Non saprei come intitolare diversamente l'incredibile disfatta dell'ex partito monolitico della sinistra e del suo segretario. Grillo sta guidando e condizionando pesantemente la politica italiana. Non so se Rodotà verrà eletto Presidente, ma sicuramente il Pd è uscito stritolato dalla pressione mediatica del Movimento 5 Stelle. Una pressione indiretta, perché ha messo in confusione, in uno psicodramma collettivo, una parte del partito. Forse la parte più giovane e più estrema che guarda con un occhio di riguardo ai candidati alla presidenza di Grillo.
Una parte del partito che vede il M5s mettere la freccia e superare a sinistra. Il partito che fu comunista ha sempre sofferto il nemico a sinistra. Prodi è stato probabilmente visto come un candidato troppo moderato, malgrado fosse fumo negli occhi a Berlusconi. Eppure non è bastato nemmeno l'antiberlusconismo. Alla fine anche Prodi si ritira dalla competizione presidenziale. Bersani si avvia a dimissioni, sconfitto e scorato.
Prodi comunque, pur essendo una candidatura accettabile, non è nemmeno vero che avrebbe incontrato i favori dell'Europa. A Bruxelles Prodi non ha lasciato un buon ricordo.
"C’è un uomo che ha ridicolizzato l’Italia nel mondo, è stato preso di mira dalla stampa estera ed ha pure ricoperto l’incarico di premier italiano in questi ultimi 18 anni.Avete capito chi è?
No, non è Silvio Berlusconi, anche se le notizie che rimbalzano in Italia potrebbero far credere questo.
L’uomo in questione infatti è stato anche presidente della Commissione Europea. Ed in questa veste valutato come “il peggiore della storia” dai giornali di tutta Europa, contribuendo così a deturpare l’immagine dell’Italia.
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Iniziamo con il giornale tedesco De Welt, che a due anni dall’inizio del mandato, il 17 luglio 2001, scrive:
Romano Prodi: “le gaffes lastricano la sua strada”. In quasi tutti i governi europei cresce l’irritazione verso l’uomo al vertice della più importante istituzione europea. E, quel che è quasi peggio per l’uomo e per il suo incarico, Prodi sempre meno viene preso sul serio.
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Ma gli inglesi saranno più clementi? Nient’affatto, perché il 2 Febbraio 2002 il Times riporta:
Prodi è un problema per l’Europa, non essendoci modo per agevolarne l’uscita e non essendoci cenni di dimissioni volontarie i leader europei hanno la possibilità di lavoraci assieme, il che può essere impossibile, o più spesso di lavoragli attorno.
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Liberation rompe gli indugi ed il 27 settembre 2003 pubblica senza mezzi termini un giudizio netto:
Per la stampa europea e anche mondiale, la questione è chiara da tempo: Romano Prodi è il peggior presidente che la Commissione abbia mai avuto. Sotto il suo regno, l’esecutivo europeo ha perso la sua autorità sia morale che politica. Non è un caso se parla sempre meno ai Consigli europei dei capi di stato e di governo: l’ottobre scorso, al summit d’autunno sull’economia, l’uomo semplicemente non ha detto una parola, sebbene l’economia sia appunto la materia naturale della Commissione. Un solo paese ignora tutto di questa triste realtà: l’Italia.
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l’inglese Times che il 17 maggio 2004, ultimo anno del mandato, torna alla carica:
L’operato di Prodi a Bruxelles, benché deriso in quasi tutta Europa, è motivo di orgoglio per molti italiani.
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lo stesso giornale il 27 maggio 2004 scriveva quanto segue:
La performance di Romano Prodi come presidente della commissione europea è stata orrenda. L’ex premier italiano è l’uomo sbagliato per l’incarico. Non ha dimostrato né larghezza di vedute né l’attenzione ai dettagli richiesta per uno dei ruoli più difficili del mondo. Manager incapace, non sa comunicare, con un’allarmante propensione alle gaffe
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Il bilancio tracciato dal francese Le Monde soltanto un mese dopo, il 21 giugno 2004, è persino peggiore:
Romano Prodi, dal bilancio discusso, lascia una commissione indebolita (…) senza carisma, pessimo comunicatore, Romano Prodi è accusato di lasciare un’Europa senza progetto e una commissione che non ha più l’attenzione dei capi di Stato e di governo. Sotto la sua presidenza la Commissione non è stata in grado di rappresentare l’Europa sulla scena internazionale. (…) Prodi è stato anche regolarmente accusato di utilizzare le sue funzioni a Bruxelles per pesare sulla politica italiana.
Entra duro anche Der Spiegel, giornale tedesco, il 10 ottobre 2004:
(Prodi) non sa parlare, non sa imporre l’autorità della commissione sugli egoismi nazionali, non ha alcuna capacità di pensare in grande e presentare una visione strategica del futuro dell’Unione.
Il medesimo giorno, ancora 10 ottobre 2004, il Financial Times ridicolizza del tutto il “povero” Prodi:
Prodi: Un dilettante catapultato su una poltrona troppo importante per lui.
In Italia qualcuno ha sentito qualcosa? Nessuno.
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Una chiave di lettura di questa anomalia la fornisce ancora Liberation il 27 settembre 2003:
Secondo Jean Quatremer, corrispondente storico di Liberation da Bruxelles, tutta la stampa mondiale considera Prodi il peggior presidente di commissione mai visto. L’affaire Eurostat, che ha distrutto ogni minima speranza di veder mutate le cose rispetto ai predecessori, arriva dopo un lungo periodo nel quale il presidente ha perso autorevolezza senza nemmeno rendersi conto. Da ultimo, nel summit dei ministri economici di Ottobre, non ha detto nulla. Il solo stato nel quale Prodi non ha una terribile reputazione è l’Italia. Questo è dovuto al fatto che la maggioranza della stampa è ostile al governo Berlusconi e vede in Romano Prodi un uomo che ha grandi possibilità di batterlo.
Lo scandalo Eurostat. In Italia non se n’è proprio parlato.
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Prima di vincere le elezioni politiche in Italia, però, ha trovato il tempo di fornirci una delle sue perle.
Ecco cosa dichiarava Romano Prodi il 28 settembre 2005:
Ho lasciato l’incarico di Presidente della Commissione Europea salutato da una standing ovation del parlamento europeo"
(www.qelsi.it)
Insomma, non si capisce quale levatura internazionale e quale influenza avrebbe potuto avere sull'Europa. Va detto comunque che Prodi si è sempre battuto per un'Europa più unita e solidale e soprattutto per istituire gli eurobond. Inoltre malgrado tanti errori compiuti durante i suoi governi, apprezzai molto il tentativo di semplificazione fiscale e burocratico introdotti con il famoso regime "forfettario" che aiutava soprattutto le nuove attività. E che nel 2012, con la solita miopia, Monti ha gravemente ridimensionato.
Ma ormai è inutile piangere sul latte versato. Forse ha ragione la starnazzante deputata Santanchè: il Pd è in fase congressuale e utilizza le istituzioni per la sua battaglia interna. Con l'elezione di Grasso e Boldrini, pareva che vincesse l'ala filo grillina, con l'elezione del Presidente della Repubblica invece si è visto che nel Pd non c'è una fazione che predomina sull'altra. I filo inciucisti sono stati spazzati via con Marini, i filo radicali antiberlusconiani sono stati bloccati con Prodi. Si dice che l'azzoppatore di Prodi sia stato Renzi, che nel segreto dell'urna si è vendicato con Bersani e ingraziato Berlusconi nello stesso tempo. Forse è stato questo il patto stretto con Berlusconi al teatro Regio di Parma?
Che succederà al Pd? penso che il M5s lungi dal ridimensionarsi come preannunciano i sondaggi (mai veritieri sul M5s - vedi "Possibili errori nei sondaggi"; "Sondaggi inutili") si papperà la fetta più radicale dell'elettorato del Pd. Quella che non si fida più della dirigenza Pd, dei vari Bersani, D'Alema, Bindi o Finocchiaro che si rivolge con arroganza ai suoi elettori insultandoli con epiteti del tipo "ma che vuole questa gente". Un atteggiamento da "Maria Antonietta" che vorrebbe distribuire brioche ai poveri disgraziati plebei. Insomma, per una legge di natura, se una specie scompare (in questo caso la parte politica di sinistra), subito ne subentra un'altra ad occuparne l'habitat.
Che succederà al Pd? penso che il M5s lungi dal ridimensionarsi come preannunciano i sondaggi (mai veritieri sul M5s - vedi "Possibili errori nei sondaggi"; "Sondaggi inutili") si papperà la fetta più radicale dell'elettorato del Pd. Quella che non si fida più della dirigenza Pd, dei vari Bersani, D'Alema, Bindi o Finocchiaro che si rivolge con arroganza ai suoi elettori insultandoli con epiteti del tipo "ma che vuole questa gente". Un atteggiamento da "Maria Antonietta" che vorrebbe distribuire brioche ai poveri disgraziati plebei. Insomma, per una legge di natura, se una specie scompare (in questo caso la parte politica di sinistra), subito ne subentra un'altra ad occuparne l'habitat.
La sinistra oggi è debole, si è logorata nel montismo anche se sembrava che il sostegno a Monti stesse distruggendo solo il Pdl. Invece non appena Berlusconi ha mollato il governo Monti, il Pdl si è rivitalizzato, pur perdendo milioni di voti. Ed ora forse riuscirà a recuperarne ancora. E' che il Pd aveva un progetto, prima delle elezioni, da brivido: si vince con il sostegno del centro di Monti, e poi si continua con le politiche europee dell'austerità, magari con qualche piccola mitigazione, qualche pillola di zucchero. Ma è possibile che non si fossero resi conto della follia?
Il Pd dovrebbe decidere cosa scegliere: o l'identità di sinistra (che oggi non è tanto diversa da quella un po' vuota della tifoseria calcistica) o la difesa dei più deboli. Se scegliesse la seconda ipotesi, dovrebbe abbandonare un certa ideologia neoliberista ed europeista in chiave eurista. Dovrebbe riconoscere che l'Europa sta facendo dei grossi danni al ceto popolare, e che questo sta disperatamente chiedendo aiuto contro le austerità di marca germanica. Se non lo riconoscerà, il M5s spolperà l'insipida sinistra italiana.
Rodotà sembra una brava persona. Ammetto di non conoscere il personaggio benissimo. Non si tratta nemmeno un personaggio così distante dalla politica più tradizionale, quella della prima repubblica. Ma quel che importa è che appare come una personalità tutta d'un pezzo, come si diceva un tempo. Assomiglia ad un Pertini, meno popolare (nel senso del ceto sociale) e più colto. Comunque una persona onesta. Una persona che forse non si piegherebbe in modo disonorevole ai diktat della Germania come invece ha fatto Napolitano.
E poi sarebbe un Presidente che agevolerebbe un'alleanza con il M5s e che manderebbe a ramengo tutta la politica paneuropea, filo eurista di Napolitano e Monti. Tutta questa sovrastruttura costruita con la complicità di Draghi, della Merkel, di Schauble, della Bundesbank ecc. Un inizio del crack dell'Unione Europea. La Germania si troverebbe ad affrontare le elezioni di settembre con un partito interno anti euro vicino al 25%, e un'Italia in fase di distacco dall'Europa governata da uno di quei due clown che hanno scandalizzato i tedeschi.
Ieri i mercati hanno festeggiato pensando che per Prodi fosse fatta. Ma se si formasse un governo filo grillino, i mercati ci punirebbero, allo stesso modo che se tornasse a vincere Berlusconi. Credo che l'avventura europea dell'Italia volga al termine. Addio euro, e forse addio anche all'Europa così com'è oggi. Gli italiani non sopportano più.
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