Chi l'ha creato e per quale motivo l’Italia ha un debito pubblico così alto?
E’ facile in questi giorni ascoltare discorsi qualunquistici del tipo: “il governo Berlusconi ci ha portati a questo punto…” oppure “vent’anni di Berlusconismo hanno trasformato l’Italia in un letamaio…” ecc. Ma sarà proprio così?
L’Italia è notevolmente cambiata, dal punto di vista sociale, negli ultimi 20, 25 anni. Questo cambiamento è stato indubbiamente incentivato dai modelli proposti dal più forte dei poteri massmediatici del secolo: la televisione. Un’invenzione del diavolo, non per niente appare per la prima volta nella Germania nazista, utilizzata durante le olimpiadi del 1936 per propagandare le imprese degli atleti del regime.
Sicuramente gran parte del nuovo stile di vita, dai desideri materiali, al modo di ridere e pensare vennero introdotti dalla televisione commerciale. La televisione nazionale statale più tradizionale e timorosa di introdurre innovazioni, ma soprattutto controllata politicamente non ne fu l'artefice, ma fu invece indotta controvoglia a seguire l'esempio della commerciale.
E il campione della tv commerciale in Italia è stato uno solo e non c'è bisogno di nominarlo. Probabilmente le cose sarebbero avvenute un po’ diversamente senza Berlusconi, ma sarebbero avvenute ugualmente, perché questa trasformazione della società italiana è stata voluta fortissimamente dagli italiani stessi.
Rispetto agli stili di vita statunitensi, gli italiani e probabilmente anche gli altri europei erano in ritardo di 10 o più anni. Negli anni ’80 gli italiani hanno recuperato questo gap, facendo con la nuova televisione commerciale, la stessa esperienza che gli americani fecero negli anni ’60 e ’70 (dall’introduzione del colore, alla pubblicità insistente, molto diversa di quella istituzionale di Carosello…).
Il berlusconismo, nato negli anni ’80 con l’avvento della televisione commerciale è stato in realtà un’americanizzazione dello stile di vita italiana. Una metamorfosi che sarebbe avvenuta anche senza il contributo di Berlusconi.
Ma il Berlusconi politico è stato l’artefice del disastro economico attuale, oltre che l’artefice della corruzione morale degli italiani (che in realtà l’hanno accettata senza troppe ritrosie)?
Io penso che il Berlusconi cittadino, abbia beneficiato del debito negli anni ’80, come molti altri italiani di primo piano, ma come politico sia stato abbastanza virtuoso.
Ma per comprendere meglio il comportamento dei politici attuali, e di quelli del passato è utile un documento redatto dalla Banca d’Italia:
scaricabile in pdf al link su indicato:
IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO DALL’UNITÀ A OGGI.
UNA RICOSTRUZIONE DELLA SERIE STORICA
Il documento raccoglie i dati e riproduce alcuni grafici sul debito dall’unità d’Italia al 2007. Il debito riportato è quello calcolato secondo le attuali normative europee, quindi le serie storiche sono state dove possibile, armonizzate secondo questi criteri. Per amministrazioni pubbliche vengono intese: le amministrazioni centrali dello Stato, le amministrazioni locali e gli enti di previdenza e assistenza.
Questo grafico evidenzia le diverse serie storiche a confronto e il valore assoluto del debito. Questo grafico mette già in luce un fatto incontestabile: la crescita vigorosa del debito si è avuta nella prima repubblica.
Analizzando il grafico anno per anno si può notare che il valore assoluto del debito rimase costate fino alla prima guerra mondiale. Per l’economia italiana forse la guerra più disastrosa. Lo si vedrà meglio nel grafico successivo.
Ma a parte le normali impennate del debito dovute alle due guerre mondiali, quello che il grafico rende impietosamente evidente, è l’incremento di debito fra la fine degli anni ’60 e il 1992, l’anno di tangentopoli e dell’inizio della II repubblica.
La prima repubblica, fondata sui valori costituzionali, e da molti riconsiderata nostalgicamente come l’eden della politica italiana, è stata invece dal punto di vista del debito il periodo peggiore della storia nazionale.
Questo grafico (in % del Pil) rende più facile mettere in relazione l’evoluzione del debito con la storia d’Italia dall’unità ad oggi. E’ un’elaborazione dei dati che tiene conto anche del PIL (prodotto interno lordo), quindi relaziona meglio il debito con il potere d’acquisto degli italiani nelle varie epoche.
Come si può notare, l’Italia ha già raggiunto il rapporto attuale del 120% debito/pil alla fine dell’800. Dato che il grafico precedente ci mostra un andamento costante in questo periodo, significa che il rapporto è aumentato a causa del diminuire costante del Pil.
Un altro punto critico del grafico, che rende evidente la connessione tra andamento del debito pubblico e storia d’Italia, è la cuspide dell’anno 1921-22, quando il rapporto debito/pil ha toccato il 160%. Credo non sia stato un caso che il fascismo prese il potere nel 1922: la fine della prima guerra mondiale (1918) fu un momento devastante per l’economia e la società italiana dell’epoca.
Cosa che non avvenne alla fine della seconda guerra mondiale: secondo l’analisi condotta dalla Banca d’Italia, il debito post bellico, in quest’ultimo caso fu quasi annullato da un’inflazione devastante.
Questo grafico evidenzia ancor meglio del precedente l’impennata del debito avutosi durante la così detta prima repubblica, dalla fine degli anni 60’ al 1992.
Dopo tale data si assiste anche ad una modesta discesa verso la linea del rapporto al 100%.
Ancor più evidente è il grafico pubblicato dal giornale on line www.linkiesta.it :
Conclusioni:
Il debito attuale è stato creato praticamente nei decenni antecedenti al 1992, dalla politica corrotta di quest'epoca poi fermata dal fenomeno giudiziario di tangentopoli. L’incremento si è avuto sopratutto negli anni ’70 e ’80 quando le famiglie italiane investivano in Bot con rendimenti a due cifre. E quando per ragioni clientelari i politici favorivano assunzioni di migliaia di lavoratori nell’amministrazione pubblica.
Il gioco è durato fintanto che il Pil era elevato e poteva coprire gli incrementi di debito. Ma dalla fine degli anni ’60 il Pil ha continuato a decrescere costantemente.
Dal grafico qui sopra si può desumere come (trascurando le guerre mondiali) la crescita del Pil negli anni ’50 e ’60 rasentava il 10% (linea verde), il che equiparava l’Italia di allora alla Cina di oggi. Negli anni ’70 e a seguire la linea ha cominciato una mesta discesa verso crescita 0%.
I governi della seconda repubblica, sia di sinistra che di destra, sono stati fra i più virtuosi della storia repubblicana. Come dimostra il grafico de Linkiesta il debito in questi anni ha un andamento ondivago tra 105% e 119%, quindi una variazione compresa nel 13%.
Tale variazione però non è dovuta unicamente all’aumento del debito pubblico, ma anche alla dinamica del Pil che aumenta in periodi di espansione economica, e diminuisce in periodi di crisi mondiale. Più il debito è alto in valore assoluto, più gli scostamenti minimi in percentuale possono diventare ingestibili e portare al default.
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