martedì 10 dicembre 2013

Stato di pre-rivolta


Non è un post dedicato solamente al movimento "9 dicembre", ma una visione più allargata. C'è un sentimento rioluzionario che decanta da anni in Italia, ma è sempre stato controllato dal potere. Gli italiani hanno dato fiducia e riposto le loro speranze nei vari fenomeni politici straordinari che in altri paesi non si sono verificati. In Germania, in Francia, in Spagna per esempio da anni lo scenario politico è occupato dai partiti storici che si rifanno al filone socialista, a quello democristiano e quello liberista.

In Italia da alcuni anni i partiti tradizionali sono scomparsi. Gli italiani hanno creduto in un cambiamento rivoluzionario rivolgendosi via via a Bossi, Berlusconi, Prodi ecc. Tutti fenomeni personalistici aggregatori di movimenti politici nuovi rispetto alle famiglie politiche europee tradizionali. L'evoluzione sociale prosegue tuttora, complicata ulteriormente dalla crisi europea e dal fallimento di molti movimenti e protagonisti di queste pretese rivoluzioni. Hanno fallito i berluscones e i protagonisti delle stagioni uliviste. Hanno fallito tutti ma le speranze degli italiani non si sono mai sopite.

La rivolta improvvisa messa in atto dai così detti "forconi" (che poi non sono più i veri protagonisti) si colloca in questo contesto e segnala l'ultimo epilogo di questo desiderio di rivoluzione degli italiani. Cioè la rivoluzione vera dopo tante simulate in comizi e tv.

Oggi stiamo assistendo ad un'esplosione del ribellismo. L'Europa ci ha messo il suo carico e potrebbe veramente portare quel cambiamento di cui l'Italia ha bisogno. Ma non sarà il cambiamento che sogna Bruxelles. L'Europa ha comunque rappresentato il detonatore delle mille contraddizioni italiane. La crisi ha messo in evidenza le crepe della società italiana. Si certo, la situazione esplosiva nel continente è stata creata dall'euro che ha unito aree valutarie economicamente non omogenee. Ne sono più che convinto, ne ho scritto in molti post, credo che l'euro non abbia futuro. Prima o poi salterà.

Ma se esisto aree economiche non omogenee in Europa, non è sicuramente colpa dei tedeschi. E' solo una nostra mancanza se la nostra società non è in grado di competere con il centro Europa. Parliamoci chiaro però, qui parlare di colpe forse è eccessivo, se osserviamo la Francia che è molto più avanti di noi nella gestione e consapevolezza dei beni pubblici, dell'amministrazione statale e non solo, anche questa nazione migliore dell'Italia si trova in condizioni simili alle nostre.

Detto ciò è evidente che situazioni di degrado, di mala amministrazione, di ruberie, di un capitalismo italiano nano e malsano, sono sotto gli occhi di tutti e non sono mai state sanate dai politici "rivoluzionari" degli ultimi anni. Non so se si possa rigettare la colpa (questa volta la parola giusta) solo sui politici o c'è qualcosa di più. Senza scomodare mafie, camarille e massonerie, il mio sospetto che esista un blocco di alti funzionari dello Stato, quasi invisibili ma potenti quanto e forse più dei politici. Questi controllano tutti  gangli vitali dello Stato e smorzano qualsiasi novità o desiderio di miglioramento proveniente dalla società e dalla politica.

Oggi la situazione è sempre più in bilico. Ci troviamo ancora speranzosi nella rivoluzione "virtuale" ma in parte già pronti ad imbracciare i forconi sotto i lacrimogeni. La fiducia nella politica sta scemando rapidamente. Gli italiani non credo più alle promesse, vogliono concretezza. Se la politica non sarà in grado di dargliela, prima o poi se la prenderanno con la forza. Questo è il messaggio della giornata di ieri.

Ci sono comunque ancora molte speranze riposte negli ultimi cavalieri pronti a guidare nuove crociate, e probabilmente residue speranze anche in vecchi cavalieri disarcionati. I nuovi cavalieri della tavola rotonda sono piuttosto combattivi e vanno sotto il nome di Grillo o di Salvini recentemente arruolato nella crociata antieuro. Ma anche il vecchio Cavaliere (quello vero) non scherza e pare avere un seguito non trascurabile: l'esercito di Silvio esiste ancora, anche se meno forte di un tempo.

A questi aggiungo l'ultimo cavaliere condottiero: Matteo da Firenze, pronto a trasformare un vecchio ammuffito partito d'apparato, in un'armata spregiudicata. Per molti non è così, per molti Renzi appare come l'ultima faccia dell'apparato. Ma a me la cosa non convince, vista il modo in cui la dirigenza del Pd ha accolto la super vittoria di Renzi alle primarie. Il populismo antipolitico in qualche modo ha attecchito anche a sinistra.

Ora la sfida è fra e due facce rivoluzionarie, quella virtuale e quella reale. Per anni il sistema ha cercato di fermare i rivoluzionari virtuali da salotto. Ora probabilmente dovrà affidarsi a questi per fermare i rivoluzionari veri, quelli pronti a brandire il forcone e pendere a sassate la polizia. Se i vari Renzi, Grillo, Berlusconi ecc. non ce la faranno a portare un cambiamento reale, la strada sarà lasciata libera alla rabbia, alla violenza, al caos. L'apparato deve oggi saper fare bene i conti e decidere se concedere un certo numero di cambiamenti sociali, politici ed economici o rischiare di perdere tutti i vantaggi e tutti gli intrallazzi su cui lucra. Saprà essere lungimirante? Ne dubito molto. Almeno la polizia dimostra di esserlo con segnali distensivi:

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