giovedì 29 novembre 2012

Sostenibilità del servizio sanitario


Omnibus - La Sette, puntata del 28 novembre, il giornalista coordinatore della trasmissione chiede al prof. Borghi, ospitato come economista, cosa ne pensa della dichiarazione di Monti circa l'insostenibilità del sistema sanitario nazionale.

Risponde il professore che il problema non si pone solo sulla sanità, ma su tutto il welfare italiano, in quanto avendo firmato e votato in Parlamento, il fiscal compact senza nemmeno leggerlo, è necessario trovare 50 miliardi di euro ogni anno per abbattere il debito.

Quindi è inutile che i politici, soprattutto di sinistra, insorgano contro le politiche economiche e sociali di Monti dopo aver votato il fiscal compact assieme alla destra. Borghi rincara la dose dicendo che forse i parlamentari hanno votato il provvedimento in perfetta ignoranza oltre che quasi segretamente.

Per cui ora non resta che tagliare, e Borghi offre ai politici ospiti tre possibili capitoli di spesa: sanità, pubblico impiego e pensioni. E non si tratta di tagliare solo sprechi, ma nella "carne viva" del welfare.

Mentre il professore diceva queste inevitabili verità, i politici in studio sono rimasti ammutoliti. Impagabile il volto contorto da una strana smorfia di Livia Turco che aveva appena fatto una tirata retorica sull'intangibilità della spesa sanitaria.

Ripresisi dal colpo, e dalle sottolineature colorite di Liguori a sostegno di quanto detto da Borghi, sono arrivate le repliche dei politici.
Da sinistra si continua a ribadire che si era in un momento di emergenza, ed in pratica si votava qualsiasi cosa proponesse Monti. Sottinteso che l'emergenza è stata colpa degli avversari.

Che poi, per quanto mi riguarda, penso che tutta questa emergenza e default imminente sono stati una panzana assurda. Continuare a dire che si rischiava di non pagare gli stipendi del pubblico impiego a causa dello spread è puro terrorismo mediatico. Lo spread di Berlusconi ci è costato probabilmente 5 miliardi (largheggiando), considerando che l'interesse più alto si paga sulle nuove emissioni di debito. Non su tutto il debito storico. Il fabbisogno dello Stato si colloca tra 700 e 800 miliardi: non c'è alcuna attinenza fra le cifre della spesa statale e gli eventuali maggiori costi di spread.

Tornando al dibattito di Omnibus, il rappresentante dei "renziani" ha raggiunto che si..., ma..., forse il fiscal compact è insostenibile, però il futuro governo dovrà rinegoziarlo. Come fosse facile, aggiungo io, in un'Europa in cui tutti i problemi (vedi Grecia) sono continuamente rimandati. E tutto quello che decide la Germania è insindacabile.

Il rappresentate centrista naturalmente considera il fiscal compact inevitabile, come pure l'euro irreversibile, e la giornalista del Sole24ore afferma che anche solo parlare di reversibilità dell'euro potrebbe provocare un attacco dei mercati. Quindi zitti, muti e avanti così, con il piede schiacciato sull'acceleratore dell'austerità fino all'impatto inevitabile.

L'euro sui media continua ad essere un tabù. Ma un po' alla volta la verità viene fuori. Del resto non potranno nasconderla all'infinito contro ogni evidenza. La verità è che il sistema dell'euro è insostenibile. I paesi che vi partecipano hanno caratteristiche troppo diverse.

Inoltre rimanere nell'euro, per noi, significa fare i conti con la dura matematica. Tanto entra e tanto esce come in qualsiasi bilancio aziendale. L'Italia per la gioia dei berlusconiani e assimilabili, non è più uno Stato, ma è diventata un'azienda che deve combattere per rimanere sul mercato. Non si può fare deficit oltre il 3%, non si può stampare moneta.

La matematica è un fatto, non un'opinione politica di qualche colore particolare. Per cui affannarsi a controbattere alle verità spiacevoli del prof. Borghi, non ha molto senso. A meno che si neghino le più elementari nozioni di conto.

Non c'è una terza via tra l'uscita da questa situazione assurda ed il sottostare alle leggi crudeli della moneta unica. Si potrebbero evitare interventi di pura follia come il fiscal compact. Ma i problemi legati alle risorse insufficienti per certi paesi dell'euro continuerebbero a permanere: un bilancio pubblico a queste condizioni, è sottoposto ai capricci del mercato. Si può fare fuoco solo con la legna che si ha.

Forse una terza via c'è. Ma non è di tipo economico, è di tipo politico. O l'Europa diventa uno Stato vero, come gli Usa, dove prezzi, tasse, regolamentazioni economiche, politiche industriali ecc. sono uguali (o con una base comune) per tutti i paesi, oppure l'Europa collasserà.

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