(cliccare l'immagine per ingrandire)
Indubbiamente il quantitative easing della Bce sta facendo bene al nostro costo del debito. Lo spread si è schaintato sotto 90 punti. Sembra fantascienza, invece accade. Anche l'euro si sta svalutando in maniera repentina. Alcuni lo vedono ormai in una caduta libera inarrestabile.
"Oggi Deutsche Bank si spinge ancora più in là. La banca non solo prevede che l’euro si indebolirà talmente tanto da arrivare allo stesso livello del dollaro, non solo sostiene che si verificherà entro la fine del 2015 e non entro la fine del 2017, ma va ancora più avanti, prevedendo una discesa addirittura 0,85 dollari. (…) Forexinfo"
(icebergfinanza.finanza.com)
Ma esiste veramente correlazione fra crescita e svalutazione dell'euro?
"L'euro, valuta comune di diciannove stati membri dell'Unione europea, fu introdotto per la prima volta nel 1999 (come unità di conto virtuale); la sua introduzione sotto forma di denaro contante avvenne per la prima volta nel 2002, in dodici degli allora quindici stati dell'Unione."
(it.wikipedia.org)
Osseravndo il grafico ad inizio post e la tabella sottostante, non sembra esserci automatismo fra crescita e svalutazione dell'euro.
Il grafico mostra che l'euro è stato sotto la parità con il dollaro dalla sua introduzione, fino a circa metà del 2003. Ma osservando la tabella sottostante si nota che la crescita ci fu nel 2000 e 2001 (+3,69% e +1,86%) quando si scambiava ancora in lire, mentre nel 2002 con l'euro seppure svalutato ci si avviava in stagnazione (+0,45%).
Osservando la situazione partendo dalla tabella sottostante si nota che la crescita discreta fra 2004 e 2007 corrisponde ad un rapporto euro/dollaro fra 1,2 e 1,3. Una quotazione non dissimile a quella fra 2011 e 2014. Anni ben più terribili dal punto di vista della situazione economica italiana.
Poi c'è l'ultimo anno in positivo, cioè il 2010 (notare, l'anno seguente è stato cacciato Berlusconi perché "unfit"... infatti dopo è arrivato il meglio...) in cui la quotazione euro/dollaro era abbastanza alta toccado anche 1,50. Non saremmo dovuti essere in recessione?
anno | deb./pil | deficit | inf. | pil % | disoc. |
2000 | 108,58 | -0,91 | 2,58 | 3,69 | 10,1 |
2001 | 108,32 | -3,19 | 2,32 | 1,86 | 9,1 |
2002 | 105,36 | -3,16 | 2,61 | 0,45 | 8,6 |
2003 | 104,14 | -3,65 | 2,81 | -0,05 | 8,4 |
2004 | 103,71 | -3,57 | 2,27 | 1,73 | 8,0 |
2005 | 105,72 | -4,49 | 2,21 | 0,93 | 7,7 |
2006 | 106,35 | -3,41 | 2,22 | 2,20 | 6,8 |
2007 | 103,28 | -1,59 | 2,04 | 1,68 | 6,1 |
2008 | 106,09 | -2,67 | 3,50 | -1,16 | 6,7 |
2009 | 116,42 | -5,45 | 0,76 | -5,5 | 7,8 |
2010 | 119,29 | -4,34 | 1,64 | 1,7 | 8,4 |
2011 | 120,70 | -3,72 | 2,9 | 0,4 | 8,4 |
2012 | 126,96 | -2,88 | 3,3 | -2,4 | 10,7 |
2013 | 132,74 | -2,78 | 1,3 | -1,9 | 12 |
(it.wikipedia.org)
In pratica è difficile poter dire se una ulteriore discesa del rapporto euro/dollaro potrà portare automaticamente la ripresa in Italia. Sicuramente agiscono anche altri fattori. Lo schianto della domanda interna e l'aumento dell'export sono due fattori forse più importanti della quotazione della moneta unica.
Il -2,4% del Pil nel 2012 è stato senz'altro un capolavoro del governo Monti che ha fatto di tutto per ridurre ai minimi termini la domanda interna. Il -0,40% del 2014 certificato dall'Istat, rappresenta un'inversione di tendenza dovuta al miglioramento dell'export italiano.
"... il 2 marzo è sempre l'Istat a rendere pubblici altri dati. Non solo il Pil del 2014 viene confermato al -0,4%, ma si chiarisce che se non c'è stato un risultato ben peggiore è solo per la crescita delle esportazioni (un +2,7% dovuto in larga parte alla svalutazione dell'euro), mentre ai consumi interni rimasti al palo si somma un pesante -3,3% degli investimenti. Evidentemente qualcuno alla ripresa proprio non vuole crederci."
(sollevazione.blogspot.it)
Il problema è che le esportazioni valgono circa il 30% del Pil italiano, quindi ad una crescita del 2,7% dell'export, perchè il Pil rimanga a zero i consumi interni non dovrebbero cedere più dell'1,2% circa. Evidentemente la domanda interna crolla molto di più, e l'export non è in grado di compensare questa caduta.
Per tornare ad avere un Pil positivo quindi, o l'export cresce ancora, o si arresta la discesa dei consumi interni. Viste le politiche degli ultimi governi, direi che si sta puntando a far crescere le esportazioni, seguendo in definitiva le politiche mercantilistiche della Germania. Ma per riuscire ad esportare come la Germania la strada è ancora lunga. E comunque anche fuori dall'Europa i consumi cominciano a scendere a causa di una recessione mondiale strisciante, quindi questa politica economica pan-tedesca dubito possa avere successo.
"Crollo a sorpresa degli ordinativi tedeschi: a gennaio il dato sentinella sugli andamenti futuri dell’industria è sceso del 3,9 per cento rispetto a dicembre, trainato soprattutto dal calo della domanda dall’estero (-4,8%) e in particolare dall’eurozona (-9%), mentre è risultato più contenuta quello della domanda interna (-2,5%). Rispetto a gennaio del 2014, la contrazione è stata dello 0,1 per cento.
Il dato, reso noto dal ministero dell’Economia, ha sorpreso gli analisti, che si aspettavano un calo più leggero
...
Sembra sia ancora la debolezza dell’area dell’euro a zavorrare la prima economia del continente, anche se l’euro debole e il prezzo del petrolio basso dovrebbero garantire alla Germania un andamento positivo, nei prossimi mesi."
(www.lastampa.it)
Vedremo, ma il mondo non sta affatto andando verso il sereno. Piuttosto si intravvede all'orizzonte una gigantesca tempesta...
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