Le avvisaglie c'erano già alla fine dell'anno scorso
"... in questi giorni, molti esperti di cose di borsa avvertono che le borse mondiali sono salite senza nessun legame con la situazione effettiva dell'economia. Nel caso odierno, a far crescere i valori di borsa, non è un'aspettativa esageratamente ottimistica sul futuro. Anzi, il futuro è visto piuttosto nero. La crescita dei listini è dovuta piuttosto da una speculazione spicciola, basata sulla spinta artificiale delle banche centrali. Soprattutto la Fed, la banca centrale inglese e giapponese, che hanno drogato il mercato valutario con l'emissione di notevoli quantità di moneta a sostegno dei titoli di debito. Attualmente la Fed "stampa" la bellezza di 40 miliardi di nuovi dollari al mese circa.
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Insomma:
se l'economia USA migliorerà i Mercati azionari saliranno,
se l'economia USA peggiorerà la FED interverrà pesantemente col QE ed i Mercati azionari saliranno lo stesso
WIN-WIN! Non si può che vincere"
(www.ilgrandebluff.info)
Ma cosa accadrebbe se l'amministrazione americana non riuscisse a trovare un accordo per evitare il "fiscal clift"?
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In pratica precipiterebbe gli Usa in una nuova pesante recessione. Una recessione che metterebbe gli investitori di fronte al bluff del giochini "Win-Win". Di fronte alla reale situazione comatosa dell'economia americana, anche la residua fiducia garantita dal pompaggio della Fed potrebbe svanire."
(Burrone fiscale e scoppio della bolla borsistica - 24.12.2012)
Ma poi l'amministrazione Usa aveva trovato il modo di rinviare la resa dei conti. Oggi il "fiscal clift" non c'è più, ma in pratica è sempre presente e sui titoli dei quotidiani finanziari si è tramutato in "Sequester" (confisca).
Ma la cosa interessante è che a quanto pare, anche l'analisi tecnica (per me una pratica quasi magica), sostiene che siamo al capolinea.
"In questo grafico (in testa al post, nda) , che riassumente l'andamento della borsa americana dal settembre 2011, possiamo osservare la dinamica delle 5 onde impulsive del ciclo rialzista di Elliott. Questo avrebbe come obiettivo finale quota 1510/1515, con ammesse forzature di breve periodo che hanno caratterizzato gli obiettivi precedenti.
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Interessante è osservare il Nasdaq-100 e confrontarlo con il primo grafico. Come potete vedere ad un nuovo massimo di periodo dell'indice SP500 non ha corrisposto in egual misura l'indice tecnologico. Questa anomalia, in statistica è considerata un segnale premonitore di inversione del ciclo. Addirittura se guardiamo con diffidenza il Nasdaq, potremmo immaginare la formazione di un testa e spalle ribassista di lungo periodo
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la situazione Usa non è immune da insidie (ovviamente micro se consideriamo quanto sta accadendo in Europa) se consideriamo lo scatto del "sequester", con il quale la spesa viene tagliata automaticamente per 85 mld annui. Così rimanendo le cose, sarebbe lecito attendersi un rallentamento economico sufficiente a portare gli Stati Uniti ad un passo dalla recessione. Non certo un clima di massimo ottimismo."
"Molto probabili altri crolli sui mercati. La droga della Federal Reserve non ha fatto che gonfiare l'ennesima bolla. Azionario senza legame con i sottostanti. E non appena sara' raggiunto il livello di saturazione..."
Le cinque onde impulsive sono una figura tipica descritta da N. R. Elliott:
"Le 5 onde impulsive sono individuate da una serie numerica e le 3 onde correttive dalle lettere A, B e C. Si noti come questa analisi tenga conto anche dell’emotività degli investitori e della loro comune psicologia. Da questo punto di vista, occorre riconoscere a Elliott l’indubbio merito di aver saputo cogliere l’aspetto emozionale sotteso alla speculazione finanziaria. La configurazione dei suoi “grafici” permette infatti di comprendere con quale velocità i mercati passino dall’euforia, tipico sentimento rialzista, alla frustrazione e al panico, caratteristiche dei ribassi e degli apocalittici crack.
Non molto dissimilmente da quanto aveva già illustrato Charles Dow, nella fase della prima onda la massa degli investitori si avvicina con incertezza ai titoli; nella seconda, si assiste a qualche piccola presa di profitto; nella terza, gli scambi aumentano e i prezzi salgono potentemente, con notevoli guadagni; nella quarta, la tendenza segna il passo, perché i grossi investitori iniziano a chiudere le posizioni; nella quinta, il mercato sale artificialmente alle stelle, sospinto dall’atteggiamento persistentemente euforico della massa.
È ora il momento dell’onda “A”, con i prezzi che già calano, ma che tuttavia inducono solo gli speculatori più intelligenti ad allontanarsi alla chetichella; l’onda “B” illude ancora una volta la massa frenetica; l’onda “C”, impietosa, crea il panic-selling, fa terra bruciata dei facili entusiasmi e manda in fumo una generazione di risparmi."
Non molto dissimilmente da quanto aveva già illustrato Charles Dow, nella fase della prima onda la massa degli investitori si avvicina con incertezza ai titoli; nella seconda, si assiste a qualche piccola presa di profitto; nella terza, gli scambi aumentano e i prezzi salgono potentemente, con notevoli guadagni; nella quarta, la tendenza segna il passo, perché i grossi investitori iniziano a chiudere le posizioni; nella quinta, il mercato sale artificialmente alle stelle, sospinto dall’atteggiamento persistentemente euforico della massa.
È ora il momento dell’onda “A”, con i prezzi che già calano, ma che tuttavia inducono solo gli speculatori più intelligenti ad allontanarsi alla chetichella; l’onda “B” illude ancora una volta la massa frenetica; l’onda “C”, impietosa, crea il panic-selling, fa terra bruciata dei facili entusiasmi e manda in fumo una generazione di risparmi."
Ci sono comunque ormai molti motivi per far scoppiare questa bolla borsistica. Il "Sequester", la mancanza di fiducia nei provvidenziali interventi della Fed, ma non ultimo anche l'esito delle elezioni italiane, che porteranno il piano europeo di uscita dalla crisi in una fase di stallo. Benché questo piano sia fallimentare, i mercati non festeggiano in quanto all'orizzonte non si profila un nuovo piano più funzionante, ma il caos e forse anche la rottura della zona euro.
Forse, in fin dei conti, il ritorno alla lira potrebbe addirittura essere la nostra salvezza in un oceano in piena tempesta. La nostra liretta svalutata ci consentirà di far ripartire le nostre catene di montaggio e le nostre officine artigianali. Con un po' di export in più, e con un minimo di mercato interno rianimato, dovremmo riuscire a galleggiare meglio di quanto facciamo ora.
In sostanza, anche l'euro segue le leggi di mercato: se un prodotto non funziona, solitamente viene abbondano e sostituito da un altro concorrenziale più efficiente. L'euro è un prodotto monetario fallato. Monete più piccole, con alle spalle una sovranità statale effettiva, probabilmente funzionerebbero meglio.
In ambito navale, si potrebbe paragonare l'euro con la scarsa manovrabilità delle antiche galee che persero il confronto con le veloci navi vichinghe. O i galeoni dell'Invincibile Armata spagnola, che risultarono troppo pesanti e goffi rispetto ai vascelli della regina Elisabetta I. A volte grande non corrisponde a bello ed efficiente.
E a ben guardare, anche l'Europa comunitaria è un prodotto che non funziona bene. E' un'area economica con una sovrabbondanza di regolamentazioni, ma alla fine priva di una effettiva guida politica. L'obiettivo che ci dobbiamo dare come europei, credo sia proprio quello di ripensare l'Europa come comunità, come organizzazione statuale, cercando la strada che ci porta verso la stabilità e il benessere. Non certo quella intrapresa in questi ultimi anni.
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