domenica 26 ottobre 2014
Un partito al limite di rottura
"[Dal] discorso del Premier ... "Nel 2014 aggrapparsi ad una norma del 1970 che la sinistra di allora non votò è come prendere un iPhone e dire dove metto il gettone del telefono? O una macchina digitale e metterci il rullino. E' finita l'Italia del rullino". Dura la risposta di Susanna Camusso: "Mi pare evidente che il presidente del Consiglio non abbia argomenti per contrastare le cose che abbiamo sostenuto ieri in termini di cambiamenti della delega del lavoro".
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"Ci raccontano che facciamo le cose un po' per caso, come pezzetti di puzzle messi qua e là. Noi, invece, non solo abbiamo un disegno organico
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- "Per anni ci siamo divisi in modo profondo tra chi voleva combattere il precariato organizzando manifestazioni, e chi voleva farlo organizzando convegni: ma il precariato si combatte innanzitutto cambiando la mentalità delle nostre imprese, e le regole del gioco"."
(www.ansa.it)
" Stefano Fassina nomina la parola scissione: “Una scissione molecolare è in atto. Ieri abbiamo incontrato molte persone che ci hanno detto che hanno lasciato il Pd. Oggi dico che la dovremmo evitare. Ma è il presidente del Consiglio che alimenta la contrapposizione, ricercando un nemico”. La posizione è simile a quella che esprime il bersaniano Alfredo D'Attorre, il quale si domanda se sia Renzi ad auspicare una rotture e aggiunge che "se spera questo, se lo tolga dalla testa".
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“Mi colpisce la straordinaria capacità che ha Renzi di evitare sistematicamente il merito. Mi sarei aspettato dal presidente del Consiglio alla sua prima uscita dopo l’approvazione della legge di stabilità che spiegasse i punti importanti del disegno di legge. E invece purtroppo ho sentito il solito comizio teso alla ricerca sistematica di un nemico da dare in pasto all’opinione pubblica”.
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Se poi vogliamo fare le battute gli dico che anche il leader coreano Kim Jong-un, trentenne di successo, ha l’ultima versione dell’ i-Phone… Ma converremo tutti che non è un modello di progresso. Con rispetto farei notare a Renzi che innovazione non è scopiazzare i conservatori con 30 anni di ritardo
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La piazza ha chiesto e ha proposto una politica economica alternativa all’agenda liberista portata avanti da un presidente che non indossa più il loden ma uno smagliante giubbotto di pelle. Ed è su quella agenda che Renzi non vuole rispondere. Che sinistra è quella che dà 80 euro al mese a chi ha 90 mila euro di reddito annuo e non dà nulla
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Non giriamoci attorno: voterà il jobs act?
Non ci giro attorno. Senza correzioni significative, no. Così com’è la delega lavoro aggrava la precarietà e la conferma arriva dalla legge di stabilità che nonostante le promesse non ha risorse aggiuntive per ammortizzatori e precari. ... La legge di stabilità individua per il 2015 meno risorse per gli ammortizzatori di quante ce n’erano nel 2014 per la sola cassa in deroga. La legge dunque smentisce le promesse del premier.
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Sta dicendo che Renzi cerca di farvi uscire dal Pd?
Il discorso di oggi non è quello di chi vuole ascoltare ragioni diverse dalle sue. Il segretario del partito dovrebbe essere di tutto il partito, il primo interessato a costruire una mediazione."
(www.huffingtonpost.it)
A Renzi è andata male in questa kermesse della Leopolda: si è ritrovato contrapposto un corteo sindacale piuttosto imponente (1 milione e mezzo di partecipanti?) che ha ridato forza alla minoranza Pd. Naturalmente vale sempre la massima secondo cui a piazze piene corrispondono spesso urne vuote, ma la piazza piena è sicuramente esaltante e trascina i suoi partecipanti verso un'opposizione più convinta ed intransigente.
Così il Pd attualmente non è soltanto l'unico vero grande partito sopravvissuto. Ma è anche maggioranza ed opposizione tutto insieme. Però è anche un partito al limite di rottura, in cui una parte dell'elettorato, dopo essersi invaghito di Renzi perché lo portava alla vittoria, si sta rendendo conto che il suo messaggio politico si sta allontando dai temi classici della sinistra. Dai bisogni dei più deboli, soprattutto dai bisogni dei più deboli fino ad ora tutelati.
Ora si possono fare alcuni scenari di fanta politica. Al momento il Pd renziano ha un consenso dai sondaggi di circa il 40%, anche se ormai tende verso il 39%. Evitiamo le speculazioni sulla veridicità dei sondaggi ed immaginiamo che siano esatti.
Le somme sono presto fatte, prima di Renzi il Pd valeva il 25%, dopo Renzi ha aggiunto un altro 15% fino al 40%. Quindi parrebbe che Renzi abbia portato al suo partito una notevole quantità di voti. Ma forse sono sopravvalutati.
Intanto il 25,4% di Bersani valeva in effetti, al netto dei non votanti (75,18% di affluenza), il 19,10%;
Il 40,8% di Renzi alle europee, al netto dei non votanti (58,7% di affluenza), il 23,95%.
Quindi la differenza effettiva è molto minore del 15%. Si tratta del 4.85% degli elettori totali, il che corrisponde a circa 2,4 milioni di voti. Questo è il valore effettivo apportato da Renzi al Pd.
Ma nel caso di scissione le cose non sarebbero così automatiche. Bersani e minoranza Pd non si porterebbero sicuramente via il 25% del Pd. Questo è ovvio. Ad occhio direi che la minoranza Pd riuscirebbe a trascinarsi via tra 1/3 ed 1/4 dei voti del Pd. Il solito 10% massimo che anche Rifondazione riuscì a sottrarre al Pds. In quel caso comunque poi le due forze di sinistra continuarono a collaborare.
Con Renzi la situazione potrebbe essere più complessa, in quanto ormai, come afferma lo stesso Fassina, è percepito come un leader di destra.
Quindi il Pd renziano rischia di farsi scippare una quota notevole di elettori, che può valere dai 3 ai 4 milioni di elettori. E' difficile capire se gli italiani riterranno opportuno tornare alle urne, ma sicuramente l'affluenza alle politiche sarà più alta che alle europee. Tanto per intenderci, se Renzi si fosse presentato al posto di Bersani alle politiche, con un'affluenza del 75%, il Pd avrebbe raggiunto il 30% circa e non il 40%. I numeri fanno brutti scherzi.
Ecco che in caso di scissione il Pd di Renzi potrebbe sul serio tornare verso il 25% e ritrovarsi a combattere all'ultimo voto con un centro destra ricoagulato alla disperata. Non riuscirebbe nemmeno a raggiungere la soglia del premio di maggioranza della legge elettorale italicum.
In coalizione invece il centro sinistra tornerebbe vincitore, ma Renzi si ritroverebbe condizionato pesantemente da una nuova Rifondazione-Pd alla sua sinistra, che sicuramente non gli consentirebbe di fare alcunché.
Renzi ha solo una speranza. Che alla sinistra del Pd alla fine manchi il coraggio di fare una vera scissione. Anche se una scissione di fatto è già in atto. E credo che la scommessa di Renzi sul Pd sia ben riposta. I vecchi e nuovi dirigenti dissidenti del Pd sono assolutamente inconsistenti. Altrimenti non si sarebbero fatti asfaltare da Renzi in modo così semplice.
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