(cliccare sui grafici per ingrandirli)
Un anno fa circa (21 aprile 2012) scrivevo il post "Borse ed economie a confronto" in cui valutavo, in base agli indici azionari, quali fossero le economie, e quindi le strategia economiche nazionali più efficaci.
La valutazione non era fatta in base ai dettami della "analisi tecnica" ma solo in base alla crescita dell'indice azionario, prendendo in considerazione gli ultimi 5 anni. Ma in particolare valutando la reazione delle borse mondiali principali alla crisi del 2008-2009. La classifica di allora vedeva in ordine decrescente le seguenti borse:
- Wall Street (Dow Jones);
- Londra (Ft-se 100)
- Francoforte (Dax 100)
- Hong Kong (Hang Seng)
- Tokyo (Nikkey)
- Parigi (Cac 40)
- Milano (Ftse-Mib)
- Madrid (Ibex)
La borsa italiana si collocava penultima, ma con un andamento non molto dissimile da quella spagnola.
Oggi le cose come stanno? La situazione come si è evoluta dopo la crisi dello spread del 2011? A quanto pare la classifica sembra quasi uguale, ma con un'importante novità che con la sua discontinuità segnala che qualcosa per rivitalizzare l'economia si può fare.
Primo in classifica, per recupero dalla crisi dell'autunno 2011, metterei il grafico del Dow Jones (vedi inizio post), che pur avendo avuto un recupero del "solo" 40% circa, è quello che mostra una crescita più lineare e corposa. Sarà l'effetto dei Qe della Fed, della strategia Win Win:
"se l'economia USA migliorerà i Mercati azionari saliranno,se l'economia USA peggiorerà la FED interverrà pesantemente col QE ed i Mercati azionari saliranno lo stesso
WIN-WIN! Non si può che vincere...."
(www.ilgrandebluff.info)
Sarà tutto molto artificiale, ma in qualche modo l'economia reale Usa non è ancora precipitata in recessione. Il Pil si mantiene in area positiva al +2,5 %. Certo l'andamento azionario non è giustificato dall'andamento dell'economia reale Usa, ed in effetti la borsa americana ha risentito in parte di questa delusione: ci si aspettava una crescita del Pil del 3,3%. Ma l'indice Dow Jones indica che quell'economia conserva una certa effervescenza.
Sarà tutto molto artificiale, ma in qualche modo l'economia reale Usa non è ancora precipitata in recessione. Il Pil si mantiene in area positiva al +2,5 %. Certo l'andamento azionario non è giustificato dall'andamento dell'economia reale Usa, ed in effetti la borsa americana ha risentito in parte di questa delusione: ci si aspettava una crescita del Pil del 3,3%. Ma l'indice Dow Jones indica che quell'economia conserva una certa effervescenza.
Al secondo posto, riconfermo la borsa di Londra (Ftse 100). Anche qui, la crescita dei listini è stata intorno al 30% dal 2011, quindi non entusiasmante. Ma il grafico sembra quasi una copia di quello del Dow Jones, anche se quest'ultimo, oltre ad aver recuperato sulla crisi del 2011, ha recuperato anche sulle quotazioni ante crisi dello spread (di circa il 15%). Il recupero di Londra (Ftse 100) dalle quotazioni ante crisi spread è stato inferiore al 10%. Anche il grafico della borsa londinese è stato influenzato pesantemente dai Qe della Banca Centrale Inglese.
Questo è il grafico del Nikkei 225 della borsa di Tokyo. E' il grafico più interessante di tutti per vari motivi. Il primo motivo è che nella classifica di un anno fa si trovava molto in basso: passa dalla quinta alla terza posizione. Il secondo motivo è che il recupero dai ribassi dell'autunno 2011 è stato addirittura del 75%! Per questo motivo avrei voluto mettere questo indice al primo posto, ma in realtà considero questa economia orientale, l'anello di congiunzione tra quelle con strategie economiche espansive e quelle basate sull'austerità.
L'impennata improvvisa che parte dalla fine del 2012 è dovuta alle politiche di Qe prima annunciate e poi portate a compimento dalla Banca Centrale Giapponese. Questo grafico rende evidente la differenza tra i due tipi di approccio economico. Il Giappone ha tentennato tra una crisi politica e l'altra, tra un approccio attento al debito (tipicamente europeo) e un approccio di politica monetaria aggressiva (tipicamente Fed), per poi decidere per quest'ultimo. Il grafico su riportato, evidenzia in modo clamoroso i risultati di questa scelta. Fra l'altro, in questo grafico non compare la linea verde che indica l'ultima contrattazione dell'indice, perché si trova attualmente ai massimi.
Questo è l'indice del Dax di Francoforte. Si trova ancora in alto nella mia personale classifica. Rappresenta l'andamento dell'economia del paese europeo più forte, estremo difensore nella politica dell'austerità e nemico delle politiche monetarie espansive ed inflattive.
Dalla crisi del 2011, l'indice tedesco ha recuperato il 60%, quindi non molto lontano dal recupero giapponese. Ma in realtà se si guarda all'indice prima della crisi dello spread, il recupero è stato intorno al 5-10%. Non molto in realtà se si rapporta a quello giapponese antecedente all'autunno 2011 (+ 40%) e a quello del Dow Jones (+15%).
Osservando il grafico, si potrebbe quindi dedurre che la strategia dell'austerità, in fondo funziona come le politiche espansive degli Usa e del Giappone. In realtà questo indice, è solo una faccia della medaglia (quella migliore) della situazione europea. La Germania ha beneficiato degli effetti positivi della moneta unica, al contrario degli altri paesi, e non è ancora stata investiti dagli effetti dell'austerità, che in realtà non ha interessato l'economia tedesca. Quindi in definitiva la Germania ha raccolto i dividendi dell'austerità, ed ha scaricato i costi sui partner europei.
Questo è il grafico dell'indice Hang Seng della borsa di Hong Kong. Un grafico piuttosto enigmatico. Non voglio tener conto della strana caduta a zero del grafico tra luglio e ottobre 2011. Credo sia un qualche errore nel trattamento dei dati. E' invece evidente l'andamento piuttosto piatto del grafico. Un andamento orizzontale dove non si vede alcuna crescita particolare in questi due ultimi anni. C'è stata una caduta dell'indice nel 2011 di circa il 40% e una risalita dello stesso ai valori ante crisi dello spread.
Come l'attuale andamento dell'economia cinese, anche questo grafico non lascia presagire nulla di buono. La crescita del Celeste Impero è già conclusa o si sta prendendo una pausa di riflessione?
Questo è il grafico dell'indice Cac 40 di Parigi. Si tratta del primo grafico di bassa classifica in cui è evidente che le quotazioni ante crisi del 2011 non sono state ne superate ne raggiunte. Questo benché il recupero dell'indice, da quella crisi, sia stato piuttosto corposo, intorno al 50%.
La Francia è al centro dell'Europa, non solo geograficamente, ma anche economicamente. Si trova infatti in una situazione a metà strada tra la forza strategica della Germania, e la subalternità dei paesi periferici come il nostro. E quello che mostra il grafico è che le cose non stanno andando bene, che nella borsa di Parigi non c'è la stessa fiducia che circola in quella di Francoforte.
E ora ci troviamo in bassa classifica. Ho avuto un po' di difficoltà a stabilire chi occupa l'ultima posizione. Poi ho optato per il penultimo posto all'indice Ibex di Madrid, qui sopra riportato. Ma in realtà la differenza è minima rispetto al grafico dell'indice milanese. La differenza più evidente con il grafico del Ftse Mib, è che attualmente l'indice Ibex si trova a metà strada (8.000 punti) tra il minimo degli ultimi due anni e la quotazione prima dell'autunno 2011. Nel grafico dell'Ftse Mib la linea verde è più in basso.
In questo grafico però, come in quello italiano, la cosa più evidente è che il minimo non corrisponde con la crisi dell'autunno 2011, ma si trova nell'estate del 2012 (recupero del valore dell'indice ad oggi del 40%). Se si osserva il grafico dell'indice Nikkei, anche li prima delle politiche espansive vi è stato un minimo nel 2012 pari al minimo del 2011. Questo minimo del 2012 secondo la mia personale interpretazione indica una sola cosa: che le politiche di austerità messe in campo da Italia e Spagna, sono state più nocive della stessa crisi dello spread.
L'indice dell'Ftse Mib pare gemello di quello dell'Ibex, e quindi le considerazioni su svolte valgono anche per la nostra politica economica. Quindi fra quelle valutate finora, la politica economica dell'Italia (Monti) e della Spagna (Rajoy) sono state le peggiori. Il recupero dell'indice italiano dai minimi del 2011-2012 è stato di circa il 45% (ora però minore), ma come per la Spagna, siamo ancora ben lontani dai livelli "berlusconiani", cioè ante crisi dello spread. I grafici di Spagna e Italia sono quindi la peggiore faccia B della medaglia economica europea.
Se unissimo i grafici delle borse continentali di Francoforte, Parigi, Milano, Madrid, Atene ecc. giungeremmo quindi alla conclusione che le politiche di austerità sono un completo disastro.
Rimanendo le economie europee separate, invece si hanno diversi punti di vista: dalla Germani non si capisce proprio che cosa non funzioni, anzi il ministro tedesco Schauble afferma che non c'è motivo di cambiare e che i Pigs dovrebbero continuare ad usare la leva fiscale perché nei paesi del sud Europa ci sono ancora grandi sacche di ricchezza; dal punto di vista dei Pigs naturalmente le cose appaiono esattamente all'opposto, anche se rimangono inchiodati ai rigori dell'austerità e sembrano non avere la forza per uscire dalla crisi.
Eppure il grafico dell'indice Nikkei dovrebbe chiarire molte cose, a cominciare dall'utilità della svalutazione e dalla incomprensibile paura della stessa.
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