giovedì 1 maggio 2014

Silenzio. E' morto il lavoro


Art. 1

L'I...? è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.


(Fonte: un'improbabile costituzione di qualche repubblica socialista dell'est scampata alla perestroika e tutto il resto venuto dopo...)


Già molti anni fa assistendo alla chiusura delle fabbriche che negli anni '70 crescevano come funghi ovunque, mi chiedevo come ragionavano allora i nostri governanti, come non sentissero l'esigenza impellente di intervenire per impedire la perdita dei posti di lavoro. Pensavo come oggi che il posto di lavoro era una componente essenziale dell'economia. Se la gente non lavora non compra e non genera domanda. Forse perché ricordavo già allora le parole di Ford che sosteneva che le sue automobili dovevano avere un prezzo accessibile anche per i suoi operai. Chiaramente si preoccupava egoisticamente di vendere i suoi prodotti, aveva fatto un'indagine di mercato anche senza computer e centri studi. Ma evidentemente il ragionamento che si è fatto in questi anni è stato: chi se ne importa dei nostri operai, i nostri prodotti li venderemo agli "altri"...

Questi altri erano forse gli operai di aziende che non licenziavano, o erano altri di paesi stranieri. Ma questi "altri" negli anni si sono ridotti sempre più, fra non molto non li si troverà nemmeno all'estero. Negli anni '80 comunque c'era ancora una speranza e quando si licenziava si diceva che era per l'aggiornamento tecnologico del settore produttivo. La Fiat aveva costruito stabilimenti dove gli operai entravano quasi con le pattine, e dove lavoravano giorno e notte alacri robot. Era comunque un mondo che prometteva ancora meraviglie. Ci dicevano: i robot vi rubano il lavoro, ma vedrete che ne troverete altri meno faticosi, meno pericolosi e avrete un sacco di "tempo libero". Il "tempo libero" era quasi diventato un incubo un problema da risolvere peggio del debito pubblico. Infatti di debito pubblico se ne faceva a go-go.

Ed in effetti oggi il "tempo libero" è un incubo, perché fra poco prevarrà sul "tempo occupato" dal lavoro. Se negli anni '80 mi facevo queste domande sul lavoro, nei '90 crebbe la mia confusione. In questo decennio grazie alla rivoluzione digitale nacquero nuove attività, che però ho sempre giudicato un po' effimere rispetto alla concretezza dell'industria. Che comunque nel frattempo ha visto la scomparsa di interi settori in Italia come l'elettronica e la chimica. Ma negli anni '90 tutto sommato sembrava che il computer promettesse una nuova era di sviluppo. Oggi sappiamo che era solo una bolla finanziaria e tecnologica. La rivoluzione digitale è stata importante ma nulla in confronto alla rivoluzione industriale.

Da quando negli anni '80 ho cominciato a pormi domande basilari sul lavoro e sullo sviluppo, le cose sono sempre peggiorate con mia grande meraviglia. Allora pensavo: io sono un cretino qualsiasi, se mi faccio queste domande io, ci saranno sicuramente dei geni che capiranno che il lavoro è domanda e sviluppo, e quindi un giorno si farà di tutto per invertire la situazione. Il degrado del lavoro invece è continuato sulla stessa strada e mai più avrei pensato allora che le cose un domani sarebbero state anche peggio.

Gli esempi sono tanti, oggi uno è particolarmente significativo per il marchio tipicamente italiano e perché se ne ha notizia proprio a ridosso del primo maggio:

"Silenzio. Parla(va) Agnesi.
Per la serie...:
le mossette (pre-elettorali) renziane faranno anche scena ...
ma non incidono sul veri problemi dell'Italia.

Silenzio, Agnesi non parlerà più agli italiani. Chiude lo storico pastificio
1 maggio 2014 01:35
IMPERIA - “Silenzio, parla Agnesi“, recitava lo spot che ha reso celebre il pastificio di Imperia nato nel 1824.Ma ora cala il silenzio sullo storico marchio che ha fatto la storia alimentare degli italiani.
Dopo un periodo di difficoltà, il gruppo Colussi ha annunciato la cessazione della produzione di pasta Agnesi e la chiusura dello stabilimento di Imperia entro dicembre 2014......
Verso la chiusura anche lo stabilimento di Fossano, in provincia di Cuneo.
Complessivamente rischiano il posto di lavoro 150 dipendenti.....
I primi segnali concreti della crisi si erano manifestati nei mesi scorsi con la chiusura del molino: per i dipendenti era stata offerta una buona uscita di 6000 euro......
Dopo la chiusura del molino era arrivata la cassa integrazione per gli addetti al confezionamento.
L’azienda è poi uscita allo scoperto dicendo chiaramente che gli stabilimenti di Imperia e Fossano avrebbero dovuto produrre non più di 90 mila tonnellate di pasta all’anno, ma i costi per mantenere questa produzione sarebbero comunque insostenibili.....(con sarcasmo involontario...) In compenso i nuovi disokkupati che hanno perso il loro posto di lavoro,
secondo l'ultima interpretazione dell'agenzia delle entrate, potranno beneficiare della mancetta renziana da 80 euro...anzi 53...anzi 40...
...
Nello stesso tempo però l'Italia Produttiva continua a DESERTIFICARSI
(ca. -25% di produzione industriale in 5 anni e ca. -10% di PIL)
e continuiamo a perderci per strada....................."

(www.ilgrandebluff.info)

In questi anni si sono buttati molti denari pubblici per tamponare le falle. Da quelli spesi per aiutare direttamente l'industria (non si può non pensare alla Fiat), da quelli spesi in opere pubbliche anche sbagliate solo per far girare l'economia, da quelli usati in modo clientelare per creare posti pubblici fasulli e sostenere i consumi, ecc.
Quello che non si è mai fatto è stato un intervento organico, un piano del lavoro, dello sviluppo, dell'industria e di tutte le attività produttive. Sempre solo interventi atti a chiudere le falle di una barca che affonda ogni anno di più. Oggi l'ultimo intervento tura falle sono gli 80 euro in busta paga, con cui Renzi sogna di creare nuova domanda. Sarà ovviamente una domanda effimera. Non sono bastati migliaia di forestali in Calabria e Sicilia a far decollare la domanda, ora pretendono di farlo Renzi e Padoan con 80 euro?

Non so esattamente cosa bisognerebbe fare, ma sicuramente ormai occorrono interventi rivoluzionari. Non bastano più pannicelli caldi. Probabilmente è giunta l'epoca di invertire completamente le strategie, di stravolgere completamente il pensiero dominante liberista che permea ogni istituzione pubblica. Probabilmente in futuro occorrerà applicare quel famoso articolo uno in cima al post, utilizzando anche le maniere forti: espropriazione delle aziende che delocalizzano, nazionalizzazione di quelle che chiudono, investimenti pubblici massicci in campo industriale, (tutte cose che l'Europa ha stranamente vietato...) ma anche normalizzazione dei rapporti tributari fra Stato ed imprese con drastica riduzione del carico fiscale, incentivazione massiccia verso i settori in crisi ecc. 

Siamo in una brutta guerra ed occorre utilizzare tutte le armi, anche quelle "nucleari", rischiando anche di diventare una quasi repubblica socialista sovietica, ma il lavoro va protetto ad ogni costo. Se si vuole conservare il capitalismo e questa forma di società dobbiamo essere pronti a tutto. Altrimenti diventa sempre più evidente che l'obiettivo dell'1% dei super ricchi è il ritorno ad una società feudale:

"La società nuova, la grande società che si immaginava nel tempo del compromesso keynesiano è solo un ricordo da citare nei salotti. Ciò che ci ritroviamo è una società regredita agli ancien regime dove esiste la nobiltà dell’ 1% che drena tutte le risorse e che del lavoro non ha più bisogno visto che la ricchezza l’accumula attraverso la ricchezza, un 10% che fa parte del personale di servizio necessario a mantenere il sistema, mentre il resto si divide tra chi ha comunque un lavoro e gode di qualche sicurezza residuale ogni giorno più esigua e chi invece ha perso ogni tutela ed è in balia di salari temporanei e pensioni da fame, progressivamente privato anche dei servizi che l’epoca precedente aveva garantito. Non esiste più una borghesia produttiva, è defunto il proletariato potenzialmente rivoluzionario o progressista, sono scomparse le speranze e rimane invece solo un vasto terzo stato confuso e magmatico, rivolto più a vegliare le scarse vestigia del passato e che non riesce a coagularsi in propria difesa se non su problemi e fatti circoscritti."
(ilsimplicissimus2.wordpress.com)

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