domenica 2 febbraio 2014

Sostieni Bankitalia, proteggi dall’estinzione la casta!


Il decreto Bankitalia prevede in definitiva la ricapitalizzazione delle quote della banca nazionale a favore delle principali banche “private” azioniste di Bankitalia.

“In termini patrimoniali: Le banche che si trovano in pancia quote di Banca d’Italia vedono artificialmente aumentare un attivo patrimoniale su cui calcolare i requisiti di solvibilità (Bce e tedeschi permettendo), si tratta di un artificio contabile in quanto nella realtà in caso di necessità le quote di banca d’Italia non “sarebbero” facilmente liquidabili. E vorrei farvi riflettere sul fatto che nel decreto è stabilito il limite del 3% alla partecipazione di ciascuna banca privata nel capitale di Banca d’Italia e dunque qualcuno dovrà ricomprare le quote in eccesso e verosimilmente sarà lo Stato …. ma ad un prezzo infinitamente più grande di quello precedente (dubito che le banche tedesche o francesi si affanneranno a comprare quote di Banca d’Italia al prezzo rivalutato) realizzando così un improprio aiuto di stato senza ottenere in cambio nulla (cioè senza avere quote di capitale o il controllo della banca aiutata)”
(www.rischiocalcolato.it)

“Si parlava almeno dal 2007 – governo Berlusconi, tra i più grandi sostenitori Renato Brunetta – di rivalutare le quote della Banca d’Italia. Secondo una stima della stessa Banca d’Italia, che ha fatto studi per diverso tempo su questa possibilità, il valore poteva essere alzato da 156 mila euro a 5-7 miliardi. Il decreto lo fissa a 7,5 miliardi di euro (nota a margine: Renato Brunetta è contrario, perché da tempo sostiene che il valore debba essere più alto).

Quei 7,5 miliardi di euro non dovranno essere versati concretamente alle banche, e per questo il Ministero dell’Economia ha potuto scrivere … negando che sia stato un “regalo”: la sessantina di banche e assicurazioni se li scriveranno nel bilancio, ciascuna secondo la propria quota, e ci avranno guadagnato in solidità patrimoniale davanti alla Banca Centrale Europea. Un guadagno “astratto” che, in questo momento di crisi per il settore bancario, è comunque molto conveniente.

Perché fare tutto questo, e proprio ora? Nonostante l’operazione sia contabile, senza trasferimenti di liquidità o di altre attività alle banche, queste devono pagare tasse sulle cosiddette plusvalenze di questa operazione. Lo Stato ne riceverà quindi un gettito fiscale una tantum di oltre un miliardo di euro: e questi soldi serviranno a pagare parte della seconda rata IMU.

Tutto qui?

Cambiano altre due cose di un certo rilievo. La prima è che le quote diventano trasferibili, cioè teoricamente comprabili e vendibili in base al valore stabilito dal mercato. Per questo motivo alcuni hanno sostenuto che sia possibile dare la proprietà della Banca d’Italia a enti stranieri. In realtà questa possibilità è esplicitamente esclusa dal decreto, che stabilisce la necessità per i proprietari della banca di avere “sede legale e amministrazione centrale in Italia”.

La seconda è che viene fissato un limite del 3 per cento per la partecipazione al capitale. Le banche o le assicurazioni che hanno più del tre per cento dovranno vendere la parte eccedente. Non è ancora del tutto chiaro come verrà venduta questa parte eccedente, ma il decreto stabilisce un periodo di tre anni in cui le quote potranno essere ricomprate dalla Banca d’Italia.

Il tetto massimo dei dividendi, che si ottengono dagli utili netti, è comunque stabilito al 6 per cento del valore del capitale. Dato che questo è diventato di 7,5 miliardi di euro, il massimo teorico che la Banca d’Italia pagherà in dividendi è 450 milioni di euro l’anno, ma anche in questo caso non è chiaro quanti soldi andranno concretamente, in futuro, a banche e azionisti privati.”

(www.ilpost.it)

“Decisione assai discutibile, gravida di potenziali scompensi futuri di varia natura, oltre che del rischio non trascurabile di finire un giorno a distribuire a banche private l’utile da signoraggio della Banca d’Italia o di rivalutazioni che in nessun caso hanno natura riveniente da attività privata e privatistica del nostro istituto centrale.”
(phastidio.net)

Tecnicamente questo regalo alle banche italiane è stato fatto con le migliori intenzioni. La crisi ha inciso parecchio sullo stato patrimoniale delle banche italiane in questi anni, pertanto è necessaria una ricapitalizzazione degli istituti di credito italiani.

"«All’inizio del 2007 i titoli degli istituti di credito valevano in borsa 247,9 miliardi, mentre a fine giugno 2013 ne capitalizzano 61; fra il 2006 e il 2012 i ricavi per dipendente degli istituti di credito sono scesi da 226mila euro a 209,3mila euro;…; il Roe (che misura la redditività del capitale) è caduto, passando in negativo, dall’11,8% a -1,1%, e non regge il confronto con l’industria il cui Roe è sceso dall’8,6% ma è rimasto positivo al 4,1%; i crediti netti nel 2012 sono diminuiti dell’1,8% e i prestiti dubbi dal 2005 sono cresciuti del 190%; da fine 2007 l’occupazione si è ridotta di 26mila unità, e altri 19mila tagli sono in programma nei vari paini aziendali; nel solo 2012 sono stati chiusi 700 sportelli»."
(sollevazione.blogspot.it)

Inoltre sono in corso gli stress test della Bce che dovranno dimostrare se le banche europee sono sufficientemente ricapitalizzate per rientrare nei parametri che stabiliscono il giusto rapporto fra prestiti, sofferenze e depositi. Probabilmente le banche italiane supereranno, anche grazie a questo decreto Bankitalia gli stress test, ma anche perché alla fine i falchi tedeschi della Bundesbank non l’hanno spuntata. I titoli di Stato (anche quelli italiani, spagnoli, greci, portoghesi ecc.) verranno considerati a rischio zero. Non avendo troppi titoli tossici (derivati), o troppe esposizioni immobiliari (rispetto alla Spagna per esempio) le banche italiane non sono messe così male.

Ora però è anche vero che le banche italiane avrebbero potuto cercare la ricapitalizzazione direttamente sul mercato (pur con qualche difficoltà presumo), invece di utilizzare quest’espediente contabile contenuto nel decreto Bankitalia. Alla luce di quanto avvenuto qualche settimana fa ho il sospetto che la fondazione di Mps fosse già a conoscenza di questa operazione ed abbia posticipato l’aumento di capitale della banca proprio perché avrebbe inutilmente perso il potere di controllo su Mps. Oggi riguadagna posizioni praticamente a gratis.

E qui forse sta tutto il motivo dell’adozione di questo decreto Bankitalia. Non serve tanto (o non solo) a ridare fittiziamente solidità alle banche italiane, ma serve anche a conservare il potere di controllo delle fondazioni a loro volta controllate dai partiti. E’ in sostanza un decreto salva casta.

“sul perchè è stato creato un meccanismo per cui lo Stato e Banca d’Italia, sia attraverso un aumento di valore delle quote di Banca d’Italia (in mano alle banche private) che verranno ricomprate dallo Stato Stesso a prezzo super maggiorato, sia attraverso un copioso flusso di dividendi stanno ricapitalizzando alcune banche italiane, guarda caso quelle a più a diretto controllo politico grazie alle MALEDETTE fondazioni bancarie.

Si tratta semplicemente di far mantenere il controllo delle banche italiane alle Fondazioni Bancarie a nomina politica, niente di più.

In realtà il 100% delle banche italiane è perfettamente in grado di andare sul mercato ed effettuare gli aumenti di capitale necessari per riequilibrare la propria situazione patrimoniale.

NON E’ UN PROBLEMA DI MANCANZA DI CAPITALI ma DI CONTROLLO:

Perchè alcune fondazioni bancarie A NOMINA POLITICA, NON hanno i soldi per effettuare l’aumento di capitale e dunque perderebbero il controllo delle banche da ricapitalzzare.

Dunque con questo meccanismo lo Stato usa i soldi dei cittadini per rafforzare le banche mantenedo al potere lo stesso azionariato di controllo che ha creato il disastro, e ogni riferimento alla Fondazione Monte Paschi e alla Fondzione Carige NON è casuale (per fare due esempi).

In sintesi: ancora una volta vi prego di aprire gli occhi, qui non siamo di fronte al Gomblottone Euro-Tedesco per mettere le mani sulle “preziosissime” quote di Banca d’Italia, nessun tedesco si sogna neppure di notte di buttare nel cesso soldi per acquistare quote di Banca d’Italia megarivalutate.

NO ancora una volta, per l’ennesima volta, siamo di fronte al furto legalizzato di beni pubblici accumulati con decenni di tasse degli italiani in favore di una ristretta casta di schifosi poteri deboli italiani.”

(www.rischiocalcolato.it)

Penso che non solo alcune fondazioni bancarie non siano in grado di ricapitalizzare le loro quote, come sostiene Funnyking, ma credo proprio che tutte sarebbero in grande difficoltà. Ricordo che di solito la politica “preleva”, molto difficilmente restituisce il maltolto. Per la politica perdere la “mangiatoia” delle fondazioni bancarie è molto pericoloso.

Come ho scritto in merito ad un’eventuale vittoria politica del M5s:

“A quel punto per Pd e Forza Italia la partita potrebbe diventare mortale, e un po’ di più per il Pd che non ha un miliardario alle spalle. Il M5s con la maggioranza assoluta non perderebbe tempo a staccare definitivamente la spina al finanziamento pubblico dei partiti. E non verrebbero chiusi solo gli afflussi leciti di denaro, ma anche quelli piuttosto sospetti.

E’ abbastanza probabile che il M5s cambierebbe i poteri delle fondazioni nelle banche, togliendo questi istituti dalle grinfie dei partiti. Le fondazioni consentono alla politica un certo controllo economico.

Ed è abbastanza certo che i cinquestelle darebbero un taglio a progetti come Tav, Mose, Expò ecc. e ad acquisti contestati come quelli militari degli F35. E tutte queste molto probabilmente sono fonti illecite di arricchimento della politica.”

(Pericoloso rapporto elettorale a tre)

La politica ha tre fonti principali di “sostentamento”: quella lecita (finanziamento pubblico), quella semi lecita (fondazioni bancarie) e quella illecita (tangenti). A pensar male (ma ci si azzecca spesso) le tre fonti di finanziamento andrebbero invertite per ordine di importanza. Si capisce quindi il motivo per cui Letta e Renzi non abbiano avuto troppi problemi a ridurre la fonte di finanziamento lecita, mentre sul decreto Bankitalia hanno tenuto duro fino alla fine. Come stanno tenendo duro su F35 (bidoni volanti certificati dagli Usa), Tav, Expo ed altre faraoniche spese inutili.

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