».”
Ed anche qui devo dar ragione a Fassina: questi 16 miliardi
da tagliare non si troveranno mai, perché semplicemente non esistono. Il
balletto della spending review è un minuetto che va avanti dal governo Monti.
Non è che manca volontà politica, è che non si riesce a cavare un “ragno dal
buco”. Forse l’unico ad aver fatto veramente spending review è stato Tremonti
con i pessimi tagli lineari. Che però hanno funzionato e tagliato veramente la spesa
per rispettare il patto di stabilità europeo.
Quindi Renzi non troverà 16 miliardi di tagli, e la vendita
di valori mobiliari e immobiliari è la solita chimera italiota, come ha
dimostrato la vicenda Finmeccanica. Molto semplicemente Renzi e Padoan ricorreranno
ai soliti metodi di inasprimento fiscale. A questo punto la favola di Renzi
terminerà miseramente come quella di Monti e Letta. Un bel trio di moschettieri
del re… di Berlino però.
Anche Travaglio deve riconoscere che “si stava meglio quando
si stava peggio” concedendo un po’ di merito al suo antico nemico, anche se poi
se ne pente subito:
“Povero nano, quante
gliene abbiamo dette, eppure dopo tre anni e tre governi diversi dal suo, siamo
sempre sull’orlo del precipizio”
Ma il Cavaliere seppur malconcio ha subito capito come
doveva riposizionarsi. Infatti non l’ho più sentito fare discorsi sull’euro e
sulla Germania egoista, ora è la seconda colonna che sostiene l’architrave
golpista europoide. Ha capito che per rimanere ai vertici doveva… cambiare
verso.
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