sabato 31 dicembre 2011

Il prof. analizza il prof.



Il professore in questione è L. Ricolfi che ha scritto un articolo su La Stampa carico di domande senza risposte:

Come ragiona la mente dei mercati

In sintesi, si chiede, perché con il nuovo governo più autorevole del precedente lo spread continua a salire, malgrado la manovra “Salva Italia” aggiungo io? Perché la situazione della Spagna è valutata migliore dai mercati? Il prof. Ricolfi non ha risposte.

Ma alla fine propone delle opinioni intuitive che probabilmente sono vere:

Non sarà che i mercati danno poca importanza all’entità degli aggiustamenti di bilancio (i saldi della manovra) e molta importanza alla sua composizione? Non sarà che, nella seconda metà di novembre, in Spagna e in Italia sono avvenuti due cambiamenti che i mercati giudicano in modo opposto?
In Spagna c’è stato un cambio di governo, da sinistra a destra, che promette di aggiustare il bilancio prevalentemente dal lato della spesa, alleggerendo vincoli e pressione fiscale sulle imprese. In Italia c’è stato un cambio di governo da destra a «non-destra» che, nonostante il contesto in cui operano le nostre imprese sia molto più sfavorevole di quello spagnolo, ha già dimostrato di puntare il grosso delle sue carte sull’aumento delle tasse (come succedeva con il precedente governo)

Forse, se i mercati hanno punito l’Italia non è nonostante la manovra di Monti, ma - in un certo senso - a causa di essa. La credibilità di Monti, la sua serietà, il suo coraggio, non sono bastati per la semplice ragione che i mercati hanno colto l’impianto recessivo della manovra, nonché il carattere tuttora evanescente della cosiddetta «fase 2», quella che dovrebbe rilanciare la crescita.”

“Che sia per questo, perché hanno capito che in Italia - chiunque governi - la crescita è solo uno slogan, che i mercati continuano a non fidarsi di noi?”

Temo che il punto sia questo. Una visione dell’economia e dello Stato completamente sbagliati nel nostro Paese.
Bisogna però, per correttezza, dire che dal punto di vista del governo la prima priorità è stata andare incontro alle necessità dello Stato e alle richieste dei nostri creditori a causa dell’aumento dei tassi sul debito. E’ un cane che si morde a coda. Non c’è via di scampo, con metodi tradizionali non se ne esce: più aumenta il debito, più aumentano le tasse, più si va in recessione, più i mercati ci reputano insolventi.

L’uscita può essere solo esterna a questo sistema circolare: per esempio per intervento di sostegno della Bce (LTRO), oppure perché i mercati trovano qualcosa di più succulento su cui affondare gli artigli e si dimenticano del nostro debito. In effetti esiste anche la possibilità di un’uscita traumatica, con il default (totale, parziale, pilotato ecc.) che comunque implica notevoli costi.

L'anno dei Maya


Credo non si verifichi molto frequentemente che un intero anno è dedicato ad una lontana e misteriosa civiltà scomparsa. Molto spesso gli accademici dedicano anni ad anniversari di scoperte, di nascite e morti di studiosi, o a istuzioni: per esempio al Museo Egizio e quindi implicitamente anche a quella antica civiltà.

Ma in questo caso, è lo stesso antico e scomparso popolo dei Maya ad essersi auto dedicato un intero anno, in un futuro per loro improbabile. Certo questo evento è dovuto a una serie di casualità, come il fatto di essere riusciti dopo molti anni a decifrare la scrittura di questo popolo, e che il Codice di Dresda (http://www.ditadifulmine.com/2010/02/il-codice-di-dresda-le-pagine-del-libro.html), che contiene la profezia, sia sopravvissuto a una probabile distruzione.

Tutto comincia addirittura il 12 Agosto del 3113 a.C., per i Maya il "giorno della creazione". E tutto dovrebbe finire il 21/12/2012. In mezzo la bellezza di 5125 anni di civiltà di ogni tipo fra cui quella greco-romano-giudaica da cui discende quella attuale dell'Occidente. Non sarà un caso che l'anno 1 ebraico è il 3761 a.C.? (http://it.wikipedia.org/wiki/Calendario_ebraico) e che anche gli Ebrei come i Maya festeggiavano un giubileo ogni 50 anni?

Intanto che si aspetta il meteorite dallo spazio, è ormai evidente il sopraggiungere di un meteorite di debiti sovrani che si abbatterà su un'economia semi collassata. Quindi la previsione catastrofista sul 2012, comunque la si veda, è quasi scontata. Se non sarà estinzione di massa, sarà drastica riduzione delle nostre capacità di migliorare il futuro. E se non bastasse l'economia, si aggiungeranno i venti di guerra nel Golfo Persico ad abbatterci definitivamente.

Rimane solo qualche debole lumicino di speranza, come l'LTRO della Bce per l'Europa, ma a meno di qualche clamorosa e positiva novità, il 2012 è atteso con trepidante timore...

Comunque, gli auguri sono d'obbligo:

Buon Anno a tutti.

venerdì 30 dicembre 2011

Achtung! Achtung!



Stavo riflettendo sulla notizia del giorno: "La Merkel disse a Napolitano: «Berlusconi va tolto dalla guida del governo per salvare l'euro»" (www.corriere.it) e sulle smetite che arriveranno sicuramente in questi giorni.

E stavo pensando che la mia intuizione che Berlusconi è un parvenù dell'alta società è azzeccata, così simile a Napoleone che volle diventare imperatore in spregio agli ufficiali di origine nobile che non lo consideravano, e che lui invidiava. Berlusconi ha voluto fare una incredibile scalata sociale, ma è rimasto un venditore, un agente immobiliare, un commerciante agli occhi della classe dirigente europee, la moderna "nobiltà". E i sorrisi di Merkel e Sarkosy di qualche settimana fa, hanno proprio smascherato questo sentimento dilagante nelle tecnocrazie politiche europee. L'Italia era guidata da un "unfit", da una specie di "salumiere" messo nel posto sbagliato.

E' una fortuna per loro che Berlusconi, non è Napoleone, non ha la stessa intelligenza strategica (Ferrara gliel'ha platealmente rinfacciato più volte). Altrimenti avrebbe potuto fare o minacciare qualche follia eretica come il ritorno alla lira o non pagare il debito. Invece ha dal canto suo riconosciuto di essere un'anomala, di non appartenere al vero club del potere europeo e si è fatto da parte. Il grave è che, come ha fatto un passo indiero, non c'e stato nessun altro politico di razza pronto per sostituirlo, ma è arrivato direttamente un "governatore" mandato dagli stranieri a sistemare le cose.

Ma riflettendo mi chiedo, se la notizia fosse vera, ci stanno facendo fare la cosa giusta. Condivido in pieno i dubbi di Phastidio (phastidio.net):

"...il sistema politico-sociale italiano, posto di fronte a regole del gioco piuttosto strette si incarta, costringendo in fretta e furia a “sospendere la democrazia” e nominare un bel governo cosiddetto tecnico la cui funzione è quella di prendere decisioni minimizzando le interferenze ed i giochi a somma minore di zero causati delle corporazioni. E come vengono prese, queste decisioni? In funzione di un consensus esterno che, nel nostro caso, è dato dai vincoli della costruzione europea. E qui veniamo al nostro problema attuale: siamo sicuri che i diktat di Merkel e dei tedeschi ci porteranno nella giusta direzione? Siamo davvero di fronte ad una forma di quello che gli anglosassoni definiscono tough love oppure stiamo subendo le imposizioni di un egemone continentale che ha perso la bussola, fraintendendo completamente le radici della crisi? Ecco, questa è la vera domanda da porsi, a nostro umilissimo giudizio.

I tedeschi insistono con la disciplina di bilancio pubblico? Ottimo, anche noi. Ma non è lecito cominciare a dubitare di questa expertise tedesca nel momento in cui è o dovrebbe essere ormai chiaro che la radice della crisi non è fiscale, tranne che nel caso delle reiterate frodi contabili greche? Per quanto tempo l’Eurozona potrà permettersi di avere il responsabile della politica economica tedesca proclamare che occorre che i paesi contrastino il “contagio” tenendo ordine nei propri conti, quando è possibile che un paese abbia i conti in ordine eppure continui ad essere punito dallo sciopero degli investitori globali?

In altri termini: che accadrà la prossima volta che la Cancelleria tedesca deciderà che la propria chiave di lettura della realtà deve essere assunta anche da tutti i propri partner europei, anche se questa lettura è palesemente dumb, cone direbbero gli americani? Se questa argomentazione vi pare troppo capziosa, vi riformuliamo la domanda: che accadrà quando sarà del tutto evidente che l’andamento macroeconomico di Francia e Germania è divenuto divergente, malgrado la strettissima interconnessione tra i due paesi, e che la Francia non regge il passo tedesco, dopo aver perso il proprio rating all’occhiello? Che accadrà in caso François Hollande (ma anche lo stesso Sarkozy) varchi la soglia dell’Eliseo e decida di dire a Berlino che la stretta fiscale è troppo violenta e rapida e che serve rallentarla, per evitare un crack continentale? Forse la Cancelleria chiederà la sostituzione di Monsieur le Président de la République?"

Sono riflessioni che mi sento di condividere in pieno. E aggiungo che questo accade perchè l'Unione Europea manca di democrazia. Queste decisioni non dovrebbero essere imposte da un paese più grande e potente a tutti gli altri. Ma se siamo, se vogliamo essere nazione europea sono decisioni che dovremmo prendere collegialmente.

Energia nova

Iter - prototipo di reattore nucleare a fusione



L’articolo “LA CRISI DEL PICCO PETROLIFERO: 2012, L’APOCALISSE SI AVVICINA?” su

ci avverte che il picco di produzione del petrolio e vicino. In realtà, secondo J. Leggett, ex diringente pentito della BP, oggi fervente ecologista, il picco è stato superato da 5-10 anni. E’ molto difficile da individuare questo punto di non ritorno, soprattutto se lo si sta vivendo, ma è molto probabile che sia stato toccato alla fine degli anni ’90.



J. Leggett nel suo saggio “Fine corsa” uscito nel 2006 ci informa che già alcuni mitici giacimenti hanno raggiunto questa situazione. Per esempio il grande giacimento del Mar Caspio, nell’Azerbajan ha avuto il suo picco di estrazione negli anni ’50. Oggi questi giacimenti terrestri che in quegli anni erano i più grandi del mondo, sono esauriti.
Anche J.R. di Dallas non ha più molti motivi per sorridere sotto il suo cappello bianco, infatti in Texas il picco di produzione è stato raggiunto negli anni ’60.
Anche gli Inglesi che avevano dovuto accettare la fine dell’Impero Britannico consolandosi con il nuovo della BP, oggi hanno come unico conforto il barcollante impero finanziario dei derivati: i giacimenti del Mare del Nord hanno raggiunto il picco di produzione negli anni ’70.

I giacimenti più importanti al mondo, quelli del medio oriente della penisola arabica, hanno raggiunto presumibilmente il picco di produzione alla fine degli anni ’90. Raggiungere il picco di produzione non significa che l’estrazione cessa di colpo, anzi può ancora durare per decenni.
Significa però che si esauriscono le scoperte di nuove aree di estrazione. Anzi, secondo Leggett, il “picco di scoperta” di nuovi giacimenti è stato addirittura raggiunto negli anni ’60. Da allora i nuovi giacimenti sono diventati sempre più rari.

Inoltre, raggiunto il picco di produzione, prima dell’esaurimento del giacimento, si verifica un aumento del costo di estrazione. Questo perché all’inizio il petrolio è in giacimenti poco profondi: è sufficiente trivellare il suolo, il petrolio risale per effetto della pressione a cui è sottoposto in profondità. Mano a mano che il giacimento si esaurisce è necessario ricorrere a pompe attive giorno e notte. Ma questo è ancora nulla: oggi si è costretti ad effettuare trivellazioni particolari che usano trivelle in grado di correre anche orizzontalmente alla caccia di sacche di petrolio nascoste. E quando il prezioso liquido non arriva più neanche pompandolo, si inietta acqua (più pesante del greggio) per stanarlo.
Inoltre i giacimenti terrestri si esauriscono e oggi si cercano quelli in acque marine profonde, utilizzando costose piattaforme in grado di superare 3000-4000 m di mare, prima di raggiungere il suolo.

Tutte queste tecniche di estrazione, sono indubbiamente più costose di quelle adottate negli anni ’60. L’aumento del costo di estrazione, unito all’esaurimento dei giacimenti, provocherà nel tempo un continuo aumento del greggio. Il massimo dei costi si raggiunge con le estrazioni non convenzionali di sabbie bituminose, per esempio rinvenute in Canada, dove per ogni barile estratto, uno viene bruciato per le operazioni di estrazione. Con in più costi ambientali enormi: per estrarre queste sabbie vengono distrutti molti chilometri quadrati di ecosistemi naturali, anche con l’uso indiscriminato di esplosivi.



Secondo Leggett le compagnie petrolifere, dalla fine degli anni ’90 non perdono più tempo ad aggiornare le stime sulle riserve petrolifere. Sarebbe inutile e si avrebbe solo l’effetto di deprimere ulteriormente i mercati.

Ma qualche buona notizia Leggett la fornisce. Se per esempio si prendono in considerazione tutti gli idrocarburi fossili, le scorte totali dovrebbero raddoppiare o triplicare. Esistono ancora molte miniere di carbone e molti giacimenti di gas naturale da sfruttare.

Il vantaggio del petrolio, fino a qualche anno fa, era la sua economicità e facilità di trasporto.
Il carbone oggi non è più ecologicamente accettato come combustibile. Esistono tecniche per abbattere gli inquinanti ed utilizzarlo in grandi impianti termoelettrici, ma le popolazioni li avversano e non li vogliono nel loro territorio. Non è più un prodotto utilizzabile per usi domestici come accadeva solo poco tempo fa, anche a causa delle normative sull’inquinamento. E’ possibile rendere il carbone meno “sporco” gasificandolo, ma questo è un processo costoso e tanto vale utilizzare il gas naturale.

Il gas naturale è un ottimo combustibile, con lo svantaggio che per essere trasportato bisogna o costruire lunghissimi gasdotti, che attraversano spesso territori “difficili”; o realizzare impianti industriali per la sua liquefazione per il trasporto con navi. Inoltre non è molto indicato per l’autotrazione e in più è ritenuto pericoloso dall’utenza. Ed in effetti molti gravi incidenti sono stati provocati dall’esplosione di condutture domestiche. Ma per il futuro prossimo, il gas naturale, sarà sicuramente il combustibile fossile preferito dall’occidente.

Constatato che per decenni potremmo ancora avere l’energia per la luce, il frigorifero, il riscaldamento e il trasporto, seppure a prezzo sempre più alto, è ovvio che dovremmo cominciare a pianificare un futuro diverso per quanto riguarda l’approvvigionamento energetico e il tipo di combustibile da utilizzare.

Ci sono ad oggi diverse possibilità, o piuttosto, diverse potenzialità, per la sostituzione o l’integrazione dei carburanti fossili. Le energie rinnovabili, al momento sembrano non poter ancora dare le risposte giuste, ma sviluppando le relative tecnologie potremmo in futuro non dover rimpiangere il petrolio, ne per l’economicità, ne per l’abbondanza degli anni passati.


Energia solare

I modi di produzione dell’energia elettrica attraverso il solare sono essenzialmente di due tipi, per mezzo di pannelli con cellule fotovoltaiche al silicio, e con specchi riflettenti che riscaldano un “bollitore”.

I pannelli fotovoltaici sono preferibili per utilizzazioni domestiche e/o piccoli e medi impianti. In realtà tali pannelli sono nati per la ricarica delle batterie dei veicoli spaziali, in quanto in quell’ambiente ritenuti il sistema più efficiente per svolgere quella funzione. A livello “terrestre”, invece si tratta di un sistema antieconomico per produrre energia, hanno una resa inferiore al 15-20% (per le celle più costose e efficienti). Sono attualmente molto utilizzati grazie agli incentivi statali.
Si sta facendo ricerca in questo settore, anche in Italia. Per esempio la nota ditta Beghelli ha studiando da tempo fotocellule a base di arseniuro di gallio (ossidi di gallio), ma a quanto pare il costo proibitivo ne impedisce una produzione industrializzata. Attualmente ha innovato la produzione di pannelli abbinandoli a quelli termici (ad acqua calda), o aumentandone l’efficienza (30-40%) migliorando le superfici di captazione della luce (www.beghelli.it)
Anche l’Eni ha condotto ricerche per la sostituzione del silicio nei pannelli fotovoltaici (www.eni.com) con materiali polimerici e/o organici. L’intenzione è quella di ridurre i costi del pannello e aumentarne l’efficienza.

A meno di qualche importante innovazione e di un abbassamento dei costi, il solare fotovoltaico presenta ancora oggi molti inconvenienti. Potrebbe rappresentare comunque già oggi una fonte di energia considerevole, se per esempio si coprissero anche solo i tetti di tutti gli edifici pubblici. Una importante sperimentazione ed utilizzazione è stata condotta in Italia con alcune grandi centrali fotovoltaiche come quella di Montaldo di Castro (www.ilsole24ore.com).
Altri due problemi non trascurabili del fotovoltaico, sono la durata limitata dei pannelli (dopo 10 anni il rendimento scende, dopo 20 anni devono essere sostituiti) e gli orari di produzione. L’energia viene fornita solo in orari diurni, e poca in giornate nuvolose. Il sistema andrebbe abbinato ad un metodo di accumulo dell’energia, nel caso di un suo utilizzo a livello industriale.



Il solare termico, si può distinguere a seconda delle dimensioni: di livello domestico, e di livello industriale. A livello domestico è ormai conosciuto da moltissimi italiani che hanno installato i relativi pannelli sui tetti di casa, molto prima dei fotovoltaici. Il suo limite è che può fornire molta energia termica in estate, quando il suo utilizzo è meno importante. Volendolo utilizzare per il riscaldamento invernale, diventa antieconomico e può contribuire solo per un massimo del 15% dell’energia necessaria.

Il solare termico utilizzato nelle grandi centrali elettriche, ha ultimamene fatto passi da giganti, grazie anche alla ricerca italiana di C. Rubbia. Il rendimento di questa tecnologia può raggiungere l’80%. Ne ho già scritto qui: "Volare alto" di alcune realizzazioni importanti in Spagna, dove tali impianti sono all’avanguardia. Le centrali a specchi riflettenti da 20 MW sono normalmente realizzate in quel paese, mentre in Italia siamo ancora in fase sperimentale (www.corriere.it). E’ un peccato che l’Italia, terra del sole anch’essa, sottovaluti questo tipo di produzione energetica.

Secondo uno studioso l’uso della sola energia solare potrebbe risolvere ogni problema energetico dell’umanità:

Gerhard Knies, un fisico delle particelle tedesco, è stato il primo a stimare la quantità di energia solare richiesta per soddisfare la domanda di elettricità dell’umanità. In 1986, in risposta al disastro nucleare di Chernobyl, ha messo giù le prime ipotesi arrivando ad un’importante conclusione: in sole sei ore, la superficie desertica presente sul pianeta riceve più energia dal sole di quanta gli esseri umani ne consumino in un anno. Se solo una piccola frazione di questa energia venisse sfruttata – ad esempio un pezzo del deserto del Sahara grande quanto il Galles potrebbe, in teoria, alimentare tutta l’Europa – Knies era certo che avremmo potuto dire addio ai combustibili inquinanti e pericolosi per sempre. Facendo eco alle frustrazioni di Schuman, Knies chiede apertamente se “siamo davvero, davvero così stupidi come specie” da non fare un utilizzo migliore di questa risorsa. Per le due decadi successive, l’uomo ha lavorato per diffondere questa mentalità” (www.giornalettismo.com)

Va detto che anche con il solare termico permangono problemi legati agli orari, e al tempo atmosferico, anche se esistono attualmente tecniche di conservazione del calore del fluido termovettore per parecchie ore. Utilizzando fluidi con particolari sali disciolti, le centrali eliotermiche sono in grado di produrre energia anche nelle ore notturne.


Eolico, maree, correnti e idroelettrico.

Si tratta di sistemi di produzione di energia con eliche montate su rotori, attraverso lo sfruttamento di fluidi naturali in movimento. Si tratta forse dei sistemi più antichi per la produzione di energia, a partire dall’antichità fino ad oggi. I terreni sotto il livello del mare in Olanda, sono stati prosciugati con l’uso dei caratteristici mulini a vento, a partire dalla fine del medioevo. La rivoluzione industriale è iniziata con l’uso della forza motrice idraulica che muoveva telai e magli, ma i mulini ad acqua per macinare il grano risalgono almeno al medioevo.

In Italia, si ha una rilevante produzione di energia con fonti rinnovabili, proprio grazie alle vecchie centrali idroelettriche realizzate lungo l’arco alpino e lungo l’Appennino. Oggi si continuano a costruire dighe e centrali idroelettriche in Italia, ma le mega dighe alla Vajont (http://www.vajont.net/), non sono più, giustamente, accettate dalla popolazione residente. Si cerca piuttosto di realizzare più chiuse lungo i fiumi, che sfruttino salti di quota modesti ma grandi volumi d’acqua. Le moderne turbine sono in grado di funzionare anche con modesti dislivelli. E’ un sistema di produzione che può ancora essere incrementato (oggi per l’Italia rappresenta circa il 15% della produzione totale), si potrebbe aumentare la produzione di qualche punto percentuale, ma non esaudire la richiesta totale d’energia.



Parenti dell’idroelettrico, sono i sistemi che sfruttano maree o correnti marine. Si tratta ancora di sistemi a livello di prototipo. Alcune sperimentazioni sono in atto, come quella nello stretto di Messina, (archivio.lastampa.it), ma molto di più si potrebbe ottenere dallo sfruttamento di queste energie rinnovabili.



Se si viaggia in Danimarca, una terra piattissima costituita al 90% di sabbia marina, le uniche emergenze visibili sono i rotori delle pale eoliche, diffuse su tutto il territorio nazionale. Qui questo sistema di produzione dell’energia è così diffuso che ha radicalmente modificato il paesaggio. Si tratta però, malgrado la sua grande evidenza paesaggistica, di un sistema che attualmente produce circa il 2% di energia elettrica nel mondo, forse potrà raggiungere a breve il 3%.
In Italia, e in altre nazioni, le torri eoliche hanno anche incontrato molte resistenze presso associazioni ambientaliste e presso le popolazioni locali. Inoltre non possono essere impiantate ovunque, ma solo in zone dove i venti sono costanti e di medie intensità: quindi molto spesso i luoghi migliori sono i litoranei marini.



L’eolico potrebbe diventare invece molto competitivo, anche rispetto alle produzioni termoelettriche tradizionali, se si riuscisse a sfruttare correnti aeree ad alta quota, dove i venti sono più potenti e costanti come proposto da studi italiani che prevedono di realizzare degli “aquiloni” o “parapendii” da innalzare ad almeno 600 metri dal suolo (archivio.lastampa.it) – (it.wikipedia.org)


Energia nucleare

Qui si toccano note dolenti, e chi mi legge comincerà ad imprecare prima ancora di aver raggiunto la fine del capitolo. Ma se si analizzano i sistemi di produzione di energia alternativi al termoelettrico a combustibile fossile, non può mancare una analisi anche di questi sistemi.

Premetto comunque, che il nucleare che descriverò qui, non esiste ancora o è in fase sperimentale. Le attuali centrali a fissione, basate su uranio e plutonio, sono ormai obsolete, inquinanti e dopo due esperienze altamente negative (Chernobyl e Fukushima) direi grandemente pericolose.
Ma il nucleare pulito (o quasi pulito) potrebbe esistere e potrebbe anche essere molto conveniente.

Fra queste tipologie di produzione atomica, una è quella della centrale a fusione nucleare. Si tratta purtroppo attualmente di soli studi e prototipi non ancora del tutto funzionanti.
Mentre nelle attuali centrali nucleari si utilizza materiale fissile radioattivo che quando viene concentrato in vasche si surriscalda (raggiunge la massa critica), nelle future centrali a fusione si cerca di imitare i processi nucleari che avvengono all’interno delle stelle. Il vantaggio rispetto alla tecnologia a fissione è che non necessitano e non producono materiale radioattivo; inoltre queste centrali a fusione possono essere accese e spente a piacere, senza l’inconveniente che renderà le centrali di Fukushima e Chernobyl pericolose per decenni, non essendo possibile disattivarle.

L’idea, a grandi linee, è quella di comprimere gas di idrogeno fino a raggiungere temperatura e pressione per innescare la reazione nucleare che frantuma i suoi atomi che si ricombinano trasformandosi in  elio.
Il progetto francese (e internazionale) ITER (www.fusione.enea.it - International Thermonuclear Experimental Reactor) è un classico esempio di questa tecnologia che funziona nel seguente modo:

“La tecnica e' quella del confinamento magnetico. Un plasma, cioe' un gas di atomi privi di elettroni e quindi dotati di carica elettrica positiva, e' imprigionato da potenti campi magnetici e portato nelle condizioni di densita' e di temperatura (oltre i 100 milioni di gradi) necessarie per vincere la repulsione elettrica dei nuclei. Il reattore, in estrema sintesi, e' un recipiente toroidale, cioe' a forma di ciambella, circondato da elettromagneti, nel quale viene fatto il vuoto e iniettato il gas. Comunemente e' chiamato <Tokamak > , dall' acronimo russo di camera magnetica toroidale. Impiegando una miscela di deuterio e di trizio (la fusione tra questi isotopi dell' idrogeno e' la piu' facile da ottenere), gli scienziati del Jet sono riusciti a raggiungere una temperatura di 200 milioni di gradi, realizzando la fusione nucleare per un tempo di quasi due secondi e producendo una potenza di due milioni di Watt”

In realtà, queste frasi sono state scritte nel 1993 e da allora non sono stati fatti molti passi avanti. Il problema di questa tecnologia non è raggiungere la pressione necessaria per creare il plasma, ma piuttosto contenerlo nel toroide con i campi magnetici. E’ uno stato della materia non facilmente maneggiabile.

Un altro esperimento di fusione nucleare viene condotto in Inghilterra ed utilizza fasci di raggi laser per produrre la temperatura e la pressione d’innesco del plasma (www.hiper-laser.org). Vedremo se avrà un maggior successo di Iter, ma al momento credo che questa sperimentazione sia ancora più immatura della francese.



Sempre nel campo nucleare, bisogna annoverare anche la fusione fredda, che bistrattata nei decenni trascorsi, oggi conta sempre più adepti e sperimentatori. Evidentemente qualcosa di vero in questa tecnologia ci deve essere. Una serie di riflessioni su questa tecnologia, e sui possibili motivi che ne hanno impedito l’impiego, l’ho condotta qui: "Dall'arricchito all'impoverito"
Se questa tecnologia si rendesse veramente praticabile, sarebbe anche in questo caso di gran lunga più pulita del nucleare tradizionale, e di gran lunga più economicamente conveniente anche della fusione nucleare.



Importanti esperimenti sono stati condotti nel mondo (www.defkalion-energy.com) fra cui non sfigura il progetto E-cat degli ing. Rossi e Foccardi (http://e-catalyzer.it/ - http://ecat.com/)
In queste pagine si tenta di svelare il funzionamento del “catalizzatore” che gli inventori mantengono segreto:

La fusione fredda in versione E-cat sembrerebbe più adatta ad un uso domestico che industriale. Inoltre, le ridotte dimensioni di un singolo catalizzatore (gli inventori propongono più catalizzatori in un container) renderebbe idonea questa tecnologia anche per motorizzare il trasporto pubblico e privato. Cosa che non è del tutto possibile con le altre fonti rinnovabili (o alternative al petrolio) su descritte. Anche se sono state realizzate vetturette alimentate dal fotovoltaico e alcuni studenti italiani si sono cimentati nella realizzazione di un veicolo a energia solare termica: in pratica la riedizione aggiornata del motore a vapore.

Se i due sistemi di produzione nucleare trattati qui sopra sono in una fase sperimentale avanzata, quello che prenderò in esame di qui in avanti si può considerare più un’eventualità fantascientifica. Teoricamente è una tecnologia utilizzabile, praticamente presuppone una sistema industriale di sfruttamento molto costoso.



Si tratta della fusione nucleare con elio-3, un isotopo particolarmente indicato ed efficiente per questo tipo di tecnologia. Il problema è che l’elio-3 dovrebbe essere ottenuto dal suolo lunare, che ne è particolarmente dotato, e trasportato sulla Terra:


L’elio 3 si concentra per il 50% nei mari lunari (20% della superficie lunare). Le analisi hanno ipotizzato la presenza una percentuale dello 0.01% di elio 3 tra le rocce lunari (circa 1mil. tonn).  tonnellata di elio-3 puo’ produrre 10.000 MW/anno di elettricità. Quindi, 25 tonnellate. di elio-3 possono soddisfare il bisogno di elettricità degli Stati Uniti. Nell’ipotesi in cui l’energia elettrica mantenga in futuro gli stessi costi, il valore dell’elio-3 sarebbe stimabile in 3 mill. doll./kg. Il suo costo energetico equivarrebbe a quello del petrolio a 7 dollari il barile.”

Naturalmente lo sfruttamento dei suoli lunari impegnerebbe delle risorse notevoli, ma potrebbe essere un investimento condiviso fra più nazioni, enti privati e pubblici. Sarebbe l’occasione per rendere l’esplorazione spaziale anche un’attività utile per l’uomo comune, non solo per il progresso scientifico. Darebbe un grande slancio a questa industria che è oggi alla ricerca di nuove motivazioni.

Attualmente il costo dell’invio nello spazio di materiale si aggira sui 5.000 euro al Kg, probabilemte una cifra da aggiornare (it.wikipedia.org) Il costo dell’invio dell’elio-3 dalla Luna alla Terra dovrebbe essere però inferiore, primo perché lasciare il suolo lunare richiede meno energia, secondo perché oggi l’attività spaziale è ancora molto “artigianale” e quindi più costosa.
Ma comunque attivare un’attività mineraria selenita e di trasporto Luna – Terra non avrebbe costi molto contenuti, quindi prima di utilizzare l’elio-3, sarebbe preferibile sfruttare tutte le possibilità di produzione energetica “terrestri”.


Idrogeno

L’idrogeno è nella mitologia di molti di noi il carburante del futuro, ma andrebbe considerato oltre a un importante eco-combustibile, anche e soprattutto un sistema di immagazzinamento d’energia.
Attualmente l’idrogeno industriale è prodotto attraverso processi che utilizzano idrocarburi fossili come il metano.
In realtà è molto semplice produrre idrogeno con l’elettrolisi come dimostra questo video “casalingo” - Video - www.youtube.com – (anche se qui si produce “gas di Brown”, una miscela idrogeno e ossigeno) ma è antieconomico.

Se per esempio invece l’idrogeno venisse prodotto con centrali solari (o altro tipo di rinnovabili) quando ci sono dei picchi di energia in eccesso rispetto alla richiesta, sarebbe un ottimo modo per accumulare energia che andrebbe sprecata. Le perdite di rendimento in questa conversione sarebbero minori rispetto ad altri sistemi di immagazzinamento energetico.

L’idrogeno può poi essere utilizzato sia come combustibile in motori a scoppio, sia nelle batterie “fuel cell” per alimentare motori elettrici (it.wikipedia.org).



Nella prima ipotesi, se è vero che sarebbero sufficienti poche modifiche per utilizzarlo nei motori attuali, si deve considerare che il trasporto e la distribuzione dell’idrogeno liquido possono essere sia costosi che pericolosi.
Dal mio punto di vista sarebbe meglio utilizzare l’idrogeno in batterie fuel cell dove verrebbe adoperato in quantità minori e quindi sarebbe più gestibile. Questa soluzione naturalmente scarica molti costi sull’utenza pubblica e privata che sarebbe costretta a rinnovare il parco automezzi.



Tempo fa un inventore americano, oggi scomparso, (www.postarelibero.com) sosteneva di aver costruito un’automobile “ad acqua”.

Dal punto di vista tecnologico la cosa è fattibile e per sommi capi funziona così: l’acqua viene trasformata per elettrolisi in idrogeno ed ossigeno utilizzando la batteria di bordo, l’idrogeno fa funzionare il motore che attraverso l’alternatore ricarica la batteria.

Dal punto di vista energetico invece mi pare che questo veicolo sia in realtà una “specie di auto elettrica”. Questo perché l’energia necessaria per scindere la molecola dell’acqua è superiore a quella fornita dal processo inverso, e per di più una quota rilevante è utilizzata per il movimento del veicolo. Secondo il mio parere il bilancio energetico è negativo e l’energia mancante proviene dalla batteria (che si scaricherà velocemente). Come si dice: “non esistono pasti gratis”.

Comunque l’idrogeno potrebbe essere una risorsa importante nel caso si trovasse un sistema semplice ed economico per produrlo (pannelli solari su piattaforme marine, uso di batteri o altri organismi naturali ecc.).


Eco-combustibili naturali

La natura, prevalentemente attraverso il mondo vegetale, è in grado di produrre il combustibile per la vita (zuccheri di base) attraverso la fotosintesi. Utilizzando in modo ingegnoso acqua, anidride carbonica ed energia solare (alla fine la fonte primaria) le piante producono le molecole che i nostri organismi bruciano e che poi sono composti simili agli idrocarburi fossili.

E’ quindi spontaneo chiedersi se non sia possibile riprodurre il sistema artificialmente per estrarre i carburanti che servono alla nostra società industriale. Si sta tentando quindi di utilizzare organismi viventi, modificati o no per questo genere di servizio. Nel post “Volare alto” (Link) avevo già analizzato il progetto per produrre carburante utilizzando particolari aghe (www.genitronsviluppo.com) da cui, con un complesso procedimento, si estrae l’olio naturale dalle cellule, e si trasforma in biodiesel. Il tutto senza recare danno all’agricoltura destinata all’uomo.

Secondo C. Venter, padre dei “microbi artificiali” sarà possibile in futuro ottenere combustibile da batteri geneticamente modificati. (archivio.lastampa.it)



In effetti i batteri vivono ovunque e in qualunque ambiente, anche i più controindicati per la vita. Se non è ancora del tutto provato che si trovino nei meteoriti, sicuramente sono stati trovati nei bui fondali marini in corrispondenza di nocivi camini vulcanici, e anche a centinaia di metri sottoterra sottoposti a temperature e pressioni elevate.

Si tratta di organismi estremamente versatili che potrebbero essere “istruiti” a produrre qualsiasi sostanza chimica, quindi anche combustibili basati su carbonio e idrogeno.
Il carbonio legato in molecole stabili sulla Terra è piuttosto abbondante, si deve soltanto trovare un modo vantaggioso di estrarlo. E’ presente nell’anidride carbonica dell’aria, negli scarti vegetali dell’agricoltura, fino alla riserva di carbonio di gran lunga superiore a tutti i giacimenti e miniere di idrocarburi fossili: le rocce calcaree (carbonati di calcio e magnesio). Anche l’idrogeno, sotto forma di acqua è molto abbondante.

Se tramite batteri, o processi vegetali, si utilizzasse l’anidride carbonica per produrre combustibile si avrebbe, se non un abbattimento della stessa, almeno una sua stabilizzazione. Alleviando un eventuale riscaldamento globale antropico (di cui io non credo molto - "Crisi e clima")

Il vantaggio di produrre bio-combustibili a base di idrocarburi, sarebbe indubbiamente quello di non dover cambiare le nostre abitudini e tecnologie. Il motore a scoppio manterrebbe la sua leadership.

Non ho preso in considerazione la produzione di combustibili dalla fermentazione di prodotti agricoli (mais, grano, barbabietole, colza ecc.), in quanto presenta due enormi problematiche: si sottrae terreno agricolo alla produzione alimentare e comunque la terra coltivabile non sarebbe sufficiente a sostenere la domanda mondiale di combustibili. Attualmente solo il Brasile sembra in grado di sostenere la sua produzione interna di alcool per autotrazione, grazie allo sfruttamento dei suoi estesi latifondi.


Sistemi “alternativi”?

Trascurando il moto perpetuo, mi sembra doveroso prendere in considerazione ancora due idee circolanti in rete da alcuni anni: l’estrazione di energia dal “vuoto” e il motore magnetico.



La prima ipotesi è affascinante e posa la sua teoria su supposizioni di fisica quantistica che pur non essendo certezze, non vengono scartate dal mondo scientifico. Secondo la fisica quantistica il vuoto non esiste, perché particelle virtuali riempirebbero ogni luogo dell’universo, ma si troverebbero a “vivere” in interstizi spazio-temporali talmente brevi (sotto la lunghezza di Plank, la distanza e il tempo più piccolo esistenti) da non costituire materia visibile. Per fare un paragone, è come se immagini e testi fossero riportati tra un fotogramma e l’altro di una pellicola: quando viene proiettata noi vediamo solo i fotogrammi, non quello che si trova fra di loro.

Tutta questa massa di particelle virtuali, per quanto effimere, ha comunque (probabilmente) una certa energia. Si presume che la famosa “energia oscura” (da non confondere con la “materia oscura”) responsabile dell’accelerazione dell’espansione universale, sia proprio costituita da questa marmellata quantistica.
In rete si possono trovare diversi sedicenti inventori che presumono di aver ottenuto qualche risultato concreto di estrazione di energia dal vuoto. Io ne dubito molto, ma spero che un giorno possa diventare possibile, confermando le teorie quanto-cosmologiche. Sarebbe un tipo di energia veramente inesauribile.



La seconda ipotesi (motore magnetico) confina molto con l’idea del moto perpetuo. Il moto perpetuo cerca di solito di sfruttare la forza di gravità, per ottenere l’energia necessaria per creare un movimento auto sostenuto, che a causa della dissipazione dell’energia nell’ambiente non è possibile ottenere.

Invece il motore magnetico sfrutta l’energia magnetica, che non è inesauribile, ma ha una persistenza di qualche secolo. In effetti in rete pare si trovino video di prototipi funzionati, anche se permangono notevoli dubbi di autenticità.
A me pare comunque che la differenza con il moto perpetuo sia dovuta alla presenza di questa energia attrattiva/repulsiva, che può essere in qualche modo accumunata alla pressione del vapore nel motore omonimo, o alla pressione dei gas combusti, nel motore a scoppio.
Il motore magnetico potrebbe diventare un tipo di produzione di movimento ed energia molto pulita e divertente, ma credo presenti notevoli problematiche di ordine meccanico e di rendimento.


Conclusioni

Sarebbe necessario, che i governi nazionali, a partire dal nostro, prendano l’iniziativa per sperimentare e pianificare un futuro senza petrolio, analizzando alcune o tutte le tecnologie su esposte. L’Italia, proprio perché mancante di materie prime, dovrebbe avere il massimo interesse a trovare alternative ai combustibili fossili. Purtroppo invece i piani energetici prevedono spesso una diversa ripartizione dei combustibili (meno olio combustibile, più gas, più carbone ecc.) oppure un nostalgico ritorno alla mitologia nucleare, per fortuna oggi sconfessata agli ultimi avvenimenti tragici del Giappone.

Si dovrebbe invece incrementare e finanziare centri studi in quei campi energetici che sono attualmente solo promesse. Ma il trattamento riservato a C. Rubbia sul solare, conferma che la nostra classe dirigente è tutta orientata alla visione contingente e non sa prevedere e pianificare il futuro.

giovedì 29 dicembre 2011

A caro prezzo


Fonte Ragioneria dello Stato - Link pdf - www.rgs.mef.gov.it

I Btp decennali “(scadenza 2022) sono stati assegnati con un rendimento del 6,98% rispetto al 7,56% della precedente asta” e i triennali “assegnati con un tasso del 5,62% rispetto al 7,89% della precedente asta”.

Quindi lo spread valutato dai mercati fino a 524 punti base (al momento in cui scrivo) non è realistico rispetto allo “spread” reale dell’emissione dei Btb che invece dovrebbe attestarsi intorno ai 470 punti base circa tra Btp e Bund decennali e presumibilmente ancora meno tra Btp e Bund triennali;

Quindi stiamo pagando il nostro debito pubblico ancora troppo caro, anche se l’emissione di titoli odierni rappresenta lo 0,4 % (7 miliardi di euro) del debito pubblico nazionale.
E come fa notare il blog “Iceberfinanza”:

Spiace dover per l’ennesima volta commentare l’ editoriale di un gruppo di paranoici giornalisti angloamericani, per lo più enfatizzato dal Sole24Ore sbagliando pure il link di provenienza, ma sarebbe interessante chiedere loro se hanno la più pallida idea di cosa significhi dover pagare interessi elevati su una parte infinitesimale del nostro debito al punto tale che il saldo 2011 sul nostro debito si aggira mediamente intorno al 3.6 %, ma questo loro non ve lo racconteranno.
Si il 3,6 % grazie alla media delle emissioni dei primi sei mesi dell’anno che hanno ammortizzato i tassi elevati della seconda parte dell’anno…

Quindi in definitiva possiamo ancora permetterci di pagare interessi alti, ma a scapito delle nostre tasche e della crescita. Infatti il budget dello Stato che si aggira sui 785 miliardi di euro (previsione per il 2012, vedi figura sopra) a fronte di un Pil di circa 1650 miliardi di euro, in continua diminuzione, significa un prelievo fiscale del 48% circa.

Ma con una crescita dello “zero virgola” vuol dire che a prelievo immutato, si deve far fronte a una crescita del debito del 3.6%, cioè per il prossimo anno, a tassi invariati, sono altri 70 miliardi di euro circa in più  (su 1950 miliardi/euro di debito totale). Evidentemente da racimolare con nuove tasse.

Ma presupponendo appunto tassi invariati: poiché il prossimo anno si dovrà rinnovare circa 350-400 miliardi di debito, se questo ci costasse il 5% di media (tra titoli decennali, triennali ecc.), diventerebbe insostenibile.
Lo Stato italiano può basarsi per le sue entrate solo più sulla tassazione, non può emettere nuova moneta come USA, Uk e Giappone per pagare il debito in momenti di crisi economica come si prevede per il 2012. 
E non è possibile nemmeno svalutare la moneta per rilanciare la crescita.

Non c’è via d’uscita (leggasi questa analisi spietata: vocidallestero.blogspot.com ... litalia si prepara al full monti), non ci resta che sperare nella cura Draghi. Oggi sembra che le banche italiane non abbiano partecipato in modo decisivo per produrre un adeguato abbassamento degli interessi.


mercoledì 28 dicembre 2011

Niente panico... infatti


Lo spread calcolatato tra Btp e Bund decennali è sceso a 490, con punte fino a 481 punti base, ma quello "reale" sui titoli a 6 mesi dovrebbe essere intorno a 300.


Segno probabilmente che la cura Draghi funziona? lo spero tanto, anche se:


Mentre per la cura Monti si spera in un secondo tempo con una trama meno truculenta del primo.

martedì 27 dicembre 2011

Niente panico!

'O spread

Niente panico, non è successo niente! Rimanete calmi... va tutto bene. (forse).


lunedì 26 dicembre 2011

Buon solstizio d'inverno.





Da buon Druido, mi pare giusto, dopo aver augurano buon Natale, augurare anche un buon solstizio pagano, visto che le festività religiose che gravitano nei pressi del solstizio invernale, hanno indubbiamente e storicamente a che fare con il millenario culto umano dell'astronomia.

Devo puntualizzare che l'immagine che fa da incipit al post, cioè stonehenge durante una cerimonia del solstizio, è molto scenografica ma purtroppo abbastanza fuori luogo per noi druidi. 
Infatti la religione druidica non innalzava templi, ma svolgeva le sue funzioni (a volte molto cruente con sacrifici umani) nelle radure dei boschi o in luoghi ritenuti sacri. Stonehenge appartiene a una misteriosa cultura più antica, ma stranamente dedita agli stessi culti astronomici, e coeva molto probabilmente alla grande piramide di Cheope (circa 3.000 a.C.). Ma probabilmente anche più antica visto che tracce organiche presente in siti vicini riportano a più di 8.000 anni fa.

Per tutti voi pagani che festeggiate in questi giorni, linko questo post dal blog di L. Bagatin:

Buon Solstizio ! Buon Inizio ! Questo è il nostro Buon Natale BLU BLU BLU !


"Fra il 21 ed il 25 dicembre, anticamente, si festeggiava il "Natale del Sole Invincibile" o "Sol Invictus", mutuato successivamente anche dalla religione cristiana come data convenzionale della nascita di Gesù detto "Il Cristo".
Anche oggi, gli gnostici, festeggiano la "Festa della Luce" o "Natale del Sole invincibile" in quanto astronomicamente - nell'emisfero nord -  il sole sembra fermarsi in cielo ed inverte il proprio moto. 
Il buio della notte raggiunge dunque la sua massima estensione e la luce del giorno, la minima.
Subito dopo il Solstizio, la luce del giorno torna ad aumentare ed il buio della notte si riduce sino al solstizio d'estate.
Il sole, dunque, non sprofonda nelle tenebre, ma "rinasce" e diventa "invincibile".
Ecco perché il 25 dicembre è la festa di tutta l'Umanità e di tutte le culture e civiltà del mondo: in Egitto si festeggia la nascita del Dio Horus, in Persia il Dio Mitra, nella cultura vedica la nascita di Krishna e così via Zaratustra, Attis, Adone, Freyr....e dunque Gesù."

domenica 25 dicembre 2011

Pessimismo vs ottimismo




Il mio post “Spread: ottimismo vs pessimismo” (Link) dava una visione, se non rosea, almeno tendente a intravvedere possibili schiarite in questo cielo tenebroso di fine 2011. Non è così ottimista il blogger Cobraf, che riporta uno dietro l’altro, due post con visioni di un futuro immediato piuttosto duro.

Credo sia bene tener presente tutte le opinioni, anche quelle che non vorremmo mai sentire, per cui sottolineo i passaggi più importanti e pesanti dei post in questione:



Queste sono le notizie che possono creare panico. Oggi sul Wall Street Journal riportano che la società belga che fornisce i softare per gli IBAN e Swift dei trasferimenti ha ricevuto la richiesta di preparare il software per il ritorno alla dracma, lira e escudo. Ci sono altre notizie di preparativi iniziali ad esempio in Inghilterra. D'altra parte so da fonte certa che da settembre la Presidenza della Repubblica italiana ha mandato una nota riservata a tutti i canali televisivi perchè evitino di parlare o di invitare in trasmissione gente che parli di un ritorno alla lira

Brrrr… brividi lungo la schiena…

Cobraf consiglia poi di spostare i propri soldi in:

“i) in valute diverse dall'euro e
se in euro in titoli obbligazionari o azionari tedeschi, olandesi o austriaci

ii) in conti all'estero, non necessariamente in Svizzera, anche in Austria, Inghilterra o USA, Klagenfurt è vicina e non c'è dogana e a Londra ho sentito dire che ci sono diverse banche e con Ryanair puoi anche andarci ogni tanto con poco...”


Conversazione ad una cena con importanti commensali e fini pensatori ed economisti italiani fra cui Giannino:

“A livello economico si può scegliere tra un fallimento tipo Argentina o 15 anni di recessione pesantissima. Tra una uscita dall'euro con effetti pari ad una guerra persa o una lenta agonia. Rinunciare ad un 30/40% della propria ricchezza, del potere d'acquisto del proprio stipendio (ma poi come vivi?) per recuperare competitività.
A livello politico si paventano timori per limitazione libertà personali e diritti soggettivi...."

Noto quindi che anche gente non ingenua come Ostellino, o DeBenedetti (il fratello, non il bandito...) prevede come me un... rinunciare ad un -30/40% della propria ricchezza per gli italiani...”

Ri-Brrrrr….

Spero siano soltanto considerazioni di chi la spara più grossa, dovute a qualche buona bottiglia di vino…


Altri spunti di pessimismo, conditi ad autoconsolazione (guardare il bicchiere mezzo pieno… magari di vino) si trovano su La Stampa:

2012, a svegliarci saranno i sogni”

“…il 2012 ti romperà le scatole. Non potrai più fare quello che hai sempre fatto. Se vorrai sopravvivere, sarai costretto a cambiare.” … “Accetta o rifiuta. Il mondo è cambiato. Se non sei un cinese o un indiano, probabilmente in peggio.” 

La Stampa è un mass-media istituzionale e non si può sbilanciare. Ma se uno vuole fare un bagno nel più completo nero pessimismo si colleghi con P. Barnard:

“ORA SAPPIAMO COSA VOLEVA DIRE BINI SMAGHI. SALTIAMO, LUI È SALTATO”

“Ora sappiamo cosa voleva dire Bini Smaghi. Voleva dire “Saltiamo in aria, è confermato. Draghi si assuma le responsabilità. Voglio che si metta agli atti che io mi ero dissociato”. E salta come i topi dalla classica nave. Precisamente questo. Saltiamo in aria.”

“a Swift, che è l’agenzia belga che gestisce i codici elettronici per le transazioni finanziarie (si legga codice Swift, Iban ecc.) è stata contattata da due banche di “stazza globale” che le chiedevano di fornirgli i vecchi codici per i sistemi di gestione delle vecchie valute europee, cioè Drakme e Lire

E sentite questa:

“Il governo britannico ha dato ordine alle sue forze di sicurezza di preparare l’evacuazione di emergenza dei cittadini inglesi da Spagna e Portogallo, nel caso di “una implosione delle banche” di questi due Paesi”

“i tassi sui titoli di Stato britannici a 10 anni hanno toccato ieri il minimo storico dal 1890. No, non ho sbagliato a scrivere, non è 1980, ma proprio 1890 perché per i mercati è preferibile stampare soldi come matti piuttosto che fare manovre recessive… come dargli torto: meglio lo sciroppo al lampone che le iniezioni se si chiede al paziente.

le grandi banche francesi sono fallite, sono già fallite, perché chi sa le cose, sa che la loro esposizione al debito italiano e greco è enorme, impossibile da saldare per Italia e Grecia con la moneta Euro”… “Le maggiori banche italiane falliranno con le francesi, che si trascineranno le tedesche, le austriache e poi tutto il resto. Per salvare le banche, occorrerebbe un Quantitative Easing … nell’ordine di dieci volte i miseri 489 miliardi di Euro che Draghi gli ha messo a disposizione”

“il nocciolo del reattore nucleare sta fondendo, Draghi si è girato dall’altra parte, e nel farlo ha anche chiuso i circuiti di raffreddamento del nocciolo. Saltiamo in aria, si torna alla Lira ma senza un’economia da sani di mente come la Modern Money Theory, cioè sarà un macello sociale mai visto in 60 anni”

“Questo è ciò che ci aspetta al 99,9% … e invece se accade lo 0,1%? In quel caso faranno l’Euro a due velocità, cioè la kosovizzazione dell’Italia, stesso macello, nulla cambia

amen

sabato 24 dicembre 2011

Buon Natale!



Ogni Natale ha una canzone...


E in regalo il vero discorso del prof. Monti:


Spread: ottimismo vs pessimismo



Oggi alcuni titoli dei giornali mettevano in evidenza il preoccupante aumento dello spread a livelli "berlusconiani"; alcuni analisti si chiedevano se la manovra Monti non fosse inutile o addirittura dannosa; i giornali di destra mettevano in evidenza come il premier precedente fosse stato accusato ingiustamente di far aumentare tale differenziale.

Ma stranamente, malgrado lo spread Btp-Bund sia arrivato a 500 punti e oltre, mi sento ottimista. Credo si debbano lasciare passare le festività natalizie. Come scrivono alcuni commentatori, le Banche europee hanno approfittato della pioggia di liquidità della Bce, per sistemare un pò i propri bilanci. Del resto il piano di Draghi prevede anche la messa in sicurezza del sistema bancario europeo molto stressato.

Da quel che si può trovare in rete, i fronti su cui si combatte sono tre: 
1) rimettere in sesto il sistema bancario europeo ormai a corto di liquidità e stressato da titoli tossici privati e pubblici; 
2) rifinanziare pericolosi debiti sovrani e soprattutto abbassarne l'interesse, in primis quello italiano; 
3) dare respiro anche al sistema del finanziamento privato che ora è strozzato e  rischia di distruggere numerose imprese.

Il LTRO di Draghi è previsto in più trance; la prima di mercoledì scorso servirà probabilmente a soddisfare il primo punto. Non sono un esperto, ma mi sono fatto l'idea, che se si è scelto di utilizzare le banche come salvatrici dell'Europa, dovranno innanzi tutto essere un minimo salde e liquide per sostenere un tale peso.
La prossima richiesta di finanziamento prevista in febbraio, attraverso il LTRO, potrà probabilmente incidere maggiormente sul secondo e terzo fronte di questa virtuale guerra economica.

Secondo alcuni commentatori gli effetti sullo spred si vedranno in tre, sei mesi nel 2012. Quindi sarà un rientro dalla crisi del debito sovrano abbastanza lento. Ma quello che mi stupisce più di tutto, è l'atteggiamento dei tedeschi. La Signora Merkel che ultimamente si è opposta a qualsiasi aiuto proveniente dalla Bce per salvare i Piigs, in questi giorni non si è fatta sentire. Spero che tutto questo faccia parte di un piano preordinato e uno scambio, e non come ha scritto il blogger Cobraf, un inganno ordito da Draghi nei confronti della Germania.

Se fosse un inganno, allora il silenzio della Merkel sarebbe solo la quiete che preannuncia la tempesta. Ma se come penso, dietro a questa operazione, c'è un grande patto "segreto", allora si può cominciare a intuirne i contorni. In questo quadro Monti e Draghi sarebbe le due facce della stessa medaglia: la faccia dell'austerità, rappresentata da Monti per l'Italia, e fortemente voluta dalle istanze nordiche, ha il compito del risanamento profondo degli Stati periferici mal gestiti; la faccia del salvatore di ultima istanza, rappresentata dalla Bce di Draghi, autorizzata dalle economie sane ad utilizzare tutte le armi "improprie" per tenere sotto controllo i debiti sovrani.

Di questa simbolica medaglia, personalmente ho più fiducia in quella rappresentata da Draghi, e trovo deleteria quella rappresentata da Monti. Ma riconosco che la strategia globale adottata, se esiste, consiste come si dice nel "dare un colpo al cerchio e uno alla botte". I paesi nordici, e soprattutto la Germania, hanno consentito di utilizzare politiche che loro considerano sbagliate, cioè emettere nuovo debito per curare l'eccesso di debito, in cambio di austerità e di un piano di lungo termine per la riduzione stessa dei debiti sovrani.

Per quanto riguarda il governo Monti, penso che lo spread alto sia la sua migliore assicurazione. I partiti che lo sostengono ora sopportano di essere messi in secondo piano, soprattutto i due maggiori, perchè non hanno intenzione di prendersi responsabilità in questa situazione di quasi default. Ma se lo spread dovesse scendere in modo repentino, Monti verrebbe accompagnato rapidamente alla porta, con tanti ringraziamenti...

venerdì 23 dicembre 2011

Chi ha causato la crisi?



Chi ha causato la crisi nell'eurozona? la BBC fornisce sul suo sito un punto di vista inglese, dove peraltro si analizza l'Europa escludendo proprio l'Inghilterra. Come se non avesse delle responsabilità proprio nella crisi fnaziaria del 2008 e del mare di "pattume" finito in molte banche europee.

L'infografica è stata tratta dal blog Phastidio.net e (faticosamente) tradotta:

blogphastidio.net

originalewww.bbc.co.uk

traduzione (grafici su originale in inglese):


Cosa ha causato la crisi europea?

I leader mondiali probabilmente hanno speso più tempo a preoccuparsi della crisi dell'eurozona che di ogni altra cosa nel 2011.

1) L’eurozona ha concordato un nuovo “patto fiscale”

I leader dell’eurozona hanno concordato un difficile assemblaggio di regole – su pressione della Germania – che limiterà il prestito dei loro governi ogni anno solo per il 3% delle loro uscite economiche. Questa politica si suppone fermerà l’ accumulo di troppo debito e assicurerà che non ci saranno altre crisi economiche.

2) ma essi non si erano già accordati su questa politica prima negli anni ’90?

Fermiamoci su un minuto. Loro si erano accordati esattamente sullo stesso 3% già nel 1997, quando l’euro cominciava ad essere pianificato. Il “patto di stabilità e crescita” era stato pressato dal Ministro delle Finanze tedesco Teo Waigel (al centro dell’immagine). Cos’è successo poi?

3) Chi ha rispettato le regole?

L’Italia è il peggior trasgressore. Essa ha regolarmente sfondato il limite del 3% di prestito annuale consentito. Ma attualmente la Germania – a lungo con l’Italia – è stato il primo grande paese a sfondare il limite del 3%. Poi a seguire la Francia. Delle grandi economie solo la Spagna ha tenuto un comportamento coretto fino alla crisi finanziaria del 2008. Il governo di Madrid è rimasto nel limite del 3% ogni anno dalla creazione dell’euro dal 1999 al 2007. Non solo, delle 4 economie maggiori, la Spagna ha il debito relativo più piccolo in valore rispetto alla sua economia. La Grecia risulta inclassificabile. Essa è sempre stata incollata all’obiettivo del 3%, ma manipolando le sue statistiche del debito, manipolazioni che le hanno permesso poi di entrare nell’euro dal primo momento. I suoi pasticci sono stati scoperti 2 anni fa.

4) ma i mercati hanno altre idee

Così Germania, Francia e Italia dovrebbero essere in affanno per il loro spericolato debito, mentre la Spagna dovrebbe essere premiata per la sua virtù? In effetti no. Attualmente la Germania è il “rifugio salvezza”; i mercati sono stati disponibili a prestarle debito al suo storicamente basso tasso di interesse fin dall’inizio della crisi. La Spagna invece è vista con gli stessi rischi dell’Italia. Questo cosa provoca?

5) Così chi ha veramente causato la crisi?

C’erano dei grossi ammontare di debito in Spagna e Italia prima del 2008, ma essi non hanno niente a che fare con i loro governi. Invece essi erano nel settore privato – società e ipotecati – che avevano richiesto mutui. I tassi di interesse erano precipitati ai minimi nei paesi del sud Europa quando questi si erano aggregati all’euro. E questo ha incoraggiato il boom del debito.

6) Buone notizie per la Germania

Tutti questi debiti privati hanno aiutato molto a finanziare le importazioni in Spagna, Italia e anche Francia. Nel frattempo, la Germania siccome era una potenza esportatrice prima che l’eurozona fosse assemblata nel 1999, esporta nel resto del mondo (incluso nel sud Europa), la quale era prima un importatore importante. Questo significa che la Germania stava guadagnando una parte di surplus di cassa sulle sue esportazioni. E quindi molto contante è diventato scarso nel sud Europa.

7) … cattive notizie per il sud Eropa

Ma i debiti sono solo una parte del problema di Italia e Spagna. Durante gli anni del boom, i salari sono stati “appaganti” nel sud (e in Francia). Ma la riunione Tedesca ha reso necessario qui una stabilità salariale. Così lavoratori italiani e spagnoli si sono trovati di fronte un enorme svantaggio competitivo. Infatti, questa perdita di competitività è la ragione del perché il sud Europa ha trovato maggiori difficoltà ad esportare rispetto la Germania.

8) e il difficile dilemma

Per ricapitolare, i debiti governativi – che si sono gonfiati dalla crisi finanziaria del 2008 – avevano poco a che fare con la creazione della crisi nell’eurozona nella prima parte, soprattutto in Spagna (il governo greco è un’eccezione). Anche se i governi non hanno infranto le regole del debito, questo non necessariamente blocca una simile crisi che può avvenire di nuovo.

Spagna e Italia sono di fronte a una brutta recessione, perché non si può più fare politiche di spesa. Società e ipotecati sono troppo presi dal pagamento dei loro debiti per poter di nuovo spendere. Le esportazioni non sono competitive. E ora i governi – il cui debito è esploso dalla crisi finanziaria del 2008 per il salvataggio delle loro rispettive economie – si sono accordati per un drastico taglio delle loro spese. Ma…


Taglio la spesa…

… E si è sicuri di sprofondare in recessione. Questi tagli probabilmente provocheranno più disoccupazione (già sopra il 20% in Spagna), la quale può spingere i salari in basso per raggiungere un miglior livello competitivo, anche se la storia insegna che questo è molto difficile che si verifichi. Inoltre, bassi salari renderebbero più difficile il pagamento dei debiti dei cittadini, provocando probabilmente ancora il taglio delle loro spese, o l’interruzione del pagamento dei debiti stessi. E bassi salari possono non portare a un rapido aumento delle esportazioni, se poi tutti i mercati dell’eurozona si trovano in recessione. In alcuni casi, ci si può aspettare più scontri e proteste, e mercati finanziari più nervosi circa la possibilità di rimanere nell’euro.
Non taglio la spesa…

…E si rischia il collasso finanziario. L’ammontare di debito che ogni anno è esploso dalla crisi finanziaria del 2008 ha prodotto un economia stagnante e disoccupazione. Ma tali economie sono cronicamente non competitive all’interno dell’euro. Così i mercati perdono fiducia in loro, e possono aver paura che le economie in crisi siano troppo deboli per sopportare la lievitazione del debito. Nel frattempo, gli altri governi europei possono non avere sufficiente denaro per salvarli, e la Bce inoltre afferma che non il suo mandato non permette di farlo. E se essi non possono fare presti, chi altri potrebbe concederli?




Un paio di punti non condivido:

a) non mi pare che il livello salariale dei lavoratori del sud Europa abbia superato quello dei lavoratori tedeschi. I lavoratori tedeschi anzi hanno sempre avuto stipendi migliori in Europa. La capacità di esportazione della Germania è forse dovuta a prodotti tecnologicamente migliori, maggiore produttività, migliore organizzazione del lavoro, maggiore supporto statale alle esportazioni.

b) non viene presa in considerazione la mossa della Bce di M. Draghi in nessuna delle due conclusioni (cioè l'operazione di rifinanziamento delle banche detta LTRO). Mi pare una sottovalutazione colpevole. Una qualche conseguenza questa mossa deve averla. Probabilmente il mondo anglosassone non crede molto a questa contorta immissione di liquidità. Lo si vede anche dal fatto che lo spread Btp-Bund rimane costante sulla soglia dei 500 punti.