Non sono i risultati attesi dal movimento della Val di Susa, ma sicuramente qualcosa si muove. Almeno si cerca di modificare gli iter decisionali per il futuro:
Sei mesi di consultazioni sui progetti
Cambiano le regole per le Grandi opere. Il governo adotta il modello francese che punta alla «democrazia partecipativa»
Probabilmente non è un caso che sul versante francese il Tav non ha incontrato una resistenza come sul versante italiano. Probabilmente lo Stato francese si comporta in modo da non far sembrare le decisioni calate dall'alto "contro" le popolazioni locali.
"Per costruire una grande opera dovrà essere effettuata una consultazione preventiva con tutti i soggetti interessati. Il governo Monti decide di cambiare le regole in materia di lavori pubblici e studia un provvedimento simile a quello introdotto in Francia nel 1995 che, assicurano gli esperti, ha ridotto dell'80 per cento la conflittualità riguardo alla realizzazione di progetti che hanno un impatto ambientale. Il piano è in fase avanzata, già entro la fine del mese potrebbe arrivare il testo del disegno di legge da sottoporre all'esame del Parlamento.
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Il modello è quello del Débat Public, procedura in vigore in Francia grazie alla legge Barnier, che da 17 anni garantisce la cosiddetta «democrazia partecipativa». Al momento di avviare l'iter per la costruzione di un'opera pubblica, «il promotore deve presentare uno studio di fattibilità che tenga conto di tutti i fattori relativi alla realizzazione visto che presentano forti sfide socioeconomiche oppure hanno un impatto significativo sull'ambiente e sull'assetto del territorio». Oltre a questi fattori, si devono indicare i costi, i tempi, le conseguenze sull'occupazione e sull'economia del luogo scelto. A quel punto spetta a una sorta di Autorità di controllo - in Francia è una Commissione nazionale - convocare tutte le parti che possono avere un interesse e dunque i sindaci, gli abitanti dell'area, le associazioni ambientaliste e chiunque altro sia in grado di fornire elementi positivi o negativi. Ci sono sei mesi di tempo per effettuare le consultazioni, poi deve essere resa pubblica la valutazione finale indicando ogni parere espresso nel corso dell'istruttoria.
La parola torna così al promotore che non è obbligato ad accettare i suggerimenti, ma ha la consapevolezza - qualora decida di non tenerne conto - che in caso di conflittualità o contestazioni non avrà alcuna tutela o collaborazione da parte delle istituzioni, visto che aveva ricevuto una sorta di avviso preventivo.
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Una linea sposata in pieno dal premier Mario Monti, che ha ricevuto il consenso dei ministri e in particolare della responsabile del Viminale. Del resto è stata proprio lei, in questi ultimi giorni, a sollecitare l'avvio di una nuova trattativa con i sindaci della Val di Susa per concedere privilegi a chi si schiererà a favore della Torino-Lione."
Evidentemente l'attuale esecutivo comincia a temere che la protesta possa andare fuori controllo. Anche disponendo di un'ingente forza di polizia, alla lunga diventa impossibile tenere sotto controllo tutte le strade, autostrade, ferrovie, non solo in Valle di Susa, ma direi in tutta Italia. Il movimento No Tav, con la sua tenacia, ha ormai formato una rete di movimenti diffusa ovunque.
Ieri è stata la volta della tangenziale romana, anche la capitale viene coinvolta, mentre in Valle di Susa i No Tav si sono "limitati" ad occupare i caselli della A32, lasciando transitare "gratis" gli automobilisti.
La rete No Tav diffusa nel resto d'Italia è formato sicuramente da anarchici e antagonisti, non da cittadini comuni come invece in Val Susa. Ma comincio a notare che la battaglia No Tav diventa sempre più il pretesto per raccogliere le proteste più disparate, come per esempio le battaglie della Fiom. Landini, Airaudo e soprattutto Cremaschi sono stati spesso presenti in Val di Susa. La protesta No Tav potrebbe quindi innescare proteste simili a quelle degli Indignatos spagnoli o in Usa.
Intanto i No Tav valsusini non abbassano la guardia. Oggi sono previste iniziative pacifiche e festaiole. Almeno si spera:
(www.ansa.it)
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