martedì 19 novembre 2013

Cancellieri e portinai della casta


Quando si dice casta non si parla solo di personaggi fortunati e arrivisti che grazie ad una tessera di partito hanno raggiunto l'apice del potere. A volte tale potere affonda le radici in un passato molto remoto e sconosciuto ai più. Ci sono politici, intellettuali e imprenditori in Italia le cui famiglie sono potenti da secoli. Erano già nobili e intoccabili nei secoli dell'assolutismo e poi queste ricche famiglie sono state in grado di incidere sulla vita pubblica italiana dopo l'unità grazie anche al nome altisonante. Quanti doppi cognomi ci sono nel ceto dirigente italiano. I casi letterari risorgimentali come "I Vicerè" o come "Piccolo mondo antico" dove  sono protagonisti nobili intellettuali, perfidamente intelligenti o sinceramente militanti che si dedicano alla politica, non credo siano casi totalmente inventati e isolati.

La nascita in una famiglia illustre non è una colpa, a volte persone appartenenti a grandi casate riescono per i propri meriti personali a far dimenticare di essere di nascita fortunata. Non è importante il cognome, ma è importante come si utilizza il blasone.

Ma ci sono anche ricchezze e potere che provengono da un passato oscuro.
"... è una storia lunga, nera, per gran parte infame. E forse il miglior punto per penetrare nelle cavità della mela marcia è proprio il caso Cancellieri il ministro che “non ha mentito”, mentendo anche sull’evidenza dei contati telefonici. Il ministro che il vegliardo del Quirinale e Letta vogliono mantenere a tutti i costi sulla poltrona, senza alcuna ragione apparente. Si la Cancellieri è un buon inizio perché parte da lontano ed entra subito in argomento. Come sappiamo il donnone prefettizio ha per così dire origini libiche, appartiene a quel ceto coloniale di avventurieri assai vicini al fascismo e ai potentati economici, il cui potere è continuato per alcuni decenni dopo la perdita ufficiale delle quarte e quinte sponde, svolgendovi un ruolo ambiguo nella guerra per le materie prime ed energetiche. Il nonno della Cancellieri , dopo la guerra del 1911, diviene un ras della nuova colonia e addirittura ”commissario ai beni sequestrati ai berberi”, mentre il padre, sempre in Libia e sotto l’ala protettrice del regime e in particolare di Italo Balbo, si dedica alla costruzione di centrali elettriche. Lei sta a Roma andando in Libia solo per le vacanze, trascorrendo il tempo fra la colonia dei ricchi italiani che sono rimasti anche dopo la guerra e che sotto re Idris fanno il bello e cattivo tempo. Tanto che a 19 anni, appena finite le scuole comincia a lavorare, non in un ufficio, ma nientemeno che alla Presidenza del Consiglio.

Bene ma ai tempi di Mussolini chi era il colono libico più in vista, più ricco e abbondantemente foraggiato dal duce sotto ricatto? Nientemeno che Amerigo Dumini, il capo della squadra che assassinò Matteotti.
...
E’ sera in Libia, la sigaretta dell’assassino di Matteotti si accende nei circoli frequentati anche dai Cancellieri e dai Ligresti, mentre si festeggia l’arrivo della prima bottiglia di petrolio inviata da Ardito Desio."


Chi è abituato ad un certo potere, chi è abituato ad ordinare e non essere contraddetto, chi ha abitudine a questo mondo, nemmeno riesce a concepire che una telefonata fatta dalla poltrona di un ministero per aiutare personaggi ex potenti in galera, possa configurarsi come un atto eticamente riprovevole. Chi sono quegli "inferiori" fantozziani che si permettono di intromettersi nelle faccende della varia nobiltà d'Italia, di chi non deve dar conto a nessuno per volontà divina? Il mondo si divide in due: loro e gli "sfigati". Se si appartiene al secondo gruppo non si è nessuno, in carcere si può morire malati o pestati dalla polizia. E i congiunti non riusciranno mai a ottenere giustizia. Gli apparati di stato si chiudono a riccio, si coprono, impediscono le indagini e anche l'informazione.

Spero che Civati riesca a dare uno scossone ad un Pd che solo pochi mesi fa si accaniva su qualsiasi respiro di Berlusconi, anche esagerando, mentre per le gravi vicende della Cancellieri sembrava monolitico nel difenderla. Ora però con Civati si è schierato opportunisticamente anche il futuro segretario del Pd. Sarà difficile non ascoltarlo, perché già ora è propenso a fare tabula rasa del vecchio Pd, contraddirlo su questo punto sarebbe ancora peggio. Mi spiace per Cuperlo, ma Civati e Renzi con le dichiarazioni sulle dimissioni del ministro hanno fatto sicuramente un bel balzo avanti. Cuperlo è un'ottima persona, ma ha dietro di se tutti i vecchi dirigenti, i loro vizi, i loro scheletri nascosti e i loro calcoli sbagliati.

Sarà difficile comunque che Civati la spunti da solo. Re Giorgio non vuole che si tocchi il governo Letta in nessun caso.
"La procura di Torino ha infatti deciso di non indagare il ministro e di inviare gli atti a Roma. Una scelta che riceve i complimenti di Giorgio Napolitano, che secondo fonti del Quirinale ha apprezzato il rigore dei pm piemontesi."

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