martedì 30 aprile 2013

Salvare capra e cavoli


I primi screzi nel neonato governissimo, sull'Imu si o Imu no, composto da berlusconiani rampanti, piddini remissivi e montiani rinnegati, mettono in evidenza le contraddizioni nella politica economica impostata da Letta. Ci sono un'infinità di detti popolari per descrivere questa politica, tipo: botte piena e moglie ubriaca, salvare capra e cavoli ecc.

Cioè mettere insieme politiche espansive che portino crescita economica, con l'idea di ottemperare ai dettati dei trattati europei, è una cosa impossibile. Questo governo democristiano, sta cercando con quello stile politico antico di mettere assieme cose impossibili, l'acqua santa con il diavolo. Un governo che è in definitiva il Monti bis che Napolitano non ha potuto realizzare a causa della sconfitta elettorale dell'interessato. Un governo filo eurista che sicuramente non farà sfracelli, ma nemmeno quel che promette.

"Sia ben chiaro che non ho alcuna intenzione di scherzare sulla possibilità di un miracolo, di cui il nostro Paese ha estremamente bisogno, chiunque abbia un minimo di buon senso sa che questa è l’ultima spiaggia, ma ancora oggi mi sto chiedendo dove troveremo i soldi per il coniglio bianco estratto dal cilindro del governo Letta, quando come ho più volte sottolineato abbiamo firmato una cambiale da circa 60 miliardi all’anno, tra “fiscal com pact e vari fondi slavastati altrui il tutto condito dal cosidetto “two packs” che non lascia alcun margine di sovranità finanziaria al Paese…

Sarebbe da chiedere cosa ne pensa di questo programma il buon Monti, si quello che senza IMU e tasse, avremo fatto la fine della Grecia, si quello che ha sostenuto che non c’è alcuna alternativa all’austerità.

Qualcuno si sbaglia se cerca di vedere solo ironia nelle mie parole, sarà interessante osservare oggi cosa il nuovo presidente del consiglio riuscirà ad ottenere nell’incontro con l’estremismo calvinista dell’austerità altrui, cosa riuscirà ad ottenere nel Paese di chi, come Schauble ha definito sciocche le richieste dello stesso Letta.

Niente IMU a giugno, stop all’aumento dell’IVA, riduzione della pressione fiscale, reddito minimo garantito, riduzione del costo del lavoro, privilegiando quello a tempo indeterminato, più ammortizzatori sociali…

Questa si che è una bella notizia…

…Bisogna ridurre le restrizioni ai contratti a termine, aiuteremo le imprese ad assumere giovani a tempo indeterminato in una politica generale di riduzione del costo del lavoro. Non bastano gli incentivi monetari… Repubblica

…alla salute di Elsa, si Elsa Fornero con buona pace della sua riforma!
...
Meraviglioso ma difficile, con una Germania che non mollerà un centesimo ma non solo che farà il possibile per mantenere lo status quo.

Se accadrà, se Letta sarà capace anche con le arti della diplomazia di far convincere Santa Angelina da Austerilitz non saremo in prima fila a fare il tifo, anche se non bisogna dimenticare che l’ euro cosi come è stato progettato è come una camera a gas pronta per esplodere."

(icebergfinanza.finanza.com)

Appunto. Andare in Europa così, piangendo miseria e implorando qualche centimetro di corda in meno per l'impiccato, non servirà a molto. Bisognerebbe andare in Europa e in Germania con un'arma potente, non a mani nude. L'arma potrebbe essere quella di una minaccia di semi uscita dall'euro. Per esempio reimpossessandoci di  parte della sovranità monetaria nazionale. 

Letta dovrebbe semplicemente informare le cancellerie che l'Italia non è più disponibile al rispetto dei trattati europei, in quanto è arrivata al limite della sopportazione economica. O la Bce si comporta da vera banca centrale, o lo farà la Banca d'Italia emettendo una nuova moneta a corso parallelo all'euro. In questo modo non sarà necessario apportare onerose modifiche nell'industria finanziaria nazionale per il passaggio a una nuova moneta. Si avrà il doppio corso di due monete a uguale valore, e si avrà il tempo per decidere in Europa il da farsi. Anche molto tempo per litigare, ma forse sarebbe un bene che si facesse, al punto in cui oramai ci troviamo.

E se poi anche altre nazioni europee facessero lo stesso? Tanto meglio, vorrà dire che nei fatti l'euro tornerà ad essere un'unità di conto di collegamento fra le varie monete nazionali, come lo fu prima l'Ecu. Vorrà dire che la dissoluzione della zona euro avverrà in maniera meno disordinata, che si avrà il tempo per accordarsi senza ritrovarsi nella situazione cipriota di chiusura delle banche per una settimana. Certo i flussi di capitali non si fermeranno, continueranno a passare dai paesi del sud a quelli del nord. Ma almeno i paesi del sud potranno far fronte al crack dello Stato autofinanziandosi con la stampa di moneta sovrana. 

Quando poi ogni nazione all'unisono ritornerà autonoma rispetto all'Europa, o quando ognuna singolarmente deciderà di farlo, i valori delle singole monete si adegueranno alla forza economica di ogni paese svalutandosi o rivalutandosi. In Europa ritornerà un equilibrio monetario naturale.
Se invece questo corso a doppia valuta non dovesse creare poi tutti i problemi che i tedeschi paventano con la stampa di denaro dal nulla, la situazione potrebbe stabilizzasi e potrebbe persino continuare ad essere favorevole alla Germania. Probabilmente l'euro si svaluterebbe scontando la stampa di valuta locale, ma le economie dei paesi periferici potrebbero migliorare, e con esse consolidarsi ancora le esportazioni tedesche. I quali tedeschi, finirebbero di fare piagnistei isterici sull'inflazione "bau bau".

Certo a questo punto la Bce diventerebbe inutile: non potrebbe più controllare l'inflazione, visto che tutti stamperebbero moneta a loro piacimento. Ma potrebbe anche questa essere l'occasione per ripensare se la Banca centrale debba rimanere indipendente, o piuttosto assoggettata alle volontà politiche come quella giapponese. E se si propendesse per il secondo caso, si dovrebbe decidere alle volontà politiche di quale organo collegiale europeo. 
Prima o poi si dovrà aprire il dibattito sulla gestione democratica del continente, o lo si deve lasciare in mano ai banchieri con poteri di controllo sui bilanci dei singoli Stati?

Dubito che un compito del genere, cioè far saltare la stretta dell'austerità che ci sta strangolando, possa essere alla portata di un fedele sostenitore del "Partito unico dell'euro" come Letta. Se dovesse succedere, cioè che un europeista in senso finanziario come Letta diventi anti europeista, starebbe a significare che l'austerità è stata così distruttiva da far cambiare idea a un fanatico dell'euro. Ma è più probabile che Letta torni a mani vuote dal suo tour europeo e che Berlusconi (vero antieuropeista?) stacchi la spina al governo prima dei 18 mesi.

Berlusconi schierandosi contro l'austerità, ha un'arma di ricatto enorme, perché i suoi consensi elettorali continuano ad aumentare. Chiunque si schieri contro l'Europa e le sue politiche economiche, oggi vede aumentare i consensi elettorali. Ha ragione Letta quando afferma che questo è il governo dell'"ultima spiaggia", ma purtroppo conciliare come vorrebbe l'europeismo eurista, con provvedimenti che creino consenso elettorale, è un'operazione quasi impossibile. Per questo nel governo l'ultima parola l'avrà sempre Berlusconi. I rappresentanti del governo tutori del credo merkliano (vedi Saccomanni), si ritroveranno schiacciati tra i no dell'Europa e i no di Berlusconi e dei falchi del Pdl.

Del resto questa è la "legislatura Becchi": governo debole e Parlamento battagliero e indomabile.

Solitudine umana e liberismo


I fatti di violenza di domenica, davanti a Palazzo Chigi, mi hanno fatto tornare in mente un articolo sul tema che avevo letto in rete, ma sul momento non ricordavo ne il titolo, ne il sito.

Finalmente l'ho "riesumato" e lo ripropongo perché spiega la genesi di questi atti estremi compiuti nella società in cui viviamo oggi.

"SUICIDI, ESPLOSIONI DI FOLLIA INDIVIDUALE E NEOCAPITALISMO LIBERALE

Con questo scritto mi propongo di chiarire la relazione che esiste fra la proliferazione dei suicidi per motivi economici, la moltiplicazione dei casi di violenza e delle esplosioni di follia individuale, da un lato, e il modo di produzione neocapitalistico dominante, dall’altro lato, politicamente compendiato dalla cosiddetta democrazia liberale.

Per quanto riguarda i casi di violenza, dovuti a esplosioni di follia individuali, l’omologazione dell’occidente unificato dall’unico modello neocapitalistico ultraliberista, con l’esportazione di elementi culturali e stili di vita americani, accentua le similitudini fra la società nordamericana e quella di molti paesi europei, fra i quali vi è l’Italia in prima fila.
...
In poche parole, l’obiettivo della classe neodominante non è soltanto quello di realizzare un esproprio di risorse epocale,
...
Un obiettivo non economico di primo rilievo è quello di trasformare l’uomo in un precario a vita o in un escluso, aderendo così alle necessità della creazione del valore azionaria, finanziaria e borsistica e un altro obiettivo, sul piano demografico, ma anche su quello ecologico e ambientale, è di ridurre nei numeri un’umanità che eccede di molto le sovrane esigenze neocapitalistiche, liberiste e liberali. "

(tutto l'articolo qui: www.comedonchisciotte.org)

La società italiana dagli anni '80 è diventata sempre più individualistica, all'epoca spronata anche a diventare più edonista. Oggi i soldi sono spariti, è rimasta la solitudine, e le possibilità di coesione, di aggregazione sono sempre più scarse. I vecchi partiti di massa sono scomparsi. 
Ma comunque i valori dominanti non sono più quelli del gruppo, del collettivo, ma dell'uomo vincente che si arricchisce facilmente, che raggiunge il potere... e quando fallisce o si autodistrugge, o si affida al mito di "Rambo" che affronta in solitaria il mondo intero. 

L'austerità continua, ma forse no


Voglio proprio vedere se il governo dell'on. Letta, che annuncia un tour a Bruxelles, Berlino e Parigi da mercoledì a venerdì, riuscirà a ridiscutere i parametri restrittivi dell'Europa (cioè della Germania). In primo luogo, malgrado la reazione scomposta di Brunetta (Senza la restituzione dell'Imu sulla prima casa, precisa Brunetta, "non votiamo la fiducia, e' chiaro" - www.agi.it) all'economia è stato messo Saccomanni, il cane da guardia dell'ortodossia eurista per conto di Draghi. Berlusconi ha di nuovo calato le braghe, o è stato al gioco per far nascere il governo e ricattarlo in seguito?

Non saprei, ma di sicuro questo non è un governo di rivoluzionari. Dal tipo di nomine ministeriali (i ministeri che contano), mi pare che questo governo sia stato messo li a gestire l'esistente, senza troppi colpi di testa. Un governo pieno zeppo di moderati di destra e sinistra che il massimo che potrà fare, sarà comunque sempre largamente insufficiente a stimolare l'economia italiana.

Detto ciò devo comunque dire che nel discorso d'insediamento del nuovo premier, ci sono tante novità impegnative (economicamente) e condivisibili. Finalmente viene detto in forma ufficiale che di austerità si muore, ma nello stesso tempo veniamo informati che gli impegni presi con l'Europa verranno rispettati. Va beh... comunque è già qualcosa. Forse di questo nuovo atteggiamento "sociale" meno dogmatico sui bilanci statali e sull'economia, dobbiamo ringraziare il 25% del M5s. Non vorrei, ma lo penso e quindi lo riporto, dover ringraziare anche l'attentatore di Palazzo Chigi, però l'evento è stato un forte campanello d'allarme per la classe politica.

Poi nel discorso di Letta ci sono diverse affermazioni positive, forse troppe. Per esempio: basta debiti sulle generazioni future, stop all'Imu, meno tasse sul lavoro, stop agli aumenti dell'Iva, sblocco di altri pagamenti alla P.A., revisione del finanziamento ai partiti, incentivi all'assunzione dei giovani e nuovo apprendistato, revisione della Riforma Fornero, sistemazione del capitolo esodati, piano pluriennale per la ricerca, piano industriale e del turismo. E poi un deciso stop alla burocrazia che "non deve opprimere la creatività degli italiani": anche se a dir la verità molti governi ci hanno provato ma nessuno finora è riuscito a battere il mostro burocratico.

Un discorso che è quasi un libro dei sogni, anche se poi bisogna capire con quali modalità questo programma verrà trasformato in realtà. Ma soprattutto con quali risorse economiche: tutti questi "sogni" ce li pagherà la Merkel? Ne dubito. Dubito che si possano raggiungere tali obiettivi rimanendo in quest'Europa.
Credo, da quel che traspare un po' dal discorso d'insediamento, Letta voglia stanare la Germania. Cioè consentire anche maggiori cessioni di sovranità, ma verso istituzioni europee politiche, e quindi più democratiche e dotate dei poteri necessari. Non so se la cosa potrà funzionare, ma è perfettamente logica:

"... trovo assolutamente sconcertante è la posizione di coloro che sono favorevoli all’unione economica e monetaria senza la creazione di nuove istituzioni politiche (a parte una nuova banca centrale), e che alzano le mani terrificati alle parole “federale” o “federalismo”.
...
(sollevazione.blogspot.it)
... o si attua una vera Unione Europea politica, con organismi governativi democratici e dotati di veri poteri legislativo ed esecutivo, oppure come sosteneva M. Thatcher è meglio ritornare ordinatamente ognuno nell'alveo della propria sovranità monetaria, decidendo da buoni amici di uscire dall'euro in modo coordinato. L'attuale via di mezzo seguita finora non funziona"

(L'Europa di oggi era prevedibile 20 anni fa)

Ma se ci volgiamo all'estero, cioè alla Spagna ed alla Grecia, possiamo constatare che l'austerità in realtà continua, malgrado sia ormai noto anche all'Fmi che si tratti di una terapia basata su studi farlocchi, su errori nei fogli di calcolo di exell. Dove l'errore nel foglio di calcolo scoperto dallo studente universitario americano Herndon forse è l'errore più trascurabile.

"Nel 2010, gli economisti Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff hanno pubblicato un documento, "Growth in a time of debt" (Crescita in tempo di debito). Il loro "risultato principale è che ... i tassi di crescita mediana per i paesi con debito pubblico superiore al 90% sono all’incirca dell’1% più bassi
...
Spiccano tre questioni principali.
- In primo luogo, Reinhart e Rogoff escludono selettivamente anni di alto debito e crescita media.
- In secondo luogo, usano un metodo discutibile per ponderare i paesi.
- In terzo luogo, sembra anche esserci un errore di codifica che esclude i paesi ad alto debito e crescita media.
...
Herndon-Ash-Pollin hanno scoperto che gli economisti hanno escluso l’Australia (1946-1950), la Nuova Zelanda (1946-1949), e il Canada (1946-1950). Questo ha conseguenze, in quanto questi paesi hanno alti debiti e una crescita solida. Il Canada aveva un rapporto debito-PIL di oltre il 90% durante quel periodo e il 3% di crescita. La Nuova Zelanda aveva un rapporto debito / PIL di oltre il 90% negli anni 1946-1951. Se si utilizza il tasso medio di crescita per tutti questi anni è del 2,58%. Se si utilizza solo l’anno scorso, come fanno Reinhart-Rogoff, ha un tasso di crescita del -7,6%. Questa è una grande differenza, soprattutto considerando come i paesi vengono ponderati."

(www.forexinfo.it)

L'austerità è quindi una teoria che basa la sua efficacia, e la sua paranoia sul livello del debito pubblico su dati in parte falsati.

Malgrado ciò l'Europa e la Germania impegnata nelle elezioni, non recedono. Anche quando sembrano farlo, in realtà non avviene nessun passo indietro. Prendiamo la Spagna, che sembra aver ottenuto un vantaggio rispetto all'Italia:

"... 6,2 milioni di persone disoccupate nel primo trimestre del 2013, secondo i dati dell’Istituto di statistica spagnolo (Ine), toccando una percentuale del 27,16 %, rispetto al 26,02% dell’ultimo trimestre
...
Un quadro devastante per cui lo scorso 26 aprile, il governo spagnolo ha inviato un nuovo programma di stabilità alla Commissione Europea in cui sono delineati una nuova riforma sul sistema pensionistico pubblico entro il mese di settembre, una revisione della riforma del lavoro entro giugno e infine la rinuncia dell’indicizzazione dei salari all’inflazione entro la fine dell’anno. Nel suo nuovo piano, guidato dal capo del governoMariano Rajoy, il paese, nel 2013, subirà un’ulteriore contrazione del Pil dell’1,3%
...
Un programma nazionale di riforme e stabilità accolto con favore dalla Commissione Ueche, in una nota ufficiale, dà il via libera al rinvio di due anni, fino al 2016, al percorso di risanamento del bilancio spagnolo
...
In Spagna però permane un’atmosfera di scetticismo e di critiche sollevate da numerosi quotidiani spagnoli tra cui El Pais che evidenziano le mancante promesse del capo del governo, che quando subentrò a fine 2011, promise d’intervenire immediatamente sulla disoccupazione. "

(www.direttanews.it)

Non c'è in pratica nessun allentamento dell'austerità. Anzi sono in arrivo nuove "riforme" sulle pensioni e sul lavoro, e sappiamo bene cosa intendano a Bruxelles con quel termine. Le "riforme" europee di solito sono "contro" il popolo, sono una restaurazione ante welfare, non sono affatto riforme.

E la Grecia che ha ristrutturato il debito, che è stata "salvata" mille volte dall'Esm, che è palesemente in agonia, continua nel suo programma assurdo di austerità, e non si comprende perché li non sia già scoppiata una rivoluzione:

"Il Parlamento della Grecia ha approvato nella notte tra domenica 28 e lunedì 29 aprile una nuova legge sulla ristrutturazione del suo debito pubblico: tra le altre cose, la legge stabilisce il taglio di 15mila posti di lavoro nel settore pubblico entro la fine del 2014, di cui 4mila entro la fine del 2013. La legge, che ha ottenuto 168 voti favorevoli su un totale di 292 grazie all’appoggio dei tre partiti che compongono la coalizione di governo guidata da Antonis Samaras, fa parte della serie di misure di austerità richieste dalla cosiddetta “Troika” (Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale e Unione Europea) per continuare a versare miliardi di euro in aiuti al governo di Atene."
(www.ilpost.it)

Anche se Atene ha evidenti problemi di gestione della cosa pubblica, ben maggiori di quelli italiani e spagnoli:

"...oltre 700mila persone lavoravano nella pubblica amministrazione, 25.000 di queste erano state assunte tra il 2010 e il 2011, quando la situazione economica del paese era già disastrosa e il primo prestito internazionale era già stato erogato."
(www.ilpost.it)

In pratica, la strategia economica europea è austerità, austerità, austerità... fino alle elezioni tedesche. Che poi non si capisce bene cosa potrebbe accadere dopo le elezioni tedesche, che al momento vedono in vantaggio la Merkel, cioè il partito dell'austerità:

pollytix-Bundestagswahltrend: CDU/CSU 40%; SPD 26,1%; GRÜNE 14,2%; FDP 4,6%; LINKE 6,8%; PIRAT 2%; AFD 2,3%; SONST
(www.facebook.com/btwahltrend)


Che succederà dopo le elezioni tedesche? In pratica nulla. Quindi non si capisce perché i Pigs dovrebbero usare tutte le cautele fino a quella data (settembre), per non disturbare un manovratore folle che ci sta portando fuori strada. Anzi lo scossone in piena campagna elettorale tedesca, sarebbe la mossa adatta, la tempistica giusta per rimediare allo stato delle cose europee. Tutto questo modo felpato di muoversi delle cancellerie dei paesi del sud, sinceramente non lo comprendo. O meglio lo comprendo benissimo, dal punto di vista dell'establishment eurocrate di cui fanno parte anche i dirigenti e leaders del sud Europa.

Forse ora però una differenza tra i leaders del sud e del nord c'è: quelli del sud rischiano di essere presi a pistolettate per la strada...

lunedì 29 aprile 2013

Borse ed economie a confronto (2)

(cliccare sui grafici per ingrandirli)

Un anno fa circa (21 aprile 2012) scrivevo il post "Borse ed economie a confronto" in cui valutavo, in base agli indici azionari, quali fossero le economie, e quindi le strategia economiche nazionali più efficaci.

La valutazione non era fatta in base ai dettami della "analisi tecnica" ma solo in base alla crescita dell'indice azionario, prendendo in considerazione gli ultimi 5 anni. Ma in particolare valutando la reazione delle borse mondiali principali alla crisi del 2008-2009. La classifica di allora vedeva in ordine decrescente le seguenti borse:
- Wall Street (Dow Jones);
- Londra (Ft-se 100)
- Francoforte (Dax 100)
- Hong Kong (Hang Seng)
- Tokyo (Nikkey)
- Parigi (Cac 40)
- Milano (Ftse-Mib)
- Madrid (Ibex)

La borsa italiana si collocava penultima, ma con un andamento non molto dissimile da quella spagnola.

Oggi le cose come stanno? La situazione come si è evoluta dopo la crisi dello spread del 2011? A quanto pare la classifica sembra quasi uguale, ma con un'importante novità che con la sua discontinuità segnala che qualcosa per rivitalizzare l'economia si può fare.

Primo in classifica, per recupero dalla crisi dell'autunno 2011, metterei il grafico del Dow Jones (vedi inizio post), che pur avendo avuto un recupero del "solo" 40% circa, è quello che mostra una crescita più lineare e corposa. Sarà l'effetto dei Qe della Fed, della strategia Win Win:

"se l'economia USA migliorerà i Mercati azionari saliranno,se l'economia USA peggiorerà la FED interverrà pesantemente col QE ed i Mercati azionari saliranno lo stesso
WIN-WIN! Non si può che vincere...."

(www.ilgrandebluff.info)

Sarà tutto molto artificiale, ma in qualche modo l'economia reale Usa non è ancora precipitata in recessione. Il Pil si mantiene in area positiva al +2,5 %. Certo l'andamento azionario non è giustificato dall'andamento dell'economia reale Usa, ed in effetti la borsa americana ha risentito in parte di questa delusione: ci si aspettava una crescita del Pil del 3,3%. Ma l'indice Dow Jones indica che quell'economia conserva una certa effervescenza.


Al secondo posto, riconfermo la borsa di Londra (Ftse 100). Anche qui, la crescita dei listini è stata intorno al 30% dal 2011, quindi non entusiasmante. Ma il grafico sembra quasi una copia di quello del Dow Jones, anche se quest'ultimo, oltre ad aver recuperato sulla crisi del 2011, ha recuperato anche sulle quotazioni ante crisi dello spread (di circa il 15%). Il recupero di Londra (Ftse 100) dalle quotazioni ante crisi spread è stato inferiore al 10%. Anche il grafico della borsa londinese è stato influenzato pesantemente dai Qe della Banca Centrale Inglese.


Questo è il grafico del Nikkei 225 della borsa di Tokyo. E' il grafico più interessante di tutti per vari motivi. Il primo motivo è che nella classifica di un anno fa si trovava molto in basso: passa dalla quinta alla terza posizione. Il secondo motivo è che il recupero dai ribassi dell'autunno 2011 è stato addirittura del 75%! Per questo motivo avrei voluto mettere questo indice al primo posto, ma in realtà considero questa economia orientale, l'anello di congiunzione tra quelle con strategie economiche espansive e quelle basate sull'austerità.

L'impennata improvvisa che parte dalla fine del 2012 è dovuta alle politiche di Qe prima annunciate e poi portate a compimento dalla Banca Centrale Giapponese. Questo grafico rende evidente la differenza tra i due tipi di approccio economico. Il Giappone ha tentennato tra una crisi politica e l'altra, tra un approccio attento al debito (tipicamente europeo) e un approccio di politica monetaria aggressiva (tipicamente Fed), per poi decidere per quest'ultimo. Il grafico su riportato, evidenzia in modo clamoroso i risultati di questa scelta. Fra l'altro, in questo grafico non compare la linea verde che indica l'ultima contrattazione dell'indice, perché si trova attualmente ai massimi.


Questo è l'indice del Dax di Francoforte. Si trova ancora in alto nella mia personale classifica. Rappresenta l'andamento dell'economia del paese europeo più forte, estremo difensore nella politica dell'austerità e nemico delle politiche monetarie espansive ed inflattive.
Dalla crisi del 2011, l'indice tedesco ha recuperato il 60%, quindi non molto lontano dal recupero giapponese. Ma in realtà se si guarda all'indice prima della crisi dello spread, il recupero è stato intorno al 5-10%. Non molto in realtà se si rapporta a quello giapponese antecedente all'autunno 2011 (+ 40%) e a quello del Dow Jones (+15%).

Osservando il grafico, si potrebbe quindi dedurre che la strategia dell'austerità, in fondo funziona come le politiche espansive degli Usa e del Giappone. In realtà questo indice, è solo una faccia della medaglia (quella migliore) della situazione europea. La Germania ha beneficiato degli effetti positivi della moneta unica, al contrario degli altri paesi, e non è ancora stata investiti dagli effetti dell'austerità, che in realtà non ha interessato l'economia tedesca. Quindi in definitiva la Germania ha raccolto i dividendi dell'austerità, ed ha scaricato i costi sui partner europei.


Questo è il grafico dell'indice Hang Seng della borsa di Hong Kong. Un grafico piuttosto enigmatico. Non voglio tener conto della strana caduta a zero del grafico tra luglio e ottobre 2011. Credo sia un qualche errore nel trattamento dei dati. E' invece evidente l'andamento piuttosto piatto del grafico. Un andamento orizzontale dove non si vede alcuna crescita particolare in questi due ultimi anni. C'è stata una caduta dell'indice nel 2011 di circa il 40% e una risalita dello stesso ai valori ante crisi dello spread.
Come l'attuale andamento dell'economia cinese, anche questo grafico non lascia presagire nulla di buono. La crescita del Celeste Impero è già conclusa o si sta prendendo una pausa di riflessione?


Questo è il grafico dell'indice Cac 40 di Parigi. Si tratta del primo grafico di bassa classifica in cui è evidente che le quotazioni ante crisi del 2011 non sono state ne superate ne raggiunte. Questo benché il recupero dell'indice, da quella crisi, sia stato piuttosto corposo, intorno al 50%.
La Francia è al centro dell'Europa, non solo geograficamente, ma anche economicamente. Si trova infatti in una situazione a metà strada tra la forza strategica della Germania, e la subalternità dei paesi periferici come il nostro. E quello che mostra il grafico è che le cose non stanno andando bene, che nella borsa di Parigi non c'è la stessa fiducia che circola in quella di Francoforte.


E ora ci troviamo in bassa classifica. Ho avuto un po' di difficoltà a stabilire chi occupa l'ultima posizione. Poi ho optato per il penultimo posto all'indice Ibex di Madrid, qui sopra riportato. Ma in realtà la differenza è minima rispetto al grafico dell'indice milanese. La differenza più evidente con il grafico del Ftse Mib, è che attualmente l'indice Ibex si trova a metà strada (8.000 punti) tra il minimo degli ultimi due anni e la quotazione prima dell'autunno 2011. Nel grafico dell'Ftse Mib la linea verde è più in basso.

In questo grafico però, come in quello italiano, la cosa più evidente è che il minimo non corrisponde con la crisi dell'autunno 2011, ma si trova nell'estate del 2012 (recupero del valore dell'indice ad oggi del 40%). Se si osserva il grafico dell'indice Nikkei, anche li prima delle politiche espansive vi è stato un minimo nel 2012 pari al minimo del 2011. Questo minimo del 2012 secondo la mia personale interpretazione indica una sola cosa: che le politiche di austerità messe in campo da Italia e Spagna, sono state più nocive della stessa crisi dello spread.


L'indice dell'Ftse Mib pare gemello di quello dell'Ibex, e quindi le considerazioni su svolte valgono anche per la nostra politica economica. Quindi fra quelle valutate finora, la politica economica dell'Italia (Monti) e della Spagna (Rajoy) sono state le peggiori. Il recupero dell'indice italiano dai minimi del 2011-2012 è stato di circa il 45% (ora però minore), ma come per la Spagna, siamo ancora ben lontani dai livelli "berlusconiani", cioè ante crisi dello spread. I grafici di Spagna e Italia sono quindi la peggiore faccia B della medaglia economica europea. 

Se unissimo i grafici delle borse continentali di Francoforte, Parigi, Milano, Madrid, Atene ecc. giungeremmo quindi alla conclusione che le politiche di austerità sono un completo disastro. 
Rimanendo le economie europee separate, invece si hanno diversi punti di vista: dalla Germani non si capisce proprio che cosa non funzioni, anzi il ministro tedesco Schauble afferma che non c'è motivo di cambiare e che i Pigs dovrebbero continuare ad usare la leva fiscale perché nei paesi del sud Europa ci sono ancora grandi sacche di ricchezza; dal punto di vista dei Pigs naturalmente le cose appaiono esattamente all'opposto, anche se rimangono inchiodati ai rigori dell'austerità e sembrano non avere la forza per uscire dalla crisi.
Eppure il grafico dell'indice Nikkei dovrebbe chiarire molte cose, a cominciare dall'utilità della svalutazione e dalla incomprensibile paura della stessa.

domenica 28 aprile 2013

Inizia la guerra civile?


Quello di oggi è un fatto estemporaneo, un gesto isolato o una prova per verificare la resistenza del ventre molle del potere? Malgrado la crisi non c'è stata nessuna fiammata di terrorismo come negli anni '70. Ciò non toglie che ci possa essere nella società un risentimento profondo verso il potere, che non ha avuto ancora modo di organizzarsi.

Ma ad ogni suicidio a causa della crisi, fra i commenti fra il serio ed il faceto, nei bar, nei luoghi di lavoro, fra amici, capita spesso di sentire questo: ma perché prima di uccidersi non è andato a sparare a qualcuno che dico io, così faceva un gesto utile anche per chi rimane...  Questi sono i pensieri proibiti che circolano nella testa della gente in questi frangenti.

"Dell'attentatore che ha sparato a due carabinieri sotto la sede del governo (nel momento in cui al Quirinale Letta Enrico giurava), rimasto ferito a sua volta, diranno che è uno squilibrato, anzi i media già lo definiscono così, prima ancora di sapere chi egli sia e le sue ragioni. Comodo, e cinico, metterla sul piano della follia. Ma nella "follia" c'è forse un senso simbolico che a nessun italiano sfugge. La spia di una situazione sociale intollerabile, di quel che potrebbe accadere se il popolo non caccerà, prima che sia troppo tardi, i mercanti dal tempio.

«Francamente tutto questo stupore non lo capisco….un pò sicuramente è la crisi che non fa assumere ma secondo voi costringere tutti ad andare in pensione a 67, e oltre, anni invece dei 58-60 di ieri , crea occupazione o crea disoccupazione? Si può fare un conto banale, 10 anni in più per andare in pensione crea un posto in meno disponibile ogni, circa 4 posti.
Ciò significa che a fronte di una crescita zero la disoccupazione tendenziale sarà del 20-25% circa a popolazione costante. Il problema è che alla fine chi resterà a piedi saranno gli over 50 che le aziende non vorranno più e per loro sarà impossibile trovare lavoro…
auguri Italia ci aspettano anni di guerra civile. Una previsione? tra 5-10 anni se l’Italia non otterrà la crescita economica (almeno 1-1,5% di PIL ogni anno)dal 2018-20 si sparerà nelle strade»."

I primi a compiere azioni eversive sono sempre i folli. Poi arrivano gli emulatori. Poi arrivano organizzazioni eversive politiche, e se la crisi non si ferma, arriva anche il popolo.

Aggiornamento ore 16:30

Preiti, l'uomo che ha sparato a pochi passi dal nuovo governo, non è un pazzo. E' un attentatore solitario, il suo obiettivo erano proprio i politici. Per mancanza di organizzazione e di pianificazione non li ha raggiunti.
Comunque questo è un altro bel risultato del governo Monti, e della crisi causata dall'austerità.
Attenzione, perché questo personaggio potrebbe trovare degli imitatori, magari la prossima volta più organizzati. Questo è un segnale preoccupante, anche perché Preiti non aveva precedenti penali, quindi fa parte di un pezzo della "società civile" che sta saltando.

I politici, in particolare quelli del M5s, hanno subito preso le distanze dal gesto violento. Ma il clima sociale che si è andato creando, malgrado Grillo ed altri tentino di riportare il malessere in ambito democratico, si sta surriscaldando parecchio. Si può andare verso il terrorismo come verso un epilogo autoritario, ormai il terreno sociale è stato arato, concimato e seminato. Manca poco al raccolto dei frutti velenosi.

I ministri dell'inciucio


Della provenienza politica del premier ho già scritto in un post precedente: "L'Italia è stata affidata alla famiglia Letta, anello di congiunzione tra Pd e Pdl, post democristiana e coinvolta nel sistema economico finanziario della penisola (vedi "Siena: vero centro politico-economico italiano?"). Direi una scelta perfetta per la difesa degli interessi della casta."

E nel post "Letta premier di un governo di centro destra" sono riportati i giudizi sul nuovo premier riportati nei siti d'informazione alternativi in rete. Ma anche sui ministri, il Presidente della Repubblica e il nuovo premier si sono divertiti con la nomina di personalità "condivise".

- A. Alfano: vice premier e Ministro dell'Interno. Ma è anche segretario del Pdl, quindi il vero "cane da guardia" del centro destra all'interno del governo. Letta è invece dimissionario dalla sua carica nella segreteria del Pd e non è detto che in futuro ricopra altri incarichi rilevanti nel suo partito. Moderato di centro destra.

- M. Lupi: Ministro dei Trasporti, Pdl ed ex democristianone (C.l.), quindi in qualche modo contiguo all'area politica moderata di Letta, che ha iniziato giovane la sua carriera nella Dc. Moderato di centro destra.

- M. Mauro: Ministro della Difesa, Scelta Civica ex Pdl (anche ex C.l.). Qui l'inciucio è tutto interno all'area dichiaratamente moderata. Una personalità per metà in quota Monti e metà in quota Berlusconi. Moderato di centro.

- D. Franceschini: Ministro Rapporti Parlamento, un altro ex Dc, poi Popolare, poi Margherita e poi Pd. Un'altro moderato di centro del Pd. Moderato di centro sinistra.

- E. Mavero Milanesi: Ministro Affari Europei, un altro personaggio che inciucia in più direzioni: di vicinanza bocconiana, quindi probabile vicinanza montiana, ma già partecipante al governo Amato e vicino a Ciampi. Moderato di centro.

- G. Quagliarello: Ministro Riforme Istituzionali, Pdl ex commissione saggi, cioè la commissione del pre inciucio. Proviene dalla scuola di E. Bonino, cioè dalla scuola radicale e come molti altri (Capezzone, Bonino, Rutelli) è rimbalzato da una parte all'altra dell'area politica. Moderato di centro destra.

- E. Giovannini: Ministro del Lavoro, un altro proveniente dalla commissione d'inciucio dei saggi. E stato nominato Presidente Istat dal 2009 (governo Berlusconi), ma in precedenza è stato in numerosi organismi internazionali e italiani tra cui il Comitato strategico per l'introduzione dell'Euro. Moderato eurista.

- G. Delrio: Ministro Affari Regionali, Pd renziano di derivazione forse democristiana, ma sicuramente dal Partito Popolare. Moderato di centro sinistra.

- N. De Girolamo: Ministro Politiche Agricole, Pdl. Qui E. Letta si è proprio voluto fare quattro risate alle nostre spalle, perché qui siamo in presenza di un inciucio matrimoniale. La signora De Girolamo è moglie di F. Boccia (Pd). Moderata di centro destra.

- B. Lorenzin: Ministro della Salute, Pdl. Moderata di centro destra.

- A. Orlando: Ministro Ambiente, Pd. E' il primo che arriva veramente dalla sinistra (ex Pci). Definito "giovane turco" ma è vicino ai veltroniani ed anche a Franceschini. Moderato di centro sinistra.

- M. C. Carrozza: Ministro Istruzione e Ricerca, Pd. In rete non si hanno notizie sul suo passato politico. Professoressa e Rettore della Scuola superiore di studi universitari e di perfezionamento Sant'Anna di Pisa.

- E. Bonino: Ministro Esteri, Radicali (?). Politicamente nasce Radicale, parlamentare dal 1976, poi entra in Forza Italia e viene nominata da Berlusconi Commissario Europeo, nel 2006 passa al centro sinistra e poi diviene Ministro sotto Prodi. Insomma una pallina impazzita della politica italiana. Moderata radicale per tutte le stagioni.

- A. M. Cancellieri: Ministro Giustizia. "... è un grande avvocato, grande nel senso che è molto brava come avvocato penalista e nel senso che il suo studio legale a Roma è forse il principale, il più prestigioso e più importante, almeno a giudicare dall’elenco dei clienti che ha avuto fino a un anno e mezzo fa quando la Severino divenne guardasigilli, Ministro della Giustizia del Governo Monti. La Severino è riuscita a difendere negli ultimi anni: Caltagirone di cui è tutt’ora ascoltatissima consigliera, la Rai, Fininvest, Eni, Enel, Telecom, Total, Geronzi, Prodi, Rutelli, Cesa, Formigoni, Mussari ultimo del Monte dei Paschi. Naturalmente lei mentre fa il Ministro non difende, ma per esempio nel suo studio lavora la figlia che degnamente la rappresenta. Più che un Presidente di larghe intese è un Presidente di larghe imprese" (Travaglio - www.beppegrillo.it). Moderata legale.

- F. Saccomanni: Ministro Economia. Direttore della Banca d'Italia dal 2006 (governo Prodi). Un altro bocconiano, probabilmente in area montiana, facente parte di quell'establishment europeo eurista. Moderato eurista.

- G. D'Alia: Ministro della P.A., Scelta Civica. Ex Udc, un altro democristianone, accusato anche della più becera censura. E' stato promotore di un emendamento dal titolo "Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet". Moderato di centro.

- J. Idem: Ministro Pari Opportunità, Pd. Sportiva olimpionica, di origine tedesca. Simbolo oggi dello sport azzurro, non ho notizie sul passato politico (inciucista) del neo ministro.

- C. Triglia: Ministro Coesione Territoriale, professore. In quota Pd e dalemiana, fa parte della Fondazione Italianieurpei di quel D'Alema antesiniano dell'inciucio via Bicamerale. Moderato dalemiano.

- F. Zanonato: Ministro Sviluppo Economico, Pd. Ha una storia di sinistra (il secondo nel governo) a partire dal Pci. Ma a parte questo, è anche un rappresentante italiano dell'apartheid: è infatti ricordato come il costruttore del "muro di Padova" che circondava il quartiere abitato dagli immigrati. Forse all'interno del muro vi erano anche concittadini del successivo ministro. Esponente di Sinistra.

- C. Kyenge: Ministro Integrazione, Pd. Una bella novità, ma come direbbe Travaglio, forse una foglia di fico per accontentare la sinistra. Esponente di Sinistra.

- M. Bray: Ministro Beni Culturali, Pd. Direttore della Treccani dalemiano direttore della rivista "Italianieuropei" e quindi contiguo all'inciucio di vecchia data della Bicamerale. Moderato dalemiano.

Direi che si tratta di un governo pieno zeppo di moderati di tutti i tipi. Un governo di centro che pende a destra. Il francese Liberation titola: "Odore di Berlusconi nel nuovo governo italiano". In effetti non sbagliano di molto. Mi pare che si stia formando in Italia, un nuovo grande partito democristiano, che avrà come base il Pdl, e coopterà personalità politiche dal centro e dal centro sinistra. Anche in questo contesto avverrà il contrario di quel che si era progettato: lo scouting del Pd gli si è rivoltato contro, lo scouting di Casini sul centro destra in realtà mi pare non ci sarà. Se mai avverrà il contrario, Berlusconi e il Pdl sono l'unica parte politica ancora forte (oltre i cinquestelle) e ingloberà i relitti sparsi di Monti e degli ex Popolari/margheritini.

L'Europa di oggi era prevedibile 20 anni fa


Ammetto che 20 anni fa, i temi macroeconomici che ora vengono trattati dalla rete e dai media in generale, non mi erano chiari. E se qualcuno mi avesse spiegato allora che l'euro non avrebbe funzionato, gli avrei risposto che i valenti tecnici europei avrebbero trovato una soluzione brillante ai problemi evidenziati. E che anzi quei problemi sarebbero stati piccoli contrattempi in confronto al grande obiettivo, al grande successo di unificare l'Europa con un'unica moneta. Che inoltre questa avrebbe sparso benessere in tutto il continente, rendendolo una vivace regione economica del mondo, che non avrebbe sfigurato di fronte all'economia statunitense.

Allora mi sbagliavo, ma tutta la classe politica italiana era convinta che la scelta dell'euro fosse vincente. L'euro non ci ha portato benessere, e per dirla tutta, anche gli Usa non sono più quelli del '92, che pure erano già all'epoca in crisi. Inoltre nel '92 la nostra liretta fu oggetto di attacco speculativo che ci costrinse a svalutare ed uscire dallo Sme. Allora un po' tutti si pensava che una nuova moneta forte sarebbe stato un toccasana per l'Italia.

Io comunque mi ritengo assolto per l'ignoranza delle cose economiche di 20 anni fa. Certo però altrettanto non si può dire della nostra classe dirigente che avrebbe dovuto e potuto fiutare il pericolo dall'alto della sua preparazione e per i dati e studi di cui era in possesso già allora, ma che non circolavano fra il popolino come avviene oggi. Già nel 1992 c'era chi aveva previsto tutto, ed aveva intuito che la miopia delle classi dirigenti europee ci avrebbe portato al disastro. Sembra incredibile, ma rileggendo l'articolo dell'economista Godley dell'epoca, si trovano descritti i problemi dell'Europa di oggi.

"Anche se ho sostenuto il passaggio verso l’integrazione politica in Europa, credo che le proposte di Maastricht così come sono presentano gravi carenze e anche che la discussione pubblica su di esse sia stata curiosamente impoverita. [...]

L’idea centrale del trattato di Maastricht è che i paesi della Comunità europea devono muoversi verso l’unione economica e monetaria, con una moneta unica gestita da una banca centrale indipendente. Ma che cosa rimane della politica economica? Dato che il trattato non propone nuove istituzioni diverse da una banca europea, i suoi promotori devono supporre che nulla di più sia necessario. Ma questo potrebbe essere corretto solo se le economie moderne fossero sistemi capaci di autoregolarsi, che non abbiano bisogno di alcuna gestione.

Sono spinto alla conclusione che tale punto di vista – cioè che le economie sono organismi che si raddrizzano da soli e che non hanno in nessun caso necessità di una gestione – ha effettivamente determinano il modo in cui è stato costruito il trattato di Maastricht. Si tratta di una versione rozza ed estrema del punto di vista che da qualche tempo ha costituito la convinzione prevalente in Europa (anche se non quella degli Stati Uniti o del Giappone): che i governi non sono in grado di raggiungere uno qualsiasi dei tradizionali obiettivi di economia politica, come la crescita e la piena occupazione, e pertanto non dovrebbero neppure provarci.

Tutto ciò che può legittimamente essere fatto, secondo questa visione, è quello di controllare l’offerta di moneta e il pareggio del bilancio. E’ stato necessario un gruppo in gran parte composto da banchieri (il Comitato Delors) per giungere alla conclusione che una banca centrale indipendente è stata l’unica istituzione sovranazionale necessaria per gestire un’Europa integrata e sovranazionale.

Ma c’è molto di più. In primo luogo va sottolineato che la creazione di una moneta unica nella Comunità Europea dovrebbe porre fine alla sovranità delle sue nazioni componenti e alla loro autonomia di intervento sulle questioni di maggior interesse. Come l’onorevole Tim Congdon ha sostenuto in modo molto convincente, il potere di emettere la propria moneta, di fare movimentazioni sulla propria banca centrale, è la cosa principale che definisce l’indipendenza nazionale. Se un paese rinuncia o perde questo potere, acquisisce lo status di un ente locale o colonia. Le autorità locali e le regioni, ovviamente, non possono svalutare. Ma si perde anche il potere per finanziare il disavanzo attraverso la creazione di denaro, mentre altri metodi di ottenere finanziamenti sono soggetti a regolamentazione centrale. Né si possono modificare i tassi di interesse. Poiché le autorità locali non sono in possesso di nessuno degli strumenti di politica macroeconomica, la loro scelta politica si limita a questioni relativamente minori: un po’ più di istruzione qui, un po’ meno infrastrutture lì. Penso che quando Jacques Delors pone l’accento sul principio di ‘sussidiarietà’, in realtà ci sta solo dicendo che [gli stati membri dell'Unione europea] saranno autorizzati a prendere decisioni su un maggior numero di questioni relativamente poco importanti di quanto si possa aver precedentemente supposto. Forse ci lascerà tenere i cetrioli, dopo tutto. Che grande affare!

Permettetemi di esprimere una visione diversa. Penso che il governo centrale di uno Stato sovrano deve essere costantemente impegnato a determinare il livello ottimale complessivo dei servizi pubblici, l’onere fiscale complessivo corretto, la corretta allocazione della spesa totale tra bisogni concorrenti, nonché la giusta distribuzione del peso della tassazione. Esso deve anche determinare la misura in cui ogni divario tra spesa e imposte viene finanziato prelevando dalla banca centrale e quanto è finanziato mediante un prestito, e a quali condizioni. Il modo in cui i governi decidono su tutti questi (e alcuni altri) problemi, e la qualità della leadership che si possono dispiegare, determineranno, in interazione con le decisioni degli individui, delle aziende e degli stranieri, cose come i tassi di interesse, il tasso di cambio, il tasso di inflazione, il tasso di crescita e il tasso di disoccupazione. [Il comportamento del governo] inoltre influenzerà profondamente la distribuzione del reddito e della ricchezza non solo tra individui, ma tra intere regioni, assistendo, si spera, quelle colpite negativamente dai cambiamenti strutturali. [...]

Elenco tutto questo non per suggerire che la sovranità non deve essere ceduta in nome della nobile causa dell’integrazione europea, ma che se i governi nazionali rinunciano a tutte queste funzioni esse devono semplicemente essere assunte da qualche altra autorità. La lacuna incredibile nel programma di Maastricht è che, mentre contiene un progetto per l’istituzione e il modus operandi di una banca centrale indipendente, non esiste un qualunque progetto analogo, in termini comunitari, di governo centrale. Semplicemente ci dovrebbe essere un sistema di istituzioni che soddisfi a livello comunitario tutte quelle funzioni che sono attualmente esercitate dai governi centrali dei singoli paesi membri.

La contropartita della rinuncia alla sovranità dovrebbe essere che le nazioni componenti vengono incorporate in una federazione a cui è affidata la loro sovranità. E il sistema federale, o stato, come è meglio chiamarlo, dovrebbe esercitare tutte quelle funzioni in relazione ai suoi membri e al mondo esterno, che ho brevemente sopra indicate.

Consideriamo due esempi importanti di ciò che uno stato federale, responsabile di un bilancio federale, dovrebbe fare.
...
Si deve francamente riconoscere che se la depressione dovesse davvero prendere una svolta seria per il peggio – ad esempio, se il tasso di disoccupazione tornasse al 20-25 per cento degli anni Trenta – i singoli paesi, prima o poi, eserciterebbero il loro diritto sovrano di dichiarare l’intero percorso verso l’integrazione un disastro, e ristabilirebbero dei controlli sui cambi e misure protezionistiche – un’economia da assedio se vogliamo chiamarla così. Ciò equivarrebbe a ripercorre il periodo tra le due guerre.

Se ci fosse una unione economica e monetaria, in cui il potere di agire in modo indipendente fosse effettivamente abolito, una reflazione ‘coordinata’ del genere, di cui si sente così urgente bisogno, potrebbe essere effettuata solo da un governo federale europeo. Senza una tale istituzione, l’Unione monetaria impedirebbe un’azione efficace da parte dei singoli paesi e metterebbe il nulla al suo posto.

Un altro ruolo importante che ogni governo centrale deve svolgere è quello di stendere una rete di sicurezza per il sostentamento delle regioni componenti che sono in difficoltà per ragioni strutturali – a causa del declino di alcune industrie, per esempio, o a causa di qualche cambiamento demografico negativo per l’economia. Attualmente questo accade nel corso naturale degli eventi, senza che nessuno se ne accorga, perché esistono standard comuni dei servizi pubblici (per esempio, la sanità, l’istruzione, le pensioni, i sussidi di disoccupazione) e un comune (si spera, progressivo) sistema di imposizione fiscale. Di conseguenza, se una regione soffre un insolito declino strutturale, il sistema fiscale genera automaticamente i trasferimenti netti in favore di essa. Come caso estremo, una regione che non producesse nulla non morirebbe di fame perché riceverebbe le pensioni, le indennità di disoccupazione e il reddito dei dipendenti pubblici.

Cosa succede se un intero paese – un potenziale ‘regione’ in una comunità pienamente integrata – subisce una battuta d’arresto strutturale? Finché si tratta di un Stato sovrano, può svalutare la propria moneta. Si può quindi operare con successo verso la piena occupazione se la gente accetta il taglio necessario dei redditi reali [cioè l'inflazione, ndr]. Con una unione economica e monetaria, questo ricorso è ovviamente escluso, e la sua prospettiva è davvero grave, salvo accordi su bilanci federali che svolgano un ruolo redistributivo. Come è stato chiaramente riconosciuto nella relazione MacDougall che è stato pubblicato nel 1977, ci deve essere uno scambio tra la rinuncia alla possibilità di svalutare e la redistribuzione fiscale. Alcuni autori (come Samuel Brittan e Sir Douglas Hague) hanno seriamente suggerito che l’Unione monetaria, abolendo la bilancia dei pagamenti nella sua forma attuale, abolirebbe il problema, dove esiste, di una persistente incapacità di competere con successo sui mercati mondiali. Ma, come il professor Martin Feldstein ha sottolineato in un articolo importante nel Economist (13 giugno), questo argomento è pericolosamente sbagliato. Se un paese o regione non ha il potere di svalutare, e se non è beneficiario di un sistema di perequazione fiscale, allora non c’è nulla che possa fermare un processo di declino cumulativo e terminale che conduce, alla fine, all’emigrazione come unica alternativa alla povertà o alla fame.

Simpatizzo con la posizione di coloro (come Margaret Thatcher) che, di fronte alla perdita di sovranità, desiderano scendere dal treno dell’Unione monetaria. Simpatizzo anche con coloro che cercano l’integrazione sotto la giurisdizione di una sorta di Costituzione federale, con un bilancio federale molto più grande di quello dell’[attuale] bilancio comunitario. Quello che trovo assolutamente sconcertante è la posizione di coloro che sono favorevoli all’unione economica e monetaria senza la creazione di nuove istituzioni politiche (a parte una nuova banca centrale), e che alzano le mani terrificati alle parole “federale” o “federalismo”. Questa è la posizione adottata oggi dal Governo e dalla maggior parte di coloro che prendono parte alla discussione pubblica»."

Trovo molto interessanti le considerazioni fatte nell'ultimo paragrafo, che ho già riportato in altri post pur non conoscendo Godley. Magari in modo più confuso, ma il senso era quello: o si attua una vera Unione Europea politica, con organismi governativi democratici e dotati di veri poteri legislativo ed esecutivo, oppure come sosteneva M. Thatcher è meglio ritornare ordinatamente ognuno nell'alveo della propria sovranità monetaria, decidendo da buoni amici  di uscire dall'euro in modo coordinato. L'attuale via di mezzo seguita finora non funziona: la mancanza di sovranità monetaria sta diventando esiziale per la sopravvivenza delle nazioni più deboli. La moneta unica attuale è ingestibile per i paesi deboli, avvantaggia per ora solo la Germania. Ma a lungo andare anche la nazione più forte verrà coinvolta nella recessione continentale.

sabato 27 aprile 2013

Letta premier di un governo di centro destra


Il neoincaricato premier E. Letta non è sicuramente amato dalla rete:

"Il ceto politico però ci prova con il perfetto Letta: eterno, irriducibile boy scout, fervente cattolico ma blandamente divorziato, europeista fin da adolescente, tifoso di calcio, si definisce uno sempre appena sotto i più bravi, ma almeno laureato, il più giovane ministro nella storia della Repubblica
...
C’è chi dice che sia proprio Letta l’Amato dei nostri tempi: abbiamo da temere per i nostri conti, la nostra sovranità – è stato segretario generale del Comitato per l’Euro del Ministero del Tesoro, per il nostro uguale e rispettato accesso ai diritti anche i più gravosi – non è certamente un laico, per i nostri beni comuni – è un fan delle liberalizzazioni più sgangherate.
Il delfino di quel ceto, l’enfant gatè di tutti i cerchi e i tortellini magici, l’unto del signore “eletto” grazie alla baldanza e la sicurezza del censo, della nascita dalla parte giusta, quella più iniqua, della soave banalità non è la desiderata “normalità” che può guarirci dall’anomalia italiana, perché di quell’establishment, di quella anomalia, è un figlio prediletto."

(ilsimplicissimus2.wordpress.com)

"Enrico Letta è così bravo, ben educato, disponibile e prudente che sembra lo zio Gianni. Insieme non fanno una famiglia ma compongono un sistema di potere equivicino.
...
ha sempre le idee ben pettinate: nè di qua nè di là. Ha il senso della posizione in campo, la capacità di stare quasi sempre dalla parte che vince. Enrico, che oggi è chiamato a premier, era il vice di Bersani, il vice disastro. Eppure il capo della ditta è dovuto tornare a Bettola, smacchiato prima da Berlusconi e poi dagli elettori del Pd
...
Essendo un predestinato non deve competere, non deve sgozzare. Sono gli altri che pensano a lui. Sceglie l’immobilità, fermo al centro dell’universo. ... Gli altri hanno lavorato per lui. Per capirci: gli amici del Pdl. Cioè Berlusconi. Cioè Letta, l’amato zio Gianni."

(www.ilfattoquotidiano.it)

"Napolitano, col plauso di quasi tutti, incluso Berlusconi, incarica di formare il governissimo “senza alternative” l’on. Enrico Letta, che, come economista e come politico, è assolutamente improponibile per il ruolo di premier, dato ciò che ha fatto, ciò che è stato e ciò che è tuttora. Però si capisce anche perché e per cosa è stato scelto…

"Cresciuto nella scuola economica di Andreatta ... nonché di Prodi ...; di Prodi fu anche sottosegretario alla Presidenza del consiglio. Enrico è inoltre membro di organismi di area Rockefeller ( Aspen Institute, Trilateral Commission), frequentatore del Bilderberg, ossia dei fari illuminanti della finanziarizzazione, della liberalizzazione (o pseudo-liberalizzazione, se consideriamo che la fiscalizzazione dei danni da frode non rientra certo nel liberalismo), della globalizzazione dell’economia e del mondo intero. Coerentemente con questa linea di ingegneria finanziaria e sociale, Enrico Letta, già membro della commissione per l’Euro 1994-1997, ha persino scritto un libro intitolato: “Euro sì. Morire per Maastricht”, Laterza 1997, in cui afferma che vale la pena di morire per l’Euro e Maastricht come nel 1939 valeva la pena di “morire per la Polonia” e che …non c’è un Paese che abbia, come l’Italia, tanto da guadagnare nella costruzione di … una moneta unica….” (2) e…”abbiamo moltissimi imprenditori piccoli e medi che … quando davanti ai loro occhi si spalancherà il grandissimo mercato europeo, sarà come invitarli a una vendemmia in campagna. E’ impossibile che non abbiano successo…il mercato della …moneta unica sarà una buona scuola. Ci troveremo bene… (3) ” "

(marcodellaluna.info)

"Al di là del volto pulito, dei 47 anni ben portati e dei modi più o meno galanti di Enrico Letta, è bene conoscere alcune cose sul suo passato recente e remoto, per capire che cosa ci riserva il futuro.
...
un vero governo di larghe intese probabilmente non ci sarà, eccettuate le intese su questioni secondarie e sul salvataggio di qualche gruppetto di politici da guai giudiziari. Saranno grandi intese di facciata. Le vere intese, quelle sulle questioni fondamentali, saranno prerogativa dei soli compagni di merende di Letta Junior: Letta Senior, Monti, Napolitano, la direzione della Goldman Sachs e della Trilateral Commission e gli altri poteri superforti dietro a questo gruppo.

- Letta è il rappresentante di un Governo Monti 2, per l’austerity, per le privatizzazioni, per lo smembramento e la svendita dei gioielli nazionali, come nel ’92-’94.

- Letta, fino a prova contraria, è Monti Junior, e potrà presto trasformarsi in Andreatta Junior. Questo è espresso per l’ennesima volta a chiare lettere dallo stesso Letta:
“È chiaro – a chi è dotato di buon senso e responsabilità – che qualunque primo ministro si candidi a succedere a Monti dovrà farlo in continuità con Monti stesso.” (9 ottobre 2012, sito di Enrico Letta). Tutto ciò rende assolutamente non credibili i tranquillizzanti proclami dell’ultima ora di Letta contro l’austerità, diffusi anche dal “Financial Times”.

Dunque, Letta, fino a prova contraria, deve essere considerato un nemico del patrimonio pubblico italiano. In altri termini, un nemico della Repubblica."

(www.comedonchisciotte.org)

Il personaggio Letta si presta benissimo alle tesi cospirazioniste per la sua evidente storia personale. Se poi si leggono nero su bianco i suoi ideali politici (vedi "Vi spiego perché hanno scelto me" - sollevazione.blogspot.it) allora è chiaro che ci troviamo di fronte ad un conservatore nemico numero uno di un certo movimento d'idee che si è sviluppato in rete.
E non si capisce nemmeno cosa ci faccia in un partito sedicente di sinistra. Probabilmente sta in quel partito per presidiare quella parte politica ed evitare che si infetti con pericolosi germi antieuropeiti, ma più precisamente anti euro.

Ma è ancora più evidente, leggendo i titoli dei giornali, che il Pd non solo ha "non vinto" le elezioni, ma si è talmente spappolato da essere subalterno al Pdl. Infatti non si leggono altro che dichiarazioni di Berlusconi che dicono "Bravo Letta", "Bene così", "Il governo si farà", come se Letta fosse ormai un esponente del Pdl.
Dubito che in questa situazione il Pd possa evitarsi una scissione. Come faranno Fassina, Puppato, Orfini, Civati, ed altri giovani democratici a votare un così evidente inciucio e una così evidente subalternità al centro destra? Se lo faranno si giocheranno ulteriori voti. Se lo faranno andranno contro i loro stessi ideali.

Il Pd in questa fase governativa è ritornato silenzioso come durante la campagna elettorale. Perché i suoi dirigenti fanno così? forse perché oggi in Europa devi fare una scelta di campo netta: o sei nel campo del sistema o nel campo dell'antisistema. Il problema è che molti elettori del Pd vorrebbero essere nel secondo campo, ma non si può se si vuole governare. Se stai nel campo del sistema non può fare le cose che vorresti, ma le cose che vogliono in Europa. Ecco il motivo dello spappolamento di un partito che voleva fare scouting e invece è ora oggetto di scouting da parte di tutti gli altri: dal Pdl che trascina la parte moderata al governo, dal M5s e da Sel che si stanno invece mangiando le frange più estremiste. Un'altra dura lezione proveniente dall'Europa.

Per quanto mi riguarda, malgrado gli errori euristi di questi tempi, preferirei un Pd unito. Preferirei il mantenimento di un minimo di sistema bipolare.

Perché se il Pd si schianta, perderemo per sempre il polo di centro sinistra. Non sarà più in grado di vincere le elezioni e sarà condannato all'opposizione per lungo tempo. Non è una situazione desiderabile per una democrazia. Il M5s, secondo Sky e il Giornale avrebbe migliorato la sua posizione nei sondaggi, banchettando sulle spoglie del Pd. Già ora il Pd avrebbe un distacco di 6 punti dal Pdl. Se si dividesse ulteriormente diventerebbe un partito irrisorio, residuale ed inservibile. E il M5s, non facendo per statuto alleanze e coalizioni, rimarrebbe sempre all'opposizione, in attesa di raggiungere un irraggiungibile 51%.

Torneremo alla prima nefasta repubblica, con una Dc (ora Pdl) sempre al governo, a causa dell'impossibilità dell'alternanza con il Pci (oggi Pd o M5s) che allora era un partito anti sistema ed inviso all'alleanza Atlantica.

In realtà però, pur condividendo le preoccupazioni cospirazioniste su Letta, mi risulta difficile credere che anche l'alleato al momento più lucido, cioè il Pdl, aspiri a continuare sulla strada dell'austerità. L'insistenza con cui si persegue sulla richiesta di abolizione dell'Imu, mi fa pensare che il talebano eurista Letta, verrà strattonato violentemente dalle forze anti europee. E se farà finta di aderirvi, o si comporterà come un Monti Jr., gli arriveranno numerosi veti dall'attuale Parlamento e sarà costretto a virare rotta.

I partiti oggi non sono più terrorizzati come nei giorni in cui si insediò il governo Monti. Non sono più disposi a perdere voti a causa dell'austerità. Non vogliono più lasciare mano libera ai tecnici. Sentono la concorrenza spregiudicata dei cinquestelle che non vogliono far passare lisce le politiche economiche precedenti, od errori madornali come quello degli esodati. Quindi se Letta e Napolitano rappresentano una garanzia per l'Europa, è anche vero che da soli contro il Parlamento contano poco. Potrebbe tornare a salire la febbre dello spread, ma anche quest'arma oggi è spuntata: il Quantitative easing giapponese ha fatto diventare i nostri titoli molto più ricercati di un anno fa.

Quindi in conclusione, Letta può anche far parte della Trilaterale o della Spectra, ma con un Parlamento balcanizzato come il nostro, riuscire a imporre determinati provvedimenti risulterà molto complicato. Inoltre conviene anche al Pd seguire il programma del Pdl, in direzione di un alleggerimento fiscale, perché anche molti elettori del Pd lo vogliono. Pertanto sarà quello di Letta si un governo di centro destra, ma non la destra euro fedele alla Monti, ma la destra nazionalista ed euro scettica alla Berlusconi. Comunque un governo che a causa delle sue mille contraddizioni, combinerà molto poco.

Il Giappone comincia a vedere i frutti del Qe


Noi italiani siamo terrorizzati dall'uscita dall'euro, e da una possibile svalutazione del 50% della nuova lira. Forse una percentuale persino esagerata, è più facile che la svalutazione non superi a regime il 20-30%. 
Siamo spaventati da una possibile inflazione a due cifre, anche questa tutta da verificare (vedi "Differenza tra svalutazione e inflazione"). Vediamo nella svalutazione una sconfitta, il marchio di una qualche colpa, la punizione per una cattiva gestione economica dell'Italia.

Eppure in Giappone la svalutazione dello yen del 50%, che forse per noi sarebbe difficile da raggiungere, se la sono posti come obiettivo economico e politico. Sono pazzi loro o siamo pazzi noi a continuare ad usare una moneta non adatta alla nostra economia?
Il Giappone con il suo micidiale Quantitative easing ha già quasi raggiunto il suo obiettivo di super  svalutazione, e i primi risultati stanno arrivando:

"Honda Motor stima vendite nette di gruppo a livelli record nell'esercizio in corso (al marzo 2014), pari a 12.100 miliardi di yen, con profitti netti in rialzo del 58%, a 580 miliardi (circa 4,5 miliardi di euro). I risultati beneficiano dell'effetto favorevole della frenata dello yen e dell'aumento sulle vendite di veicoli. 

Per l'anno fiscale 2012, chiuso al 31 marzo scorso, l'utile netto di gruppo si è attestato a 367,15 miliardi (+73,6%) con la spinta delle vendite salite del 24,3%, a 9.880 miliardi, in ripresa sul 2011 segnato dal sisma/tsunami dell'11 marzo e dalle successive inondazioni in Thailandia.
Honda ha segnato il massimo storico di vendite (+29,2%, a 4,01 milioni di unità) di veicoli a quattro ruote. Al netto del Giappone, l'Asia ha avuto un balzo del 34,1% (a 1,12 milioni) e il Nord America del 30,8% (a 1,73 milioni). Per l'esercizio in corso, il target è di 4,4 milioni (+10,4%)."

(www.motori24.ilsole24ore.com)

Sarà anche per questo motivo, che l'Europa incomincia una timida retromarcia. 

"La Commissione Ue apre alla possibilità di un minore rigore sui conti pubblici: "Il rallentamento del consolidamento è possibile ora grazie agli sforzi fatti dai Paesi in difficoltà, dall'impegno Bce e dalle politiche di bilancio credibili". Lo ha detto il commissario agli affari economici Olli Rehn.
"Gli sforzi di consolidamento devono tenere in considerazione le specificità dei Paesi, perciò la dinamica dell'aggiustamento di bilancio sta cambiando", ha detto ancora Rehn parlando a una conferenza in corso a Bruxelles.

"C'è ora spazio di manovra per sforzi meno aggressivi, cosa che non era possibile nel 2012 perchè allora i Paesi dovevano ristabilire la credibilità e rendere sostenibili i conti", ha spiegato Rehn."

Diciamo che il ristabilimento della "credibilità" a fronte di una disastrosa caduta del Pil del sud Europa (e anche di Francia e in prospettiva della Germania) è un'emerita minchiata, che se l'avesse detta Berlusconi ai suoi tempi, sarebbe stato sbeffeggiato sulle prime pagine di mezza Europa.

Diciamo che in Europa ed in Germania cominciano ad essere spaventati, perché le soluzioni dei problemi dell'euro, che gli eurocrati si erano autoconvinti di aver per sempre superati, non ci sono state. I problemi economici sono solo stati rimandati. La Grecia continua ad avere bisogno dei soldi dell'Ue, il Portogallo che era stato venduto come esempio da seguire nella soluzione dei problemi del sud Europa, sogna un epilogo argentino (vedi "Argentina aspettaci, stiamo arrivando"). La Spagna ha un sistema bancario moribondo in un'economia moribonda. L'Italia è un capitolo a se.

Se decliniamo le parole di Rehn sull'Italia, ci possiamo riconoscere il timore che la situazione politica molto fragile non permette all'Europa di continuare una pesante politica d'austerità (vedi "Del governo, del Pd, e altri casi italici").

"Il governo Letta, per tutti questi motivi, sarà una parentesi breve ed inconcludente. Il Parlamento sarà un campo di battaglia, dove cinquestelle, e parlamentari Pd scontenti, faranno pericolose scorribande e metteranno spesso in pericolo la fiducia al governo. Ma lo stesso accadrà con i ricatti del Pdl, che osservando i sondaggi benevoli, farà di tutto per non urtare eccessivamente il suo elettorato.

Praticamente l'Italia continuerà ad essere un caso difficile per l'Europa. Simile alla Grecia, che rivotò, ma diverso. Perché in Italia di solito i problemi si trascinano lungamente e poi non vengono comunque risolti. E alla fine, i nostri esponenti politici, che siano di destra o di sinistra, saranno sempre a Bruxelles a chiedere deroghe e rinvii dei provvedimenti di austerità. La Germania e gli eurocrati in quest'anno dovranno inghiottire diversi bocconi amari, e questa volta non potranno dare tutte le colpe a Berlusconi. Anche Pd e forze antisistema oggi sono in gran parte contrari ai dettami europei e seguono con estremo fastidio le politiche restrittive europee."

(Del governo, del Pd, e altri casi italici)

Diciamo che nella sfida fra politica espansiva alla Fed, e politica restrittiva dell'austerità all'europea, la prima non ha vinto, ma la seconda rischia di trascinarci in un disastro ancora peggiore. 
La Germania osserva l'Honda andare a gonfie vele, e le sue case automobilistiche essere sempre più frenate dall'euro forte e dalla crisi del suo "mercato interno" del sud Europa. Presto saranno gli industriali e poi gli elettori tedeschi a chiedere al loro governo politiche espansive, svalutazione dell'euro, aumenti salariali. 

Uno dopo l'altro i paesi europei, a seconda della loro forza economica, precipitano economicamente verso una tragedia greca. Era già tutto scritto dal principio. Da almeno un anno ci si era resi conto che l'austerità era un cane che si morde la coda, e che la Germania stava segando il ramo su cui è seduta.

venerdì 26 aprile 2013

E' in arrivo un crollo mondiale?


Mi ritrovo ormai troppo spesso a fare post dal tenore pessimistico. Mi chiedo se dipenda dalle vicissitudini personali che inconsciamente travaso in quello che scrivo, o dal sentire comune, o c'è veramente qualcosa di preoccupante nell'aria. Comunque che qualcosa non funzioni non credo di essere il solo a pensarlo. In questi mesi è accaduto quasi normalmente che mentre gli indici economici dell'occidente allargato crollavano, le borse erano in piena euforia, come se l'andamento dell'economia reale non c'entrasse più nulla con quello dei mercati borsistici. Ed in effetti è così:

"Quando l'economia dà segni di cedimento, i mercati spesso reagiscono positivamente, confidando nella generosità delle banche centrali, che continueranno con molta probabilità a perseguire la politica monetaria non convenzionale.Capita invece il contrario, nel momento in cui i dati accennano alla ripresa, in quanto aumentano le probabilità che le autorità monetarie possano affossare il piede sul freno della liquidità.
Sono ormai molti mesi che questa dinamica è in corso, a tal punto che gli investitori sembrano dover rivedere le loro strategie oltre che a calibrare diversamente il proprio grado di rischio.
...
E' davvero sorprendente inoltre, come la quasi totalità degli investitori/risparmiatori confidi ciecamente sull'onnipotenza dei governatori. Per averne una conferma, basti pensare al modo di reagire dei mercati dopo un discorso di Bernanke o di Draghi, per non parlare del governatore della Boj, che ultimamente sembra aver sconfitto la legge di gravità."

(borsadocchiaperti.blogspot.it)

Ora ci troviamo all'interno di questo gioco perverso, che sembra funzionare, nel senso che mantiene a galla il sistema finanziario obeso di questo inizio di secolo, ma è una situazione artificiale. Una situazione assurda.

"Con trappola di liquidità si definisce quella situazione in cui la politica monetaria non riesce più ad esercitare alcuna influenza sulla domanda, e dunque sull'economia. A coniare questo termine fu proprio Keynes, la cui soluzione per sconfiggerla, fu l'aumento di spesa pubblica."

La prima operazione della Fed e altre banche centrali è stata quella di abbassare i tassi di interesse. La cosa ha funzionato effettivamente, ma ha causate le bolle finanziarie culminate con il collasso della Lheman Brothers. Il denaro era facile, si ottenevano prestiti a buon mercato, si sono fatti un sacco di mutui, e poi quelli rischiosi sono stati impacchettati in altri strumenti finanziari. Alla fine i tassi bassi hanno prodotto un mezzo disastro.

Dopo i tassi quasi a zero, bisognava trovare un nuovo sistema per rivitalizzare artificialmente la crescita economica. La Fed e altre banche centrali sono così passate ai vari Quantitative easing, che in pratica non sono altro che la stampa di denaro. Questo sistema, rispetto al precedente sta funzionando ancora meno, ma per contro, promette di creare una mega bolla finanziaria che quando scoppierà sarà una super bomba nucleare. I Qe, come hanno scritto in molti, come ho scritto in molti post, ma come del resto vedono tutti con i propri occhi e tastano nei propri portafogli, non generano ripresa economica. 

Questo ingente flusso di denaro rimane confinato a livelli finanziari superiori. Per esempio, qui in Europa, con il Ltro di Draghi, le banche nostrane non hanno erogato più credito, ma hanno comprato titoli di Stato. Tanta moneta circolante a livello finanziario, economia reale stagnante o recessiva. C'è qualcosa di molto strano e preoccupante. Questa situazione ha fatto scattare un allarme, che già in molti stanno udendo.

Le persone in genere hanno delle antenne in grado di captare certi pericoli, alcuni più degli altri, e ricorrono alle difese più semplici. Oggi (come ieri), malgrado l'ultimo crollo di prezzo, la miglior difesa è convertire i propri valori cartacei, in valori veri, cioè in metalli preziosi. Nei momenti di culmine delle crisi avviene sempre così: parte la corsa all'oro. Si tratta di solito di un segnale molto preoccupante: sta arrivando una tempesta economica importante, un nuovo crollo dell'economia.

Questo naturalmente non è un consiglio all'acquisto. Anche perché oggi potrebbe essere già troppo tardi, l'oro è già molto caro e potrebbe scendere di valore. Come per tutti gli investimenti, andava acquistato quando aveva un prezzo abbordabile e nessuno lo voleva. Comunque la corsa all'oro è partita:

"diamo un occhiata alle Gold Eagle consegnate dalla zecca degli Stati Uniti al 17 di Aprile:
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Notate l’ultimo numero: 122.000 once (di sole Gold Eagle) coniate e vendute al 17 di Aprile 2013. Probabilmente verrà superata la soglia già altissima fatta segnare a Gennaio 2013 (150.000 once il 2% della produzione mondiale mensile* di oro con una singola moneta!!!).
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Aggiornamento: 18 aprile 2013 Non è mai capitato in vita mia di osservare un doppio aggiornamento delle monete d’oro vedute dalla zecca degli Stati Uniti nel corso di 24 ore!!!! Ma è accaduto: Ieri sera il totale delle Gold Eagle coniate e consegnate è passato da 86.000 a 122.000, nella notte (nostra) da 122.000 a 147.000!!! e siamo solo al 18 del mese..
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Aggiornamento: 19 aprile 2013 Nuovo Record da 3 anni per le vendite di monete d’oro Gold Eagle 153.000 pezzi al 18 di Aprile, salvo sospensioni nelle consegne (come per le monete di Argento) Aprile 2013 verrà certamente ricordato come il mese record per controvalore (aspettando maggio) per le vendite della moneta d’oro da investimento americane Gold Eagle. Era dal “mitico Dicembre 2009″ che non si vedevano numeri di questo genere (231.000 pezzi ma con il prezzo dell’oro a 900$).
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Aggiornamento: 20 aprile 2013, Nuovo Record da 3 anni per le vendite di monete d’oro Gold Eagle 167.000 pezzi (14.000) al 19 di Aprile. Tra la mezzanotte del 18 aprile e quella del 19 Aprile la Zecca degli Stati Uniti ha consegnato ai grossisti e ai negozi che hanno accesso diretto (min. 500 once per ordine) qualcosa come 14.000 once di Gold Egale. Mettiamo questo numero nel suo contesto, la produzione mondiale annuale di oro è di circa 2700 tonnellate, dunque quella giornaliera è di 7,39t che in once fa 236.729oz. In pratica ieri la dola Zecca degli Stati Uniti ha consegnato al mercato qualcosa come il 5,8% della produzione mondiale di oro
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Aggiornamento: 24 aprile 2013, Nuovo Record da 3 anni per le vendite di monete d’oro Gold Eagle 183.500 pezzi al 23 di Aprile. Che mese incredibile quello di Aprile 2013 il boom di vendite non si arresta e a 7 giorni dalla fine in termini di volumi siamo già al terzo mese di sempre (dopo Dicembre 2009: 231.500 e Maggio 2010: 190.000). Ma se consideriamo il “controvalore” ovvero i soldi spesi dagli americani per comprare monete Gold Eagle in un mese siamo già al record assoluto.
...
Aggiornamento: 25 aprile 2013, Nuovo Record da 3 anni per le vendite di monete d’oro Gold Eagle 196.500 pezzi al 24 di Aprile: Un altro giorno è passato e altre 13.000 once di oro puro in forma di Gold Eagle è stato venduto, il che porta il computo totale a 196.500 oncie a 6 giorni dalla fine di Aprile. Il record per controvalore è già stato frantumato, quello per volume potrebbe essere raggiunto e superato (231.500 oncie a Dicembre 2009)."

(www.rischiocalcolato.it)

"Cosa è successo in queste due infernali settimane?
Il prezzo dell’oro è crollato del 18%, sul Comex sono stati vendute 400 tonnelate di oro (futures) in due ore, pensare si sia trattato di scambi che hanno avuto minimamente a che fare con la realtà è ridicolo. Si è trattato di una manovra speculativa che ha generato un prezzo artificialmente basso dell’oro
La domanda di lingotti e monete a consegna fisica è schizzata alle stelle, ogni operatore del mondo denuncia livelli da record assoluto.

Ma c’è una terza questione, per me, la più importante.

La prima corsa all’oro fisico avvenne dalla fine del 2008 alla fine del 2009, rispetto a quei 12 mesi oggi abbiamo due fattori del tutto nuovi:
Il numero di persone che comprano oro fisico come investimento si è moltiplicata in tutto il mondo.
Il numero di venditori/compratori di oro fisico è enormemente aumentata rispetto a 4 anni fa e continua ad espandersi (siamo arrivati alle macchinette automatiche che distribuiscono lingotti e i Compro Oro si sono moltiplicati in tutto il mondo, su internet i siti che trattano oro fisico da nicchia sono diventati la norma)

In altre parolo l’oro fisico è tra noi, circola, viene (ri)conosciuto da sempre più privati cittadini come riserva di valore. Lingotti e monete non sono più un mistero per iniziati."

(www.rischiocalcolato.it)

In pratica, quando la carta moneta è svalutata da troppa stampa (anche se si tratta di numeri sui computer) perde il suo valore intrinseco. Se la moneta può nascere dal nulla, allora non ha più alcun valore perché non è commisurata ad un lavoro effettivo volto alla produzione nell'economia reale. E' solo un numero che rimbalza su grafici finanziari e contratti ipertrofici basati sul nulla.

Quando accade questo, la gente cerca una "moneta" che possa conservare nel tempo il suo valore, che sia riconosciuta universalmente, e che non possa essere creata dal nulla, producendo di fatto una sua svalutazione.
Oggi le monete internazionali non sembrano aver subito alcuna svalutazione. Forse il motivo sta nel fatto che non si sono svalutate una rispetto alle altre, ma tutte all'unisono. Se infatti utilizzassimo l'oro come moneta internazionale, ecco cosa accadrebbe per esempio all'indice Sp500 (linea blu) della borsa di Wall Street:

(clicca sull'immagine per ingrandire)

"Bhè, non c’è che dire, è un po’ diverso dal grafico SP500 che siamo abituati a vedere, ma soprattutto ci da un’idea della perdita di valore dell’indice finanziario americano (se si parte dal principio che l’oro è l’unica cosa “materiale” che mantiene e manterrà un valore)."
(www.rischiocalcolato.it)

Un grafico (linea blu) che si correla molto meglio con l'andamento dell'economia reale americana (e mondiale), rispetto a quello (linea verde) espresso in dollari Usa. Su questo grafico inoltre va fatta un'altra considerazione che è la vera tragedia dei nostri tempi:
se la linea blu espressa in oro ha perso l'80% del suo valore dal 2000 ad oggi, ed è la conversione in oro della linea verde espressa in dollari che risulta in continua ascesa, che cosa ne è stato dei nostri stipendi e salari rimasti stazionari (o spesso calanti) dal 2000 ad oggi?

"Nel 1960 a fronte di un 1 dollaro guadagnato da un lavoratore a basso reddito, un manager ne guadagnava mediamente 100. Oggi siamo chiaramente sopra i 350 dollari. Ovviamente questo rapporto è un acceleratore esponenziale, verso una minor distribuzione di ricchezza.
...
Secondo i calcoli ufficiali dal 1990 al 2005 i salari minimi reali sono diminuiti di oltre il 9%. Ovviamente lascio a voi pensare cosa sia successo negli anni successivi alla crisi. "

Il grafico successivo mostra il livello dei compensi rapportati all'indice Sp500:


Il grafico si riferisce alla realtà Usa, ma non è molto diversa dalla nostra. Ora, è ben evidente che se le retribuzioni dei "worker" americani venissero rapportate all'oro, la loro perdita di valore sarebbe ben superiore a quello che ci fornisce visivamente il grafico precedente dell'indice Sp500. Per dirla in modo molto esplicito, oggi lavorare non paga più, siamo letteralmente ridotti con le "pezze al culo", e se i Ceo sembrano strapagati, in realtà sono gli unici che hanno in qualche modo conservato il valore della loro retribuzione. Se venisse rapportata al valore dell'oro, il grafico delle retribuzioni dei Ceo assumerebbe un andamento piatto, o addirittura decrescente. 

Il problema sta tutto nell'andamento delle nostre economie reali, che negli ultimi decenni sono andate sempre più peggiorando. La crescita è scomparsa, e quando si è avuta, è stata indotta con sistemi di stimolo artificiale, che dopo un po' di tempo non hanno più fatto effetto. Questa è una vendetta della natura: non si può crescere all'infinito. Anche se ci ostiniamo a creare sistemi artificiali per promuovere la crescita economica, questa non arriva quando la società non ha più necessità e voglia di crescere, e la natura pone dei limiti alle risorse disponibili. Fintanto che il petrolio è stata una risorsa facile e conveniente, l'economia è cresciuta. Alle prime difficoltà energetica, la crescita ha cominciato a farsi più difficile.

Forse è tempo di cambiamenti epocali, nuove frontiere ("Opzione spazio").