Comincio a pensare che i toni riflessivi della Leopolda renziana erano solo una copertura. Sentire Renzi che da del buffone a Grillo, al di là delle ragioni politiche, mi fa tornare con la mente alla fine degli anni '80, quando Bossi urlava "Roma ladrona" verso una folla tumultuante. Certo i vertici folcloristici delle bandiere verdi con spade di Conan e delle corna da vichingo rimango primati assoluti e insuperati. Ma comunque i toni di Renzi assomigliano sempre più a quelli bossiani e berlusconiani.
Non so quanto durerà nel Pd una tale situazione, che è stridente rispetto ai toni senz'altro polemici e graffianti dei vecchi leader piddini ma comunque più pacati. Il Pd sta cambiando stile, si sta adeguando al berlsconismo... con soli venti anni di ritardo.
Quello che mi stupisce sempre della sinistra, è il suo incredibile conservatorismo. Qualcuno dirà che è meglio conservare le cose buone, piuttosto che proporre novità deleterie. Ma non è del tutto vero. Se è vero che si devono conservare certe conquiste sociali, non è giusto approfittare di questo sano conservatorismo per mantenere anche cose sbagliate come l'indecisionismo, la confusione di idee o peggio i privilegi.
Se per esempio ritorniamo alla fine degli anni '80, agli albori di Lega e Forza Italia, era evidente a tutti l'arretratezza comunicativa del vecchio Pci poi divenuto Pds. Mentre Bossi introduceva il linguaggio politico diretto, facile, anche triviale, comunicando idee semplici da comprendere; mentre Berlusconi faceva lo stesso nobilitando il neo linguaggio politico semplificato con l'aziendalese; il Pci era ancora fermo ai mega congressi in stile Duma sovietica, e al linguaggio per addetti ai lavori delle "convergenze parallele".
Si dirà anche qui che il linguaggio non è essenziale, conta di più il messaggio. Ma penso non sia vero del tutto. L'elettore riconosce la freschezza di un'idea anche dalla novità dello stile con cui viene comunicata. Se comunichi in stile sovietico a settant'anni dalla rivoluzione d'ottobre, non puoi aspettarti folle di giovani giubilanti. Non puoi stupirti di vederli spellarsi le mani nel campo avverso.
Ci sono voluti vent'anni all'ex Pci per adeguarsi al resto della politica italiana, con enormi resistenze interne, ma alla fine è successo l'inevitabile: il nuovo Berlusconi 2.0 esiste, ha quarantanni e fa il segretario del Pd.
Il fatto è che arrivare a proporre una novità politica con vent'anni di ritardo non pone la sinistra in alcun vantaggio strategico. Inoltre pone grossi problemi alla base politica del Pd che si trova in forte imbarazzo: un conto è se è la tua parte politica a proporre qualcosa di nuovo (c'è l'orgoglio di essere all'avanguardia), un conto invece è se lo stile politico viene copiato dagli altri partiti, e per di più dai principali avversari.
Ma se vent'anni fa la novità politica, comunicativa, di stile e di idee apparteneva alla Lega e a Forza Italia, oggi a chi si sarebbe dovuto ispirare il partito maggiore di sinistra? O meglio ancora, quale strada innovativa avrebbe dovuto seguire per primo?
E' evidente che oggi la nuova comunicazione passa per la rete e che il Movimento 5 Stelle è quello che rappresenta maggiormente tale novità. Di nuovo alcuni storceranno il naso perché i grillini sono populisti. Già, ma lo erano anche la Lega e Forza Italia vent'anni fa, ed ebbero entrambi grandi successi. Ma non è che forse il così detto "populismo" non è altro che l'incontro delle nuove istanze popolari di una società in evoluzione con la politica? Non è che forse alla sinistra difetta la capacità di sentire gli umori popolari, troppo intenta a coccolarsi con dibattiti intellettualoidi fra se e se?
Che la novità politica risieda in rete è certificato da un'indagine demoscopica recente:
"Gli italiani continuano a informarsi, in larga maggioranza, seguendo la tivù. Anche se ne hanno sempre meno fiducia e usano, in misura crescente, la Rete. Perché la considerano il canale più libero e indipendente. E permette loro di informarsi navigando tra diversi media.
È il ritratto che si scorge scorrendo i risultati della VII Indagine di Demos-Coop su "Gli italiani e l'informazione". Otto persone su dieci, infatti, affermano di informarsi quotidianamente in televisione, il 47% su Internet.
Sei anni fa, coloro che utilizzavano Internet erano poco più della metà (25%), mentre il seguito della tv era più elevato di 7 punti. Si tratta di una tendenza chiara, precisata dalla tenuta della radio (circa il 40%) e dalla riduzione significativa dei giornali. Oggi, sostanzialmente sullo stesso livello di un anno fa (25%), ma in calo di 5 punti rispetto al 2007."
(www.wallstreetitalia.com)
Grillo ha visto lontano, ha capito il nuovo potenziale della comunicazione variegata della rete. Metà degli italiani ormai cercano informazioni sulla rete. Credo che una buona parte di questi, utilizzatori di smartphone, il media più sempliciotto per navigare in rete, si rivolga ancora a canali main stream e ai social network. Ma ormai la nuova breccia di Porta Pia è stata aperta, un pericolo mortale per i decrepiti sacerdoti dell'informazione controllata dall'alto. Che infatti hanno avvertito il pericolo, perché non è vero che la sinistra non capisce le novità, le capisce quasi subito ma alza altrettanto in fretta i bastioni di difesa.
E sufficiente leggere la proposta di legge del piddino Boccia sulla regolamentazione delle attività nel web e il regolamento dell'Agcom studiato sotto la guida di un pidiellino (A. Martusciello) ma fatto proprio senza tanti problemi dal neo commissario piddino Nicita (vedi: "A piccoli passi verso la dittatura").
Il Pd come un qualsiasi vecchio partito avverte la rete come un pericolo e non come un'opportunità per crescere. Per fortuna il neo segretario berlusconiano si è accorto dell'autogol è ha annunciato di non gradire l'iniziativa di Boccia. Se non altro, essendo un clone di Arcore, Renzi ha chiari in mente quali sono i grossolani errori di comunicazione da non commettere. Se non ci si affida alla rete come canale di comunicazione, perlomeno bisogna evitare di apparire antimoderni e oscurantisti. Aver un minimo di apparenza progressista, come quella che manifesta il renzismo indossandola come un vestito scintillante.
Siamo in decadenza, il maggior partito di centro destra è passato da Forza Italia a Forza Dudù. Il maggior partito di centro sinistra rischia di imitare il peggio della decadenza, pensando di smerciarla come grande novità politica. Forse anche per Renzi è già troppo tardi. L'economia ha dato un po' di tregua, ma potrebbero arrivare cattive notizie a smentire le fantasmagoriche riprese lettiane:
"In ottobre la produzione industriale nei 17 paesi che condividono l'euro è caduta bruscamente, e ciò solleva nuovi dubbi sulla sostenibilità di un ritorno alla crescita da parte dell'area della moneta unica.
L'agenzia statistica dell'Unione Europea afferma che la produzione industriale è stata inferiore dell'1,1% rispetto a settembre, il che significa il secondo mese consecutivo di declino e la caduta più brusca dal settembre 2012. Il calo riguarda gran parte dell'area della moneta unica, e solamente Italia ed Estonia hanno registrato aumenti nella produzione."
(vocidallestero.blogspot.it)
Qui si sta formando uno stagno putrido dove sguazzeranno felicemente i piranha populisti, e i cigni neri dell'economia. E' finita l'epoca dei leader ceronati acclamati su tribune scintillanti di luci televisive e inquadrati cinematograficamente dalle telecamere con annesse calze sull'obiettivo. Questa è l'epoca degli streaming traballanti dalle piazze.
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