Un paio di considerazioni sull'importanza del sole sulle attività umane:
Il sole fa bene allo sviluppo delle attività dell'uomo, la mancanza di sole (ere fredde) migliora la tempra degli uomini.
Sembrano due affermazioni in parte scontate, ed in parte strampalate. Eppure esistono ormai studi secolari che mettono in relazione le attività umane, con i cicli climatici. Che in definitiva sono dovuti ai cicli solari, la nostra stella è anche la nostra unica fonte d'energia.
Il sole quindi contribuisce a plasmare, oltre all'orografia del pianeta Terra, anche società, politica, economia delle civiltà che si sono, e si succederanno sulla sua superficie.
Per quanto riguarda i periodi di aumento della temperatura media, oggi visti come deleteri, in realtà sono sempre stati alla base della fioritura della civiltà.
Basti ricordare che il periodo romano fu contraddistinto da un clima più mite tra il 300 a.C. e il 300 d.C. con anni più caldi anche degli attuali. Che la rinascita della civiltà medievale dopo l'anno 1000 si dovette al miglioramento delle rese agricole a causa di un clima più caldo: terre che prima non erano coltivabili, divennero di nuovo redditizie e permisero il sostentamento di più persone. Che i Vichinghi giunsero in America del nord (nell'attuale Canada) passando per una Groenlandia, da loro così battezzata, cioè "Terra verde".
Il sole non è importante solo per il miglioramento o il peggioramento dei raccolti, ma pare anche per la psicologia umana. Un'epoca con clima più mite aiuta ad intraprendere nuove imprese. L'influenza del sole sulla psiche umana è ben documentata nei paesi scandinavi dove le cortissime giornate di sole invernali provocano un aumento di depressioni e anche di suicidi. Quindi non è una constatazione così rivoluzionaria. Ma la cosa forse che più stupisce è che anche variazioni molto piccole di energia e luce solare, nel corso dei decenni e dei secoli provocano le stesse conseguenze depressive o esaltanti, causate dalla latitudine in cui si vive.
A quanto pare, il miglioramento climatico ha influenza anche sul clima di fiducia all'interno delle società umane. L'aumento di ottimismo genera pensieri favorevoli verso il prossimo, al contrario in periodi di penuria diminuisce la fiducia verso gli altri.
Già nell'800 sorsero i primi dubbi sulla relazione tra periodi di crisi, di benessere e sole. Per chiunque è chiaro che queste epoche si alternano, ma alcuni cominciarono a sostenere che l'alternanza segue l'andamento dell'attività solare. Benchè si fosse all'inizio nello studio del sole, uno dei primi ad intuire la correlazione fu W. S. Jevons, economista ottocentesco.
Jevons: macchie solari e periodicità delle crisi
www.datacomm.ch
"William Stanley Jevons è ricordato oggi soprattutto per la sua formulazione ... della dottrina dell’utilità marginale, su cui si fonda la teoria economica neoclassica ancora oggi insegnata nei corsi introduttivi all’economia."
Ma verso la fine della sua carriera di economista, propose:
"una teoria secondo la quale causa del ciclo economico sarebbe da attribuire alle macchie solari.
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una tale affermazione sembrava quasi provocatoria, e non stupisce pertanto che i commentatori contemporanei l’avessero accolta con sarcasmo – vi è stato, ad esempio, chi ha pubblicato un articolo sull’influenza delle macchie solari nell’alternanza tra Cambridge e Oxford nella vittoria nelle regate sul Tamigi.
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I primi scritti di Jevons sui cicli risalgono agli anni sessanta dell’Ottocento, la teoria delle macchie solari al 1875-79. In questo lasso di tempo, Jevons si convince che il ricorrere delle crisi è un fenomeno molto più regolare di quanto egli stesso non supponesse in principio e di quanto non credessero i suoi contemporanei.
Nel suo primo saggio sul tema, dedicato alle fluttuazioni stagionali dell’attività commerciale (legate, ad esempio, al fatto che l’agricoltura segue un ritmo ben preciso nel corso dell’anno), Jevons ne riconosce la regolarità ma tratta le crisi come «grandi fluttuazioni irregolari», che accentuano il tipico andamento dei fallimenti dando luogo a «disastrose rotture nel credito commerciale».
Negli anni seguenti Jevons esamina a fondo la letteratura sulla questione, scoprendovi frequenti cenni alla periodicità approssimativamente decennale del fenomeno, e raccoglie personalmente numerosi dati relativi alle crisi, finendo per persuadersi che il fenomeno è di per sé «strettamente periodico» (salvo irregolarità dovute ad «eventi eccezionali e accidentali, come guerre, grandi fallimenti commerciali, panici infondati e così via»), e che questa periodicità necessitasse di una spiegazione.
Le macchie solari sono state chiamate in causa appunto per risolvere questo specifico problema, che è distinto dalla questione dell’alternarsi di fasi di espansione e di recessione.
Jevons non si è dilungato sugli eventi che caratterizzano il ciclo, limitandosi a rinviare alla trattazione di John Mills, formulata pochi anni prima, che attribuiva le fluttuazioni a cambiamenti negli umori di commercianti e banchieri – soprattutto di questi ultimi, poiché il funzionamento del sistema creditizio si basa essenzialmente sullo stato di fiducia.
Mentre in condizioni normali le aspettative degli operatori corrispondono allo stato dell’economia e il credito è concesso in modo «ordinario», a volte le aspettative sono errate, e ne consegue un credito «erroneo» o «malato» (ndr come non pensare all'Italia dei giorni nostri... ).
Jevons accettava nelle linee principali l’interpretazione di Mills, ma sottolineava altresì che essa ometteva le ragioni ultime di questi cambiamenti, che andavano invece ricercate in «eventi esterni, in particolare nelle condizioni dei raccolti», che inducono variazioni dei prezzi e nell’andamento del commercio.
Le informazioni in proposito spingono poi commercianti e banchieri a modificare la propria linea di condotta.
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La soluzione proposta da Jevons, che – come detto – fa riferimento alle macchie solari, non nasce dal nulla, ma ha origine nelle «recenti e continue discussioni» in quegli anni sul periodo e sulle conseguenze delle variazioni nell’attività solare, cui lo stesso Jevons si richiama esplicitamente. Jevons, partendo dalla constatazione che i raccolti dipendono dalle condizioni meteorologiche, riprende dunque il suggerimento che queste ultime siano legate all’andamento dell’intensità della radiazione solare, che a loro volta sono correlate alle macchie solari.
La catena causale tra le macchie solari ed il ciclo economico è dunque lunga e tortuosa; ma non è questa la preoccupazione di Jevons. Egli si sofferma infatti sulla periodicità delle macchie solari, che ritiene essere troppo simile a quella del ciclo economico per non essere con questo collegata. Quando, nel 1875, Jevons ha presentato il suo primo lavoro sul ciclo e le macchie solari, si riteneva che queste ultime avessero un periodo di 11.1 anni, contro i 10.8 anni stimati da Jevons per le crisi economiche.
In seguito gli astronomi hanno corretto a 10.45 anni la valutazione del periodo delle macchie solari, con grande sollievo di Jevons che nel frattempo aveva prolungato indietro nel tempo la serie di dati a sua disposizione (che copriva ora il periodo 1721–1878) e rivisto la datazione di alcune crisi, rettificando dunque la durata media del ciclo a 10.466 anni.
Secondo Jevons, una tale «quasi perfetta coincidenza» non poteva che costituire una «robusta evidenza» a favore dell’esistenza di un legame causale tra le macchie solari ed il ciclo."
Ma l'interpretazione del meccanismo per cui le macchie solari influenzavano l'attività umana non convinse:
"...le macchie solari possono mettere in moto e amplificare le fluttuazioni negli umori di banchieri e commercianti fino al punto di provocare una crisi economica.
Le macchie solari erano dunque interpretate come un impulso che, inserendosi su una specifica struttura capace di oscillare, la metteva in moto.
Jevons si è tuttavia ben presto reso conto che tale spiegazione presupponeva «la bizzarra ipotesi che il mondo commerciale sia costituito in tale modo… da essere capace di vibrare con un periodo di circa 10 anni»,
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In altri termini, la teoria del 1875 continuava a presupporre, senza essere capace di spiegarla, l’esistenza di un intrinseco e preciso periodo di oscillazione, e non costituiva dunque un gran passo avanti rispetto al problema rimasto aperto con la teoria di Mills
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Jevons rileva nei conti della East India Company «una meravigliosa tendenza alle fluttuazioni decennali».
L’intuizione che Jevons considera conclusiva giunge nel 1879, quando può proclamare:
«credo… di aver trovato l’anello mancante necessario a completare una prima schematizzazione dell’evidenza». Jevons muove in primo luogo dall’osservazione, formulata quasi un decennio prima da Ollerenshaw, secondo cui il volume di affari dell’industria cotoniera del Lancashire dipende dal prezzo del riso in India. ...quando il riso costa poco il povero contadino indiano può permettersi di mettere
da parte qualche soldo, con cui acquista nuovi vestiti; se si moltiplica questo piccolo margine per i milioni di paesani si spiega l’aumento delle importazioni dall’Inghilterra. Altri autori, inoltre, avevano osservato come le carestie in India tendessero a succedere con una certa periodicità. Ciò basta a stimolare Jevons ad intraprendere ricerche sulle oscillazioni del prezzo dei cereali a Dehli. I dati così raccolti, dovutamente interpretati, mostrano «una coincidenza quasi perfetta» tra le crisi commerciali in Inghilterra negli ultimi decenni del Settecento e le scarsità di cereali in India, la cui periodicità è «in ultima analisi dovuta ai cambiamenti nell’attività solare»."
In definitiva è meglio vivere in periodi di riscaldamento globale, che in periodi glaciali. Lo so, questa è un'affermazione che urta i sostenitori della teoria del global warming antropico, ma io li invito ad approfondire lo studio dell'attività solare e non fossilizzarsi su posizioni più politiche che scientifiche. Come già scritto, la nostra stella non è una fonte d'energia costante ma ciclica, e questa sua incostanza è stata anche la causa di estinzioni di specie animali nel corso dei millenni (era glaciali ed ere torride).
Se è vero che si vive meglio in epoche di clima mite, per contro anche i periodi di crisi climatica, di freddo intenso, sono utili alla selezione naturale. Anche per una specie "intelligente" come l'uomo, l'azione del clima è determinante. Le persone, a causa del clima glaciale ostile devono collaborare per sopravvivere.
La collaborazione fra persone funziona se c'è fiducia reciproca fra i componenti della società che ne viene costituita. Quindi virtù come onestà, laboriosità, sacrificio, sono importanti per le società collaborative.
Chi non possedeva queste virtù veniva allontanato dalla società e non sopravviveva. Il suo corredo genetico era destinato a scomparire.
Questa selezione climatica, può spiegare anche le differenze "etniche" attuali fra popoli del nord e popoli delle aree calde del pianeta.
La Linea del Freddo
www.cobraf.com "... dal Giappone e Corea, passando per Russia, Germania, Austria, Lombardia, Francia.... fino a New York, Chicago e al Canada sembra esistere una invisibile "LINEA DEL FREDDO" che caratterizza popolazioni i cui antenati sono cresciuti dove fa freddo di inverno e autunno (e un poco in primavera). Questa linea sembra dividere popolazioni che, con grosse differenze anche tra loro ovviamente, hanno in media un maggiore senso della collettività, un maggiore senso civico, una maggiore capacità di sacrificio per un bene o scopo comune e una maggiore fiducia e onestà reciproca.
Probabilmente queste caratteristiche che ora sembrano innate sono dovute banalmente al fatto che, se per 100 mila anni e mille generazioni ti ritrovi per mesi al freddo, senza frutti da raccogliere e devi scaldarti e trovare da mangiare hai maggiori probabilità di sopravvivere se collabori con altri intorno a te che se tenti di fregarli. Se quando sei malato o non hai trovato cacciando o pescando niente per giorni o non hai niente per scaldare la tua famiglia convinci i vicini, che invece sono stati più fortunati, a prestarti qualcosa, allora la tua prole non morirà. E in cambio, anche loro comprendono che, quando sarà il tuo turno a tornare dalla caccia o pesca con qualcosa, tu ricambierai il favore. E da questa mutua collaborazione basata su un certo grado di fiducia alla fine entrambi alla lunga ne beneficerete, nonostante richieda parecchi momenti in cui rimpiangi i sacrifici che devi fare. Se invece prometti di aiutare e ricambiare e poi non mantieni e freghi gli altri della comunità allargata a cui appartieni, poi succede che quando è il tuo turno essere in difficoltà ne soffrirai. E dato che in mezzo al freddo e al gelo non hai molto margine di sopravvivenza e di errore diminuisce la probabilità che i tuoi figli e tu stesso alla lunga sopravviverete.
E' vero che puoi anche semplicemente derubare e uccidere gli altri ... Se ammazzi i vicini poi una volta rubato quello che hanno sei da capo (senza contare che a combattere puoi rimanere ferito anche tu e fai più fatica a guarire in mezzo al gelo che non ai tropici). Rubare al prossimo funziona meglio quando c'è sempre già qualcosa di bello pronto da rubare
...
Questo meccanismo, ripetuto per migliaia e migliaia di anni, crea una "SELEZIONE NATURALE" in cui i più egoisti, furbi, ladri e mendaci alla fine non sopravvivono quanto i più onesti, laboriosi, solidali e lungimiranti
Secondo gli ultimi studi, si stima che intorno a 20-30mila anni fa, nell'ultima era glaciale, le popolazioni dell'emisfero Nord si erano ridotte a poche migliaia di esseri umani, che sopravvissero rimanendo per alcune migliaia di anni in prossimità dei mari, dove la temperatura era più sopportabile e si riusciva a trovare qualcosa da mangiare. Questa tremenda selezione naturale ridusse al minimo le popolazioni che oggi popolano i climi temperati come l'Europa, Cina, Giappone. E da questo piccolo nucleo sopravvissuto all'era glaciale poi queste popolazioni ricominciarono a riprodursi.
E logico pensare quindi che questa tremenda "selezione della specie" dovuta al vivere per alcune migliaia di anni immersi nella neve e ghiacci e riuscire a sopravvivervi, abbia piano piano creato alcune caratteristiche marcatamente diverse poi in queste popolazioni e ai loro discendenti rispetto a quelle rimaste in ambienti risparmiati dall'Era Glaciale e dal freddo."
In conclusione, i periodi di clima caldo, sono quelli in cui le civiltà fioriscono e si sviluppano. I periodi di clima freddo sono quelli in cui vengono selezionati gli individui che avranno maggior successo nei momenti di espansione sociale ed economica.
Vista la situazione economica mondiale, mi viene da pensare che ci vorrebbe un bel "colpo di sole". Anche perchè temo che il futuro ci riservi proprio un periodo di contrazione sociale ed economica dovuto ai prossimi cicli solari piuttosto modesti. Cosa possiamo fare al riguardo? Dovremmo comportarci come gli antichi romani ed affidarci al dio Giove!
E perchè proprio Giove (soprannominato pluvio forse non a caso...)? Perchè il pianeta Giove (il più grande e massivo del sistema solare) ha un anno corrispondente a 11, 86 anni terrestri. Che coincidenza! quasi lo stesso periodo dei cicli solari.
(macchie solari e sinusoide di Vukcevic)
Secondo il prof. M.A. Vukcevic (
http://www.vukcevic.co.uk/) è possibile prevedere i cicli solari con un algoritmo che contiene all'interno il valore dell'anno siderale di Giove e il suo periodo sinodico con il sole (cioè quando Giove si ritrova nella stessa posizione rispetto alla longitudine solare). In pratica si ritiene che l'orbita di Giove abbia un influenza sull'oscillazione del centro del sistema solare, e quindi sull'oscillazione del sole rispetto alla sua orbita attorno alla Galassia. Tale oscillazione, più o meno intensa, può provocare più o meno intense perturbazioni dell'attività solare, cioè della sua combustione nucleare.
Come quando si agita l'accendino per ottenere un'ultima spinta di gas, allo stesso modo se il sole viene "smosso" da Giove aumenta la sua attività, altrimenti "brucia" con più parsimonia. Come si può vedere dai grafici, le formule di Vukcevic ci danno una previsione di cicli solari in declino per i prossimi anni. Quindi di un raffreddamento climatico imminente, terminante nel 2040. La sinusoide della formula comparata con la rilevazione dell'attività solare (macchie solari e altri indici) sembra dare ragione a Vukcevic.
(attività magnetica e sinusoide di Vukcevic)
(il ritmo "cardiaco" del sole secondo Vukcevic)