Brancaccio: la politica non è all'altezza...
La botta delle elezioni è stata veramente devastante. Devo dire che me ne rendo conto solo ora, perché solo in questi giorni gli attori politici si sono ripresi dal terribile colpo inferto da un quarto degli italiani alle loro certezze.
Infatti solo dopo 40 giorni, il Pd ha constatato di non aver vinto veramente. Naturalmente le cose accadono per gradi, quindi è stato il più sveglio e rampante di tutti, M. Renzi, a dichiarare che la matematica non è interpretabile:
"«Pensiamo a cos'è successo nel mondo dal 25 febbraio a oggi. In Vaticano c'era ancora Ratzinger; in un mese è stata scritta una pagina di storia. Il pianeta corre.
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«Il Pd deve decidere: o Berlusconi è il capo degli impresentabili, e allora chiediamo di andare a votare subito; oppure Berlusconi è un interlocutore perché ha preso dieci milioni di voti.
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Il Pd avanzi la sua proposta, senza farsi umiliare andando in streaming a elemosinare mezzi consensi a persone come la capogruppo dei 5 Stelle..."
(www.corriere.it)
Poi Franceschini, ha pensato, anche io l'ho capita sta cosa, non si dica che sono meno sveglio di Renzi:
"«Dal bipolarismo siamo passati al tripolarismo. Spero e credo che il Movimento 5 Stelle sia transitorio, e si torni presto alla normalità del confronto tra progressisti e conservatori; ma nel frattempo gli schieramenti sono tre. Nessuno supera il 30%. Se si vuol dare un governo al Paese, in questa fase si debbono accettare forme di collaborazione»
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Ci piaccia o no, gli italiani hanno stabilito che il capo della destra, una destra che ha preso praticamente i nostri stessi voti, è ancora Berlusconi. È con lui che bisogna dialogare»"
(www.corriere.it)
Infine anche dalle parti della segreteria (Bindi confusamente), si è cominciato ad aprire gli occhi e ad avere la mente più lucida dopo i vaneggiamenti provocati dal duro colpo del M5s:
"«Dire che il Pd non può scegliersi l'avversario politico è una cosa intelligente e giusta, io la condivido».
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La legittimazione di Berlusconi arriva dai voti, i nostri non sono di serie A e i loro di serie B».
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«Il tema del dialogo è fuori discussione, Bersani stesso si è detto disponibile a incontrare l'ex premier."
(www.corriere.it)
Parole e idee di Speranza, capogruppo bersaniano del Pd. Il resto dell'intervista è tutto un "bla bla bla" di contorno. Quel che conta è che da il "mai con il Cavaliere" si è fatta un'inversione a 180 gradi. Io non credo sia sincero quando afferma che non ci sono voti di serie A e serie B, ma è chiaro che ormai la dirigenza Pd ha capito che di necessità bisogna fare virtù. O con Berlusconi o voto. Ma con il voto si rischia di avere una situazione ancora più compromessa.
Ma c'è un altro segno del ritorno alla lucidità dei vecchi politici, dopo il violento uppercut elettorale: Casini torna sul corrierone con un'intervista:
"È successo questo: il bipolarismo che io ho sempre combattuto, secondo me con buone ragioni, è stato messo in crisi non dall'irruzione dal centro, ma dall'esplosione di Grillo.
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«Oggi la sfida non è più tra destra, centro e sinistra, ma tra un'idea della democrazia rappresentativa che si vuole conservare e un'idea della democrazia diretta via Web
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E il tentativo di Monti di ammiccare all'antipolitica non ha intercettato gli elettori, che all'imitazione preferiscono l'originale».
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«Oggi noi dobbiamo essere i collanti di chi ritiene che la partita sia tra populismo e difesa della democrazia rappresentativa. In questo senso si deve affrontare la sfida del Quirinale e del governo.
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se noi vogliamo vincere questa sfida dobbiamo fare un percorso limitato nel tempo, di uno o due anni
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«Io non sono mai stato tenero con Berlusconi negli ultimi anni. Ma dobbiamo prendere atto che una fetta di italiani crede in lui. Mi auguro un patto leale tra Bersani e Berlusconi per rimettere in moto la politica.
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Cosa pensa di Renzi?
«Leggo la sua intervista al Corriere , e penso che abbia ragione."
(www.corriere.it)
E dalle parti del centro destra? li l'uppercut è stato meno forte, e poi erano già belli suonati prima, con il colpo inferto da Napolitano e Monti alla fine del 2011. Di questa botta hanno risentito meno. Invece di andare in depressione per aver perso 10 milioni di voti, come un pugile inebetito dalle botte, hanno sorriso al nuovo pugno. Contenti di essere rimasti tutto sommato in piedi con un quasi 30%, e non essere crollati al tappeto con un 15%.
In conclusione, alla fine Grillo ha vinto.
Ha riunito gli ex avversari in una nuova confusa e litigiosa maggioranza. Ora invece di darsele fra loro, sono costretti a guardarsi dal M5s. Ed inoltre, il movimento ha occupato tutto da solo l'opposizione, e si appresta a conquistare sempre più spazio in quest'area, comprimendo lo spazio degli altri.
Era quello che voleva Grillo: lui da una parte e gli "altri", indistinti, dall'altra. Gli "altri" per i cinquestelle diventeranno sempre più una melassa unica. Ora che il Pd si "contaminerà" con il Pdl difficilmente i dissidenti del movimento avranno ancora voglia di cercare un accordo con la sinistra.
La tenacia ai grillini è costata molto: sono stati messi sotto pressione dalla stampa e della politica, sono arrivati al limite di una crisi di nervi. Ma alla fine hanno dimostrato di avere più sangue freddo dei vecchi politici di sinistra, allevati alla dura scuola del Pci.
Resta da capire se questi 40 giorni di braccio di ferro sono serviti all'Italia. Indubbiamente no. Ma come ben spiega nel video sopra Brancaccio, è difficile che dalla politica arrivino oggi soluzioni miracolistiche. Io penso che tutto sia in mano ai destini europei. La zona euro potrebbe correggere le sue storture, per un improvviso rinsavimento dei suoi maggiori leaders, come potrebbe schiantarsi improvvisamente a causa di una nuova insormontabile crisi. In questo do ragione a Bagnai: saranno gli eventi a decidere i nostri destini, non tanto la politica nazionale.
Resta da capire se questi 40 giorni di braccio di ferro sono serviti all'Italia. Indubbiamente no. Ma come ben spiega nel video sopra Brancaccio, è difficile che dalla politica arrivino oggi soluzioni miracolistiche. Io penso che tutto sia in mano ai destini europei. La zona euro potrebbe correggere le sue storture, per un improvviso rinsavimento dei suoi maggiori leaders, come potrebbe schiantarsi improvvisamente a causa di una nuova insormontabile crisi. In questo do ragione a Bagnai: saranno gli eventi a decidere i nostri destini, non tanto la politica nazionale.
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