Il primo giorno di apertura delle borse nell'anno 2000, ci fu un clamoroso crollo. Dissero che era una presa di beneficio dopo un periodo "toro" molto prolungato. Fu invece lo scoppio della bolla dei titoli tecnologici. Titoli basati su portali web, avevano raggiunto valori superiori alla capitalizzazione di importanti gruppi produttori di elettronica, ma anche di produttori automobilistici o gruppi distributori d'energia. Per esempio all'epoca Yahoo.com aveva una valutazione stratosferica.
In Italia aveva avuto una crescita incredibile il titolo di Tiscali, ma anche quelli legati alla telefonia mobile. Pareva che i titoli legati ad internet ed alla tecnologia software, più che a quella hardware, non dovessero fermarsi mai. Il loro valore era ormai totalmente disgiunto dai fatturati e basato unicamente su previsioni super generose di sviluppi futuri e contatti web. Oggi sappiamo che queste tecnologie avranno un glorioso futuro, ma forse non così ottimistico come si pensava prima del 2000. E soprattutto sappiamo che investire in modo scriteriato su una singola azienda non ha senso, poiché in questo mondo si passa dalle "stalle alle stelle" e viceversa in modo repentino. Yahoo.com è stata in seguito surclassata da Google.com giunta quasi all'improvviso al successo, e domani anche quest'ultima potrebbe perdere i favori del dio mercato.
Anche in questi giorni, molti esperti di cose di borsa avvertono che le borse mondiali sono salite senza nessun legame con la situazione effettiva dell'economia. Nel caso odierno, a far crescere i valori di borsa, non è un'aspettativa esageratamente ottimistica sul futuro. Anzi, il futuro è visto piuttosto nero. La crescita dei listini è dovuta piuttosto da una speculazione spicciola, basata sulla spinta artificiale delle banche centrali. Soprattutto la Fed, la banca centrale inglese e giapponese, che hanno drogato il mercato valutario con l'emissione di notevoli quantità di moneta a sostegno dei titoli di debito. Attualmente la Fed "stampa" la bellezza di 40 miliardi di nuovi dollari al mese circa.
"Vi ricordate David Tepper, il gestore Hedge Funds che nel 2010 intuì con preveggenza lo scenario rialzista dell'azionario americano basato sulla Bernanke Put e sullo schema WIN-WIN?Per chi non si ricordasse come funziona la suddetta "configurazione" che tante BOLLE sta ri-gonfiando sui Mercati...ecco qua:
...
la FED con la sua promessa di intervenire in qualunque momento se necessario ha messo in piedi una gigantesca PUT Option aggratis....
Insomma:
se l'economia USA migliorerà i Mercati azionari saliranno,
se l'economia USA peggiorerà la FED interverrà pesantemente col QE ed i Mercati azionari saliranno lo stesso
WIN-WIN! Non si può che vincere"
(www.ilgrandebluff.info)
Ma cosa accadrebbe se l'amministrazione americana non riuscisse a trovare un accordo per evitare il "fiscal clift"?
"Obama vuole che Camera e Senato procedano velocemente all'approvazione di un piano che rinnovi gli aiuti ai disoccupati ed estenda i benefici fiscali, in scadenza con l'inizio del nuovo anno, per il 98% dei contribuenti americani, ossia alla classe media composta da coloro che generano redditi annuali fino a 250.000 dollari.
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Il presidente ha fatto il conto alla rovescia, ricordando che mancano dieci giorni al prossimo primo gennaio, quando tagli automatici alla spesa e incremento delle aliquote fiscali per tutti i contribuenti americani entreranno in vigore
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Manca poco "a una delle peggiori tragedie che si possano ricordare", ha aggiunto il presidente riferendosi agli effetti negativi che la mancanza di un accordo potrebbe avere sull'economia americana proprio ora che "ci sono segnali di miglioramento"."
(qn.quotidiano.net)
In pratica precipiterebbe gli Usa in una nuova pesante recessione. Una recessione che metterebbe gli investitori di fronte al bluff del giochini "Win-Win". Di fronte alla reale situazione comatosa dell'economia americana, anche la residua fiducia garantita dal pompaggio della Fed potrebbe svanire.
Come nei primi giorni di gennaio del 2000 divenne evidente che l'eccessiva fiducia nei titoli tecnologici era un'imprudenza, nei primi giorni di gennaio 2013 la borsa americana, e di conseguenza le altre importanti mondiali, potrebbero improvvisamente essere investite da un'ondata di sfiducia. Gli investitori del resto, prima o poi dovranno prendere atto che continuare in questo gioco d'azzardo esagerato potrebbe essere pericoloso. Credo che quelli che conducono il gioco lo sappiano bene.
Il problema è che quando ci sarà il crollo, sarà decisamente doloroso e contribuirà ad incrementare il clima di sfiducia in tutto il mondo. Farà venire fuori tutte le magagne che ora sono state abilmente nascoste, dai derivati ai titoli tossici inesigibili. Ci saranno ancora banche da salvare, e forse questa volta non sarà più possibile farlo con nuovo debito pubblico. Dovranno essere nazionalizzate e forse liquidate. Si perderanno ulteriori posti di lavoro, gli Stati dovranno trovare un modo per sostenere situazioni sociali difficili, se non vorranno essere travolti dalle rivolte.
Se Congresso e Presidente Obama riusciranno a trovare un accordo in extremis, si eviterà probabilmente un improvviso salto nel buio. Ma dato che a qualcosa si dovrà rinunciare, cioè le tasse in Usa dovranno aumentare un po' per qualcuno e i tagli statali dovranno essere in parte adottati, qualche conseguenza di lungo periodo ci sarà. E' ovvio che non si sta andando verso un periodo di crescita impetuosa e grande ottimismo economico. La bolla potrebbe quindi sgonfiarsi ugualmente, ma probabilmente in modo meno traumatico.
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