giovedì 18 settembre 2014
Bisognerebbe indire un concorso nazionale per il nuovo nome della moneta italiana
Si perché ormai ci stiamo avvicinando al rendez-vous monetario. Oramai l'argomento dell'abbandono dell'euro non è più un tabù. Cioè non lo è dove esiste un dibattito pubblico vero, quindi non in Italia. Ma se ormai se ne parla su Le Monde e su Die Welt, su quotidiani del cuore franco-tedesco dell'eurozona, allora vuol dire che manca poco all'appuntamento fatidico.
Su Le Monde si osserva che probabilmente l'uscita dall'euro della Francia, non è tutto questo disastro come invece sostiene la propaganda terroristica dei governi europei.
"Gli autori in un primo tempo danno conto dell'esistenza della Lex monetae ("L'indebitamento con l'uscita dall'euro"), vale a dire, il fatto che nel caso di un'uscita della Francia dall'euro il debito pubblico francese sarebbe convertito nella nuova moneta nazionale.
...
i debiti delle imprese finanziarie e non finanziarie emessi sotto il diritto estero o non riconvertibili non ammontano al 70%, ma al 33%, cosa che riporta la questione alla sua importanza relativa.
...
secondo Jens Nordvig, se si uscisse dall'euro, le perdite sulle passività delle società sarebbero più che compensate dai guadagni sulle attività!
...
Chi può credere per un solo momento che l'uscita non sarebbe negoziata o concertata? Come se gli altri paesi potessero accettarre una perdita sulle loro attività senza prevedere degli aiuti o un meccanismo di solidarietà? Chi può pensare anche che nel caso di un'uscita della Francia, che svaluterebbe e guadagnerebbe in competitività, altri paesi non seguirebbero (Italia, Spagna, Grecia, Portogallo …)? Chi può infine credere che la moneta unica esisterebbe ancora se la Francia e questi paesi decidessero di uscire? In tal caso, non esistendo più l'euro, la questione diventerebbe obsoleta nel senso giuridico del termine.
...
E' poi assolutamente possibile che i tribunali stranieri applichino la Lex monetae
...
Che cosa è successo quando l'euro si è deprezzato bruscamente primi anni 2000? La Francia si è trovata in un buco nero, o invece ha attraversato uno dei suoi periodi economici migliori da molti anni a questa parte? Come ha fatto il Giappone a sopravvivere al deprezzamento del 25% del suo yen nel 2013? Come ha fatto il Regno Unito a rimanere in piedi dopo la svalutazione della sua moneta del 20% dopo la crisi? Le imprese sono state tutte messe a terra dal maggior costo del debito? La risposta è ovviamente no.
Stranamente, di questi fatti non se ne parla, né del fatto che per un paese che si riappropria della sua sovranità monetaria, avere la sua banca centrale significa poter limitare i presunti danni causati dalla svalutazione "(vocidallestero.blogspot.it)
La Francia sta preparando il terreno di coltura per il prossimo cambio di regime monetario? Si sta cominciando a fare propaganda anti euro cancellando un po' alla volta gli anatemi terroristi del guai uscire dall'euro? Probabilmente si comincia a comprendere che non è più possibile continuare con piccoli aggiustamenti. Ma nemmeno con i grandi, come le riforme del lavoro e il taglio del welfare. Che fra l'altro la Francia non ha ancora fatto veramente, forse in attesa che le cose si aggiustassero da sole (non per niente li chiamiamo "cugini d'oltralpe").
Ma ancora più impressionante è l'articolo apparso su Die Welt, perché è dedicato proprio a noi italiani. E' riassumibile con la domanda: "ma cosa ci fate ancora nella moneta unica? per voi è solo un danno...".
E' quasi incredibile che esca un'analisi così condivisibile su un quotidiano conservatore tedesco, che in pratica evidenzia tutti i fattori contrari all'euro per l'Italia, elencati dai vari economisti ed opinionisti "eretici" sempre tacciati di diffondere idee stupide, pericolose e disfattiste.
"Per l’Italia non ci sono validi motivi per restare nell’unione monetaria. Non ci sono mai stati.
...
L’economia italiana si trova da sei anni in una depressione permanente. Dal suo picco nel 2007, il PIL è crollato drammaticamente al livello di 14 anni fa. La produzione industriale è in una situazione paragonabile a quella degli anni '80. I settori competitivi e le attività produttive stanno scomparendo: la disoccupazione giovanile è intorno al 42 per cento. Prima che la Lira si legasse al D-Mark nel 1996, il produttivo nord Italia fece registrare per l’ultima volta un sano surplus commerciale con la Germania, con un Marco tedesco che si rivalutava regolarmente.
Il mercato immobiliare è attualmente in caduta libera in molte regioni. Circa il 90 per cento degli italiani sono insoddisfatti del proprio Paese, una percentuale di insoddisfazione che posiziona l’Italia al quart'ultimo posto al mondo, peggio che nei territori palestinesi o in Ucraina. Il livello di indebitamento in rapporto al PIL è ora al 135 per cento. Alla fine di quest’anno salirà probabilmente al 140 per cento. L’anno scorso era ancora al 130 per cento.
...
Con un’inflazione pari a zero, per essere in regola l’Italia dovrebbe avere un avanzo primario, esclusi gli interessi, del 7,8 per cento, in modo da poter coprire gli interessi, gli ammortamenti e i servizi pubblici necessari. Questa è pura fantasia. La situazione italiana è uno dei motivi per cui la Banca centrale europea (BCE) ha già perso la partita ed è nel panico, come mostrano chiaramente le misure dell’ultima riunione del Consiglio direttivo della BCE.
Così l’Italia uscirà dall’unione monetaria – dovrà farlo per forza. La democrazia e la politica in Italia si trovano di fronte ad una dura prova, paragonabile alla situazione creatasi con l’inizio (1861) e la fine (1946) della monarchia italiana, compreso l’intermezzo fascista.
Ciò che tiene (ancora) assieme l’Italia, sono alcuni fattori: tassi di interesse storicamente bassi, l’irrazionale assegno in bianco di Berlino per salvare e garantire fiscalmente l’Italia e tutti gli altri paesi dell’Euro (Trattato ESM), e l’audace tentativo della BCEdi acquistare obbligazioni ad alto rischio dalle banche italiane (ABS, RMBS) attraverso un sistema di dubbia regolarità per comprare (direttamente o indirettamente) titoli tramite terzi beneficiari privati (Blackrock), ridistribuendo i rischi verso i contribuenti europei e tedeschi. Secondo i calcoli della banca d’affari italiana Mediobanca, la crescita economica in Italia dipende circa per il 67 per cento dal valore esterno dell’euro (Germania: 40 per cento). Non c’è da stupirsi, se ora la BCE e Wall Street stanno cercando di deprezzare l’euro rispetto al dollaro,spingendolo verso la parità, per stabilizzare l’Italia. Il sistema barcolla e la politica non sa che pesci pigliare.
Tutto questo non salverà l’Italia. Si stanno già preparando nuovi shock esogeni.
...
L’Italia, con le sue risorse naturali, le sue 2.451 tonnellate d’oro (pari a circa il 67 per cento delle riserve di valuta estera di Roma oggi) e altri beni geo-strategici, può creare le basi per la sua nuova moneta. E per tutti i nostalgici: no, la nuova moneta non si chiamerà certamente Lira."
(vocidallestero.blogspot.it)
A parte la solita cantilena dell'Italia sulle spalle del contribuente tedesco, quando in realtà l'Italia partecipando con il proprio bilancio al salvataggio di Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna ecc. in realtà ha contribuito a salvare le banche tedesche, i tedeschi stanno cominciando a scaricarci.
Certo però così scaricheranno anche l'euro, perché se esce un paese subito ci sarà la coda all'uscita, e anche loro si troveranno in guai seri. Le loro banche sono state rifocillate solo in parte con i nostri introiti fiscali (e di altri paesi), perché probabilmente le banche tedesche non sono salvabili, e alla prossima grande crisi se ne vedranno delle belle anche in Germania.
In ogni caso si sta prendendo coscienza del fatto che il sistema euro non è più sostenibile. Solo in Italia questa presa di coscienza non è ancora avvenuta nelle élite, soprattutto di sinistra. Persino Prodi che critica profondamente l'Europa dell'austerità, poi continua ad affermare che l'uscita dall'euro sarebbe un disastro, un suicidio. Mentre invece i suicidi economici avvengono ora all'interno dell'euro.
Comunque questi sono tutti segnali da cogliere. Il loro significato è che il momento delle decisioni gravi è vicino. Il popolo italiano non potrà sopportare a lungo ulteriori pressioni fiscali, ulteriori precarizzazione del lavoro, ulteriori tagli di trasferimenti ecc. Probabilmente non ci sarà una vera ribellione, ma un declino tale che nemmeno più lo Stato, mandando a casa nostra i Carabinieri, sarà in grado di esigere il pagamento delle imposte. Non si può ricavare sangue dalle rape. Lo Stato già ora ogni volta che aumenta la pressione fiscale vede diminuire le entrate, siamo già al punto di non ritorno.
Siate ottimisti, la galera dell'euro sta per terminare...
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento