domenica 8 giugno 2014

Metro e cubito reale egizio: antica correlazione?



Nell'intrigante articolo che segue tratto da www.nibiru2012.it si mette in correlazione la "recente" unità di misura di lunghezza napoleonica, il metro, con l'antica unità di misura egizia, il cubito reale (it.wikipedia.org/wiki/Cubito). A prima vista pare una relazione assurda. Due mondi distanti millenni, due sistemi di misura che non centrano niente. Eppure se la relazione esistesse veramente, si dovrebbe considerare il fatto che gli egizi antichi avessero conoscenze molto più avanzate di quel che si sospetta.

Infatti il metro non è un'unità di misura "tradizionale" o "casuale" come il piede anglosassone. Il metro è stato assunto come un decimilionesimo della distanza semicircolare tra il polo e l'equatore (oppure un quarantamilionesimo della circonferenza equatoriale). In realtà oggi il metro è ottenuto con misurazioni laser e non corrisponde in modo preciso a un sottomultiplo della circonferenza terrestre. Ma da un punto di vista egizio di quattromila anni fa, l'errore sarebbe comunque del tutto trascurabile.

Quindi se la correlazione tra cubito e metro esiste, significa che gli egizi avevano una conoscenza certa delle reali dimensioni della Terra, e quindi che fossero anche a conoscenza della sua sfericità. Oppure la spiegazione di una simile correlazione potrebbe trovarsi solo fra le pieghe della matematica, ma rimane il fatto che il cubito è in profonda relazione trigonometrica con il metro.

"Pi-Egizio

Questa serie di articoli è un succinto resoconto di una ricerca svolta con strumenti rudimentali ed il libera autonomia, sono oltremodo grato allo staff di “NIBIRU 2012” per avermi concesso la pubblicazione dei medesimi, anche perché sono stato messo nella condizione di superare difficoltà enormi, per lo più oggettivi ostacoli di natura “burocratica” nel presentare e discutere questa ricerca alle istituzioni o agli enti preposti per la valutazione di ricerche scientifiche.


La ricerca è concentrata sui monumenti di Giza e sui numerosi interrogativi che circondano il sito archeologico, passando con una necessaria panoramica sullo strumento fondamentale per lo sviluppo di scienza e tecnologia di qualsiasi civiltà, la matematica, nello specifico la matematica e la geometria nota agli ideatori delle piramidi e della sfinge. In molti frangenti ci troveremo a discutere anche della religione e dei miti dell’antico Egitto, questo perché esiste una percezione condivisa da molti, che i miti e le liturgie religiose possono essere veicoli di nozioni scientifiche e che al contempo sono una cronaca di eventi e personaggi realmente esistiti, in entrambe i casi la decodificazione è piuttosto complicata, tuttavia con una seria e paziente analisi si può accedere alle meraviglie di questa antichissima civiltà, arrivando a disegnare l’identikit degli edificatori delle piramidi di Giza, che “stranamente” diverge dalle figure faraoniche.


PI-EGIZIO
Ormai da anni si dibatte sulla presunta conoscenza della costante geometrica pi-greco da parte degli antichi egizi, dibattito aperto con le considerazioni sul rapporto tra perimetro ed altezza della grande piramide che riporterebbero ad una buona approssimazione di tale valore moltiplicato per due, dibattito che trova una controparte negli estimatori del problema 50 del papiro di Rhind, nel quale l’approssimazione ricavata è piuttosto grossolana, per facilitare la comprensione delle distinte posizioni illustriamo di seguito le due situazioni:


1) perimetro della G.P./ altezza G.P. = 6.2857 ( 3.1428 x 2)
2) valore stimato dal problema 50 del papiro di Rhind su un cerchio di diametro 9, π = 3.1604 (?)

tra i due valori si è ritenuto di privilegiare il secondo valore perché frutto di un problema geometrico, imputando all’altro valore un processo casuale, tuttavia l’argomentazione che segue dimostrerà con molta eloquenza quanto sia stata superficiale ed errata questa presa di posizione. La nostra analisi è orientata verso l’unità di misura lineare egiziana il “cubito reale” in concomitanza alle dimensioni ed alla dislocazione delle piramidi di Giza, che susciterà interrogativi più grandi ma simultaneamente ci metterà nelle condizioni migliori per decodificare queste presunte conoscenze.
Il cubito reale corrisponde a 0.5236 m., il motivo del nostro interesse è che nel cerchio trigonometrico (fig.1-a) il cubito reale corrisponde al segmento circolare ottenuto da un angolo di 30°, ovvero il cubito reale è equiparabile a π/6, con un margine approssimativo che scende ai decimillesimi, sicuramente migliore del pi-greco rilevato da Archimede.

La cosa che lascia increduli è che la dislocazione geografica di Giza (fig.1-b) trova la sua latitudine proprio a 30°, ragion per cui si aprono due interrogativi,
il primo è se la civiltà egizia fosse stata in grado di rilevare l’effettiva posizione geografica del sito, il secondo è legato al connubio tra metro, pi greco e cubito reale perché la precedente osservazione sulla valenza angolare del cubito reale nasce da un equivalente espresso in metri.
Mentre per il primo non troviamo prove che ne supportino in modo distinto la reale capacità di computare le dimensioni terrestri, si può con acutezza ed una certa dose di coraggio trovare una risposta al secondo,


(vedi immagine in testa al post; ndr)

(figura 1: in alto il cerchio trigonometrico (a) , in basso il globo terrestre (b).)

cioè gli antichi egizi conoscevano ed utilizzavano il metro (100 cm), una ipotesi non facile da accettare ma che è supportata da una delle discipline più antiche dell’umanità, l’architettura.
Per essere più precisi e chiari sono le dimensioni dei monumenti che confermano la validità di questa ipotesi, le difficoltà nel conseguire misure esatte per la mancanza del rivestimento esterno sono facilmente valicabili accettando l’ipotesi che vede una conoscenza del “metro” in concomitanza con il perfezionismo degli antichi egizi di esprimere numeri non interi con frazioni numeriche, ragion per cui oltre alle numerose misurazioni di monumenti dell’antico Egitto che riportano cifre intere espresse in metri, è ragionevole e pertinente considerare cifre non intere come insiemi frazionari, quindi in prossimità di stime con numeri oltre la virgola ci affideremo al mezzo metro, al quarto di metro, al terzo di metro, etc,
cosi che partendo da pochi dati raccolti sul web si ottengono le seguenti misure dimensionali delle tre piramidi:

                                 altezza   perimetro   lato di base (metri)
piramide di Cheope     147       924           231
piramide di Chefren    143.5    861           215.25
piramide di Micerino   65.5      414           103.5

Sembra impossibile, ma con questi pochi dati ed accettando come valida l’ipotesi della conoscenza del “metro” si può intravedere il genio matematico e geometrico degli ideatori di Giza, di cui ora dimostreremo la reale conoscenza del pi-greco che di conseguenza supporterebbe anche la valenza geografica del cubito reale.
In sostanza le due piramidi maggiori si comportano come un comune vocabolario traduttore, come il classico Italiano – Inglese e Inglese – Italiano, con la differenza che esse traducono misure lineari piuttosto che lingue, tutto ciò è facilmente rilevabile seguendo due semplici operazioni:





(figura 2 : si può notare il “quesito” matematico, perché due unità di misura in apparenza non collegate tra loro diventano simbiotiche attraverso il valore di pi-greco, descrivendo due cerchi distinti, uno di 1 m e l’altro di 0.5 m, rimarcando le caratteristiche di un angolo di 30° in un cerchio di raggio 1 m, dove il seno corrisponde a 0.5m)

perimetro espresso in cubiti reali della piramide di Cheope diviso l’altezza della stessa piramide espressa in metri, ovvero 1764 / 147 = 12,
numero che corrisponde ai cubiti riscontrabili in una circonferenza generata dal raggio di 1 metro;
perimetro espresso in metri della piramide di Chefren diviso l’altezza della stessa piramide espressa in cubiti reali, ovvero 861 / 274.0642 = 3.1416, numero che non necessita di molti commenti, cioè i metri di una circonferenza generata dal raggio di 0.5 metri.

Come si evince anche dalle operazioni vengono illustrate le caratteristiche di due cerchi distinti, uno di raggio 1 m, l’altro di raggio 0.5m, proponendo quindi un piccolo quesito enigmistico che è solo l’indizio iniziale di una profonda conoscenza della matematica e della geometria.
Naturalmente le operazioni svolte potrebbero lasciare spazio a lunghe discussioni, questo perché si ha la netta sensazione di operare aritmeticamente con due unità di misura distinte, un po’ come sommare due mele con una pera, nonostante ciò i calcoli espletati assumono una validità eccezionale accettando una seconda ipotesi, o meglio una miglioria della prima ipotesi, focalizzando il “metro” come misura derivata del cubito reale, ipotesi plausibile seguendo il successivo criterio:

metro = circonferenza di 6 cubiti / pi greco,
ovvero,
x = 6y / pi greco

praticamente una unità di misura frutto di una formula matematico-geometrica, per fare un paragone come l’unità di misura “anno luce”, che è certamente una misura lineare, ma che è utilizzabile solo se la si correla ad una misura temporale nello specifico un “anno”, così la funzionalità del metro è il frutto dei cubiti di una circonferenza in correlazione con il pi greco.
Forse questo bizzarro modo di identificare una nuova unità di misura era dovuto al perfezionismo degli ideatori delle piramidi, poiché sapendo che la costante geometrica è un numero trascendente, quindi non esprimibile in frazione o somma di frazioni optarono per questa procedura di cui illustriamo alcuni esempi:

circonferenza        diametro in cubiti e sott.     diametro in metri
6 cubiti                 1 cubito 6 palmi 1 dito ~ 1 metro
12 cubiti                3 cubiti 5 palmi 3 dita ~ 2 metri
24 cubiti                7 cubiti 4 palmi 2 dita ~ 4 metri
36 cubiti                11 cubiti 3 palmi 1 dito ~ 6 metri
42 cubiti                13 cubiti 2 palmi 2 dita ~ 7 metri
63 cubiti                20 cubiti 0 palmi 1 dito ~ 10.5 metri

Dal diagramma si evince la difficile espressione del diametro se si opera su una circonferenza con cifre intere, lo stesso problema si riscontrerebbe operando con un raggio espresso in cifre intere poiché la circonferenza avrebbe un valore non intero, questa problematica esce con qualsiasi unità di misura applicata alle peculiarità del cerchio, ma gli ideatori delle piramidi superarono questo ostacolo operando con due unità di misura di cui una è la “derivata” dell’altra, rimarcando la figura geometrica che più rappresenta la perfezione, il cerchio, con la perfezione del corpo espressa in cubiti (circonferenza) e la perfezione dell’anima espressa in metri (diametro o raggio), così facendo i costruttori delle piramidi sopperirono al bisogno di operare con cifre facilmente esprimibili in numeri interi, frazioni o somme di tali,
dimostrando comunque di conoscere oltremodo bene alcune nozioni fondamentali della geometria relative alle figure circolari.
Ripeto nuovamente che questo è il primo passo per iniziare a raccogliere un messaggio millenario, perché proseguendo la “lettura” delle dimensioni dei monumenti di Giza espresse in metri vengono smentite molte convinzioni e molte teorie comunemente accettate, argomenti che toccheremo nel prossimo articolo.

Sviluppati da dati raccolti su Wikipedia: voce “piramide di Cheope” inserita il 21 marzo 2004 ore 11.40, dall’utente: Gac.. Voce “piramide di Chefren” inserita il 5 agosto 2009 ore 20.29, dall’utente: Amaunet. Voce “piramide di Micerino” inserita l’ 8 agosto 2009 ore 23.35, dall’utente: Amaunet."

1 commento:

  1. Il metro non è definibile come "napoleonico", ma venne calcolato da due straordinari scenziati francesi, Jean-Baptiste Delambre e Pierre Méchain nel 1795 ovvero circa 6 anni dopo la Rivoluzione Francese (1789). Inoltre il metro è la decimilionesima parte del quarto di meridiano compreso tra il Polo Nord e l'Equatore e non un (quarantamilionesimo della circonferenza equatoriale) come erroneamente da voi indicato.

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