Se tutto va bene siamo spacciati. L'Italia è una mina vagante nel sud Europa, basta una scossetta esterna e può esplodere una crisi micidiale. Ormai dall'estero siamo costantemente monitorati come si fa con i vulcani che emettono sinistri brontolii.
Non ci salveranno nemmeno le "contro-riforme" renziane volute da Bruxelles. La moneta unica esige le sue vittime che siano virtuose o meno.
"SALVO che qualcosa di importante non cominci presto a cambiare, l'Italia è in corsa verso un gran default.
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Anche se c'era la tendenza ad un'alta inflazione, la ripresa era sempre a portata di mano con una lira più debole (per farsi un'idea più precisa sulla realtà delle svalutazioni dell'Italia consigliamo di leggere la risposta di Bagnai a Zingales, ndVdE). E l'economia continuava a crescere. Poi tutto ha cominciato ad andar male.
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Dal momento che è stato adottato l'euro nel 1999, il tasso medio annuo di crescita dell'economia italiana è stato solo dello 0.3pc - in altre parole, quasi nulla.
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Intendiamoci, non tutto questo è dovuto all'euro. C'è un disperato bisogno di riforme e il sistema politico sembra incapace di adottare le misure necessarie. E l'Italia è stato uno dei primi paesi a soffrire della crescita dei mercati emergenti.
Si consideri che la Germania produce beni durevoli di largo consumo e macchinari a tecnologia avanzata, mentre l'Italia si è specializzata in beni di consumo a bassa o media tecnologia che la Cina e altri paesi riescono a produrre più a buon mercato
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l'euro non ha certo aiutato perché, fin dall'inizio, i costi italiani hanno continuato ad aumentare più velocemente di quanto abbiano fatto in Germania e in altri paesi del centro.
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il tasso di disoccupazione è al 12.6pc ... Con tanta capacità produttiva inutilizzata, è possibile che i salari e gli altri costi inizieranno a scendere notevolmente, come hanno fatto in Spagna, Grecia e Irlanda. Ma se questo accadrà, anche se finirà per rendere i prodotti italiani più competitivi, tuttavia farà peggiorare l'altro grande problema dell'Italia - il debito.
Anche se, al 3pc, il deficit pubblico non è particolarmente alto, il vero problema finanziario sta nello stock di debito, accumulato con una serie di deficit succedutesi nel tempo. Sorprendentemente, durante il recente periodo di "austerità", il rapporto debito/Pil è aumentato ... Attualmente è pari a circa il 130pc del PIL. Se l'economia ristagna e i prezzi scendono, il PIL nominale crollerà. E questo porterebbe il rapporto debito/PIL a salire, anche se il bilancio fosse mantenuto in pareggio allo scopo di fermare la crescita del debito.
L'Italia è molto vicina alla situazione che gli economisti definiscono "trappola del debito", in cui il rapporto debito/Pil aumenta in modo esponenziale. L'unica via di fuga da questa situazione è l'inflazione, o il default. L'Italia non può creare inflazione perché non ha una propria valuta. Quindi, a meno che qualcosa di grosso inizi a cambiare molto presto, l'Italia è in corsa per un grande default sovrano.
... si sente dire che una crisi del debito pubblico in Italia non è possibile perché gli italiani hanno un alto tasso di risparmio personale ... si sostiene spesso che, a differenza delPortogallo o della Grecia, la posizione con l'estero dell'Italia non èpoi così male, con le passività verso gli stranieri superiori alle attività verso l'estero di qualcosa come il 30pc del PIL. Questo significa che il debito italiano è per lo più dovuto agli stessi italiani.
poichél'Italia non è un grande debitore verso l'estero vi è un rischio limitato di una crisi di indebitamento internazionale del tipo che affligge periodicamente diversi mercati emergenti. Ma ci può sempre essere una crisi fiscale. Il fatto che gli italiani hanno molti risparmi non significa che mettano volentieri il loro denaro in titoli di Stato, in particolare quando l'insostenibilità delle finanze pubbliche implica che a un certo punto ci sarà un default.
Come abbiamo visto, il debito greco può essere "ristrutturato" senza scuotere il sistema finanziario. Questo perché la Grecia è piccola.Ma l'Italia decisamente non lo è. Il mercato dei titoli di Stato italianiè il terzo più grande al mondo, dopo Stati Uniti e Giappone. Qualcuno da qualche parte è seduto su enormi scorte di titoli didebito italiani - per lo più le banche italiane. Quindi una crisi del debito si trasformerebbe in una crisi bancaria.
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Come potrebbe l'Italia sfuggire a tutto questo? I problemi sono profondamente radicati e non miglioreranno in una notte.
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Come il resto della zona euro, quel di cui l'Italia ha più immediatamente bisogno è una crescita economica decente.
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L'opzione radicale per l'Italia è quella di uscire dall'euro e permettere a una valuta debole di generare un boom di esportazioni, una maggiore inflazione, un maggior gettito fiscale e un onere del debito più leggero."
(vocidallestero.blogspot.it)
Le nostre banche sono imbottite di titoli di Stato italiani, così come volle Draghi nel 2012, quando lanciò l'operazione Ltro 1 e 2 per abbassare lo spread dei periferici. Mentre noi abbiamo le banche ripiene di titoli pubblici di dubbio valore, quelle tedesche lo sono di derivati. Ma non siamo alla pari: infatti mentre i nostri titoli di Stato sono registrati fra gli attivi bancari, il mondo dei derivati è nascosto nella pancia delle banche. Le banche che li detengono in qualche modo sono protette dal potere finanziario che non ha interesse a far crollare i suoi castelli di carte.
Le nostre banche godono unicamente della protezione dello Stato italiano, mentre la Bce in caso di problemi si affiderà al Bail-in, cioè farà pagare i guai delle banche ad azionisti, obligazionisti e correntisti. Quindi si può dire che le banche italiane (e non solo le nostre sotto questo aspetto) sono esposte ai "quattro venti" senza nessuna protezione. E più delle banche i correntisti italiani.
La crisi bancaria non è ancora evidente, ma è già latente ed in procinto di esplodere. Per ora non a causa dei titoli di Stato, ma per il perdurare della crisi che fa aumentare in modo progressivo le sofferenze (vedi grafico sopra) come avvenuto alle banche spagnole.
"Come prevedibile e inevitabile la traiettoria delle sofferenze bancarie italiane è perfettamente in linea con quella Spagnola o Greca solo traslata di qualche trimestre
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va rilevato che la girandola di aumenti di capitali effettuati dalle banche italiane tra Giugno e settembre hanno migliorato la situazione, ma solo temporaneamente… a Luglio 2014 il rapporto fra capitale delle banche e soffernze nette è ricominciato a salire (come di consueto), l’effetto aumenti di capitale è già svanito. Ora bisogna vedere come incideranno le politiche della BCE nell’acquisto di ABS.
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Luglio 2014 (i dati sono riferiti a 2 mesi fa) conferma la situazione ORRIBILE del sistema bancario italiano,
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Per quanto il ritmo di crescita di sofferenze nette e lorde sia calato esso rimane comunque insostenibile specie alla luce dell’incidenza di crediti (quasi) inesigibili sul patrimonio e le riserve del sistema bancario. Ora non resta che sperare nella BCE.
Ove non ci fossero altri aumenti capitale (ho detto forse Monte dei Paschi?) o interventi della BCE (oppure di contribuenti italiani) non sarei sorpreso di vedere un bel numero di banche italiane commissariate (me ne viene in mente una di Genova…)"
(www.rischiocalcolato.it)
Basta ormai poco e una cosa può precedere l'altra:
1) la crisi continuando a peggiorare l'economia nazionale, potrebbe portare le banche ad una crescita di sofferenze tale da indurle a vendere massicciamente i loro attivi sul mercato, fra cui i titoli di Stato italiani. Questo provocherebbe l'immissione sul mercato di un gran numero di tali titoli sul mercato, che potrebbe innescare il terrore nei mercati. Tutti i grandi investitori comincerebbero di nuovo a vendere i nostri Btp e lo spread comincerebbe di nuovo a galoppare. Si ripeterebbe di nuovo la situazione del 2011, ma forse questa volta sarebbe l'ultima. E si andrebbe verso il default.
2) la crisi bancaria potrebbe partire proprio dai titoli di Stato e dall'amministrazione pubblica. Se dagli Usa inizieranno a salire i tassi di sconto ufficiali come vorrebbe la Sig.ra Yellen, comincerebbero a salire anche qui in Europa. Ad iniziare da quei titoli che hanno rating spazzatura o molto prossimi. Come i nostri titoli di Stato. Se le banche da un lato beneficerebbero di tassi più alti, dall'altra lo Stato italiano rischierebbe di diventare insolvente. Alle prime avvisaglie di questo pericolo gli investitori stranieri inizierebbero a vendere a man bassa i nostri Btp, di conseguenza il loro valore nella pancia delle banche italiane diventerebbe nullo. Le nostre banche vedrebbero le loro sofferenze esplodere fino a portarle al default assieme allo Stato italiano.
Siamo in trappola e probabilmente non ne usciremo volontariamente, cioè abbandonando l'euro. Ma è sicuro che dopo un default il resto dell'Europa (vedasi Germania) ci costringerebbe a farlo. Ma questa sarà in definitiva la fine della moneta unica. Di li a breve lo faranno altre nazioni periferiche e non (vedi Francia).
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