martedì 28 ottobre 2014

Montagne russe



E' un periodo di sali scendi improvvisi. Borse che scendono a meno dieci e poi più dieci in poco tempo. Non è un andamento normale per i mercati. Anche i paesi emergenti a turno sono colpiti dalla speculazione. Come per esempio la Russia oggi:

"Proseguono le vendite scatenate sul rublo, che ha testato il minimo sull'euro dalla creazione della moneta unica nel 1999. Per la prima volta il rapporto euro/rublo ha superato di fatto la soglia di 54. Il minimo è arrivato dopo il collasso dei prezzi del petrolio. In particolare le quotazioni del Brent crude sono crollate dal massimo di giugno a $115 a circa $86. La flessione ha avuto conseguenze piuttosto gravi per la Russia, che fa affidamento sugli introiti fiscali legali alle esportazioni di petrolio per finanziare le casse dello stato. Il Cremlino può osservare i suoi impegni solo con quotazioni di petrolio che oscillano attorno a $90 al barile. Un qualsiasi valore al di sotto implica che il governo deve o indebitarsi o tagliare i piani di spesa."
(www.wallstreetitalia.com)

E' probabile che qui c'entri qualcosa la guerra Ucraina con sullo sfondo la guerra dollaro/rublo. Ma indubbiamente l'attacco alla Russia a causa della discesa del prezzo del petrolio, pare un pretesto in ogni caso.
Ed anche la discesa del prezzo del petrolio è un segno inquietante. Significa che nel mondo c'è meno richiesta di greggio, che si fatica a venderlo. Anche qui al netto delle eventuali guerre commerciali fra sauditi e resto del mondo.

L'altro giorno la speculazione si è abbattuta sul real e sul Brasile. Qui il pretesto è stata la vittoria del candidato "sbagliato" secondo la finanza avvoltoio che sorvola i paesi in via di sviluppo.

"Non è piaciuta ai mercati la vittoria di Dilma Rousseff alle elezioni presidenziali brasiliane. Borsa di San Paolo a picco in avvio di seduta: l’indice Ibovespa ha registrato un calo del 5,28%, dopo essere arrivato a cedere quasi il 6% alle prime battute.
Male anche il real, la moneta brasiliana, in forte flessione sul dollaro: il biglietto verde ha toccato un picco a 2,56 real, una variazione del 4% rispetto a venerdì scorso, quando aveva chiuso a 2,4795.
...
Perché un crollo così marcato? Gli operatori lo avevano annunciato da tempo: la Borsa preferisce una gestione meno dirigista dell’economia. In altre parole, più mercato e meno stato, in un Paese che invece, negli ultimi 12 anni, ha guidato gli investimenti e non ha mostrato particolare simpatia per gli accordi di libero scambio che gli Stati Uniti le hanno ripetutamente proposto."
(www.ilsole24ore.com)

In pratica qualsiasi scorreggia mette in crisi gli operatori di mercato che evidentemente hanno i nervi a fior di pelle. Un bu-bu inaspettato e si spaventano subito. Non è un buon segno, perché al primo problema veramente tosto, credo verrà giù tutto il castello di carte tirato su in questi anni. Si scatenerà una tempesta in cui difficilmente il nostro paese e l’Europa ne verranno fuori.

Intanto l’Italia continua a perdere credibilità, il divario di spread con la Spagna torna a salire. All’estero reputano la Spagna messa meglio. Che poi sia vero, che un paese che ha il doppio di disoccupazione dell’Italia abbia un avvenire migliore è tutto da vedere. Ma l’immagine che arriva ai mercati è di un'Italia in difficoltà, con banche marce, in recessione da tre anni, che non è in grado di rispettare i parametri europei per quanto folli essi siano, con un debito impazzito che non si ferma più, e salirà ancora a causa della deflazione.

Direi che gli speculatori e investitori più sani di mente se ne sono già andati per tempo dall’Italia.

Ad ogni modo l’ottimismo delle borse di qualche mese fa ha lasciato il posto all’insicurezza e incertezza. Continueranno ancora i quantitative easing della Fed, o si interromperanno a fine anno? Il mondo tornerà a crescere o come indica il prezzo del petrolio si va verso una contrazione? Il piede ha lasciato l’acceleratore e si è sposato prudenzialmente sul freno, in attesa di una decisione…

Nessun commento:

Posta un commento