giovedì 8 agosto 2013

Pilota automatico

Livello degli interessi pagati sui Btp decennali: dalla fine del governo Berlusconi, gli interessi sono continuamente diminuiti, tranne qualche periodo di incertezza dopo la fine del  programma Ltro della Bce. Il pilota automatico di Draghi  intervenuto subito dopo, funziona veramente.

Ovvero sulla stabilità dello spread. La teoria è che il "pilota automatico" di Draghi funzioni in pratica senza che il Presidente della Bce faccia nulla di particolare.

"Malgrado l’apparente parossismo esistenziale che la sentenza di Cassazione su Silvio Berlusconi ha iniettato nel nostro desolante dibattito politico, i mercati hanno sin qui mostrato una considerevole compostezza...
Giuseppe Di Gaspare, ordinario di Diritto dell’Economia alla Luiss, che ha appena pubblicato uno studio
...
nel quale viene in sostanza ed in sintesi avanzata la tesi che lo spread (sia in Italia che in Spagna) non sia condizionato tanto da fattori endogeni (le politiche economiche adottate nei singoli paesi) quanto esogeni, quale ad esempio la forte liquidità presente nel sistema finanziario globale, che indebolisce il cambio del dollaro e spinge quella che viene definita la “caccia al rendimento”. "
(phastidio.net)
In pratica con Bernanke e Shinzo Abe la liquidità dei vari Quantitative easing piove un po' ovunque, compreso il nostro disgraziato paese e i suoi sconquassati titoli di Stato. Nulla di nuovo in effetti, era apparsa abbastanza automatica la corsa della borsa di Tokyo e la caduta degli spread europei nei mesi fra aprile e giugno di quest'anno, in contemporanea della decisione del Giappone di immettere grandi quantità di liquidità con il Qe. Poi c'era stata molta incertezza sugli spread a fine giugno per i tentennamenti di Bernanke (vedi tapering "Segnali di impatto imminente") e per le elezioni giapponesi poi vinte da Abe.

La liquidità dei Qe è fondamentale ormai non solo per i paesi che fanno le politiche espansionistiche, ma anche per quelli coinvolti nell'austerità.

"... i mercati percepiscano l’Eurozona, qui ed ora, come costrutto non reversibile. Questa percezione, corretta o fallace, è aumentata sui mercati da circa un anno, dopo il famoso “whatever it takes” di Mario Draghi. Ma anche dopo il nuovo “salvataggio” della Grecia, a fine 2012, che ha rappresentato una enorme concessione finanziaria ad Atene, in termini di abbattimento degli oneri finanziari legati al prestito sovranazionale."(phastidio.net)

Quindi Draghi si comporterebbe in economia monetaria come Napolitano in politica italiana: pochi fatti e tanta dissuasione morale. E' sufficiente che Draghi affermi che "faremo tutto ciò che è in nostro potere" per spaventare i mercati.

"La Germania sa che uscirebbe con le ossa rotte da una dissoluzione dell’Eurozona, ed i mercati sanno da tempo di questa “presa di coscienza”. Quindi per ora si naviga a vista, attendendo il responso del popolo tedesco ma con la netta percezione che, se la crescita non dovesse ripartire e la crisi mordere sino al punto da accrescere il rischio di insolvenza di alcuni paesi (Italia e Spagna in primis), i tedeschi si inventerebbero “qualcosa” per continuare a tenere la barca in linea di galleggiamento. Certo, sarebbe una grama esistenza, per tutti, ma non ci sarebbe reale alternativa, con buona pace di chi ancora insiste con l’idiozia della Germania “che esce da sola” dalla moneta unica."
(phastidio.net)

Quindi i mercati sono "spaventati" da un possibile intervento di Draghi che farà di tutto per mantenere a galla il bastimento mezzo insabbiato della zona euro. Ma io ho una tesi molto più prosaica, e non penso che i mercati temano il Presidente della Bce.

E' molto più probabile che gli operatori finanziari in questo momento non sappiano esattamente cosa fare, come del resto tutti quanti gli esperti, i commentatori, i politici ecc. Quindi che fanno? tengono buoni un po' tutti gli investimenti redditizi e le possibilità offerte dal mercato. Ed in effetti non c'è alcuna certezza al momento che sia meglio seguire politiche espansionistiche di Qe, che paiono funzionare ma fino ad un certo punto, e comunque sono molto pericolose; o seguire politiche di austerità che mirano alla tenuta dei conti ma non funzionano, ma almeno al momento i mercati percepiscono una certa disciplina economica dell'Europa:

"quello che è certo è che, se i paesi coinvolti nella crisi non avessero seguito e non stessero seguendo più o meno scrupolosamente l’ortodossia di Ue e Bce (giusta o sbagliata che sia), i mercati scommetterebbero sul collasso, e la liquidità globale sarebbe usata non per comprare Btp e Bonos bensì come munizione per scommettere sulla distruzione dell’euro. Questo è il senso del “pilota automatico”."

Quindi il "pilota automatico" è fatto da liquidità extra in giro per il mondo alla ricerca di investimenti, di dissuasione morale con minacce di Draghi e di disciplina europea nelle politiche economiche, anche se la rotta è sbagliata (vedi "Il gioco della stabilità").

Ecco perché non si può spezzare nemmeno uno dei tre assi su cui poggia il pilota automatico. Per esempio l'asse della disciplina economica, cioè dell'austerità, secondo questo schema non potrebbe essere spezzato nemmeno se cadesse il governo Letta. In pratica gli investitori esterni non darebbero troppo peso o troppe possibilità all'eventualità di un futuro governo Forza Italia; e anche se fosse, non potrebbe uscire dal contesto dell'austerità.

"Implicazioni di politica interna, da questa situazione? Fossimo maliziosi, e vista la testata che ha divulgato il lavoro dell’accademico della Luiss, si potrebbe anche inferire, ad uso della nostra bassa cucina politica interna, che da un eventuale ricorso alle urne, magari provocato dal Pdl per “aiutare” Berlusconi, non cambierebbe poi granché, perché tanto esistono condizioni “esterne” (leggasi vincoli) che sorreggono comunque lo spread. Può essere vero, ma solo sapendo che, al termine dell’ennesima (finta) ordalia elettorale, il governo uscito dalle urne non potrebbe che rispettare le condizioni che ci hanno portato a questa “animazione sospesa”. Niente voli pindarici, quindi, e meno che mai suggestioni di referendum di uscita dall’euro: quelle magari servirebbero a qualche tribuno della plebe per vendersi la propria “narrativa” e starsene confortevolmente all’opposizione. Sarebbe ancora una volta il trionfo della “eterodirezione” degli affari politici di un paese, per opera di economia e mercati. Quanti invocano un improbabile “recupero di sovranità popolare”, e lo vedono nella andata alle urne, sappiano che si tratterebbe solo di una finzione operata “a monte”, perché “a valle”, cioè dopo le consultazioni, nulla cambierebbe di una virgola."

Il mio commento è: forse si, forse no. La politica nazionale è ormai così fuori controllo che dall'Italia può arrivare quell'instabilità politica che può contagiare il resto del continente, unita alla bomba nucleare della situazione economica reale.

"L’Italia è La Vera Bomba H per la Distruzione dell’Euro

1. Il primo problema è che siamo troppo grandi per fallire senza fare saltare il banco.
2. Il secondo problema è che stiamo fallendo.
3. Il terzo problema è che a meno di una abolizione formale e sostanziale della democrazia nessun FMI, nessuna BCE oppure Commissione Europea (la Troika) potrebbe realmente intervenire in Italia."

Potrà essere Berlusconi, potrà essere il M5s, o potrà essere l'assoluta ingovernabilità, ma il fattore dell'instabilità politica è presente dal giorno in cui dall'estero si decise di sostituire Berlusconi con Monti. Non è detto che sia una particolare decisione a provocare il crollo economico del paese: è sufficiente anche l'assenza di decisioni. Ed in questo il governo Letta è un ottimo preludio al futuro caos politico.

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