L'autunno italiano e renziano è alle porte ed ormai c'è poco di buono da attendersi dalla situazione economica. La baracca è fragile e traballa sempre di più. Se la Germania dovesse andare in recessione, se si dovesse accontentare gli Usa con nuove sanzioni alla Russia (e relative contro sanzioni russe), settembre sarebbe effettivamente un mese con il botto. Ma non quello che si auspica il premier.
"Ancora pesanti segnali di debolezza dall'economia Italia. A certificare lo stato di crisi del nostro paese, il dato sui prezzi al consumo che ha confermato lo stato in deflazione per la prima volta da oltre 50 anni. Ad agosto l'indice dei prezzi al consumo misurato dall'Istat nelle prime stime ha segnato un calo dello 0,1% rispetto allo stesso mese dello scorso anno (era +0,1% a luglio). L'ultimo caso di deflazione risale al settembre del 1959, quando però l'economia era in forte crescita.
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Segnali preoccupanti sono arrivati anche dal mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione, a luglio, e' salito al 12,6% in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto a giugno (era al 12,3%) e di 0,5 punti su base annua.
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A luglio brusca discesa degli occupati. Rispetto a giugno scendono di 35mila unita' (-0,2%), mentre rispetto a luglio del 2013 calano di 71mila unita' (-0,3%). Gli occupati, secondo le stime provvisorie dell'Istat, scendono a luglio a quota 22 milioni 360mila. Il tasso di occupazione, pari al 55,6%, diminuisce di 0,1 punti percentuali sia su base mensile che su base annua.
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L'economia italiana soffre la debolezza della domanda interna e si innesca un circolo vizioso per cui consumatori e imprese tendono a posticipare l'acquisto di beni e servizi non indispensabili con l'aspettativa di nuovi cali dei prezzi. Sempre da manuale di economia, la congiuntura italiana conferma le teorie circa la stretta relazione tra bassa inflazione e disoccupazione. "
(www.wallstreetitalia.com)
Come spiega l'economista Seminerio, l'Istat a questo punto certifica l'inutilità dell'operazione degli 80 euro mensili. Almeno per il momento non hanno generato crescita. Può essere che gli italiani li risparmino fino a Natale. Infatti a fine anno si saranno cumulati in 640 euro. Ma può invece essere che siano talmente pochi da essere finiti nel gorgo di debiti pregressi, bollette non pagate, acquisti di necessità rimandati da mesi ecc.
"Oggi Istat ha pubblicato il dato finale della stima del Pil italiano del secondo trimestre, quello che aveva spinto alcune scimmiette e cocoriti renzisti a gridare al miracolo perché il contributo della domanda interna alla crescita era risultato nullo anziché decrescere, come invece ci aveva abituati a fare negli ultimi trimestri. Ciò era quindi visto come vaticinio della stabilizzazione della domanda interna, anche grazie al magico bonus da 80 euro
"Oggi Istat ha pubblicato il dato finale della stima del Pil italiano del secondo trimestre, quello che aveva spinto alcune scimmiette e cocoriti renzisti a gridare al miracolo perché il contributo della domanda interna alla crescita era risultato nullo anziché decrescere, come invece ci aveva abituati a fare negli ultimi trimestri. Ciò era quindi visto come vaticinio della stabilizzazione della domanda interna, anche grazie al magico bonus da 80 euro
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In dettaglio, il contributo dei consumi al Pil nel trimestre è nullo, contro il +0,1% dei due trimestri precedenti. Trivellando il dato, scopriamo che i consumi pubblici hanno variazione nulla e quelli delle famiglie confermano il +0,1% trimestrale (la somma dà zero per arrotondamento). Poi, gli investimenti sottraggono lo 0,2% trimestrale al Pil, ed anche il commercio estero ci tradisce, a meno 0,2% trimestrale.
Che dato manca? Quello delle scorte, che Istat rende noto solo sulla stima finale del Pil trimestrale, cioè oggi. Ebbene, nel secondo trimestre 2014 le scorte hanno contribuito al Pil per lo 0,2%. Che significa, ciò? Che le aziende, che nel primo trimestre avevano visto un decumulo di scorte (così come nel quarto trimestre 2013), nel secondo hanno lavorato per ricostituire il magazzino.
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Che significa, tutto ciò? Una cosa molto semplice: che, al netto delle scorte, il contributo alla variazione congiunturale del Pil della componente nazionale di domanda è stato negativo. E con questo mettiamo a nanna scimmiette e cocoriti renzisti, con le loro lisergiche inferenze. Del resto non è colpa loro se discettano di argomenti che non padroneggiano, giusto?"
(phastidio.net)
Che dato manca? Quello delle scorte, che Istat rende noto solo sulla stima finale del Pil trimestrale, cioè oggi. Ebbene, nel secondo trimestre 2014 le scorte hanno contribuito al Pil per lo 0,2%. Che significa, ciò? Che le aziende, che nel primo trimestre avevano visto un decumulo di scorte (così come nel quarto trimestre 2013), nel secondo hanno lavorato per ricostituire il magazzino.
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Che significa, tutto ciò? Una cosa molto semplice: che, al netto delle scorte, il contributo alla variazione congiunturale del Pil della componente nazionale di domanda è stato negativo. E con questo mettiamo a nanna scimmiette e cocoriti renzisti, con le loro lisergiche inferenze. Del resto non è colpa loro se discettano di argomenti che non padroneggiano, giusto?"
(phastidio.net)
Ultimamente poi, mentre Renzi come al suo solito spande ottimismo, Padoan si incarica di fare la faccia cupa e intristire gli italiani. Segno che le preoccupazioni sulla situazione ci sono anche nel governo. Ma Renzi le scaccia come fa con i gufi, considerandole dei disturbi lungo la rotta che ha tracciato per il suo governo. Ci penserà l'iceberg della realtà a fermare il capitano Renzi.
Ma entrambi sembrano ancora credere che non occorrerà una manovra lacrime e sangue, cioè nuove tasse (salvo imminente riforma del catasto). Entrambi sperano di fare la manovra senza essere visti, cioè facendola tutta di tagli. Padoan ha detto che non si fermeranno nemmeno di fronte al welfare, cioè si taglierà anche la sanità. Se ci riusciranno otterranno più recessione, se non ci riusciranno, visto che finora non lo ha fatto nessuno (ci sarà un motivo?), saranno costretti a smentirsi e fare cassa con nuove tasse.
Al ministro Poletti è poi scappato di senno il vero piano del governo, il taglio delle pensioni. E qui c'è in effetti la vera ciccia da tagliare, circa un terzo della spesa pubblica. Ma per non perdere di vista l'elettorato fondamentale e più fidelizzato del Pd e Fi, ha dovuto ritrattare le sue affermazioni. E comunque anche in questo caso, se ci riuscissero a tagliare le pensioni con riconteggio contributivo, otterrebbero di nuovo maggior recessione.
A proposito di elettorato, in mezzo ad una crisi disastrosa e a conti dello Stato che quindi non tornano più, il premier annuncia 100.000 assunzioni nella scuola pubblica. Avranno credo la stessa funzione degli 80 euro. Non promuovere la crescita, ma farsi rieleggere.
In linea generale credo ci sia consapevolezza fra i governi europei della situazione sempre più insostenibile. E' iniziato il conto alla rovescia per quanto riguarda la sostenibilità della zona euro. A parte i tagli e le tasse ventilate (la minacciosa riforma del catasto, ribadisco) si cerca in qualche modo, disperatamente senza impattare sui vincoli europei, di fare manovre espansive per contenere la crisi e cercare la crescita. Per quanto riguarda l'Italia si avranno più o meno questi interventi:
1) 10 miliardi di euro che il governo italiano ha impegnato per mantenere per il finanziamento degli 80 euro mensili, anche per l'anno prossimo. C'è da dire che è una misura che si è dimostrata come una goccia nel mare, ma il governo ci crede ancora;
2) 10 miliardi di euro dello Sblocca Italia appena approvato, che consiste in vera e propria spesa pubblica. Serviranno a finanziare opere pubbliche che possono fare da volano alla crescita, salvo quanto immancabilmente verrà sottratto dalla corruzione...; Ma il problema non è questo 5% che volerà via, il problema è che si tratta di spiccioli in rapporto al Pil di 1.500 miliardi.
3) 75 miliardi di euro del programma Target Ltro che verrà messo in essere dalla Bce attraverso le banche italiane. E' una misura che si rivolge sia all'offerta che alla domanda. Il punto debole è l'offerta, perché non è detto che il sistema industriale italiano molto sofferente abbia intenzione di investire sul moribondo mercato italiano e quello non eccessivamente in forma all'estero. Ma anche la parte del programma che si rivolge alle famiglie ed ai privati cittadini, prende in considerazione solo chi ha un reddito sufficiente per sostenere un prestito, anche se agevolato. Comunque si tratta di un intervento che credo avrà un vero impatto sul Pil, rispetto alle somme che potrà muovere il governo italiano.
4) 25-30 miliardi di euro destinati alla crescita del programma del commissario Juncker (complessivamente 300 miliardi per tutta Europa). Non è ancora chiaro quando e come questi finanziamenti verranno messi a disposizione dell'economia italiana. La cifra complessiva sembra comunque da non trascurare.
Complessivamente dovrebbero arrivare nell'economia italiana 120 miliardi di euro, un impatto considerevole, anche se non sufficiente considerando che il Pil negli ultimi anni ha perso quasi 200 miliardi rispetto al 2008. Il problema di questi interventi è che sono slegati fra loro e non fanno parte di un piano complessivo, che renda più incisivo l'intervento. E soprattutto il timer fa tic-tac molto velocemente, se si vogliono fare interventi economici espansivi bisogna agire velocemente. Ma sicuramente gli effetti negativi della crisi si sentiranno entro poche settimane, ben prima di eventuali effetti positivi dello Sblocca Italia o altro.
Coraggio. L'autunno si avvicina e i conti si faranno a fine anno. L'implosione della zona euro a causa delle sue contraddizioni è sempre più vicina. L'Italia è sulla buona strada per chiudere indegnamente il ciclo di Frenkel: sempre più recessione, sempre meno soldi per lo Stato, sempre più tasse e tagli, sempre più recessione... ma prima o poi le risorse cumulate in anni finiscono. E allora si che avremo il botto renziano!
La Germania è di nuovo sotto pressione, perché non cresce e si trova contro Francia, Italia e Bce. I politici tedeschi non cederanno tanto facilmente, ma alla fine non potranno pensare di fermare il fiume contrario con le mani. Dovranno arrendersi alla realtà od esserne travolti.
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