Che la situazione dell’immobiliare italiano sia disastrosa,
che i valori immobiliari e le compravendite sia in spaventoso calo, non viene
fuori tanto dai dati, secondo me un po’ edulcorati dei vari enti addetti alla
raccolta. Ma da altre fonti più coinvolte nel campo, come ad esempio dalla
notizia curiosa ma non inaspettata, pubblicata su www.rischiocalcolato.it
PAVIA. La tempesta
della crisi economica non tocca solo le imprese artigiane. Le raffiche scuotono
anche gli studi professionali. Come quelli dei notai, una professione da sempre
percepita come “privilegiata”. Ambita anche perché molto redditizia. «Diciamo
pure che i notai sono sempre stati visti come appartenenti a una casta – dice
Roberto Borri, presidente del Consiglio notarile di Pavia –. Ma la casta è
quella che mantiene i propri “privilegi” anche in tempo di crisi». Invece, a
giudicare dai numeri, nel giro di pochi anni la professione è andata incontro a
una vera e propria metamorfosi. Trascinata nel vortice del crollo
dell’edilizia, della crisi dei mutui e quindi del calo delle compravendite
immobiliari.
In provincia di Pavia
ci sono, attualmente, 35 studi notarili (13 in città). Molti di questi hanno dovuto
licenziare gli impiegati. Donne, soprattutto. Il personale, secondo le stime
dei sindacati, si è praticamente dimezzato nel giro di cinque anni. Se prima in
media ogni studio occupava sei persone (con più di 200 occupati), oggi ne
restano tre, con un centinaio di posti di lavoro persi. Un quadro a tinte
fosche che non risparmia nemmeno i notai “storici”. A Pavia uno studio tra i
più importanti della città ha dovuto lasciare a casa 7 impiegati su 12. E molti
hanno fatto ricorso alla cassa integrazione, per non licenziare. «Una
situazione legata a un calo del fatturato di oltre il 50 per cento – spiega il
notaio Borri –. La causa di tutto è ovviamente la crisi del settore immobiliare
e dei mutui, ma ha contribuito a questa situazione anche l’eliminazione della
tariffa minima obbligatoria e l’introduzione della libera concorrenza. Pavia
rispecchia purtroppo il quadro nazionale, dove si è passati dai 70mila
dipendenti del 2005 ai 35mila attuali. Molti studi di giovani notai sono perfino
senza dipendenti».
I dati relativi ai
giovani notai confermano anche come la professione abbia perso il fascino di un
tempo: nelle iscrizioni alla pratica notarile in provincia di Pavia c’è stato
un calo del 70% per cento in cinque anni. «Diciamo che fino al 2006 avevamo
circa 15 iscrizioni l’anno – precisa Borri –. Oggi i praticanti che chiedono di
entrare a fare la gavetta negli studi dei notai sono al massimo 4-5 e solo due
terminano il percorso».
Nessuno vuole fare più
il notaio, quindi? «Diciamo che in un quadro critico come quello tracciato,
l’accesso alla professione resta comunque ancora difficile – spiega Borri –. Il
concorso è ancora molto selettivo e i giovani possono pensare che non valga la
pena nemmeno tentarlo, visto come vanno le cose». I Consigli notarili si sono
attivati proponendo convegni e incontri. Uno si è svolto di recente anche
all’Università di Pavia. «L’obiettivo era far conoscere agli studenti di
Giurisprudenza la figura e la funzione del notaio – racconta Borri –. Ma di
fronte a 5 relatori erano presenti solo 4 studenti. Preoccupante, anche perché
con il crollo delle iscrizioni alla pratica si può ipotizzare che tra qualche
anno i posti a concorso saranno superiori rispetto al numero dei partecipanti,
con inevitabile abbassamento del profilo qualitativo». Per il notaio, la crisi
spiega solo in parte questa perdita di vocazione. «La professione ha perso il
suo appeal anche perché è venuta a mancare una difesa delle nostre competenze
da parte di chi ci ha dato l’esclusiva delega a svolgerle – dice –. Serve una
presa di posizione dello Stato per cristallizzare le funzioni del notaio».”
Il sito RischioCalcolato.it non fa commenti alla notizia.
Invece il mio commento è questo:
l’immobiliare è crollato e di conseguenza
anche la rendita di posizione dei notai. E si, perché ho sempre considerato
quella del notaio una delle professioni più inutili ed anche una indebita
rendita di posizione. Ma quali “minimi tariffari”, la figura del notaio
potrebbe essere ben sostituita da un funzionario pubblico all’Ufficio del
Registro Pubblico, due testimoni ed un modulo da compilare. Solo di questo
hanno bisogno acquirente e venditore. Il mediatore immobiliare può essere al
massimo la terza persona che fa incontrare acquirente e venditore, consigliando
le mosse migliori ad entrambi. Il notaio non serve, è solo una forma
parassitaria interposta fra cittadino e Stato. La garanzia data dal notaio è
stata ereditata dai tempi cupi in cui non esistevano enti di garanzia, come nel
medioevo. Gli Stati e i regni nascevano e morivano in un niente, non c’erano adeguati
uffici pubblici atti a garantire la proprietà privata. Ma oggi che la proprietà
è garantita dai registri pubblici che la conservano e testimoniano, a cosa
serve la figura del notaio?
Per non parlare della formazione delle società commerciali.
Ci sono nazioni nelle quali questo atto si compila on line, pagando le dovute
tasse e registrandolo in automatico nei competenti uffici pubblici. Questa si
sarebbe una bella riforma da adottare contro la burocrazia imperante. Anche qui
non vedo come possa essere così essenziale la figura notarile.
Per non parlare del passaggio di proprietà dei veicoli, dove
l’apporto del notaio è del tutto inutile. Se in campo immobiliare qualcuno mi
potrà obiettare che il notaio può consigliare al meglio acquirente e venditore
(ma lo potrebbe fare benissimo anche il mediatore immobiliare), per quanto
riguarda i veicoli l’opera notarile si limita ad apporre firme su un documento.
Quindi, se il numero sempre più ridotto di intermediazioni
immobiliari sta causando un danno ai notai, me ne dispiace più per quel che
significa per la situazione economica del paese. Non certo per questa
professione direi del tutto anacronistica e sempre più simile ad una casta
sacerdotale la cui funzione è solo quella di perpetuare se stessa.
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