venerdì 16 agosto 2013

Nella ripresa europea vince Keynes vs austerity


L'Europa esce formalmente dalla recessione, così recitano i dati statistici dell'ultimo trimestre. L'Italia è però esclusa da queste notizie positive.

"Dopo sette trimestre consecutivi in contrazione, nel secondo trimestre il Pil dell'Eurozona esce dalla recessione e registra un +0,3% rispetto ai precedenti tre mesi, migliore dell'atteso +0,2%. Lo rivelano le stime flash di Eurostat. Nei paesi dell'Unione europea a 27 paesi il Pil cresce dello 0,3% trimestrale, mentre in Italia resta con il segno meno a -0,2%. Su base annuale il Pil dell'Eurozona registra una contrazione dello 0,7%, mentre quella dei 27 paesi dell'Unione europea segna un -0,2% e l'Italia un -2%.
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Nel secondo trimestre, oltre all'Italia anche la Spagna registra una contrazione trimestrale dello 0,1% l'Olanda un -0,2 e Cipro un -1,4%, mentre la Germania avanza dello 0,7%, la Gran Bretagna un +0,6% e la Francia esce dalla recessione e registra un promettente +0,5%.
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L'economia tedesca cresce dello 0,7% destagionalizzato nel secondo trimestre rispetto ai primi tre mesi, l'espansione più forte da un anno a questa parte. Il dato, rilevato a livello preliminare, è leggermente migliore dell'atteso +0,5%, grazie alla domanda interna e alla spesa pubblica.
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Il prodotto interno lordo della Francia è cresciuto dello 0,5% nel secondo trimestre rispetto al trimestre precedente, con un miglioramento di dimensioni inattese, il più importante registrato dal primo trimestre 2011. Lo ha annunciato l'istituto statistico transalpino Insee. L'espansione registrata nel periodo aprile-giugno fa uscire la Francia dalla recessione, dopo due trimestri consecutivi di contrazione del prodotto interno lordo. ...
Il balzo del Pil francese, ha precisato l'Insee, é ascrivibile largamente al rimbalzo della domanda interna finale (escluse le scorte), in aumento di 0,3 punti nel secondo trimestre, dopo il calo di 0,1 punti nel primo trimestre."


Come è possibile che Francia e Germania, escludendo le piccole Lettonia e Lituania, crescano in mezzo a un sacco di nazioni in recessione, compresi pezzi del "core" europeo come l'Olanda? Da cosa deriva la crescita? dall'applicazione delle ricette europee? Sembra proprio di no, sembra proprio che Keynes si sia preso un'altra rivincita sull'austerità.

"Professor Fortis, come interpreta questo +0,3% del Pil europeo?
L’elemento decisivo di questo risultato sembra essere soprattutto l’andamento di Germania e Francia.
Questi due paesi hanno un peso preponderante nel Pil dell’Eurozona, e il fatto che entrambi siano andati bene è stato l’elemento decisivo per interrompere questa sequenza negativa dei trimestri di recessione dell’Eurozona nel suo complesso, che proseguiva da sette trimestri.
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L’Italia e la Spagna sono in rallentamento congiunturale rispetto al trimestre precedente, ma abbiamo anche una dinamica negativa molto significativa dell’Olanda che registra un -0,2%. La tendenza negativa a livello aggregato si interrompe quindi solo grazie a Germania e Francia, le cui dinamiche sono comunque da valutare con grande cautela.

Per quali motivi ritiene che i dati di Francia e Germania vadano letti con cautela?
Parigi ha registrato una dinamica dei consumi interni molto positiva, ma finora sta disattendendo in modo clamoroso gli obiettivi concordati con l’Ue. Nessuno sa quale sarà il rapporto deficit/Pil della Francia a fine anno, anche se il governo si mantiene prudente ed è molto abile nel dare le notizie solo quando vuole. Meno rigore adotta la Francia e maggiori sono i consumi che riesce a  rilanciare. Quella transalpina non è però un’economia sana, in quanto sta semplicemente evitando le misure di austerity adottate da altri Paesi.

Il +0,7% della Germania è comunque una crescita importante…
La crescita della domanda interna della Germania è incentivata in misura significativa dalla spesa pubblica. I tedeschi sfruttano quindi il loro status di Paese considerato diverso rispetto alle altre nazioni europee. I tassi di Berlino per molti anni si sono mantenuti bassi, favorendo gli  investimenti, i consumi e la dinamica dell’economia interna. La spesa pubblica di Berlino è inoltre aumentata, e quindi tutto ciò  che ha favorito la crescita del Pil tedesco sarebbe impensabile in altri Paesi vincolati a misure di austerità.
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Quello del Pil europeo è un bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto, e che si spiega con il fatto che la Francia non sta impegnandosi nell’austerità, mentre la Germania beneficia del suo status  privilegiato, ma a sua volta sta rallentando in termini di export."

(www.ilsussidiario.net)

E per l'Italia, il rallentamento della caduta (il tanto sbandierato -0,2% da Saccomanni) da cosa potrebbe essere dovuto, oltre a un buon andamento delle esportazioni? Ancora una volta da politiche keynesiane, anche se parliamo di investimenti antichi e ritardati, pagati solo oggi per negligenza dello Stato, ma anche (penso) per ordine di Bruxelles:

"Per l’Italia c’è un rallentamento della caduta del Pil, e quindi per il terzo trimestre 2013 ci si può attendere la crescita zero con il primo tasso positivo nel quarto trimestre. Ci sono numerosi elementi che lasciano ben sperare. Come ha ricordato il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, entro il 2013 entreranno in circolo i 20 e poi forse 30 miliardi di debiti della pubblica amministrazione, cui si sommano altri 20 miliardi che dovrebbero essere pagati nella prima metà del 2014. Ciò come ha detto il ministro può generare un impulso positivo nel circolo dei pagamenti."

Keynes batte austerity senza ombra di dubbio. Purtroppo c'è ancora qualche testa di cavoletto di Bruxelles che non l'ha capito o non vuole capirlo a tutti i costi:

"Olli Rehn, commissario europeo per gli Affari economici e monetari, lancia un appello dal suo blog: i segnali di timida ripresa ci sono, ma può diventare «sostenuta» solo mantenendo ferma la barra delle riforme economiche, della riduzione della «montagna del debito sia pubblico che privato» e della eliminazione delle «scappatoie in cui banchieri irresponsabili e politici miopi prosperano»."

Nessuna delle cose citate dal tenero Olli centrano qualcosa sia con la crisi che con la ripresina di Germania e Francia: sicuramente non le "riforme" prima causa dell'affossamento dei paesi periferici; non la riduzione dei debiti che provocherà ancora recessione (per esempio la follia del fiscal compact...) e nemmeno del tutto l'incapacità di politici e grandi funzionari. Questi li dovemmo semmai accusare di averci cacciati nella trappola dell'euro senza pensare alle conseguenze.

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