lunedì 16 marzo 2015
Superare l'austerità attraverso Hypo Alpe
Da un po' ci penso, e forse si sta avverando: solo una cocente crisi in Germania potrebbe far superare la stupida austerità imposta al resto d'Europa. Perchè se anche la Germania si trovasse in serie difficoltà sarebbe più facile farla cedere da certe rigidità economiche. Addirittura se la crisi si presentasse piuttosto violenta ed insidiosa, potrebbe cedere lo scettro di guida d'Europa. A questo punto Francia, Italia e Spagna ne aprrofitterebbero subito per imporre una frenata alle politiche austeriche e suicide dell'eurozona.
"Con il fallimento di Lehman Brothers il 15 settembre 2008 è iniziata una crisi globale che ha colpito a vari livelli ogni nazione.
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A quel tempo i controlli erano “diversi” ed il fallimento della banca delle banche ha pesato enormemente su tutto il sistema finanziario causando un effetto domino che è stato arrestato con molte difficoltà. Si è provveduto, a seguito di questa crisi, a regolamentare ulteriormente il sistema bancario attraverso Basilea 3
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Non avremmo mai pensato che anche in Europa, soprattutto nell’Europa “per bene”, dovesse accadere la stessa cosa. È il caso dell’austriaca Hypo Alpe Adria che, dopo aver avuto una gestione a dir poco allegra, ha dichiarato un ulteriore ammanco di 7,6 miliardi di euro, lasciando a terra tutta la regione della Carinzia.
Moody’s è intervenuta abbassando il rating austriaco da A2 a Baa3 (outlook negativo), sembra che tale problema colpirà anche molte banche tedesche estendendo il problema non solo a livello locale. La paura è concreta."
(wftradingroma.borse.it)
Ed arriva il primo colpo in Germania. Anche se ancora un evento collaterale e secondario rispetto alle vicende austriache.
"L'effetto domino è cominciato. Il cigno nero del Nord Europa, che rischia di scatenare una crisi in stile subprime nel continente, miete la sua prima vittima.
Ha fatto crac l'azienda erogatrice di mutui Duesseldorfer Hypothekenbank AG (DuesselHyp), che paga a caro prezzo la sua esposizione alla bad bank della travagliata società del credito austriaca Hypo Alpe.
Il fondo di garanzia dei depositi entrerà in possesso di DuesselHyp, che second un dispaccio dell'agenzia Reuters ha incontrato "una serie di problemi" dovuti alla sua esposizione alla "bad bank" Heta.
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Ecco allora che emerge il grande paradosso della risposta alla crisi greca e il rischio di espulsione di Atene dall'area euro: la minaccia maggiore viene dal settore bancario nella parte settentrionale del continente e non da un paese del Mediterraneo noto più per il suo turismo che per la sua economia.
Le banche tedesche si stanno preparando da ormai tre anni al peggiore scenario possibile risultate dalla crisi del debito ellenico: un evento di Grexit.
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Ma mentre gli istituti di credito tedeschi erano impegnati a fare progressi sul fronte greco, una reazione a catena potenzialmente esplosiva è iniziata sotto i loro occhi, a due passi dal loro "cortile di casa".
Il 10% delle società di un paese che ha un rating creditizio di tripla A è ora risultato di fatto insolvente. E questo potrebbe essere solo l'inizio."
(www.wallstreetitalia.com)
"Le perdite potrebbero essere considerevoli (il grassetto è mio):
“Assumendo un haircut del 50% e che le banche tedesche detengano circa il 40% delle passività di Heta che sono colpite dalla moratoria, non ci aspettiamo che le perdite collegate ad Heta superino i 15bp del common equity tier 1 ratio (CET1) del settore bancario tedesco. Tuttavia, stimiamo che il costo potrebbe arrivare al 10% dell’utile netto del settore del 2015, dimostrando le potenzialità che ha una singola risoluzione di intaccare le prestazioni di sistemi bancari, anche di grandi dimensioni e diversificati, sotto la direttiva Bank Recovery and Resolution Directive (BRRD) dell’Unione Europea.”
Ahia.
Inoltre, Fitch ha abbassato a “c” il rating dell’emittente di Pfandbrief Duesseldorfer Hypothekenbank AG (DHB), citando “eventi esterni a partire dal 24 febbraio 2015″. Questo è senza dubbio un riferimento all’annuncio su Heta. Duesselhyp (come è comunemente conosciuta) è particolarmente esposta su Heta attraverso il suo portafoglio del settore pubblico.
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Inoltre, il sostegno potrebbe essere fornito ai depositanti istituzionali così come ai piccoli risparmiatori. […] Come l’Austria, la Germania ha già reso effettivo l’European Bank Recovery and Resolution Directive (EBRRD), che richiede agli obbligazionisti e ai grandi risparmiatori di subire una ristrutturazione dei propri crediti (bail in) prima che sia reso disponibile l’intervento pubblico. Il salvataggio dei depositanti istituzionali con denaro pubblico (bail out) tramite il DPF minerebbe alle fondamenta questa normativa.
Duesselhyp non è l’unica emittente di Pfandbrief che potrebbe essere nei guai:
“Deutsche Pfandbriefbank (bb +) ha una provvista di 120 milioni di euro, circa il 30% della sua esposizione di 395 milioni di euro verso Heta, nei suoi conti 2014, con un taglio all’utile di quasi il 70%. Dexia Kommunalbank Deutschland (che non ha rating), un’altra emittente di Pfandbrief, dovrà sostenere una passività non precisata nel primo trimestre 2015 sui suoi 395 milioni di euro di obbligazioni Heta. Questa cifra rischia di superare i suoi già deboli profitti. E’ probabile che grandi esposizioni verso Heta, o altre Landeshypothekenbanken, siano nei bilanci di altre Pfandbriefbanken.”
Poichè l’haircut previsto è del 50%, non sembra che la ricapitalizzazione di Deutsche Pfandbriefbank sarà sufficiente. Sembra probabile che sia Deutsche Pfandbriefbank che DKB subiranno perdite in conto capitale. L’impatto sulle altre emittenti di obbligazioni garantite è attualmente sconosciuto.
Né il danno è limitato a queste piccole banche specializzate. Anche le Landesbanken regionali sono esposte, soprattutto BayernLB, l’ex proprietaria di HAA, che rischia di perdere 2.35 miliardi di euro (anche se sta attualmente combattendo per vie legali nelle corti sia di Monaco che austriache).
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I sistemi bancari austriaci e tedeschi sono altamente interconnessi: è per questo che il fallimento di una banca austriaca di medie dimensioni ha effetti così ampi. In realtà, i due sistemi dovrebbero essere considerati un unico sistema. Quando le garanzie regionali vengono rimosse, allora l’interconnessione di questo sistema implica che anche banche abbastanza piccole avranno bisogno di elevati livelli di capitalizzazione per evitare di innescare un crollo in stile domino in caso di fallimento.
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Le Landesbanken tedesche rimangono deboli, scarsamente capitalizzate e strategicamente incoerenti, mentre le due maggiori banche tedesche – Commerzbank e Deutsche Bank – affrontano un futuro incerto a causa di costi crescenti, scarsa redditività e multe amministrative e contenziosi potenzialmente illimitati. Mentre scrivo, la Deutsche Bank ha fallito gli stress test negli USA a causa di carenze nei sistemi di gestione e controllo dei rischi, e Commerzbank è stata colpita da una sanzione di 1.45 miliardi di dollari combinata tra l’autorità di regolamentazione degli Stati Uniti e il Dipartimento di Giustizia per rottura delle sanzioni. Ce ne saranno altre in futuro anche in questo caso.
Forse a causa del vasto sostegno statale implicito ed esplicito di cui hanno finora goduto – e forse anche per motivi politici – né il sistema bancario austriaco né quello tedesco hanno ancora subito gli interventi radicali necessari per eliminare la necessità del salvataggio da parte del governo in una crisi sistemica. Resta da vedere se l’impegno dei governi austriaco e tedesco verso il principio del bail-in dei creditori sopravviverà alla ristrutturazione e al consolidamento brutale del loro sistema bancario congiunto che sarà verosimilmente scatenato da quel principio."
(vocidallestero.it)
Il rischio per i contribuenti/correntisti tedeschi è di finire "cornuti e mazziati". Di finire cioè negli ingraggi tricarne del bail-in, che una volta dimostratosi inefficace, dovrà essere supportato dall'intervento statale e quindi tramite il denaro del fisco. Sarà a questo punto probabilmente che interverranno gli altri paesi dell'Unione, non per fermare il governo tedesco, ma per imporgli di azionare le rotative della Bce e spesa pubblica a go-go in tutta l'Europa. E addio austerità.
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