Due anni fa, scrivere un post anti euro, o riportare qualche raro articolo contro l'euro tradotto dalla stampa estera, mi dava l'impressione di essere un carbonaro del Risorgimento. Oggi mi pare addirittura quasi ripetitivo. Non c'è giorno che passa senza che da qualche parte in rete, anche su siti di testate nazionali non venga pubblicato un testo che prima sarebbe stato definito populista.
Anche se molti esperti continuano a abusare del termine "populista" a sproposito. Mi è capitato di sentire un commento all'indomani del V-day grillino di Genova, in cui un'intellettuale affermava che Grillo dal palco trattava purtroppo ancora temi populisti, come la carenza di democrazia nell'Unione Europea...
Non sapevo che anche la democrazia fosse diventato un tema populista! Probabilmente lo diventa se pronunciato dal politico "sbagliato".
Ma comunque oggi l'euro non è più di moda. La maggior parte dei partiti italiani sta velocemente o lentamente transitando sulle sponde antieuropee. Chi dice che non vuole più l'euro, chi dice invece di essere pro Europa, ma non questa Europa e non questo euro, quindi alla fine si dichiara antieropeista senza manifestarlo apertamente.
Da domenica sicuramente il M5s si annovera tra i partiti antieuropei. Poi probabilmente la Lega, se Salvini diventerà il nuovo segretario. Poi tutto il centro destra: per ora lo ha fatto in modo palese Alemanno con il suo partitino, ma poi penso seguirà tutta Forza Italia. Se il parere del compagno della Santanché conta qualcosa, allora la linea politica di Forza Italia è già tracciata:
"Renzi licenzia Alfano
di A. Sallusti
...
Spettacolo triste di fine larghe intese. A confronto il comico Grillo sembra un gigante. Mandiamo a casa Napolitano, il governo e l'euro, cioè le cause dei nostri mali, tuona dal palco del Vaffa-day il leader dei Cinquestelle. Come dargli torto. Serve una rivoluzione vera, altro che accordi sottobanco. E nessuna rivoluzione può arrivare dal Parlamento e dai palazzi, per definizione luoghi della conservazione. E la rivoluzione, tramontati i tempi dei forconi e delle marce su Roma, non può che essere quella monetaria sostenuta da un voto elettorale chiaro. Basta euro (almeno basta con l'euro così come lo conosciamo e subiamo), basta Europa padrona in casa nostra. Ci aveva provato tre anni fa Berlusconi a porre con forza nelle sedi internazionali il problema di rivedere trattati e condizioni. Ricordate? Fu massacrato dalla stampa di sinistra e dai frequentatori dei salotti buoni per aver ipotizzato il ritorno alla Lira. Sembrava una stravaganza, oggi è tema vero e condiviso, secondo i sondaggi, da oltre il 50 per cento degli italiani, oltre che da economisti di fama e premi Nobel.
Per bloccare questa idea, mezza Europa si diede da fare per disarcionare Berlusconi. Hanno arruolato il nostro capo dello Stato, i banchieri, hanno fatto cadere un governo e insediato i tecnici pro euro di Monti. Ma siccome non è bastato, oggi per disinnescare la minaccia hanno comperato un pezzo di dirigenza del Pdl pensando così di sfasciare una volta per tutte il centrodestra euroscettico. A occhio, anche questo tentativo è destinato a fallire. Ma ora tocca a Forza Italia fare sentire la sua voce: basta parlare di scissioni e poltrone. Diteci che vi batterete per sottrarre il Paese al giogo mortale dell'euro. È questione fondamentale e dirimente. Perché fino a che lo urla Grillo (copiando Berlusconi) la cosa desta curiosità e simpatia. Ma se lo dice il primo partito liberale d'Europa diventa fatto politico rilevante. Tre anni fa Berlusconi lanciò inascoltato l'allarme e ne pagò tutte le conseguenze. Aveva visto avanti ma l'opinione pubblica non era pronta. Oggi i tempi sono maturi. La rivoluzione monetaria si può e si deve fare (magari insieme a Grillo, perché no)."
Direi che il pezzo di Sallusti è qualcosa di più di un articolo. Mi pare un incitamento alla lotta, alla guerra contro l'Europa, toni minacciosi e vendicativi. Prima non eravamo pronti, ma ora vi facciamo neri!
Siamo tanti e siamo cattivi, dice Sallusti. Ed è vero e l'avevo previsto che di questo passo l'Europa e i tedeschi sarebbero riusciti a farsi odiare, facendo risorgere toni patriottici mai visti primi nel dopoguerra. Non so quante volte ho già letto parole che sembravano ormai desuete come "plutocrazia" o "plutocratici", tanto amate e citate da Mussolini nei suoi discorsi dal terrazzo. Cose da pazzi. E' proprio vero quando si dice i corsi e i ricorsi storici.
E di sicuro l'Europa lavora contro se stessa, quando per voce di Olli Rhen ci maltratta così:
"Italia e Francia sono "chiaramente indietro" rispetto ad altri Paesi europei sulle misure necessarie a "ripristinare la competitività". Lo ha affermato l'eurocommissario agli Affari economici, Olli Rehn,
...
Tuttavia "in Francia, in Italia e in Finlandia non abbiamo ancora visto compiere sforzi sostanziali sul ripristino della competitività economica, ed è su questo - ha concluso Rehn - che questi paesi devono concentrarsi"
...
Olli Rehn, vicepresidente dellaCommissione europea e commissario Ue per gli affari economici, alle parole non crede, e vuole i fatti. Quei fatti che a suo avviso l'Italia non sta presentando. "Scettico su Roma, ho ancora l'incubo del 2011", ammette.
In una intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica, Rehn ammette: "Ho preso nota delle buone intenzioni del governo italiano su privatizzazioni e spending review. Ma lo scetticismo è un valore profondamente europeo. E io ho il preciso dovere di restare scettico, fino a prova del contrario. In particolare per quanto riguarda i proventi delle privatizzazioni e i loro effetti sul bilancio del 2014".
Stando a quanto scrive La Repubblica, "Rehn resta convinto che la Finanziaria messa a punto da Letta e Saccomanni non ci consenta margini di manovra e che per di più debba essere corretta sul fronte del debito. Ma si dice anche pronto a ricredersi se, entro febbraio, il governo fosse in grado di presentare dati concreti sui tagli effettivi di spesa e introiti delle privatizzazioni".
...
l'Italia deve rispettare un certo ritmo di riduzione del debito, e non lo sta rispettando. Per farlo, lo sforzo di aggiustamento strutturale avrebbe dovuto essere pari a mezzo punto del Pil, e invece è solo dello 0,1 per cento. Ed è per questo motivo che l'Italia non ha margini di manovra e non potrà invocare la clausola di flessibilità per gli investimenti"."
(www.wallstreetitalia.com)
Bruxelles perde la pazienza con l'Italia, ma forse non ha capito che probabilmente saranno gli italiani a perderla per primi, e ad adottare il linguaggio criptico di Grillo: "vaffanculo Europa!"
Siamo ormai su una strada pianeggiate, che fra qualche mese o settimana diventerà un discesa velocissima verso un antieuropeismo viscerale. Vedremo i risultati alle elezioni europee, o a quelle nazionali se Napolitano perderà il controllo della situazione.
Mancano all'appello per ora i partiti di sinistra. Probabilmente si unirà alla "resistenza all'euro" qualche cespuglio extraparlamentare come Rifondazione Comunista. Il Pd per ora non si smuove dal suo europeismo, anche se cerca di difenderlo affermando che l'Europa attuale va corretta. Che ci vuole più democrazia in Europa, che ci vorrebbe più solidarietà (eurobond) che qui... che la... Ma per il momento rimane incatenato all'euro.
Anche se, io sospetto che anche questo partito sia in qualche modo contagiato dal populismo. Che cos'è l'annunciata vittoria alle primarie di un corpo estraneo come Renzi se non l'adesione degli elettori del Pd a una forma di populismo? Ed inoltre sospetto che Renzi non sia così solidale alla fede eurista.
"Ciò che ... mi colpisce è il suicidio della sinistra che nel suo complesso pare non essersi accorta che la moneta unica non è soltanto l’arma principale della lotta di classe al contrario, ma è anche il veleno che sta uccidendo l’Europa.
Mi chiedo cosa impedisca il riconoscimento di una realtà così palese che addirittura viene accompagnata dalle note esplicative di illustri economisti di parte liberista i quali considerano l’euro un non senso, ma tuttavia anche un bene perché facilita lo smantellamento del welfare e delle tutele, trasferendo sull’umiliazione del lavoro tutta la competitività persa con la sovranità monetaria. Siamo arrivati al punto che persino Ferrero, mentre incita alla disubbidienza verso i trattati incautamente firmati, tace sulla moneta unica che ne è invece la radice e nello stesso tempo la spada di Damocle. Ma in generale a sinistra si tende a pensare che l’euro sia stato un passo avanti al quale non è seguita una costruzione politica dell’Europa.
In realtà è esattamente il contrario: l’euro è un’insensatezza, tanto che l’intera “scienza” dell’economia aveva a suo tempo bocciato duramente l’operazione, ma è stato perseguito come strumento politico per la distruzione del modello europeo. Quali che fossero le intenzioni, le prospettive, i pensieri e i clamorosi errori di chi lo volle a tutti i costi come fattore di riequilibrio nei confronti della Germania riunificata o di chi ha fatto carte false per entravi, magari ossessionato dal debito pubblico e dalla necessità di conservare gli equilibri di potere che lo avevano creato, adesso i risultati sono chiari: ha prodotto un sorta costituzione che sembra un regolamento aziendale e sta scavando solchi profondi tra i Paesi, dividendo gli interessi di classe, separando i popoli con un processo non tanto diverso da quella unificazione economica di fatto che poi portò alla prima guerra mondiale.
Eppure dentro la sinistra si fa finta di pensare che gli Stati Uniti d’Europa siano praticabili politicamente e che questo obiettivo nemmeno lontanamente citato in alcun documento della Ue, sia la soluzione del problema. Col pensiero inespresso, ma presente sullo sfondo, che non bisogna comunque rinunciare a quel primo passo, anche se è stato un passo falso."
(ilsimplicissimus2.wordpress.com)
Ormai la rete ha lanciato la palla di neve, che scendendo a valle diventa valanga. Persino un economista di area di sinistra come G. Vaciago non riesce a trattenere la verità:
"Solo un fesso può difendere l’euro così com’è. A livello europeo non abbiamo avuto vantaggi dalla sua introduzione."
Poi però lo difende a spada tratta, ... dandosi del fesso da solo e inconsapevolmente! La follia si è impossessata degli intellettuali di sinistra, facendoli diventare fanatici monetari contro i loro stessi interessi (o no?).
Cosa farà tutta questa gente quando il giocattolo gli esploderà in mano?
Cosa farà tutta questa gente quando il giocattolo gli esploderà in mano?
Nessun commento:
Posta un commento